Tuesday, April 14, 2009

Interpretazioni dell'Apocalisse (terza ed ultima parte)

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Interpretazioni dell'Apocalisse (terza ed ultima parte)

Interpretazione storica

Secondo Robin Lane Fox, autore di Verità ed invenzione nella Bibbia, Milano, 1992, l’Apocalisse deve essere rigorosamente collocata nel suo contesto storico, nella polemica anti-romana ed anti-imperiale di una primitiva comunità cristiana che vedeva nell’Urbe l’incarnazione del Male. Lane Fox riconduce lo stesso marchio della Bestia (il 616 o 666) ad usanze pagane, senza intravedervi alcunché di profetico. Di solito gli esegeti non credenti privilegiano un’analisi di Rivelazione per situarla nell’ambito della cultura e della Weltanschauung peculiari del I secolo dell’era volgare. Qualora ne colgano linee anticipatrici, le situano nei tempi immediatamente successivi alla composizione, tempi di cui era possibile presagire o vagheggiare gli sviluppi sulla base delle condizioni di allora.

Elemire Zolla, nel saggio Lo stupore infantile, all’interno del capitolo intitolato Apocalissi e Genesi, osserva: “Forse l’Apocalisse è un’elaborata maledizione di Roma. Quando Roma si convertì, essa fu sconfessata da Eusebio di Cesarea”. Stando all’autore, "le interpretazioni dell’Apocalisse sono combinate a puntino con la situazione politica dell’istante”.

Mi pare non si possa dubitare che il libello del Veggente di Patmos sia animato da una tensione escatologica che, però, pare proiettata in un futuro non lontano rispetto all’età in cui visse l’autore. Si riteneva in genere che la Parousia del prossimo fosse prossima. Questo anelito anima anche alcuni versetti evangelici ed alcuni passi delle Lettere paoline. Tuttavia pare che il testo si adatti, almeno per quanto attiene ad alcuni particolari, ad eventi della nostra epoca: mi riferisco specialmente al 666.

È noto che il 666 è codificato nel codice a barre, la sequenza di linee verticali di diverso spessore e separate da una spaziatura variabile, usata per identificare i prodotti ed il relativo prezzo. A questo punto ci si potrebbe chiedere come fu possibile ad un semisconosciuto filosofo dell’Asia minore, intuire che in futuro la cifra 666 sarebbe stata adoperata in un metodo di identificazione che per di più si inserisce all’interno di un sistema in cui le persone sono ridotte a numeri [1].

Le coincidenze sono suggestive: 666, oltre ad essere un multiplo di 11,1, indicante il ciclo delle macchie solari, è contenuto nei numeri romani presenti nella formula VICARIUS FILII DEI, che designa il papa. Babilonia la grande, descritta con un linguaggio immaginoso e criptico, evoca non solo l’Urbe pagana, ma anche la sede della Chiesa cattolica? Questa fu l’interpretazione prevalente nel Medioevo, visione che fu condivisa anche da Dante Alighieri. La traslazione semantica dalla Caput mundi imperiale al cuore della Chiesa cattolica (una chiesa che di cristiano non conserva quasi nulla) non appare difficile da un punto di vista esegetico, sebbene sia subordinata ad una lettura non meramente storica del libretto.

Alcune conclusioni provvisorie

Non escluderei che l’autore dell’opuscolo abbia squarciato il velo del tempo e intravisto avvenimenti lontanissimi, considerando anche la tendenza della storia a ripetere certi suoi modelli: forse alcune parti si possono leggere prospetticamente, evidenziando simbologie adatte a circostanze imminenti come ad altre più remote. Forse solo ad un’età spetta adempiere l’intera profezia, mentre per altre si allineano segni di cui solo alcuni compiuti. Pare che il 666 sia la cifra (lato sensu) che potrà trovare il suo compimento nei prossimi anni, laddove resta incongrua, se riferita ad altri secoli.

La filigrana dell’Apocalisse, almeno del suo nucleo primigenio, dovrebbe essere astronomico-astrologica: non manca chi (come Burak Eldem, Rendez-vous with Marduk, 2003) nel numero della Bestia ha colto, con argomentazioni alquanto tortuose, un addentellato con Nibiru e con il periodo, pari a 3.600 anni, del presunto pianeta. A prescindere da ciò, mi pare indiscutibile che Rivelazione contenga simboli astronomici che valgono come deittici temporali, come gli indicatori codificati in antichi monumenti, nelle cattedrali gotiche, in numerosi quadri etc. Recentemente Jan Wicherinch, autore del saggio intitolato Souls of distortion awakenings, A convergence of science and spirituality, 2009, ha ribadito tale dimensione: egli, studiando le chiese gotiche francesi, tra cui il duomo di Chartres, si è soffermato sulle sculture del timpano sormontante il portale principale. Qui il Cristo inscritto in una mandorla (Vescica piscis) è circondato dai quattro esseri dell’Apocalisse, simboleggianti gli estensori dei vangeli canonici: l’Angelo (Matteo); il Leone (Marco); il Toro (Luca); l’Aquila (Giovanni). Correttamente Wicherinch e, prima di lui, molti altri vedono nelle quattro figure anche dei segni zodiacali: Acquario (Matteo); Leone (Marco); Toro (Luca); Aquila-Scorpione (Giovanni). Wicherinch, cogliendo nei quattro segni zodiacali i bracci della Croce galattica, azzarda la congettura secondo cui le sculture di Chartres ed altre opere plastiche nascondono un messaggio: la nascita del nuovo Sole, in concomitanza con la congiunzione astrale del 2012, quando dovrebbe concludersi l’attuale ciclo precessionale e cominciarne un altro, l’era dell’Acquario.

Dunque l’Apocalisse indicherebbe un preciso punto cronologico, preceduto e seguito da accadimenti il cui valore, come spesso avviene, diviene trasparente solo a posteriori, vuoi per un contributo ermeneutico delle generazioni di lettori vuoi per un chiarimento progressivo degli emblemi (la Vergine, l’Agnello, le stelle, gli scorpioni, il numero sette, il numero ventidue etc.)

Individuare analogie con altri vaticini appartenenti alle più disparate culture potrà corroborare o indebolire la forza predittiva dell’Apocalisse, in vista di una svolta (positiva o negativa che sia) che è comunque sotto gli occhi di chi vuole vedere.

Leggi qui la seconda parte.


[1] 16 - Inoltre faceva sì che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, fosse posto un marchio sulla loro mano destra o sulla fronte 17 - e che nessuno potesse acquistare o vendere, se non chi aveva il marchio o il nome della bestia o il numero del suo nome. 18 - Qui sta la sapienza. Chi ha intendimento conti il numero della bestia, perché è un numero d'uomo; e il suo numero è seicentosessantasei.



2 comments:

  1. Ancora la storia del 666 nel codice a barre ???

    Mamma mia ... la stupidità di questi "ricercatori" si ferma appena appena alla PRIMA schermata di gurgle ...

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  2. Se poi andassimo a "scremare" l'articolone d'o professore dai termini aulici e dalle gurglate rimarrebbe poco o nulla ... anzi nulla!

    Ciao

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