Wednesday, October 20, 2010

Telefon

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Telefon

"Telefon" è una pellicola statunitense del 1977, per la regia di Don Siegel. Tra gli interpreti figurano Charles Bronson, Lee Remick, Donald Pleasence, Alan Badel, Patrick Magee, Tyne Daly. Paolo Mereghetti recensisce il film: "Una scheggia impazzita del KGB (Charles Bronson) mette in azione alcuni agenti di stanza negli Stati Uniti, addestrati solo a livello inconscio. Tratto dal romanzo di Walter Wager e sceneggiato con abilità da Stirling Silliphant e dal futuro regista Peter Hyams, 'Telefon' è una spy story originale e ben diretta, che mantiene la tensione altissima fino all'ultima scena. Tra gli attori, meglio il mefistofelico Pleasence del legnoso Bronson."

L'intreccio del film, collocato nella temperie della cosiddetta "Guerra fredda", sviluppa i tòpoi della storia spionistica, introducendo il tema dell'ipnosi usata come strumento di controllo mentale: infatti negli Stati Uniti cinquantuno agenti sotto copertura ed "assopiti" sono destati, attraverso messaggi telefonici contenenti i versi del poeta Robert Frost, da un anziano esponente del KGB, contrario alla distensione tra le due superpotenze.

Se sfrondiamo l'opera cinematografica dal frusto e, in buona misura, fittizio, agone tra "buoni e cattivi", "Telefon" si può apprezzare, oltre che per l'atmosfera di angosciosa fatalità, per il riferimento al condizionamento subliminale, attuato con comandi post-ipnotici. E' un motivo quanto mai scottante: i Sovietici furono i primi a compiere esperimenti nel campo dei poteri psichici e ad usarli in operazioni segrete, ma gli Statunitensi non hanno nulla da invidiare. Si pensi al diabolico programma MK Ultra ed a tutte le sue filiazioni.

Non si sbaglia di molto, se si considera il mondo odierno una sorta di gigantesco laboratorio per il dominio delle coscienze e di quanto si situa oltre la labile soglia dell'io. Si impiegano – con successo - i mezzi più disparati per soggiogare l'umanità e tenerla in uno stato di perenne torpore.

Don Siegel, il regista statunitense noto soprattutto per il classico della fantascienza, “L'invasione degli ultracorpi” (1956), esprime "crudezza stilistica e scetticismo morale" in una pellicola secca ed ellittica. Come in altre sue produzioni, Siegel evoca implacabili scenari per esibire tutta la falsità di un epilogo consolatorio.


Fonti:

P. Mereghetti, Il dizionario, dei film, 2000, s.v. Telefon
Enciclopedia del cinema, a cura di G. Canova, Milano, 2002, s.v. Siegel




1 comment:

  1. Zretino è pedissequo a riportare fonti serie, per le cazzate.

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