Thursday, December 9, 2010

X TIMES N. 26 DAL 7 DICEMBRE IN EDICOLA

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X TIMES N. 26 DAL 7 DICEMBRE IN EDICOLA

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EDITORIALE

Un libro cambia la vita

Alcuni eventi possono cambiare la vita. Da amante dei libri quale sono, non mi stupisce che a farlo, nel mio caso, sia stata la lettura di un saggio. In verità le tematiche “misteriche” mi affascinano sin da quando ero piccola ma, cresciuta in una famiglia profondamente scettica, istruita come gran parte di noi da un sistema scolastico totalmente ottuso, ero riuscita ad addormentare questo interesse. Ricordo ancora con emozione il giorno in cui, alle elementari, una supplente - venuta una volta e vista mai più - tenne una lezione sul mistero dell’Isola di Pasqua. Fu amore a prima vista. Il mistero dei Moai mi entrò nella mente, e mise le sue radici, subdolamente. Esisteva qualcosa a cui nessuno riusciva a dare una risposta. Il giorno seguente chiesi alla maestra di approfondire l’argomento in classe ma lei, che pure era una donna colta e intelligente, mi liquidò con una smorfia. Tuttavia, il primo amore non si scorda mai. Passata l’infanzia, in cui sbirciavo testi di ufologia in libreria, che mio padre rifiutava di comprarmi, pian piano cominciai a focalizzare altrove i miei interessi: c’erano la letteratura, il cinema, la musica, le giornate con gli amici. Il cassetto delle cose “proibite” era ben chiuso e forse sarebbe rimasto tale se un giorno un collega dell’associazione dove prestavo volontariato non mi avesse detto che stava leggendo un libro incredibile, “Il Pianeta degli Dei”, di Zecharia Sitchin. Fu come se mi avesse dato uno schiaffo. “Leggi questi libri?” gli domandai. “Sono interessantissimi, vedrai, leggi questo”, mi rispose, liberandomi da un peso enorme: il senso di colpa. Se lo faceva lui, potevo farlo anch’io. Così lessi quel libro, che Dante potrebbe definire “galeotto”, e la mia vita cambiò. Aprii finalmente il cassetto proibito, dove avevo cercato di insabbiare la sensazione che mi accompagnava da molto tempo, ovvero che qualcosa, non si sa bene cosa, non tornasse. Non era follia, come qualche scettico probabilmente starà pensando, ma il dubbio, innato, che “la realtà non fosse tutta qui”. Dopo “Il Pianeta degli Dei”, lessi tutto o quasi ciò che c’era in commercio di ufologia e archeologia misteriosa, andai ai primi convegni, conobbi molte persone con i miei stessi interrogativi e magari qualcuno in più. Così quando Pablo Ayo mi telefonò, verso la fine di Ottobre scorso, per dirmi che era appena stata comunicata la notizia della morte di Sitchin, rimasi gelata e stupefatta. Sitchin si è spento a 90 anni, e ciononostante la sua scomparsa è sembrata a me, e a molti altri, una cosa impossibile. Come fa brillantemente notare Pablo nel suo articolo su questo numero, Sitchin era una figura ormai assimilata nell’immaginario comune, da sembrare eterna. A suo modo era una leggenda vivente, un gigante perché, anche se le sue teorie, com’è normale, non erano e non sono abbracciate da tutti, o da tutti completamente accettate, ha cambiato il modo di pensare la paleoastronautica. Inoltre, è riuscito, con i suoi libri, a entrare nelle case di lettori non per forza appassionati di ufologia, vendendo milioni di copie. Prima di andarsene, ha lanciato l’ultima sfida al mondo accademico: far analizzare il DNA della mummia che proverebbe o confuterebbe definitivamente la veridicità delle sue teorie. Se nessuno raccoglierà la sfida, a mio parere, Sitchin andrà considerato, almeno moralmente, vincitore su un establishment culturale che non lo ha mai ufficialmente riconosciuto.

Lavinia Pallotta

Sommario

Pagg. 6-9: Reports dal Mondo, a cura della Redazione

Pagg. 10-11: “L’Espediente Sitchin”, di Roman de la Rose

Pagg. 12-17: “UFO Crash a San Antonio”, di Paola Harris – seconda parte

Continua l’intervista a Reme Baca e José Padilla


Pagg. 18-22: “Un manufatto venuto dal cielo”, di Maurizio Baiata

Incontriamo Reme Baca, l’uomo che vide gli esseri caduti a San Antonio nell’Agosto 1945

Pagg. 24-28: “Gli Horus”, di Federico Bellini

Dal nostro antico passato al drammatico presente, l’interferenza di una specie aliena molto particolare, il suo aspetto, la sua storia

Pagg. 32-37: “Ibridi e stato di polizia globale”, di James Bartley – seconda parte

Ricerche sulle interferenze aliene testimoniano la creazione di esseri ibridi di diverso tipo, spesso di aspetto umano, infiltrati nella società a tutti i livelli

Pagg. 38-41: “Un taxi per le stelle”, di Pablo Ayo

La morte di Zecharia Sitchin ha gettato in costernazione migliaia di suoi lettori. Tuttavia, il sumerologo azero continua a vivere in quello che ci ha lasciato in eredità: nei suoi numerosi scritti, nei suoi studi sugli antichi visitatori e soprattutto nella ricerca del misterioso decimo pianeta, Nibiru

Pagg. 42-44: “La più grande storia dopo la creazione”, di Pino Morelli

Il fenomeno UFO nelle indagini e riflessioni di un giornalista americano, fra meraviglia, paura e cover up governativo

Pagg. 46-51: “Mi chiamo Zret e vengo da Norca", di Umberto Visani

L’incontro tra Albert Coe e un giovane di presunte origini extraterrestri, nei primi anni ‘20, le sue rivelazioni, le possibili interpretazioni di una storia alle origini del contattismo

Pagg. 52-55: Un libro per Natale, a cura della Redazione

Pagg. 56-61: “L’Isola del Gigante Dormiente”, di Gianluca Rampini

Portorico, zona calda di avvitamenti, fenomeni misteriosi e sospette attività militari

Pagg. 62-64: “Le Relazioni Pericolose”, di Luigi Bova

Alcune razze aliene sembrano manipolare la vita professionale e sentimentale degli addotti, creando ad arte rapporti che poi si frantumano, una volta che le entità hanno raggiunto i loro scopi, o viceversa, interrompendo unioni pericolose per i loro progetti

Pagg. 66-69: “Passaggio al digitale, aumento delle interferenze aliene?”, di Roberto Cavallo e Gianpaolo Saccomano

Pagg. 70-74: “Creatori di schiavi”, di Biagio Russo

L’origine del genere umano e della nostra civiltà in un’opera che unisce lo studio filologico a quello storico ed etimologico di testi antichi e nuove teorie

Pagg. 78-81: X Media Times, a cura di Pino Morelli

15:52 Scritto da : xtimes

1 comment:

  1. “Mi chiamo Zret e vengo da Norca"
    Ma guarda..Ho sempre pensato che il professore fosse un alienato non un alieno.

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