Thursday, February 19, 2009

Labirinto

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Labirinto

Il labirinto è tra i simboli più densi ed antichi. Oscura è l'etimologia del termine: pare risalga alla parola mediterranea "làbrys" con il significato di "ascia bipenne", poiché tale tipo di scure decorava i palazzi cretesi la cui complessa architettura sarebbe all'origine del mitico dedalo di Cnosso. E' più probabile, però, che "làbrys" significasse "grotta": era quindi un luogo tenebroso e silente in cui si compivano riti e si celebravano misteri. Emblema di un accesso ad un mondo infero, hiatus verso l'ignoto, il labirinto è anche il luogo dell'iniziazione, del percorso che conduce alla meta.

Alcuni labirinti rimontano al Neolitico e sono raffigurati sulle rocce: qual è il loro significato? Sono stati interpretati come rappresentazioni dei gorghi, delle circonvoluzioni cerebrali, come disegni delle galassie. Si ritiene che gli uomini preistorici non potessero conoscere la forma dei sistemi stellari spiraliformi, ma questo è un pregiudizio: non si può escludere che essi, eredi di civiltà defunte, custodissero anche qualche frammento di conoscenze astronomiche. Il cielo, per gli uomini del passato, era un tempio naturale il cui soffitto era tempestato di zaffiri, una meravigliosa sfera il cui moto segnava la lenta, ma inarrestabile successione delle ere cosmiche rispetto alle quali la vita terrena era un batter di ciglia.

Si attribuisce alle spirali orarie ed antiorarie l'adombramento del ciclo di morte e rinascita, ma la loro diffusione in santuari astronomici, ancora una volta, le correla all’osservazione degli astri, al computo di solstizi e di equinozi. In quanto forma della vita, la spirale contiene il numero di Fibonacci, dai graffiti rupestri ai crop circles.

L'ipotesi più affascinante sull'origine dei cerchi concentrici vi vede una reminiscenza di Basileia, la capitale di Atlantide, secondo la descrizione offerta da Platone: il filosofo, infatti, ricorda che la magnifica città del continente, le cui ultime isole si inabissarono nell'oceano nell'XI millennio a.C., era edificata su circoli concentrici di terra e di acqua.

Nel Medioevo il labirinto era sovente effigiato sul pavimento delle chiese con il valore di chemins à Jerusalem, come succedaneo del pellegrinaggio in Terra Santa. Mantenne i suoi echi simbolici anche quando diventò, nel Rinascimento, siepe decorativa dei giardini.

Il labirinto è figura stratificata, densa e credo che l'emblema che più lo compenetri sia quello della caverna: con i cunicoli e le ombre profonde, essa evoca la descensio ad inferos, come per Teseo perdersi nel dedalo di Cnosso è inoltrarsi nei meandri dell'interiorità e dell’inconscio. Infatti, in una variante meno nota della leggenda, l'eroe ateniese non trova l'uscita grazie al filo di Arianna, ma mercé la luce che rischiara gli anditi, fulgore proveniente dalla corona della fanciulla.

Il dedalo è simbolo dell'esistenza e dell'universo: così lo intende Jorge Luis Borges nel dolente racconto intitolato La casa di Asterione, in cui il Minotauro si aggira solitario e sgomento tra i corridoi e le piazze di un mondo inesplicabile, sotto la volta arcana del cielo.

Il dedalo è anche, in senso psicologico, ricerca del centro, del fulcro ed allora lo si può assimilare (da un punto di vista formale alcuni labirinti lo sono e quindi pure sotto il profilo semantico) alla ruota, dal cui mozzo immobile si diramano i raggi e, con essi, il movimento. Infatti trovare il centro significa por fine all'incessante e convulso flusso del tempo per recuperare l'istante atemporale, il principio senza principio.

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