Sunday, December 19, 2010

Grondaie ostruite

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Grondaie ostruite

Che cosa accomuna credenze tanto diverse tra loro: la fede nella rinascita, nella resurrezione e nella sopravvivenza dopo la morte? La proiezione del presente nel futuro. E’ una forma di alienazione: dacché il bene latita in questo mondo, deve esistere una prospettiva in un altro spazio, in un altro tempo.

La dottrina della metempsicosi o, meglio, della metensomatosi, come di solito è intesa, è verosimilmente un radicale travisamento di un’idea originaria. Le inconseguenze della metempsicosi non hanno impedito che tale opinione si diffondesse in modo straordinario, con tutte le idee inerenti, anch’esse sovente volgarizzate, di karma, samsara, nirvana

Circa la fede nella resurrezione della carne ci erudiscono gli storici delle religioni, ricordandone la probabile scaturigine persiano-mazdea. Si infiltrò poi in alcuni correnti ebraiche, nel Cristianesimo e nell’Islam. Non sarà certo il soma imperfetto a risorgere, bensì il corpo glorioso, incorruttibile animato dal soffio divino.

Promette Paolo: “Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché, se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno, però, nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato ed ogni potestà e potenza. Bisogna, infatti, che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte”. (1 Corinzi 15,20-26)

Il concetto di una sopravvivenza dopo il decesso è, pur nelle diverse accezioni, l’idea di un quid che, compiutosi il trapasso individuale, séguita ad esistere in un’altra realtà. Confortata da una tradizione molto antica e lambita da tenaci studi sulle “near death experiences”, la fede nella sopravvivenza dell’anima pare connaturata nell’uomo, in quanto essere senziente e sofferente, malgrado i proclami nichilisti di scienziati atei e di algidi agnostici.

Come fosse un filosofo, anche l’uomo comune è talvolta accecato dall’idea della morte e se, a differenza di Albert Camus non crede sia necessario dedicare ogni riflessione al suicidio, lo sfiora la sensazione che il gioco, sollazzevole o feroce che sia, debba un giorno finire.

Così, svalutato l’adesso, premuto dal macigno di un’esistenza torturante, gli uomini si pascono di queste amare ed avare speranze, consci che escluso il male, va, anzi andrà tutto bene. Come grondaie ostruite, attendono la pioggia celeste. Bisogna solo saper aspettare: intanto, mentre rimaniamo qui, incollati a ricordi dolorosi o crocifissi all’assurdo, alcuni savants non si peritano di spiegare il Male. Costoro, sempre pronti ad illustrare le loro grandiose teodicee, sono gli stessi che dal Male sono stati al massimo fugacemente sfiorati. Si sa: “Siamo tutti capaci a sopportare le sofferenze altrui” (W. Shakespeare)[1]. Molti non solo le sopportano: ne comprendono i più reconditi significati e risalgono alla loro origine.

Le spiegazioni per ogni malattia, guerra, tragedia, incidente, iniquità… sono lì, già belle e confezionate. L’industria delle risoluzioni non ha nulla da invidiare al mercato dei cellulari.

La porta della felicità è innanzi a noi, ma è sprangata. Tuttavia “domani è un altro giorno” e, chissà perché, si pensa che il futuro sarà migliore.

In questo modo la vita si protende, fidente e malcerta, sull’abisso dell’avvenire, del quale non si sa nulla, ma da cui tutto si spera.

[1] Su William Shakespeare, il cui vero nome fu quasi certamente Guglielmo Crollalanza, si legga l’articolo del Professor Francesco Lamendola, Quel grande punto interrogativo di nome William Shakespeare, 2010



7 comments:

  1. Su William Shakespeare, il cui vero nome fu quasi certamente Guglielmo Crollalanza, si legga l’articolo del Professor Francesco Lamendola, Quel grande punto interrogativo di nome William Shakespeare, 2010

    Imbecille, di ostruito c'è solo il tuo cervello, professò cogliò.

    Carino, poi, che una tua "fonte" sia il sig. Lamendola, invito gli stomaci forti antifascisti a leggere qualche sua vaccata partendo da qui http://tinyurl.com/2wk8h9f sito di un'associazione che fa riferimento al fascista Evola.

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  2. Mi appare sempre più evidente come questo infelice parli della sua vita come se fosse la regola, analizzandola, descrivendola e traendo conclusioni definitive che dovrebbero valere per tutti gli esseri umani, stretti secondo lui dalle sue stesse catene.
    Ci vedo, in ultima analisi, un bel po' di megalomania e i sintomi di una profonda ed inguaribile, misconosciuta depressione.
    Forse un po' più di umiltà e di realismo potrebbero giovargli.

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  3. Margotti, lo dico per esperienza diretta: cercare di portare su un piano di realtà certi personaggi tipo 'o comandante clusò (affetto probabilmente da disturbo narcisistico di personalità - INCURABILE) o 'o professò cogliò (affetto probabilmente da disturbo schizotipico di personalità - INCURABILE anch'esso) è praticamente un'impresa impossibile.

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  4. Che palle zret...e poi la persiano-mazdea é 1.600cc oppure hanno fatto solo la versione da 1.300cc con 12valvole?
    :)

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  5. Scusate ma oggi ho la stupidera. Algidi agnostici c'e' anche alla vaniglia?
    :)

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  6. Diamine TdM, da ignorante completo ho dato un'occhiata su Wikipedia e la descrizione del disturbo schizotipico di personalità sembra basato sul profilo del Professò...

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  7. @ la tigre della malora

    ... il signore sì che se ne intende!

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