Tuesday, March 24, 2009

ANALISI DEI FILAMENTI CADUTI A NOVEMBRE 2008

http://scie-buccinasco.blogspot.com/2009/03/analisi-dei-filamenti-caduti-novembre.html

ANALISI DEI FILAMENTI CADUTI A NOVEMBRE 2008

Il giorno 08 novembre 2008 i cieli di Buccinasco (ma non solo) furono solcati in modo copioso da aerei che rilasciavano abbondanti scie chimiche. Ciò che destò la mia preoccupazione fu la vista di moltissimi filamenti bianchi che cadevano letteralmente dal cielo.
Non mi era mai capitato di assistere ad un avenimento simile e, mosso da preoccupazione e curosità, decisi di raccogliere diversi campioni da far analizzare.
Spedii quindi alcuni di questi filamenti, raccolti in diversi punti, ad un biologo G.P. del CUN (Centro Ufologico Nazionale) che gentilmente li analizzò in modo scientifico sulla base degli strumenti e dei saggi disponbili e attuabili.
Tali risultati, a dir poco interessanti, furono presentati in anteprima al 17° simposio mondiale sull'ufologia tenutosi a S. Marino lo scorso weekend.
Dapprima, personalmente, provai ad analizzare con quanto era in mio potere, tali campioni notando delle particolarità per quanto riguarda la loro caratteristicge ottiche (microscopia in campo chiaro e a fluorescenza). Successivamente restai in attesa dei risultati proveninenti da analisi più mirate e massicce.
Inizialmente cercai informazioni in Internet (evitando accuratamente i siti di disinformazione) e le mie ipotesi si focalizzarono su:
- capelli d'angelo
- polimeri artificiali


FIG. 1 - polimeri di ricaduta

Conoscendo abbastanza bene la fauna e la flora del mio territorio e osservando lo stranissimo comportamento di tali polimeri, scartai subito l'idea che potesse trattarsi di un prodotto di origine animale o vegetale per vari motivi tra cui l'assenza di aracnidi sui suddetti filamenti o nei loro paraggi, la particolare elettrostaticità e "appiccicosita'" nonchè la lunghissima permanenza, anche a distanza di mesi di tali filamenti. Le ragnatele naturali invece si degradano nell'arco di un paio di settimane.
Una correlazione importante è il legame tra la caduta di questi polimeri (o meglio, biopolimeri) in concomitanza con le scie chimiche. Quel giorno poi in varie parti di Italia sono stati avvistati degli OVNI e sempre a Buccinasco ho notato due aerei "caccia" militari volare in formazione come se avessero intercettato qualcosa.
Il riassunto dei risultati delle analisi che riporto in seguito vogliono solo essere un compendio, un tassello che va ad aggiungersi alle prove dell'esistenza quanto meno anomala di fenomeni che accadono sopra le nostre teste e che a mio avviso hanno una comprovata origine artificiale e militare.
Desidero quindi riportare in questa sede alcuni estratti della relazione pervenutami pochissimi giorni or sono.
I "polimeri di ricaduta" esaminati:
- NON SONO sicuramente la produzione (che risulterebbe a livello industriale, fra l’altro, per coprire l’estensione territoriale Vercelli–Milano/Bologna–Ferrara !) delle ghiandole serigene dei cosiddetti “ragni d’alta quota”, la cui esistenza (dal punto di vista entomologico) lasciamo appannaggio delle “leggende metropolitane”, con buona pace del CICAP.
- NON SONO assimilabili, nemmeno lontanamente, ai filamenti di “bambagia silicea” (o “capelli d’angelo”, “cheveux d’ange” alla francese: si volatilizzarono in breve tempo, quasi “sublimandosi” a contatto delle mani, a differenza di quelli in oggetto, tuttora resistenti), caduti in concomitanza col passaggio a bassa quota di OVNI, su Oloron nel 1952 e su Firenze nel 1954. In quest’ultimo caso, grazie all’intraprendente solerzia di uno studente, allora laureando in ingegneria, si è potuta eseguire l’analisi chimica dei filamenti presso l’Istituto di Chimica Analitica dell’Università di Firenze. Il referto analitico conclude lapidariamente: “Sostanza a struttura macromolecolare, contenente boro, silicio, calcio e magnesio. In linea puramente ipotetica, potrebbe trattarsi di: vetro borosilicico. Firmato: il Direttore, Prof. G.Canneri”.
Dopo aver effettuato diverse analisi (prove di combustione, misurazione pH, prove di solubilità, saggi coi reattivi di Loewe e Schweitzer, etc.), tali filamenti parrebbero presentare alcuni comportamenti simili alla seta (simili, non uguali).

Che senso ha parlare di “seta volante” ?

Sono state formulate tre ipotesi:

1) - I filamenti analizzati sarebbero da collegarsi, in qualche modo, al sorvolo delle località interessate da parte di oggetti volanti non identificati, così come riferito da numerosi testimoni: situazione simile, pertanto, a quelle già citate (Oloron, 1952; Firenze, 1954), con l’unica differenza consistente nel tipo di sostanza ricaduta al suolo (borosilicato contro polimeri organici). Anche oggi, come allora, restano sconosciute le motivazioni di tale “pioggia”.

2) – I filamenti analizzati sarebbero un “sotto-prodotto”, una conseguenza “accessoria” del progetto (si dice a carico della NATO) di modificazioni climatiche, al fine di prevenire la formazione di eventi atmosferici turbolenti (uragani, precipitazioni intense, trombe d’aria), particolarmente disastrosi per il continente europeo. Tale progetto verrebbe messo in atto mediante il rilascio in atmosfera, da parte di aeromobili privi di contrassegno identificativo, di particolari elementi (bario, ioduro d’argento, ecc.) in grado, per l’appunto, di influire sul clima, impedendo o favorendo la formazione di nubi e le relative piogge. Questa azione diretta sul clima è già stata sperimentata con successo durante lo svolgimento delle Olimpiadi di Mosca, nel 1980, grazie ad un’intesa (al tempo segreta e trapelata solo dopo la caduta del muro di Berlino) fra l’aeronautica sovietica e quella statunitense. Ma anche oggi possiamo notare gli effetti della dispersione delle suddette sostanze nei nostri cieli: entro 48 – max. 72 ore dalla comparsa delle “chemtrails”, rilasciate da velivoli non identificabili nell’atmosfera tersa, si osserva la comparsa di formazioni nuvolose, seguite da precipitazioni più o meno intense.

3) – I filamenti analizzati sarebbero il risultato di un processo di polimerizzazione di sostanze organiche (bio-polimeri di sintesi), realizzato artificialmente ed impiegato come “supporto” di altri componenti (polveri metalliche?), allo scopo di diffondere nell’atmosfera un “aerosol”, atto a potenziare ed estendere, nello spazio e nel tempo, la riflessione delle onde elettromagnetiche (radar, comunicazioni radio, trasmissioni satellitari); il tutto, ovviamente, a scopi militari di controllo ed “intelligence”. Questa ipotesi è quella più propense, dato che una delle proprietà della seta è quella di fissare con facilità sali di alluminio, ferro e stagno, con formazione di sali basici insolubili. In altre parole, questi polimeri bio-sintetici fungerebbero da “adiuvanti” nella nebulizzazione aerea di composti metallici non meglio rilevabili, comportandosi come i sistemi di diffusione dei semi da parte del vento, utilizzati da alcune essenze vegetali (tarassaco, tiglio, ecc.). Si tenga conto anche del fatto che (sicuramente su Parma, mentre non abbiamo riscontri per le altre località) la ricaduta così copiosa di “ragnatele” si è avuta dopo un intenso via-vai di aeromobili non identificabili, che hanno disegnato sulla verticale della zona uno “scacchiere” di scie (ma diverse da quelle “normali” di condensazione dei gas di scarico dei jet, per forma, dimensione ed insistenza temporale), denominate per l’appunto “chemtrails”, come osservato da numerosi testimoni oculari.

A mio parere, queste analisi sono state molto utili e scientificamente attendibili nel dimostrare l'evidente anomalia del fenomeno in questione. Purtroppo, essendo tali filamenti di origine "non naturale", i saggi scientifici convenzionali possono non essere adeguati ma questa è una ulteriore prova dell'eccentricità del fenomeno. I biopolimeri sono un metodo piuttosto efficace nell'interfacciare componenti artificiali con substrati o target naturali (viventi). Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui tali polimeri assomigliano alla seta. Tale materiale infatti è biocompatibile e viene utilizzato non solo per il vestiario ma, recentemente, trova applicazione in ambito biotecnologico. In questo articolo infatti si può leggere che: un semplice procedimento, messo a punto dal bioingegnere F. O., alla Tufts University, trasforma i bozzoli dei bachi da seta in congegni ottici per applicazioni biologiche. [...] O. sostiene di aver compreso che la seta era ottima non solo per camicie e cravatte dopo un colloquio con David Kaplan, il responsabile del Dipartimento di Ingegneria biomedica della Tufts University, con cui condivide l’ufficio. Kaplan trasforma le proteine della seta in impalcature che ospitano cellule per i tessuti biologici modificati, tra cui gli impianti corneali. La seta, la fibra naturale più resistente mai conosciuta, è apprezzata dagli esperti di ingegneria dei tessuti perché è solida da un punto di vista meccanico, ma degrada in modo innocuo nell’organismo.
Fisico di formazione, O. ha intuito che se la seta produce ottime cornee artificiali, lo stesso meccanismo poteva replicarsi con i congegni ottici. In effetti, come si è visto, i suoi dispositivi prodotti con la seta funzionano bene quanto quelli realizzati con i materiali ottici tradizionali, quali il vetro e la plastica, se non in alcuni casi addirittura meglio. Inoltre, a differenza di questi materiali, la seta non deve essere trattata ad alte temperature o con solventi chimici.
Questa è una delle ragioni per cui l’utilizzo della seta è perfetto per i sensori; infatti, poichè i dispositivi serici si possono produrre in un ambiente favorevole, è possibile nella fase di allestimento incorporare molecole biologiche aggiuntive (come le proteine). Queste molecole servono come sensori che, una volta integrati nei dispositivi serici, possono rimanere attivi per anni. Nei congegni che Omenetto e Kaplan stanno sviluppando, le proteine racchiuse nel materiale ottico si legano in modo efficace a un obiettivo, come l’ossigeno o una proteina batterica; quando ciò accade, la luce trasmessa dal sensore cambia colore.

Quale modo migliore per i militari di poter controllare la popolazione? L'utilizzo di biopolimeri è molto utile per ridurre al minimo le possibili reazioni allergiche anche se il Morgellons potrebbe essere proprio un effetto collaterale della dispersione (sperimentazione) di tali filamenti sulla poolazione tramite le scie chimiche. Esperimenti su vasta scala che vedono ignari cittadini trasformarsi in vere e proprie cavie da laboratorio.


FIG. 2 - SCIE CHIMICHE

16 comments:

  1. sei uno sfigato ciuccia cazzi messo male goditi la vita e tromba ogni tanto che ti farebbe bene deficente

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  2. o scusa sono l'anonimo credevo che tu credessi all'esistenza delle scie chimihce scusa scusa... sono d'accordissimo con te sono tutti deficenti quelli che ci credono e pensare che all'inizio ci credevo ankio! ;-))

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  3. Cioè, riassumento in poche parole la lunga (e inutile) spatafiata: Non abbiamo capito un tubo, e siccome siamo troppo stupidi per formulare ipotesi intelligenti ne formuliamno due o tre che sono sicuramente basate su assunti sbagliati.
    Tursiops: non mi stupisco se non trovi uno straccio di posto di lavoro da nessuna parte.

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  4. Dopo aver effettuato diverse analisi (prove di combustione, misurazione pH, prove di solubilità, saggi coi reattivi di Loewe e Schweitzer, etc.), tali filamenti parrebbero presentare alcuni comportamenti simili alla seta (simili, non uguali).

    Beh, c'e' speranza.

    Se somiglia ad una capra, bela come una capra, puzza come una capra...

    (polveri metalliche?), allo scopo di diffondere nell’atmosfera un “aerosol”, atto a potenziare ed estendere, nello spazio e nel tempo, la riflessione delle onde elettromagnetiche (radar, comunicazioni radio, trasmissioni satellitari)

    AAHHRG!

    No, sbagliavo: non c'e' speranza.
    Vero, Arturo?

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  5. Notare che ha dovuto sottolineare "metodo scientifico"...
    In pratica scrive "ho usato il metodo scientifico" e poi fa ipotesi.

    Ma ti credo davvero che non trova lavoro.. uno così al massimo gli fai lavare i cessi (controllandolo però).

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  6. Caratteristiche (minime) del metodo scientifico:

    obbiettività: la raccolta di dati oggettivi implica lo sviluppo di metodi non soggettivi ed indipendenti da chi li applica.
    confutabilità: i risultati e le spiegazioni cui si perviene hanno valore scientifico solo nel momento in cui si prestano a test empirici in grado di invalidarli. Il test della falsificabilità dei risultati è necessario per evitare il rischio che il ricercatore, più o meno consapevolmente, privilegi i risultati in grado di confermare le proprie idee di appartenenza.
    carattere analitico: partendo dalle conoscenze accumulate nel tempo, il ricercatore provvede a formulare modelli e teorie in grado di guidare il processo di ricerca. Tali modelli sono costituiti da elementi che vengono operativizzati, ossia definiti in modo da essere empiricamente misurabili.
    metodo e precisione: il ricercatore deve attenersi a procedure precise per la raccolta dei dati, onde evitare errori sistemici, ed esercitare un adeguato controllo sulla ricerca.
    atteggiamento critico: il ricercatore accetta i risultati solo a titolo provvisorio, in modo da essere preparato ad individuare un'eventuale controprova.
    comunicabilità: i riultati e la metodologia di una ricerca devono essere presentati in modo sufficientemente completo e preciso per consentire ad un altro ricercatore di riprodurre lo studio a scopo di verifica.

    Dite che Tursiops si è attenuto al metodo scientifico? Mhhh....nooo, no,no...mmmhh, no no no no nono, nuooooo... :)

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  7. Ma signor benedetto, ma questo non era quello che aveva pure una laurea in chimica? E se ha fatto queste analisi "massicce" perchè diavolo non tira fuori i dati nudi e crudi? Diavolo sta facendo la scoperta del secolo dovrebbe pubblicarla su The Journal of pataccan biology o qualcosa di simile invece che rischiare che migliaia di arrampicatori accademici rubino il frutto del suo geniale lavoro da internet.

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  8. certo che tra fisici, chimici, biologi, architetti e massaie fanno un bel gruppetto :)

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  9. Precisazione necessaria.
    Tursiops ha una laurea in biologia e lavora presso un istituto di ricerca sul cancro di livello nazionale.

    Poi il commento del sottoscritto e':

    Dov'e' il documento con le analisi recante l'indicazione del laboratorio, le metologie applicate, i risultati delle analisi?

    Quando, come nell'articolo in questione, si fa un sunto e' d'obbligo mettere i riferimenti.

    Non li trovo nemmeno sul post originale.

    Oppure ha preso l'andazzo del professore?


    Saluti
    Michele

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  10. questo non lo sapevo, e se lavora in un centro per la ricerca sul cancro mi fa piacere.

    motivo in più allora, data la sua serietà professionale di rendere pubblica la documentazione affinchè anche altri possano rendersi conto di cosa si tratta.

    buona giornata

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  11. No, a me non fa ASSOLUTAMENTE piacere, avendoci avuto a che fare e avendo capito come ragiona.

    Per quanto riguarda la eventuale pubblicazione, mi aspetto il solito link a qualche sito/blog di parte, che fara' riferimento a qualche altro sunto che riporta un resoconto pubblicato su di un blog/sito di parte che probabilemente fara' riferimento a quello del tursiops, in un loop infinito ed autoreferenziale.

    Anche perche' quando postano o linkano documenti elaborati da terze parti si finisce con lo scoprire che questi ultimi smentiscono le loro assurdita', ma loro non se ne sono accorti essendosi fermati al titolo.

    Saluti
    Michele

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  12. A proposito.

    Il biologo G.P. citato nell'articolo altri non e' che Giorgio Pattera, sia ben chiaro.

    Saluti
    Michele

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  13. E chi altri? :D

    Sai com'e', se devi "dimostrare" qualcosa, tanto vale che ti appoggi a chi la pensa come te, no?

    Saluti
    Michele

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  14. Chiedo scusa per l'errore nel riferirmi a Tursiops come laureato in chimica.

    A volte faccio confusione. Piuttosto mi incuriosisce una cosa, oltre alla mancanza di riferimenti verificabili sugli esperimenti, ma se quella dei ragni volanti è solo una leggenda metropolitana allora presumo che nessuno studio di biologia o di entomologia li citi. Oppure anche biologi ed entomologi fanno parte del Great Complotto!

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  15. cmq i ragni non sono insetti per cui gli entomologi tacciano per non sparare castronerie :)

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