Friday, May 21, 2010

Affioramento

http://zret.blogspot.com/2010/05/affioramento.html

Affioramento

In un bellissimo racconto, Guy de Maupassant, svolge un preambolo dove indugia sulla musica, meravigliandosi di come le vibrazioni nell'etere possano generare delle note che suscitano emozioni ineffabili, risvegliano ricordi, dipingono sogni. Il narratore francese tenta di afferrare quegli istanti prodigiosi in cui il silenzio si anima in una melopea, prova a catturare l'attimo che vede la musica liquefarsi nel sentimento. La mirabile riflessione di Maupassant è un'avventura ai confini di ciò che non può essere espresso.

Lo stupore empie l'animo dell'artista che, al cospetto della creazione, avverte il brivido dell'assoluto. E' lo stesso stupore (thaumatos) da cui sgorga la filosofia, non sterile esercizio di pensiero, ma compagna dell'esistenza. Così, infinita è l'ammirazione di fronte all'universo, libro scritto in caratteri ermetici, di fronte alla natura con le sue sbalorditive invenzioni. Ci chiediamo non solo come dal
nulla sia potuto emergere il tutto, ma pure donde scaturiscano la vita, la coscienza.

Contempliamo un ciottolo: le venature sono le onde di un oceano grigio, pietrificato, ma anche le linee fluttuanti di un'energia condensata. Di fronte al miracolo di un sasso levigato dalla risacca, quale sarà la meraviglia davanti agli esseri viventi! Qual è il confine tra inorganico ed organico? Invano compulseremo manuali di biologia con le loro spiegazioni tanto complicate quanto semplicistiche. Si è che la vita pare affiorare all'improvviso nelle forme più diverse, sbocciare come un astro nel buio della notte.

Se osserviamo i platani che costeggiano i viali cittadini, in primavera vediamo i rami punteggiati di gemme e di piccole foglie: quale misterioso anelito si spande negli alberi per adornarli di fronde verdeggianti?

Spesso innocenti bambini schiacciano le formiche o le bruciano con una lente per un crudele divertimento: è una puerile barbarie che ignora quanto complesso sia un umile insetto. Chi di noi sarebbe in grado di creare un congegno semovente che imitasse una formica? E' vero: oggi gli scienziati riescono a congegnare
automi ed androidi, ma queste mirabilia, risultato di tentativi durati secoli, sono sempre la pallida imitazione degli organismi. E' un po' quello che avviene per la realtà virtuale (dispiace che persino un autore acuto e sensibile come Elemire Zolla si sia lasciato incantare da questa sirena di plastica): è perfetta nella sua algida bellezza, ma, anche quando riceve una fleboclisi di profumi e sensazioni tattili, ci accorgiamo che manca sempre qualcosa. Le mancano il sangue, i nervi, il calore, l'anima.

Ecco il mot clef, “anima” che non è un concetto, ma la fiamma che splende e consuma. Così alla nostra
società cieca si addice più di ogni altro il vocabolo di "disanimata" e molti uomini che si ammassano nelle metropoli sono soltanto involucri, mentre l'anima freme in un filo d'erba soffocato dal cemento, in un'ombra diluita nel crepuscolo, persino nel fiore di seta in un'ampolla.

Tornare alla terra, al tatto...: il mondo tecnologico può offrire solo succedanei della vita. Può elargire il cinema tridimensionale a chi percepisce solo la superficie. Riscoprire il piacere di sfiorare la pagina di un libro, ascoltare lo sfrigolio del lapis sulla carta, come murmure di fuoco che sta per estinguersi. Tornare ad interrogare e ad interrogarsi, scoprire inusitate correlazioni, congiungerle con fili invisibili.

All'improvviso sulla calma superficie di un lago si sprigiona un'eco in cerchi di vento.



No comments:

Post a Comment