Thursday, April 2, 2009

Reincarnazione?

http://scienzamarcia.blogspot.com/2009/03/reincarnazione.html

Reincarnazione?

Riporto da questo link il seguente interessante articolo

I BAMBINI E LA REINCARNAZIONE: UNA PROVA CONCRETA? (12-06-06)
Nessuno sa di sicuro cosa ci accade dopo la morte, ma il Dott. Jim Tucker sta tendando di capire. Tucker è direttore medico della Clinica Psichiatrica Pediatrica all'Università della Virginia e lavora anche alla Divisione universitaria di Studi sulla Percezione, che indaga scientificamente i fenomeni paranormali come NDE, fantasmi e reincarnazione.

Il suo libro “La Vita Prima della Vita: Un’indagine scientifica sui ricordi di vite precedenti dei Bambini” cerca di verificare quanto alcuni bambini affermano, cioè di aver avuto esperienza di vite precedenti. Il suo lavoro continua quello del Dott. Ian Stevenson, che ha cominciato a studiare questo affascinante argomento ben 45 anni fa, sempre all’Università della Virginia.

È un terreno di ricerca molto controverso per uno scienziato, ma Tucker prende il suo lavoro piuttosto seriamente. Il libro è stato annunciato come “un esempio di ricerca di alto livello” da Michael Levin, Biologo dell’Univerrsità di Harvard, mentre Booklist l’ha descritto come “fertile terreno di speculazione per creduloni.”

Il Dr. Tucker si é interessato a questo argomento dopo un secondo matrimonio. Neuro-psichiatria infantile, non si sentiva particolarmente soddisfatto del suo lavoro e siccome la sua nuova moglie era molto interessata alla ricerca paranormale ed alle idee New-Age, ben presto anche lui se ne incuriosì. Ecco quanto ha dichiarato recentemente alla Stampa, parlando del suo libro:

“Da quando ho cominciato a guardare il mondo in modo diverso, mi sono aperto alla possibilità che noi esseri umani siamo qualcosa di più dei nostri corpi e che anche il mondo é molto più dell’universo fisico; fondamentalmente é questo il motivo per cui lavoro sulle vite passate. Il segno più ovvio è quando un bambino comincia a parlarne dicendo cose del tipo: ‘Ricordo quand’ero grande, e facevo la tale e la tal’altra cosa’ oppure ‘Nella mia vita ultima io...’ o, ancora: ‘Oh, l’ultima volta avevo una moglie’.

C’è un caso, qui a Charlottesville, di un ragazzino che un giorno, mentre la madre guidava, le disse, ‘Nella mia ultima vita ho guidato un grande autocarro’, cosa ovviamente non verificabile, ma spesso se s’indaga più a fondo, si ottengono dettagli molto specifici. Molti di loro, circa tre quarti, parleranno di come sono morti e di solito si focalizzano su quanto é loro accaduto verso la fine della vita precedente, soprattutto di persone che hanno conosciuto al termine. Così, se descrivono una vita da adulti, saranno molto più inclini a parlare di un partner o dei loro figli, piuttosto che dei genitori e di altri familiari. Noi poi controlliamo se ci sono comportamenti particolari o segni di nascita che li colleghino al deceduto: se identifichiamo una persona vissuta precedentemente la cui vita sembra collimare con la loro descrizione, vagliamo le informazioni su quel defunto il più attentamente possibile.

Gli scettici ovviamente insinuano che questi ricordi di vite passate sono semplicemente fantasie, ma quando i bambini fanno nomi e cognomi di persone che vivevano molto lontano, allora o si tratta di un’incredibile serie di coincidenze, o é tutto vero. Si potrebbe ipotizzare che queste scene di vite passate siano state suggerite loro da altri, come accade quando riferiscono di persone vissute nello stesso villaggio e di cui potrebbero averne sentito parlare, mentre se si riferiscono a gente morta a 150 miglia di distanza, allora diventa molto meno probabile che ne hanno sentito parlare da qualcun'altro.

Uno dei casi più impressionanti che ho indagato fu quello di una ragazzina indiana chiamata Kum Kum Verma, studiata anche dal Dott.Stevenson.

Kum ha cominciato a parlare di una vita passata quando aveva 3 anni, che di solito é l’età tipica in cui avvengono questi fenomeni. Ella mi raccontò della sua vita in una città di circa duecentomila abitanti che si trovava a 40 Km da dove viveva all’epoca e non solo descrisse la città, ma anche il quartiere dove abitava, insieme a molti altri precisi dettagli.

Una delle sue zie aveva preso appunti sulle sue affermazioni prima che altri avessero iniziato ad investigare. Kum citò particolari come il nome di suo figlio, il fatto che aveva lavorato con un martello, il nome del nipote, la città dove suo padre in quella vita precedente aveva vissuto, il fatto quello c’era un stagno vicino casa, che possedeva una cassaforte, che teneva una spada vicino al suo letto e che aveva un serpente domestico che nutriva col latte......

Informazioni così specifiche vi sembrano ridicole?

Dopo un’attenta verifica venne fuori che c'era stato davvero qualcuno che era vissuto in quel quartiere di quella precisa città che Kum aveva descritto, qualcuno la cui vita coincideva con tutti quei dettagli. Era un caso dove le due famiglie non avevano avuto mai nessun contatto precedente: il padre era un ricco possidente ed apparentemente non era felice che la ragazza ricordasse la vita della moglie del fabbro ferraio del villaggio!

Di quando in quando, indaghiamo anche su adulti che ci contattano; sebbene questi ricordi cessano quando i bambini compiono 6 o 7 anni, a volte invece persistono ed abbiamo cercato di capire perché. Uno di nostri colleghi fece dei tests psicologici in Sri Lanka e Libano, da cui scoprimmo che tutti i soggetti studiati sembravano normali, magari piuttosto brillanti, ma non particolarmente suggestionabili o dissociati, così non pare che la causa dei ricordi possa essere ascritta ad una qualsivoglia patologia psichiatrica. Quello che mi piacerebbe fare in futuro è testare anche i genitori per vedere se sono soggetti particolari e lo farò non appena avrò tempo.

Una caratteristica chiave emersa dai nostri studi è che il 70 percento di questi bambini riporta di esser morto violentemente o improvvisamente, mentre é più raro trovare casi di reincarnazioni riportate a seguito di una morte tranquilla, avvenuta in tarda età e nei propri letti.
Nel mio libro, dopo aver esposto molti dei casi più eclatanti che abbiamo studiato, concludo che i ricordi, le memorie personali e le emozioni a volte sembrano essere in grado di passare da una vita all’altra, ma ciò non significa che credo alla reincarnazione, sebbene l’evidenza sia là a sostenerne l’esistenza. Non sono un Buddista, un Indù o qualcosa di simile, evidentemente, sono aperto alla possibilità, o non perderei tempo con questa ricerca, ma non sono nemmeno un fondamentalista di nessuna dottrina religiosa inoltre né io, né nessuno nella mia famiglia, ha mai avuto simili esperienze.

Credo piuttosto che l’universo fisico non sia quello che sembra essere, visto che in base alla Fisica Quantistica la sua stessa esistenza dipenderebbe dalla nostra osservazione. I Fisici parlano di elettroni, o di eventi che potenzialmente possono esistere, piuttosto che di reali entità fisiche, sì che ci sono varie possibilità, almeno finché qualcuno sta a guardare l’Universo, che un determinato evento si realizzi oppure no. In tal modo, potrebbe essere che la coscienza non sia il sottoprodotto di un cervello fisico ma sia davvero un’entità separata nell’universo che ha un grande impatto su tutto l’universo. Addirittura c'è chi pensa che, a livello quantico, la coscienza possa influenzare il cervello fisico.

Se sei aperto a questa possibilità, se vai veramente a prendere in considerazione il fatto che la coscienza sia un’entità separata nell’universo, allora devi considerare la possibilità che essa non sia dipendente dal funzionamento cerebrale e che quindi continui anche dopo che il cervello muore.

Tendo ad essere una persona abbastanza scettica e sebbene spendo molto tempo a studiare questi casi, non presumo subito che si tratti sempre di un caso di reincarnazione, dato che per mia natura cerco prima di capire se può essere spiegato invocando ipotesi più terrene.

Ad essere equo, devo però ammettere che, esaminando alcuni dei casi più eclatanti, ho dovuto concludere che le cose che sappiamo sull’esistenza umana, sono molto meno di quelle che conosciamo veramente.


Da questo altro link invece traggo le seguenti informazioni sul già citato Ian Stevenson. Sinceramente avendo letto approfonditamente molti dei resoconti di Stevenson le critiche di Reyna al suo lavoro non mi sembrano tutte pertinenti, ma d'altronde di argomenti come questo è difficile avere certezze, anche perchè è ben noto che ci sono organizzazioni che discreditano ogni ricerca seria sul cosiddetto paranormale alla stessa maniera in cui offendono la verità occultando il fenomeno delle scie chimiche.

Il dottor Ian Stevenson è il più famoso ricercatore del mondo in questo settore. Egli ha scritto molti libri e articoli sulla reincarnazione e ha esaminato attentamente oltre 1040 casi indicati di reincarnazione, avvenuti per lo più nell’Asia sud-orientale e nel Medio Oriente. Relativamente pochi casi sono stati segnalati in Europa, negli Stati Uniti o in Canada, se non fra gli indiani Tlingit dell’Alaska. Il dottor Stevenson attribuisce alle differenze culturali la ragione della scarsa frequenza di casi in queste zone.

I protagonisti sono quasi sempre dei bambini da uno a quattro anni di età, i quali affermano di essere delle persone morte precedentemente. Essi sono in grado di ricordare dei fatti e di identificare i membri della famiglia della loro vita precedente, e di quando in quando hanno il carattere, i lineamenti o degli sfregi simili a quelli del defunto. I loro ricordi della vita precedente sono più forti nell’infanzia e tendono ad attenuarsi nell’adolescenza.

Il caso di Prakash. Quando aveva quattro anni e mezzo, Prakash incominciò a svegliarsi nel bel mezzo della notte e a uscire di corsa dalla sua casa di Chhatta, in India. Diceva di chiamarsi Nirmal e di abitare nella vicina città di Kosi Kalan, e insisteva perché lo portassero nella sua " vera " casa. Date le ripetute affermazioni del bambino, la sua famiglia fu indotta a fare delle ricerche. Risultò che sedici mesi prima della nascita di Prakash, avvenuta nel 1951, era morto a Kosi Kalan un bambino di dieci anni di nome Nirmal. Sul suo letto di morte, questi aveva fatto segno in direzione di Chhatta, la città natale di Prakash, e aveva detto che sarebbe andato da sua madre.

Sebbene le due Città fossero a solo una decina di chilometri di distanza, le due famiglie non si conoscevano. Eppure, quando fu portato a Kosi Kalan, Prakash fu in grado di riconoscere i parenti di Nirmal e i reciproci gradi di parentela e anche di identificare degli oggetti personali.

Il caso di Jjasbir. Questo è l’unico caso di "scambio di incarnazione" degli archivi di Stevenson, perché di solito passano in media cinque anni fra la morte della personalità precedente e la nascita di quella attuale.

All’età di tre anni e mezzo Jasbir fu colpito dal vaiolo. Sembrava mòrto, ma un istante prima del funerale ritornò in vita, pur rimanendo debole e incapace di parlare per parecchie settimane. Quando si riprese completamente, affermò di essere un bramino e rifiutò di mangiare il cibo della casta inferiore alla quale apparteneva suo padre. La sua famiglia chiese a una donna di casta bramina di cuocergli i pasti, e per un po’ di tempo assecondò Jasbir facendolo mangiare per primo, come è diritto di una persona di casta superiore. In occasione di una visita a un villaggio vicino, la donna di casta bramina collegò la storia di Jasbir a quella di un giovane bramino morto al tempo in cui Jasbir era gravemente ammalato. Secondo Stevenson, mentre Jasbir era vicino alla morte ebbe luogo uno " scambio" di personalità col bramino appena deceduto.

Pur non avendo mai visitato la città del defunto, Jasbir sapeva descrivere il quartiere in cui questi viveva con la sua famiglia, e fu in grado di riconoscere i vari componenti di quest’ultima.

Il caso di Gopal. Una sera, quando aveva due anni e mezzo, Gopal Gupta si offese perché gli era stato chiesto di togliere un bicchiere dalla tavola. Disse che per certe cose aveva dei servitori, e montò in furia. Disse di essere uno sharma (una sottocasta dei bramini) e di non appartenere come suo padre alla casta inferiore dei baniani. Affermò anche di possedere una ditta di prodotti farmaceutici, la Sukh Sharcharak, e disse di avere nella città di Mathura una moglie con cui continuava sempre a litigare, un padre e due fratelli, uno dei quali gli aveva sparato. Cinque anni dopo, mentre si trovava a Mathura per affari, il padre di Gopal cercò di appurare la storia del figlio, e venne a sapere che c’era un’analogia fra la storia di Gopal e la vita di Shaktipal Sharma. Sharma aveva a Mathura una moglie, con cui aveva continuato sempre a litigare, un padre e due fratelli, e una volta era stato dirigente nella ditta di prodotti farmaceutici Sukh Sharcharak. Sharma morì nel maggio del 1948, ucciso dal fratello. Gopal nacque il 26 agosto 1956.

Gopal seppe identificare la moglie di Sharma, ma solo dopo che si erano incontrati due volte e dopo che la donna aveva rivelato la propria identità al padre di lui. Come prova aggiuntiva a favore dell’ipotesi di reincarnazione in questo caso, Stevenson cita la voglia di agrumi della madre di Gopal quando era incinta e il debole di Sharma per gli agrumi.

Nelle indagini relative a questi casi la difficoltà principale è costituita dall’inattendibilità dei ricordi dei testimoni. Le affermazioni dei reincarnati di solito non vengono messe per iscritto prima che siano stati fatti dei tentativi di verificare tutta la storia, e spesso passano molti anni fra le prime dichiarazioni e il vero e proprio confronto coi presunti "ex" genitori e parenti. Altri problemi sono costituiti dalla traduzione dalla lingua originale e dal fatto che le informazioni spesso sono di seconda o di terza mano.

Alcuni ricercatori si sono serviti dell’ipnosi per far regredire i soggetti alla vita "precedente". Uno dei casi più famosi di regressione ipnotica è quello di Bridey Murphy, ma molti ricercatori dubitano della validità di questa tecnica. Pare che la persnalità "precedente" evocata durante le regressioni indotte ipnoticamente comprenda la personalità attuale del soggetto, le sue previsioni di ciò che vuole l’ipnotizzatore, le sue fantasie relative a quella che poteva essere la sua vita precedente, e fatti presi dalla vita di vecchie conoscenze.

Nel suo libro Reincarnazione: 20 casi a sostegno Stevenson afferma anche che nella regressione è impossibile stabilire se il soggetto stia descrivendo una sua vita precedente o se non sia in atto un fenomeno di telepatia o di chiaroveggenza con una personalità disincarnata. Ecco perché a suo parere le prove più promettenti di reincarnazione vengono dai casi spontanei, soprattutto da quelli in cui, oltre alle informazioni sul defunto, esistono anche somiglianze di comportamento e di lineamenti.

Stevenson ammette, sì, la debolezza di molti dei casi presentati nel suo libro e ritiene che la frode, la criptomnesia e l’ESP con una personalità disincarnata possano spiegare in parte le informazioni di ogni sua storia, ma non crede che tutte le informazioni vadano prese in questo senso. Egli non ha ancora trovato il caso perfetto, ma è convinto che in esso alcuni tratti del comportamento del defunto corrisponderanno a quelli della personalità vivente, così come corrisponderanno anche le capacità, le cicatrici e perfino le voglie. In complesso, a suo dire, i casi di cui si è a conoscenza forniscono effettivamente le prove della sopravvivenza alla morte corporea.

Nel suo libro Reincarnation and science, Ruth Reyna dice che i libri di Stevenson sono i documenti più rivelatori di imbrogli e di ingenuità che siano mai stati pubblicati sul tema della reincarnazione — imbrogli da parte dei parenti del presunto reincarnato e ingenuità da parte del ricercatore. Fra i punti sospetti la Reyna cita: 1. tutti i casi si presentano in zone primitive o sottosviluppate; 2. le prime notizie della reincarnazione si hanno quando il bambino ha un’età compresa fra uno e quattro anni; 3. tutti i casi sono riferiti da genitori o parenti del soggetto; e 4. i particolari vengono aggiunti soprattutto da adulti o da qualcuno che non è il bambino.

Il fatto che tanti casi di reincarnazione si presentino nei paesi sottosviluppati è attribuito dalla Reyna all’impulso psicologico dei genitori di valorizzare al massimo i propri figli e al loro desiderio che essi siano migliori degli altri bambini. In quelle zone non ci sono molte possibilità di un miglioramento individuale a causa della mancanza di opportunità di istruzione e delle depresse condizioni economiche. Una delle poche strade aperte per distinguersi è quella di sostenere che il proprio figlio è un reincarnato. Si noti che i bambini di solito vantano per la loro vita precedente l’appartenenza a una casta più elevata.

Che dire delle prove e degli esempi in cui un bambino ha riconosciuto i genitori di un tempo? Secondo la Reyna questi riconoscimenti sono dovuti o ai suggerimenti di un adulto che sapeva tutto o ad alcuni indizi verbali come "Quale di queste due donne è la tua nonna?".

In alcuni casi in cui si crede che il bambino sia la reincarnazione di un parente molto amato che aveva detto che sarebbe ritornato, la Reyna ritiene che sia stata l’influenza dei genitori a plasmare la personalità e i modelli di comportamento del bambino. é facile manipolare un bambino e manovrarlo in modo da fargli credere che un tempo era qualcun altro. A questo proposito la scrittrice fa notare che in tutti i casi che avevano come protagonista un bambino i ricordi della vita passata sbiadivano nell’adolescenza. Secondo lei, se le affermazioni del bambino fossero autentiche, i ricordi aumenterebbero invece con l’età.

3 comments:

  1. Incredibbbole...

    Anche mio cugggino una volta è morto ...

    Erste

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  2. forse ho capito perché 'o fisicone tira in ballo questo "articolo": lui nella precedente vita era un fisico e ha qualche VAGO ricordo, mentre nella vita attuale è un boccalone credulone.

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  3. Anche io una volta ero morto... il martello, il numero civico, il fabbro... i vari esaurimenti nervosi di certi personaggi da cui derivano "libri di seri ricercatori" sono esaltanti!

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