Thursday, February 5, 2009

La struttura bipolare della lingua come sistema ideologico di controllo: diagnosi di un caso patologico, l’idioletto di Paolo Attivissimo

Sparatevi questa supercazzola d'o'professore (se ce la fate...)

http://www.tankerenemy.com/2009/02/la-struttura-bipolare-della-lingua-come.html



La struttura bipolare della lingua come sistema ideologico di controllo: diagnosi di un caso patologico, l’idioletto di Paolo Attivissimo

Siamo abituati a ragionare in termini duali. Quasi tutte le lingue indoeuropee odierne, con la loro struttura, rispecchiano e, nel contempo, generano una visione bipolare: maschile, femminile; singolare, plurale; attivo, passivo... La terza "forza" degli idiomi, sorta di entanglement linguistico, si è perduta: restano fossili di duale e di neutro in vari idiomi. Lo sloveno ha conservato il numero duale.

Da un lato, il quadro linguistico contemporaneo si può considerare il risultato di una semplificazione dei sistemi comunicativi, dall'altro la dicotomia è causa-conseguenza di una percezione del mondo in cui si tende a contrapporre soggetto ed oggetto. E' tipico del pensiero occidentale, dai presocratici in poi, una tendenza a separare l'io dal non-io, l'uomo dalla natura, il passato dal futuro etc. La distinzione, così utile per un approccio conoscitivo basato sul raziocinio, col passare del tempo, è divenuta divaricazione, scissione. Il termine "scienza" deriva dal latino "scindo", "dividere". Simile ad una falda sotterranea la cui eco si può appena udire accostando l’orecchio al terreno, è quella tradizione che, circoscrivendo l’attenzione al mondo ellenico, trova in Eraclito il suo principale iniziatore. Nei frammenti del filosofo sono incluse riflessioni che nell’oscurità e nel paradosso trovano la loro dynamis semantica. Questa tradizione è, però, marginale rispetto alla corrente dominante di tipo razionalistico-“scientifica”.


Siamo avvezzi a pensare che il bipolarismo del linguaggio sia un risultato del carattere duale del mondo, laddove tale carattere è almeno in parte imposto, sulla base di uno schema culturale, di un a priori linguistico ed ideologico. La riflessione sulla natura della conoscenza e sulle strutture mentali potrebbe ampliarsi con lo studio di quei linguaggi che, non dominati da una logica aristotelica, potrebbero ampliare l'orizzonte gnoseologico. Mi riferisco, ad esempio, all'idioma dei nativi americani Hopi. La loro lingua non contempla parole-verbi e parole-sostantivi, ma lessemi-avvenimenti, riflettendo così più strettamente la dimensione degli eventi in cui viviamo. Inoltre la parola-avvenimento possiede tre modalità: certezza, probabilità, immaginazione. Invece di ricorrere all'espressione: "Un uomo attraversa il fiume con la canoa", un hopi impiega il sintagma uomo-fiume-canoa in tre combinazioni diverse, secondo che si tratti di un’azione osservata, riportata da altri o concepita. Non è chi non comprenda la ricchezza e la duttilità di tale funzione idiomatica che si discosta dall'idolatria del fatto e dell'oggettività, vera ipoteca per lo studio dei fenomeni, soprattutto quando diviene il dogma che gli scientisti impongono dall'alto della loro tracotante saccenteria.

Anche le lingue indogermaniche custodiscono, nel loro repertorio morfo-sintattico e lessicale, frammenti di consustanzialità cronotopica: basti pensare al caso locativo che denotava sia lo spazio sia il tempo, ma questi tratti si sono o atrofizzati o oscurati a tal punto che la lingua odierna assomiglia sempre più ad un codice binario, alla neo-lingua orwelliana, scarna e rachitica, incapace di esplorare la realtà, di sondare la profondità dei problemi, di evocare il senso, di sfiorare l'orizzonte dell'anima. E' una pseudo-lingua che trova la sua più esemplare, tragica incarnazione in Paolo Attivissimo, in cui all'assoluta assenza di pensiero, ridotto ad un larvale delirio, si abbina la deformazione ideologica, il tutto sotto il segno della disfasia. Qui occorre riportare un eloquente, sebbene orrido saggio dell’elocuzione in oggetto, campione tratto da un'intervista che Attivissimo ha rilasciato ad un gazzettiere. Si noti, all'interno della dissertazione sulle scie tossiche, la ripetizione fino all'uggia di verbi opachi e fiacchi ("esserci", "dire", "fare"), l'agonia della sintassi ridotta a rantolo, la coazione a ripetere sui "fatti", sintomo di una visione piattamente ottocentesca e di una volontà di controllare il reale che, sebbene ad un livello ormai degenerato, si inscrive nella Weltanschauung baconiana. (Si legga, a tale proposito, l’eccellente articolo di Francesco Lamendola, Spietata manipolazione di cose, vegetali ed animali nella Nuova Atlantide di Francesco Bacone, 2007).

Paolo Attivissimo - “Da una parte ci sono dei fatti, c'è una grande quantità di letteratura tecnica, scientifica che è coerente e dimostra una situazione. Dall'altra c'è una serie di teorie alternative. Infatti i vari sostenitori delle scie chimiche non sono d'accordo su che cosa siano, quale sia lo scopo per il quale esisterebbero queste scie chimiche. Quindi non possiamo dire “c'è da una parte e dall'altra a pari merito”. Da una parte c'è un enorme corpus scientifico di esperti di settore. Dall'altra abbiamo un gruppo di non esperti, molti dilettanti, che non sono nemmeno d'accordo fra di loro su quali teorie devono sostenere.

È comprensibile, perché non si pretende che un politico sia per definizione esperto in qualunque cosa. Anzi, ci sono in archivio tanti casi di politici che hanno fatto interrogazioni su argomenti totalmente bufalini. Ricordo, per esempio, il questore Ballaman che ai tempi fece un’interrogazione parlamentare per scoprire cosa c'era dietro l'allarme di un numero telefonico che addebitava cinquanta euro alla chiamata. E poi in realtà era una bufala che poteva controllare via internet. Quello che voglio dire è che il fatto che un politico faccia un’interrogazione non vuol dire che la domanda che fa è scientificamente fondata. Semplicemente un politico, come ogni altra persona, se non è correttamente documentata sui fatti, se non conosce la materia della quale sta parlando, può dire delle fesserie.

Sì, l'attacco è abbastanza frequente. Purtroppo devo sconfessare chi sostiene che io faccia parte della C.I.A. o dei massoni. Mi piacerebbe molto, perché vorrebbe dire che io sarei pieno di soldi, avrei grandi sponsor e potrei averne dei vantaggi nella mia vita personale. Purtroppo non è così, queste indagini le faccio per pura curiosità personale perché queste cose sono un’offesa alla scienza. Minacce sì, ne capitano. Per fortuna fino adesso sono sempre state incruente, grosse parole, ma il cane che ha abbaiato non ha mai morso. E spero che vada avanti così, sinceramente. Da come vedo anche in altri settori che sostengono teorie del complotto, se si è comodi a casa propria, a riparo dello schermo del computer, si lanciano minacce e si dicono cose che magari faccia a faccia non si ha il coraggio né di dire né di fare.

Non è un’accusa, è un dato di fatto: fra loro non c'è un esperto di settore: né un meteorologo, né un pilota di linea, né nessun altro del settore, come può essere un climatologo, che dica che le scie chimiche siano un fenomeno reale.



Giustissimo, infatti non mi presento io come autorità del settore. Non faccio altro che quello che può fare qualsiasi persona di fronte a un fenomeno sul quale vuole indagare: chiedere agli esperti. Ed è quello che ho fatto: ho chiesto agli esperti, ho chiesto ai piloti di linea, ho chiesto ai meteorologi, ho chiesto ai chimici e tutti mi dicono “Guarda, questa storia delle scie chimiche è una stupidaggine”. È comprensibile che alcune persone poco familiari con il linguaggio della scienza e le regole della scienza possano essere sedotte da questa storia. Perché è una bella storia, effettivamente, molto intrigante, questo grande complotto con questi aeroplani che vanno in giro, spruzzano e avvelenano. Suona, di primo acchito, interessante e avvincente. È un bel romanzo. Poi si va a vedere i fatti e si ci rende conto che la verità è più banale.

Intendiamoci, non è che una persona, per il fatto di essere esperta in un argomento, è quindi esperta e infallibile in tutti gli altri. Io ho visto anche fisici prendere delle cantonate in ingegneria strutturale. Questo perché sono due argomenti completamente distinti. Quando c'è una domanda di ingegneria strutturale si fa questa domanda a un ingegnere strutturista, quando c'è una domanda di fisica la si fa a un fisico. Ed è così che si fa nella scienza. Si mettono a confronto i pareri professionali e quindi si ottiene un quadro generale. E un consenso. Alla fine si guarda il consenso: la comunità scientifica è d'accordo sul fatto che la meteorologia funziona in un certo modo, gli aerei quando volano rilasciano una quantità di condensa significativa che forma l'equivalente di nubi e queste nubi seguono le leggi della chimica e della fisica nel dissolversi o persistere più o meno a lungo nell'atmosfera. Quindi lì la cosa finisce.


Anche se il tuttologo avesse un briciolo di ragione sugli argomenti che tratta con sconvolgente incompetenza e perfetta malafede, la sua prosa anfanante e stentata, il lessico esangue, gli strafalcioni, il periodare regressivo da bimbo di tre anni significano, in modo palese, il vuoto culturale, la crisi definitiva ed irreversibile della società odierna che trova in questo esempio di analfabetismo moltiplicato all'ennesima potenza un punto di riferimento, uno psicofarmaco contro la nevrosi. Né si può obiettare che, poiché il testo riproduce alcuni passaggi di un'intervista, l'idioletto è meno sorvegliato: infatti chi dimostrerà il coraggio leonino di leggere un articolo di Heidi noterà, nell'ambito di un'esposizione un po' più articolata, il medesimo balbettio linguistico, la stessa confusione mentale e concettuale, simile al farfuglio di un bruto, che uscito da una caverna, scorge stupefatto, per la prima volta nella sua vita, un'eclissi.

Nel caso di cui ci siamo occupati, l'idioma è quello di uno per il quale l'epiteto più calzante è idioma trasformato in aggettivo e con una sola lettera differente.

20 comments:

  1. Pero' che fatica leggere le masturbazioni linguistiche di Antonino...

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  2. ESSSE, non oso darti torto...secondo me nemmeno quelli dell'accademia della crusca lo vorrebbero mai leggere...
    non glie l'ha spiegato nessuno che per spiegare le cose bisogna essere il più semplici possibili nel linguaggio.
    Una mia professoressa usava spesso dire che per dimostrare di aver capito bene una questione bisogna saperla spiegare e far capire ad un bimbo piccolo!

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  3. Ann@, hai ragione. Secondo me il professore e' invidioso del fatto che Paolo riesca a farsi capire in tre frasi semplici da tutti.

    Ah, lo sapevi vero che i fratelloni erano convinti che paolo Attivissimo fossi io?

    Ciao

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  4. I fratelloni sono convinti di troppe cose...

    Michele Attivissimo.

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  5. Letto. Purtroppo io ho un limite, dovuto probabilmente alla mia formazione: mal sopporto i sofismi verbali e le divagazioni filosofiche, che io tendo a chiamare "zuppe di parole". Quando poi queste ultime vengono utilizzate in discussioni su argomenti tecnici o scientifici, ove (a mio modesto parere, ovvio...) il loro unico scopo diventa quello di buttare fumo negli occhi dell'interlocutore e mimetizzare la propria mancanza di argomenti, la mia tolleranza scende a zero.

    A parte questo, mi sembra che Herr Professor sia riuscito a incanalare lo spirito del buon Stuartwhytman. Impresa notevole, dato che l'ultima volta che ho controllato, Stuart era ancora vivo...

    Un dettaglio: da quel che ricordo "scienza" viene sì dal latino, ma deriva dal verbo scio, ovvero 'conoscere'. Questa cosa di 'scindo' mi giunge del tutto nuova. Sbaglio o sono disinformato?

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  6. O'professore deve avere leggiucchiato di qua e di la di linguistica e non ci ha capito un cazzo, come al solito. Poi, con un po' di cut & paste, ha sparato una sequela di seghe mentali per scaricare il suo livore su Paolo Attivissimo.
    Crado che abbia ragione eSSSe, e' invidioso di Paolo che si fa capire e viene ascoltato e preso su serio.
    A lui danno retta, oltre a strakkino, i suoi comagni di deliri vibravito, arturo, corrado e pochi altri

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  7. http://www.etimo.it/?term=scienza&find=Cerca

    scienza = lat. SCIENTIA da SCIENS participio presente di SCIRE sapere

    Ah professo', ma che cazzo stai addi'?

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  8. E questo qua insegna latino a scuola ?
    Ma lo sanno i genitori dei ragazzi che questo qua non conosce nemmeno la materia che insegna ?

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  9. Vi è piaciuta questa parola?... Il popolo, quando sente le parole difficili, si affeziona. Ora glielo ridico.
    (Petrolini)

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  10. mastrociliegia non offendere Petrolini accostandolo a o'professore che non conosce nemmeno la lingua che, si suppone, dovrebbe insegnare a scuola
    (ma forse per o'professore si dovrebbe scrivere squola)

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  11. O'professore adesso si e' inventato una nuova etimologia per scienza.
    Nei racconti di Guareschi c'e' il personaggio della vecchia maestra che dava dell'asino a Peppone per gli strafalcioni di italiano.
    Quella vecchia mestra farebbe lo stesso per gli strafalcioni di zret. Solo che o'professore l'italiano dovrebbe insegnarlo

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  12. che poi, lo stesso zret nei commenti scrive a un tipo

    "... lastrico solare dell'abitazione in cui abiti."

    insomma :)

    jaaack

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  13. ShadowRider:
    Un dettaglio: da quel che ricordo "scienza" viene sì dal latino, ma deriva dal verbo scio, ovvero 'conoscere'. Questa cosa di 'scindo' mi giunge del tutto nuova. Sbaglio o sono disinformato?

    È Antonio che dietro ai suoi paroloni nasconde un'ignoranza abissale, non solo nelle materie scientifiche, ma anche in quelle umanistiche.

    Come già ricordato, il tipo traduceva cirrus aviaticus in "cirro della nonna" (che è cirrus aviae) e confonde gag comiche per dotte citazioni di Eraclito.

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  14. Salve, ragazzi. Poco fa son stato sul sito del comandante per divertirmi un po' coi commenti. Ho notato che 'o professore, accortosi della minchiata sull'etimologia si "scienza" (o, più probabilmente, dopo aver letto qualche commento qui o da Nico) ha cambiato il post, aggiungendo un'immagiene tratta da un dizionario nella quale viene menzionata l'origine del termine "scibile", che sarebbe legata al latino "secare". Toppe su toppe, tentativi a posteriori per giustificare minchiate. Impareggiabili, questi personaggi.

    la tigre della malora

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  15. Ah ormai non mi fanno più pena..

    Comunque oggi ho saputo che per lavoro mi mandano a Ventimiglia.. viaggio pagato.. visita s'impone :D

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  16. Straker oggi:
    Emanuele... linguetta del prode kattivix, tu ed i tuoi compari di malaffare, se volete vedere il telemetro, dovete venire sin qui. Poi mi ripetete tutto in faccia, se avete il pelo per farlo, ma ne dubito fortemente.

    @ Nico
    E adesso come la mettiamo? Devi dimostrare di avere il pelo per farlo ;)
    Però riflessi pronti; l'ultima volta diceva che lo avrebbe tirato dietro a che si presentava per vederlo... il mattone ;)

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  17. Chi è Emanuele?

    Comunque se mi tira il mattone e riesce a colpirmi, è talmente vicino all'ospedale che ci arrivo anche a piedi... ;-)

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  18. Ah, adesso si può di nuovo andare a vedere il telemetro? Benissimo, dato che da quel che ricordo Herr Kommandanten aveva già sfidato 'i debunker' a 'venire a vedere le prove', salvo tirarsi rapidamente indietro quando erano arrivate le entusiastiche adesioni (inclusa quella del sottoscritto, Vostro Affezionatissimo...).

    Se però si può di nuovo...organizziamo visita collettiva?

    Io ci sto, posso anche fornire trasporto dalla zona di Milano/Lecco. Altre adesioni?

    Vediamo quanto impiega stavolta Herr Kommandanten a scappare a gambe levate...

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