Saturday, May 30, 2009

Qui

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L'esigenza della felicità è insopprimibile: la si intenda non come triviale edonismo, ma come piacere intellettuale, risultato della queste, coscienza di un senso oltre il confine delle cose, apertura fiduciosa verso la vita rinnovellata. "Felicità raggiunta, si cammina per te sul fil di lama..." scrive Eugenio Montale in una celebre lirica. La felicità è la gioia di un incontro il cui silenzio è sostanziato di intesa, di consonanza spirituale, ma subito s'insinua la consapevolezza di quanto sia precario questo istante più fragile del cristallo. Veramente si cammina come funamboli con l'abbraccio del cielo sopra e le fauci dell'abisso sotto.

Il paradosso della felicità è nella sua esistenza inesistente: infatti solo quando il tempo si annulla, siamo felici, ma se il tempo è annichilito, non siamo più consci della felicità. Così, in verità, pare che sia più realista quella scuola del Buddhismo che vede nell'estinzione (Nirvana), il vero fine, laddove la beatitudine prospettata dal Buddhismo Mahayana e da altre religioni sembra un oceano senza onde, indistinguibile da un firmamento privo di nubi: un concetto amorfo, un suono senza vibrazione.

Davvero la felicità, rara alchimia, interruzione del flusso ordinario, baluginante ed improvvisa illuminazione, illumina il mondo. Non è un'impressione: lo scenario che ci circonda si accende di bagliori simili a quelli che sprizzano tra le nuvole diradatesi subito dopo un temporale. Gli oggetti sono lucidi, le ombre roride, i contorni delicati nel loro disegno armonioso e preciso.

La felicità è oblio, è una lenta immersione nel consolante sonno del dolore, quando le memorie tormentose e gli echi pungenti dell'esistenza si stemperano, si liquefanno nel placido lago della notte. Che importa? E' accaduto quel che è accaduto.

La felicità, però, è soprattutto risveglio: affine ad un'alba immemore, aurora su un altro pianeta, dove il passato è solo un ricordo senza ombre né strascichi. Destatici dell'ipnosi che ci imprigionava i sensi e che ottenebrava la mente, vediamo per la prima volta: i veli delle tenebre si sono dissolti, i demoni precipitano nell'inferno. Ora sulle montagne si librano liberi i cirri, scorrono i ruscelli verso valle, sentieri acquei, tra le cale brillano screziature rosee.

La felicità è uno squarcio nello spesso tessuto dello spazio-tempo, una breccia nella "realtà".

Tuttavia siamo ancora qui, per ora...



1 comment:

  1. Prima!
    Oh! Finalmente un poco di ottimismo!
    Ha messo di buon umore persino me :D

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