Wednesday, September 16, 2009

Vaccini contro il nulla

http://cospirazionista.blogspot.com/2009/09/vaccini-contro-il-nulla.html

Vaccini contro il nulla

Doverosamente riporto, dall'ottimo blog di Gianluca Freda. [per chi non sapesse chi e' l'ottimo Gianluca Freda ecco un articolo di Perle Complottiste]


LA TEORIA DELL’ORIGINE VIRALE DELLE MALATTIE

di Arthur M. Baker

Estratto da Exposing the Myth of the Germ Theory

a cura del College of Practical Homeopathy, 2005

Traduzione di Gianluca Freda

[…]

In origine la parola “virus” significava veleno e il termine “virulento” voleva dire velenoso. Oggi intendiamo per virus una entità submicroscopica e “virulento”, in generale, significa contagioso. La medicina moderna utilizza il termine “virus” per indicare una microscopica forma di vita capace di infettare le cellule e a cui viene pertanto attribuita la responsabilità di molte delle nostre malattie.

Nell’immaginario popolare, il virus è una forma di vita in grado di parassitare ogni altra forma di vita, inclusi gli animali, le piante e i saprofiti (funghi e batteri).

Nella descrizione delle infezioni virali, ai virus vengono attribuiti comportamenti quali “iniettarsi”, “incubare”, “essere in latenza”, “invadere”, avere uno “stadio attivo”, “impadronirsi”, “riattivarsi”, “mascherarsi”, “infettare”, “assediare” ed essere “devastanti” e “mortali”.

La teoria medica convenzionale sostiene che i virus nascono da cellule morte che essi stessi hanno infettato. Il virus “si inietta” nella cellula e le “ordina” di riprodurlo, fino al momento in cui la cellula esplode per lo sforzo. I virus sono a questo punto liberi di cercare altre cellule in cui ripetere il processo, infettando così l’intero organismo.

Tuttavia i virologi ammettono che i virus, pur avendo natura peculiarmente organica, non possiedono metabolismo, non possono essere replicati in laboratorio, non possiedono alcuna caratteristica degli esseri viventi e, in realtà, non sono mai stati osservati vivi!!

I “virus vivi” sono sempre morti

Il termine “virus vivo” indica semplicemente quei virus creati dalla coltura di tessuti viventi in vitro (cioè in laboratorio), dai quali si possono ottenere trilioni di virus. Ma proprio qui sta il punto: anche se alcune colture da laboratorio vengono tenute vive, nel corso del processo si verifica un massiccio ricambio cellulare ed è dalle cellule morenti che vengono ottenuti i “virus”. Essi sono comunque morti o inattivi, poiché non possiedono né metabolismo né vita e non sono altro che molecole di DNA e proteine.

I virus contengono acido nucleico e proteine, ma mancano di enzimi e non possiedono una vita propria poiché mancano dei prerequisiti fondamentali della vita, e cioè dei meccanismi di controllo metabolico (che perfino i batteri “inferiori” possiedono). Il Guyton’s Medical Textbook riconosce che i virus non hanno nessun sistema riproduttivo, nessuna capacità di locomozione, nessun metabolismo e non possono essere riprodotti in vitro come entità viventi.

Il legame con i mitocondri

Poiché i “virus” non sono vivi, essi non possono agire in nessuno dei modi che vengono loro attribuiti dalle autorità mediche, tranne che come unità funzionali del nostro normale materiale genetico all’interno del nucleo cellulare o del nucleo mitocondriale interno alla cellula.

I mitocondri sono organismi viventi, uno dei molti diversi organelli (piccoli organi) presenti all’interno delle cellule del nostro corpo. I mitocondri hanno grosso modo la dimensione dei batteri e sia gli uni che gli altri possiedono un proprio DNA e un proprio metabolismo.

I mitocondri metabolizzano glucosio ricavandone molecole di ATP, che sono energia pronta per l’uso a cui il corpo può attingere quando ce n’è bisogno. Cosa ha a che fare questo con i “virus” in quanto tali? Tutto, come capirete fra un momento.

Chiunque abbia studiato citologia (struttura delle cellule) sa bene che la stragrande maggioranza delle forme di vita presenti all’interno della cellula è rappresentata dai mitocondri, i creatori della nostra energia.

I semplici protozoi monocellulari possiedono al proprio interno fino a mezzo milione di mitocondri. Le cellule umane ne hanno meno: dalle poche centinaia presenti nelle cellule sanguigne ai 30.000 e più delle cellule dei tessuti muscolari maggiori. Poiché l’intero corpo umano possiede dai 75 ai 100 trilioni di cellule, ciascuna delle quali contiene, mediamente, migliaia di mitocondri, devono esserci quadrilioni o quintilioni di mitocondri all’interno del nostro sistema.

Quando una cellula muore, essa viene rimpiazzata da una cellula figlia nata dal processo della mitosi, mentre la cellula esausta viene disintegrata dai lisosomi, i potenti enzimi intracellulari autodistruggenti e autodigerenti, che frammentano i componenti cellulari in particelle ultra-minute affinché il corpo possa prontamente riciclarle o espellerle come scarti.

Ogni giorno, da 300 milioni fino a oltre mezzo trilione di cellule del nostro corpo muoiono (a seconda del nostro livello di tossicità) e ognuna di esse contiene in media dai 5.000 ai 20.000 mitocondri. Quando le cellule muoiono esse vengono autodistrutte dai loro stessi lisosomi, ma i nuclei e i genomi dei mitocondri sono protetti assai meglio rispetto ad altri organelli e protoplasmi cellulari e spesso non si decompongono completamente.

Genomi e nuclei sono microscopici contenitori di informazioni genetiche, consistenti in DNA o RNA che agisce come centro di controllo e immagazzinamento del “progetto” stesso della cellula. In quanto tali essi sono per i mitocondri e le cellule ciò che il cervello è per il nostro corpo. Ogni cellula e ogni mitocondrio contengono questo materiale genetico che è la zona più protetta della cellula (grazie alla sua guaina proteica a doppi lipidi), proprio come il nostro sistema nervoso è la parte più vitale e protetta della nostra fisiologia (grazie alla colonna vertebrale e al cranio). Alla morte della cellula i mitocondri vengono frammentati dai lisosomi, ma non sempre in modo completo, a causa della loro doppia membrana protettiva. Ed è qui che la spiegazione diventa interessante.

Secondo il Guyton’s Textbook of Medical Physiology un virus può definirsi come una parte minuta di materiale genetico (detto genoma) le cui dimensioni equivalgono a circa un miliardesimo di quelle della cellula. Il genoma è circondato da una protettura detta capside che è di solito una guaina proteica a doppi lipidi ed è composta di due membrane (quasi identiche alla membrana cellulare) che, per inciso, rappresentano l’ossatura stessa del nucleo mitocondriale.

Le foto dei “virus” scattate col microscopio elettronico mostrano che le loro membrane sono irregolari e frastagliate, a volte semplici porzioni di uno strato, a volte di uno strato e di parte del secondo, il che concorda con l’azione autodigerente dei lisosomi, nel momento in cui il loro lavoro di frammentazione delle scorie cellulari è ancora parziale e incompleto. Pertanto, questa descrizione di un “virus” è virtualmente identica a quella di ciò che resta dei genomi dei mitocondri cellulari.

In breve, i virus sono resti di materiale vivente e alcuni testi di fisiologia ipotizzano che essi siano il residuo di cellule esauste. I lisosomi che disintegrano la cellula morta a volte non riescono a frammentare questi “virus”, circondati dalla membrana protettiva a doppi lipidi.

E’ sorprendente che i ricercatori non riescano a riconoscere questi corpi per ciò che sono in realtà: generico materiale mitocondriale esausto, soprattutto frammenti di DNA e RNA.

I “virus” non sono microrganismi

Anche se le autorità mediche attribuiscono erroneamente a questi inerti residui cellulari il carattere della vita e della malignità, i microbiologi riconoscono che i virus sono in realtà frammenti morti di DNA rivestiti di una membrana lipido-proteica, pur non riuscendo a comprendere la loro origine.

In realtà i genomi sono meccanismi di controllo, ma non microrganismi come l’establishment medico vorrebbe farci credere, e questi cosiddetti “virus” non sono altro che frammenti senza vita di generico materiale mitocondriale. Per questo motivo i virus non possono provocare malattie, a meno che non si accumulino come impurità che inquinino le cellule, i tessuti e la circolazione nel corso del ricambio cellulare.

I virus sono quindi genomi morti, provenienti da cellule disintegrate, la cui membrana cellulare non è stata completamente frammentata dai lisosomi. I genomi non presentano alcuna caratteristica di vita e sono semplici particelle di materiale acido nucleico, di norma riciclati attraverso la fagocitosi o espulsi come scorie.

Le fotografie dei presunti virus che “si iniettano” all’interno della cellula mostrano in realtà la cellula che letteralmente inghiotte il virus o scoria proteinacea. Si forma allora un’incavatura, detta invaginario, e il materiale organico viene circondato dalla sostanza cellulare che poi si richiude, formando uno “stomaco” improvvisato, in cui il virus scompare. Lo “stomaco” si riempie allora di potenti enzimi lisosomici che digeriscono il materiale organico, frammentandolo in amminoacidi o acidi grassi per il riciclaggio o l’eliminazione.

Questo processo è una caratteristica della fisiologia cellulare nota come fagocitosi (letteralmente “divorazione di cellule”); è un normale processo di ingestione cellulare e digestione enzimatica di batteri, scorie di tessuti e altre cellule erratiche.

I virus non sono altro che materiale organico inerte, completamente privo di qualsiasi caratteristica di vita e che nessuno ha mai visto in azione. Le fotografie che asseriscono di mostrare i virus in azione sono vere e proprie frodi: ciò che mostrano in realtà è un ordinario processo fisiologico di fagocitosi che avviene innumerevoli volte ogni giorno all’interno del corpo.

E’ da ricordare che secondo i testi di virologia e microbiologia i virus presentano le seguenti caratteristiche, che sono incompatibili con la vita:

1) I virus non possiedono metabolismo. Non possono elaborare il cibo o il nutrimento e dunque non possiedono strumenti per formare energia. Sono solo un contenitore, o schema di informazioni, come lo sono i genomi.

2) I virus non possiedono alcun tipo di capacità di movimento. Non hanno un sistema nervoso, né un apparato sensorio, né un’intelligenza che possa in qualche modo coordinare movimenti o “invasioni del corpo” di qualsiasi natura.

3) I virus non possono replicarsi: essi dipenderebbero interamente dalla “riproduzione obbligata”, vale a dire la riproduzione attraverso un organismo ospite, cosa assolutamente inaudita in ogni altro campo della biologia.

Riproduzione Obbligata

Nelle spiegazioni che i medici forniscono sulle cause delle infezioni virali, ci viene chiesto di credere alla riproduzione obbligata, in cui un organismo (la cellula) viene costretto a riprodurre un organismo alieno (il “virus”). Tuttavia non esiste in natura nessun esempio di esseri viventi che riproducano qualcosa di non appartenente alla propria specie.

Non dimentichiamo che il rapporto tra le dimensioni del virus e quelle della cellula è di circa un miliardesimo. La spiegazione offerta dalla teoria virale delle malattie ci domanda di credere che il virus si inietti all’interno della cellula e le ordini di riprodurre il virus centinaia di migliaia di volte, finché la cellula esplode. Ma anche nel momento in cui il virus “si riproduce” la sua massa complessiva rimane comunque meno di 1/100 dell’uno per cento della massa della cellula. E’ come dire che se voi vi iniettaste mezzo grammo di una sostanza, essa potrebbe provocare una tale pressione interna da farvi esplodere!

Solo i microrganismi viventi sono in grado di agire e di riprodursi, e ciò avviene sotto il diretto controllo del nucleo, genoma o “cervello”. I cosiddetti “virus” non sono che residui di entità un tempo organicamente funzionanti, la cui struttura genetica ha con esse la stessa relazione che una testa ha col corpo; attribuire ai virus una qualsiasi attività è più o meno come attribuire delle azioni alla testa decapitata di un cadavere!

I virus sono dannosi solo se si accumulano come scorie

Il nostro sangue e i nostri tessuti possono venire saturati da questi materiali di scarto generati internamente, proprio come avviene con le sostanze inquinanti ingerite dall’esterno. L’intossicazione si verifica nel momento in cui queste scorie sovraccaricano il corpo al di là delle sue capacità di espellerle. E’ vero che i virus provocano malattie, ma solo in quanto scorie tossiche. In questo senso i “virus” sono sì responsabili di varie patologie, ma non certo in quanto agenti di contagio. Ricordiamo che batteri, germi e virus non comunicano tra loro né possono agire di concerto e sono del tutto incapaci di condurre operazioni congiunte come quelle di un esercito o di un gruppo di assalitori. Essi sono privi dell’intelligenza e delle risorse richieste per governare il processo patologico. Solo il corpo è in grado di dare inizio a un tale processo risanante, poiché il corpo è la sola entità intelligente unificata in grado di condurre quei processi fisiologici che vengono chiamati “malattie”.

Evitare le infezioni attraverso una vita sana

Il Boyd’s Medical Textbook afferma che molte persone sane avrebbero in incubazione il virus senza sviluppare le particolari patologie di cui il virus dovrebbe essere causa, e che questo influsso debilitante sarebbe in grado di sopraffare le funzioni protettive del corpo “permettendo ai virus di usurpare le attività biologiche all’interno della cellula”.

Più specificamente, secondo la teoria medica, affinché un parassita o virus possa essere patogeno esso deve rispondere a tre criteri:

1) Deve essere biochimicamente attivo, cioè deve possedere una capacità metabolica per poter condurre un’azione;

2) Dovrebbe poter intossicare o infettare più cellule ospite di quanto il corpo di un animale o di un uomo sia in grado di proteggere o rigenerare. Ad esempio, potrete prendervi l’influenza solo se il virus uccide o infetta una porzione significativa delle vostre cellule polmonari; la poliomelite se il virus infetta un numero sufficiente delle vostre cellule nervose; o l’epatite se il virus assume il controllo di una larga porzione delle cellule del vostro fegato (le infezioni latenti sono invece quelle che coinvolgono una piccola percentuale delle nostre cellule, com’è il caso della tubercolosi, che molti di noi hanno senza neppure accorgersi di averla).

3) L’ospite deve essere geneticamente e immunologicamente permissivo. Deve accettare l’elemento patogeno e non deve esserne “immune”. In altre parole, deve “lasciar fare”.

Gli esseri umani sono sempre “infetti” di “virus” e batteri, poiché essi sono presenti nel nostro corpo in qualsiasi momento. Per questo motivo non si può affermare che essi “invadano” l’ospite. Le malattie non sono infezioni; sono piuttosto processi di purificazione del corpo e non sono provocate da batteri o da “virus”.

Né i “virus” né i batteri possono causare la malattia/processo risanante. Il vero responsabile è lo stile di vita biologicamente scorretto dell’ammalato. Quando le abitudini debilitanti vengono abbandonate, non vi sarà ulteriore accumulo di scorie tossiche e il corpo non avrà più bisogno di mettere in moto i processi di guarigione/malattia. La buona salute ne sarà il naturale risultato.

I farmaci sono controproducenti

Per uccidere virus e batteri e dare al corpo la possibilità di rimettersi, i medici credono di dover somministrare dei farmaci. Credono anche che la medicina sia d’aiuto nella guarigione. I farmaci, in effetti, uccidono i batteri, ma sono altrettanto dannosi ad ogni altra forma di vita metabolica, cellule umane incluse.

L’utilizzo di farmaci e di medicine alle erbe ostacola gli sforzi di detossificazione che il corpo conduce, rappresentando per il sistema una minaccia addizionale oltre alle sostanze nocive che il corpo va espellendo attraverso il processo di malattia. Eliminare le nuove sostanze dannose che vengono ingerite assume la precedenza sull’eliminazione di quelle che stanno alla base della crisi risanante. La prassi medica di uccidere i germi con farmaci, antibiotici, antinfiammatori o di sopprimerne l’attività con appositi sieri è la causa della crescente degenerazione della popolazione e di malattie iatrogeniche. Le malattie acute sono in grado di auto-limitarsi, commisuratamente allo sforzo necessario per liberare l’organismo dalle sostanze dannose. Il lavoro condotto dai batteri-spazzini durante il processo della malattia è al tempo stesso debilitante e fastidioso per l’ospite, ma è di vitale necessità per la preservazione della vita e della salute.

Quando il processo di detossificazione è stato completato, i sintomi della malattia scompaiono e l’organismo torna ad utilizzare le proprie energie per i compiti ordinari. La forza, allora, torna a fluire nelle estremità. Il corpo, benché indebolito dallo sforzo reso necessario per contrastare le sue condizioni di tossicità, riacquista le proprie energie e la vitalità funzionale e si riprende senza che sia necessario alcun trattamento. Quando la crisi risanante è stata completata, il recupero ha inizio.

L’illusione del contagio

La gente è stata educata ad essere terrorizzata dai batteri e dai virus e a credere implicitamente nell’idea del contagio: e cioè che specifiche entità patogene, aggressive e maligne, siano in grado di passare da un ospite all’altro. “Contagio”, nella definizione medica, è la trasmissione della malattia per contatto: una malattia infettiva può essere comunicata per contatto da una persona che ne è affetta o attraverso un oggetto che essa ha toccato. Il dizionario a questo proposito parla di “virus o altri agenti infettivi” o di “qualcosa che funga da tramite per la trasmissione della malattia con mezzi diretti o indiretti”.

Il “contagio”, tuttavia, è uno dei miti della medicina, poiché le scorie tossiche non possono essere trasmesse da un corpo all’altro attraverso il normale contatto. Le malattie contagiose sono un’invenzione, poiché nessuno può passare ad altri la sua malattia, non più di quanto possa trasmettere la propria salute. Qualcosa di simile al contagio sembra avvenire quando una persona in condizioni gravemente tossemiche viene messa a contatto con un’altra che si trovi in una situazione similare, attivando in questo modo una crisi risanante.

Ciò che accade in realtà

I batteri o i germi di questi individui vengono stimolati ad agire da quegli elementi devitalizzati su cui i batteri prosperano. Quando vengono trasferiti alle membrane mucose o ai tessuti di un’altra persona egualmente tossemica, è possibile che i batteri inizino immediatamente ad agire come fanno nell’organismo portatore, se vi è una quantità adeguata di prodotti della decomposizione su cui le colonie batteriche possano impiantarsi e prosperare.

Ma l’esistenza di un ambiente inquinato è prerequisito affinché tale azione batterica possa verificarsi.

Un individuo in salute, con un flusso sanguigno incontaminato e relativamente puro, non avrà quindi alcun motivo di temere le “malattie contagiose”.

Di norma, non è possibile trasmettere ad altri il proprio carico di tossicità, a meno che esso non venga estratto dal nostro corpo (come accade nelle donazioni di sangue) e poi iniettato ad un’altra persona (ad esempio con una trasfusione). In questo caso può verificarsi un contagio medicamente indotto o malattia iatrogenica, che non ha però nulla a che fare con quelli che si verificano nell’ambito dei naturali processi biologici della vita. E’ questa la reale spiegazione di ciò che chiamiamo “contagio”. Il germe attiva, affretta o sollecita il processo di malattia in coloro che sono già tossemici. Ma per coloro che non lo sono, il contagio non funziona e non può verificarsi finché il corpo si mantiene puro, poiché è la contaminazione del sistema che prepara l’organismo per le “epidemie”, a causa della nostra incapacità di mantenere fluidi e tessuti corporei puliti e non inquinati.

Le vere cause e i veri fattori del “contagio”

In realtà il cosiddetto “contagio” non esiste, poiché gli unici agenti in grado di produrre malattie sono le abitudini nocive come l’abuso di alcool, caffè, sigarette, farmaci, cibi-spazzatura, cibi raffinati, scarsità di riposo, mancanza di esercizio e di luce solare, ecc.

Sono le abitudini di vita sbagliate che generano le malattie che vediamo diffuse tra la popolazione. Non c’è nessun “insetto che gira”: è ciò che facciamo al nostro corpo che distrugge le sue necessità sistemiche.

La “predisposizione” rivisitata

Il concetto di “contagio” è strettamente correlato a quello egualmente erroneo di “predisposizione”: si crede infatti che un’”epidemia” risulti “contagiosa” solo se l’individuo vi è “predisposto”. Questa affermazione medica è in realtà un’ammissione che non sono i germi a provocare le malattie. Se così fosse, chiunque venisse esposto ad essi si ammalerebbe della stessa malattia.

In realtà una persona “predisposta” è una persona che possiede un alto livello di tossicità dell’organismo, insieme alla vitalità sufficiente a condurre il processo di malattia/purificazione. Tali individui possono ammalarsi in qualsiasi momento, che vengano o no esposti al “contagio”.

Se individui sani riescono a conservare la loro salute anche nel bel mezzo di “malattie epidemiche”, risulta evidente che la teoria del contagio è sbagliata. La parte dell’organismo più sovraccarica di tossine è quella in cui si manifestano per primi i sintomi della malattia, ma l’effetto complessivo è sistemico, poiché tutti gli organi e le ghiandole del sistema subiscono danni a differenti livelli.

Quali sono le vere “epidemie”?

Inoltre, le malattie più comunemente diffuse non sono neppure contagiose. Oltre il 90% degli americani soffre di placche arteriose, ma questa non è considerata una malattia contagiosa (mentre l’AIDS, che viene considerato epidemico, interessa solo 1/10.000 della popolazione!!!). L’obesità è forse considerata contagiosa? Eppure affligge una persona su tre. E la costipazione? Affligge il 90% della nostra popolazione.

E i problemi alla vista, che affliggono due persone su tre, sono forse considerati contagiosi? Lo stesso si può dire delle patologie dentarie, della pressione sanguigna anomala, delle emicranie, dei problemi alla schiena, ecc., tutte patologie estremamente diffuse. Più di metà degli americani soffre di problemi cardiovascolari, ma sono forse considerati contagiosi? La malattia più temuta in assoluto è il cancro. E’ forse contagiosa? L’artrite colpisce più persone che non l’herpes. E’ forse contagiosa? E che dire dell’asma o dell’acne?

Prendiamo come esempio i raffreddori. Come mai i bambini prendono fino a otto raffreddori all’anno, mentre i genitori molti di meno? Come mai le persone che si trovano isolate negli osservatori al Polo Nord o Sud “si prendono” lo stesso il raffreddore durante la loro permanenza? Come mai negli anni 1965-67 i laboratori del National Institute of Health di Bethesda, nel Maryland, condussero sperimentazioni sulle influenze che non mostrarono alcuna prova che esse fossero dovute a contagio?

Ad alcuni volontari vennero iniettati ogni giorno i presunti “virus” dell’influenza, prelevati a coloro che ne soffrivano, ma nessuno di essi si ammalò. Ci furono più casi di influenza nel gruppo di controllo. Contemporaneamente, subito dopo la tradizionale Festa del Ringraziamento, il numero di ammalati in entrambi i gruppi ebbe un picco improvviso, come è lecito aspettarsi quando vengono consumati cibi e bevande eccessive durante una festività.

Anche le malattie veneree sono considerate contagiose. Ma in realtà i cosiddetti fattori di contagio (batteri) sono presenti in quanto effetto della malattia, senza esserne né la causa né il presupposto (il 20% di coloro che soffrono di malattie veneree non rivelano presenza né del gonococco né degli spirocheti che dovrebbero provocarla).

La Marina degli Stati Uniti condusse esperimenti in cui si evidenziava che le cosiddette “persone infette” non potevano infettare chi era definito “in salute”. In Giappone prostitute “infettate” hanno avuto relazioni sessuali con molti militari senza che nessuno di essi contraesse la malattia. Allo stesso modo molti individui presentano “infezioni” nella zona genitale senza mai aver avuto contatti con nessuno (ad esempio nei casi che riguardano i bambini). Il concetto di “contagio” è medicamente indimostrato, nonostante le apparenze del contrario.

Conclusione

Le cosiddette “malattie contagiose” come l’AIDS, le malattie veneree, il piede dell’atleta, non sono più contagiose di qualsiasi altra malattia. Ma ad alcuni interessi commerciali è utile che la gente creda che lo siano.

Fondamentalmente, l’accettazione della teoria del contagio presuppone l’accettazione della teoria dei germi come causa delle malattie: e cioè che specifici batteri o “virus” possano produrre i sintomi di malattie specifiche. Questa teoria è stata più volte dimostrata erronea in campo scientifico, e perfino Pasteur ammise la sua insostenibilità.

Nonostante ciò, la teoria dei germi e la teoria del contagio continuano ad essere propagandate dal moderno sistema medico, il cui prestigio, i cui profitti e il cui potere dipendono largamente dalla fiducia in questa assurda teoria.

In sostanza, la popolazione crede a ciò che l’establishment medico vuole che creda. La teoria del contagio serve a tenere alta la domanda di farmaci e di cure mediche e ospedaliere.

Se conducete una vita sana, probabilmente non vi ammalerete mai. Le malattie sono provocate solo da abitudini di vita improprie. Non dimenticate che solo le industrie mediche, ospedaliere e farmacologiche sostengono che la salute si possa recuperare somministrando farmaci velenosi. Questo è probabilmente uno dei più spaventosi semi delle malattie “contagiose”. In conclusione, se i germi hanno un qualche ruolo nel provocare malattie, esso non è un ruolo primario, ma solo secondario, in subordine a quei fattori che abbassano la nostra resistenza o mettono a rischio la nostra salute. Una vita sana è, in ogni caso, la migliore assicurazione contro qualsiasi malattia.

22 comments:

  1. Ma perché questo non va a farsi un giretto in Madagascar senza profilassi antimalarica?

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  2. Anzitutto, segnalo questo post a WeWee, sempre che non l'abbia gia' letto. Cosi', magari passano di qua anche gli altri frequentatori del suo forum (inclusi un paio di biologi) a farsi due risate amare.

    In secondo luogo, spero che il nostro System Failure legga questi commenti e possa rispondere ad un "paio" di obiezioni.

    In effetti, ha scritto una tale congerie di cavolate, che persino io, che sono un fisico e non un biologo, ho buon gioco a smontare parecchie delle sue affermazioni.

    Solo che sono talmente tante, che mi servirebbe un post persino piu' lungo di quello che ha scritto lui.

    Ne becco solo qualcuna a caso qua e la', tanto per dare l'idea.

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  3. meglio, perchè non va in africa alla prossima epidemia di ebola?
    tanto, il contagio non esiste...
    primo capo

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  4. Troppo lungo... logorroico...

    Riassuntino (a parte il fallimento di sistema?)

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  5. "...non sono mai stati osservati vivi!!

    I “virus vivi” sono sempre morti
    "

    Cominciamo a mischiare le carte?

    Se i virus siano da considerarsi veri e propri organismi viventi o meno e' in effetti argomento di dibattito. La tesi "non vita" ha parecchi sostenitori.

    Ma la proposizione di prima e' logicamente sbagliata: la dicotomia vivo / morto non e' valida per 2 motivi.

    1) Per essere morto, qualcosa deve essere stato vivo. Un sasso non e' morto. Semplicemente e' non vivo. Un virus, secondo un'interpretazione possibile, e' non vivo (proprio per i motivi correttamente esposti nell'articolo).

    2) L'idea stessa di dicotomia non e' applicabile: i virus suggeriscono la possibilita' di gradazioni continue e di complessita' crescente tra non vita e vita, aprendo interessanti prospettive sull'evoluzione. Se c'e' una gradazione, non puo' esservi dicotomia. (Attenzione, con questo argomento non sto suggerendo che i batteri si siano evoluti dai virus, anzi e' probabile il contrario. Dico solo che ci mostrano una forma di organizzazione intermedia, con alcune ma non tutte le caratteristiche della vita).

    La pagina di Wiki in inglese e' fatta piuttosto bene a questo riguardo, mentre l'equivalente italiana manca di parecchio materiale e non cita nemmeno mezza fonte.

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  6. "I mitocondri sono organismi viventi, uno dei molti diversi organelli (piccoli organi) presenti all’interno delle cellule del nostro corpo."

    Ma manco per idea.
    I mitocondri si pensa possano essersi evoluti a partire da batteri autonomi, dato che hanno praticamente la stessa struttura, incluso il DNA disposto ad anello invece che a doppia elica.

    Non sono organismi, in quanto non sono capaci di vita autonoma e non si riproducono al di fuori della cellula di cui fanno parte, per quanto mi risulta (biologi, dico cavolate?)

    In questo senso sono simili ai virus, ma le similitudini finiscono qui.

    Ancora, basta un giro su Wikipedia per informarsi meglio (e sto usando volutamente solo Wiki, con buona pace di Rado).

    Per rendersi conto che si tratta di cose profondamente diverse, basta guardarli: mitocondrio e virus.

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  7. "Chiunque abbia studiato citologia (struttura delle cellule) sa bene che la stragrande maggioranza delle forme di vita presenti all’interno della cellula è rappresentata dai mitocondri, i creatori della nostra energia."

    Chiunque abbia studiato citologia non scriverebbe mai una simile cavolata: la cellula e' l'unita' fondamentale degli organismi viventi, non contiene alcuna forma di vita in quanto tale.
    Con la possibile eccezione...

    Indovinato: dei virus.

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  8. " ... le cui dimensioni equivalgono a circa un miliardesimo di quelle della cellula... "

    In media un centesimo, ma YMMV. Vedi la prima pagina di Wiki che ho linkato.

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  9. "Pertanto, questa descrizione di un “virus” è virtualmente identica a quella di ciò che resta dei genomi dei mitocondri cellulari."

    Soltanto a parole.

    Cio' che resta di una cellula morta ("suicidatasi" per apoptosi, che e' il nome del processo descritto nell'articolo, e non distrutta da cause esterne) sono dei corpuscoli detti "blebs": qui qualche foto (cliccate sull'immagine per ingrandire).

    1) non somigliano manco di striscio alla foto postata prima di un virus (cercatene pure altre per confronto)

    2) hanno dimensioni paragonabili a quelle della cellua (1/10 - 1/4), altro che 1/100 o addirittura qualche millesimo come i virus!

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  10. Credo di aver dato un'idea del livello di accuratezza delle affermazioni contenute nell'articolo (di cui manco mezza documentata da qualche fonte che non sia il "i biologi dicono che...").

    Prima che mi finisca la batteria del portatile, ne approfitto per confutare ancora un paio di punti salienti dell'articolo.

    L'idea che i virus siano solo parti di una cellula morta, segnatamente i mitocondri.

    Se cosi' fosse,

    1) dovremmo trovare SEMPRE ed in TUTTE le cellule di un organismo (e di tutti gli organismi) il materiale genetico dei virus anche all'interno dei mitocondri.
    Cioe', il materiale che chiamiamo virale non dovrebbe essere altro che l'anello di dna dei mitocondri, spezzettato variamente.

    2) nei virus non ci dovrebbe essere mai materiale genetico estraneo a quello delle cellule della specie con cui viene trovato in associazione (i virus dell'influenza umana dovrebbero contenere solo pezzi di genoma di mitocondrio umano e non altro).

    Peccato che noi si disponga della mappatura genetica completa dei mitocondri di un sacco di specie animali (per esempio, l'uomo - e questo lo sanno anche i sassi, oramai: non c'e' bisogno di riferimento alla fonte) e di un sacco di virus (fonte)

    E peccato che i due non c'entrino una fava, per usare un francesismo.

    Abbiamo decodificato il genoma virale al punto di sapere cosa faccia e che proteine codifichi per parecchie specie di virus. E la tipica proteina virale, ad una cellula normale, non serve ad un tubo di niente.
    Per dire: cosa se ne fa un mitocondrio della proteina che induce il passaggio dal ciclo litico al ciclo lisogenico in un batteriofago?

    O della trascrittasi inversa (proteina fondamentale nel ciclo riproduttivo dei retrovirus)?

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  11. Altra obiezione.
    L'idea che nessuna malattia dipenda dal contagio virale.

    Anzi, che il contagio virale non esista e che il meccanismo che permette ad un virus di andare ad aggiungere il proprio patrimonio genetico a quello di una cellula ospite sia solo fantascienza.

    Allora com'e' che i virus geneticamente modificati (o addirittura i plasmidi, ancora piu' semplici di un virus) vengono usati routinariamente proprio nell'ingegneria genetica, per andare ad iniettare geni nuovi in batteri o cellule eucariote?

    Banalmente, com'e' che se in una cultura batterica aggiungo un virus batteriofago (UNO, uno singolo!), la cultura viene sterminata in poco tempo? Forse conducevano "una vita sana" prima dell'aggiunta ed improvvisamente si sono diffuse pessime abitudini alimentari in tutta la colonia subito dopo l'aggiunta?

    Ah, a proposito: "Le fotografie dei presunti virus che “si iniettano” all’interno della cellula mostrano in realtà la cellula che letteralmente inghiotte il virus o scoria proteinacea."

    Ma santa polenta!
    Mica tutte le cellule sanno fagocitare!

    Il processo che e' descritto nell'articolo vale per le amebe od i globuli bianchi, ad esempio, ma una cellula epiteliale di foglia di tabacco non ha la capacita' di fagocitare alcun che' (dato che e' rigida), eppure guardate questa foto qui!

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  12. @Terenzio il troll: non dici cavolate riguardo ai mitocondri, però una precisazione: i virus spesso e volentieri "inducono" una fagocitosi, interagendo con alcuni recettori. In realtà non è chiamata fagocitosi, ma endocitosi, quasi la stessa cosa, ma in effetti con la fagocitosi normalmente ci si riferisce all'atto "volontario" (le virgolette sono necessarie, perché la cellula non vuole un bel niente) dei macrofagi, mentre con l'endocitosi si indica l'assunzione di macromolecole o corpuscoli da parte di una cellula, si forma un endosoma (quello che dice il tipo, una specie di piccolo stomaco nella cellula) che in condizioni fisiologiche si fonde con il lisosoma e digerisce il tutto. Cosa che ovviamente non avviene con un'infezione virale, o se avviene causa un cambio nella struttura del virus che gli permette di uscire dall'endosoma. So bastardi quei cosi, sì.

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  13. Mi ricordo uno spettacolo (???) di Grillo dove in pratica parlava male delle vaccinazioni. Presentò un diagramma dove si vedeva la diminuzione dei casi di mortalità per... non ricordo esattamente che malattia, forse polio, dall'introduzione della vaccinazione. Bello.
    Poi ricordo che disse: però non fanno vedere la curva prima dell'introduzione della vaccinazione obbligatoria. E mostrò una curva che era già in netta discesa da prima.

    Una considerazione sul fatto che già prima esisteva il vaccino, ma che NON era obbligatorio, possibile merito della diminuzione? Ovviamente no.
    Come neppure nessun commento sul fatto che magari la medicina prima dell'obbligo di vaccinazione avesse migliorato le cure, contribuendo alla diminuzione dei morti...

    Bel modo di fare spettacolo....

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  14. Mi sfugge la storia dei batteri che vuol dire:I medici credono di curare? Gli antibiotici è vero non fan distinzioni e uccidono anche i germi buoni o che non fanno danno ma meglio un pò di diarrea che crepare per una meningite batterica.
    Tranne al Doc fallito lui non gli servono.

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  15. @System Failure

    Mi dispiace, non riesco in questi casi ad essere Politically Correct, quindi ti auguro con tutto il cuore di infettarti con quei virus che sostieni non esistere.

    @Claudio
    A Grillo non gli importa niente di quello che dice, siccome come comico non se lo filavano piu', ha scoperto che essere "contro" tira, e fa fare un sacco di soldi, quindi qualsiasi cavolata va bene, basta che la gente paghi per i suoi spettacoli, libri, dvd ecc.
    e questo lo rende molto peggiore della gente che (a volte giustamente) critica.

    Umby

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  16. @System Failure
    Aggiungo una cosa, le mie figlie hanno potuto evitare di vaccinarsi contro il vaiolo perche la mia generazione e quelle precedenti sono state vaccinate obbligatoriamente!

    Ma che strano, le Cattive Multinazionali Farmaceutiche non hanno condizionato i Cattivi Governi e le cattive Organizzazioni Mondiali per la Sanita' per continuare a vendere i loro Cattivi e Mortali Vaccini?

    La gente dovrebbe imparare a ragionare con la propria testa e non accettare qualsiasi cavolata che fa tendenza.

    Umby

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  17. Edit: mi e' scappato per ben due volte "cultura" -> "coltura".

    Ma forse e' un lapsus freudiano: certi batteri sono molto piu' colti di alcuni personaggi...

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  18. Aggiungo una fonte per una affermazione non circostanziata di una mia affermazione.

    "Banalmente, com'e' che se in una cultura batterica aggiungo un virus batteriofago (UNO, uno singolo!), la cultura viene sterminata in poco tempo?"

    Tanto per dire: e' un problema enorme nei laboratori che hanno bisogno di fare colture batteriche (ad esempio, gli ospedali). Guardate qua quanta pena si danno per evitare un fenomeno che non esiste!

    Ora mi piacerebbe se System Failure (od anche Freda, se e' per questo) siano in grado di postare la fonte per almeno una delle affermazioni che hanno fatto, ad esempio: "Come mai negli anni 1965-67 i laboratori del National Institute of Health di Bethesda, nel Maryland, condussero sperimentazioni sulle influenze che non mostrarono alcuna prova che esse fossero dovute a contagio?"

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  19. Tu Terenzio non mi vuoi bene, sono giunto a questa conclusione.

    Vuoi "smontare" un papello di queste dimensioni dove trovare un'affermazione corretta è un'impresa?
    Se ci sono punti poco chiari fatelo presente...ma ce ne vuole di fantasia per scrivere un insieme di sciocchezze come queste.

    Intanto: chi ha scritto l'articolo potrebbe vincere il prossimo Nobel. Vada in Uganda, dorma tre giorni con un infetto di Ebola e poi torni. Se non viene contagiato ha dimostrato che i contagi non esistono.

    Bello poi parlare di "organismi viventi" all'interno delle cellule, magari giocano a basket o mangiano pop-corn.
    Ragazzi, sinceramente, che squallore.

    Torno nella mia cellula a dormire un po'.

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  20. Chissa' perche' mi ricorda quel personaggio dei Promessi Sposi, don Ferrante.

    Auguro di tutto Quore a freda e al fallito sistematico di non fare la stessa fine.

    Saluti
    Michele

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