Wednesday, November 17, 2010

Arido vetro

http://zret.blogspot.com/2010/11/arido-vetro.html

Arido vetro

La tela della finestra inquadra un paesaggio di crinali digradanti in trasparenze indefinite. Simili ad onde glauche, i colli si inseguono fino all’orizzonte. Un freddo vetro ci divide dal mondo dove l’ombra ovale dei pini e le linee del silenzio muoiono nell’ombra vasta del crepuscolo. Un arido vetro ci separa dalla vita là dove si favoleggia di oceani avventurosi e di lontanissime, obliose beatitudini.

Sul filo del mare un dardo di fuoco brucia le ultime illusioni.




3 comments:

  1. Il miglior commento a quest'accozzaglia di vaccate d'o professò cogliò (che spudoratamente scopiazza lo stile degli ermetici italiani, ovviamente senza raggiungerne nemmeno un millesimo della quota delle loro vette poetiche - cfr. "Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera." dell'enorme Quasimodo) sono le minchiate di questi due analfabeti:

    ANGELO CICCARELLA ha detto...

    Maya è il gioco degli dèi. Feroce, spesso, curiosa anche, di rado gioiosa. Ma la vita ci propone vie di passaggio. Per pochi? Non ne sono sicuro. Si vede ciò che si è.
    Grazie Zret per i tuoi spunti preziosi.
    mercoledì, novembre 17, 2010 6:04:00 PM

    wlady ha detto...

    Cordialissimo Zret ti lascio questa mia poesia del 2007:

    30 aprile 2007
    "Tra cielo e mare"

    ... quando credi di aver toccato terra, ti ritrovi ancora tra cielo e mare,

    un vagare senza meta, tra onde increspate e mari all'apparenza calmi, tra nubi e cieli sereni

    che all'improvviso diventano tempestosi, e la "terra" un sogno addivenire, ed intanto vaghi senza meta

    nemmeno le sirene nascoste nel mare riescono ad ammaliarti con i loro canti, nemmeno uno scoglio

    si vede all'orizzonte e vaghi senza meta, ed eolo il dio dei venti liberato da quell'otre millenaria, ti confonde

    in un vortice di pensieri, perso ... tra cielo e mare continuando a vagare, anelando di naufragare

    in quell'isola che non c'è, quella Itaca tanto lontana ma così vicina da poterla toccare,

    che bello sarebbe naufragare ... e non più vagare tra cielo e mare.

    wlady
    mercoledì, novembre 17, 2010 6:39:00 PM


    Vabbè, Ciccarella è definito dal suo cognome e dalla sua pochezza, l'altro non sa che "otre" è maschile e tenta di copiare Leopardi...

    Uno capisce perché 'o professò cogliò è così bilioso nei confronti di veri intellettuali e persone di cultura, non foss'altro che per l'enorme differenza di "pubblico" e la scarsezza dei suoi mezzi letterari, persino quando copia (cioè quasi sempre).

    ilpeyote ma curatevi clown che non siete altro

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  2. Un arido vetro ci separa dalla vita là dove si favoleggia di oceani avventurosi e di lontanissime, obliose beatitudini.

    Allora apri 'sto cazzo di finestra e vai.
    E non rompere più il belino con i tuoi vittimismi inconcludenti.

    mc

    ps. chi fa "sottili ragionamenti" sulle pretese immaginarie "innocue velature" nel cielo, basandosi sul fatto che non esisterebbero "velature pericolose", si degnerebbe di spiegare perché non dice nulla (almeno finora) sull'"arido vetro" visto che mai si è sentito di un umido / fertile / bagnato / irriguo / verdeggiante / ubertoso / ecc. vetro?

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