Monday, January 10, 2011

Appunti sull'Idealismo di ieri e di oggi (terza parte)

http://zret.blogspot.com/2011/01/appunti-sullidealismo-di-ieri-e-di-oggi.html

Appunti sull'Idealismo di ieri e di oggi (terza parte)

Leggi qui la seconda parte.

L’esperimento di Libet rischia di causare il crollo delle concezioni idealiste e neo-idealiste. Benjamin Libet è stato un fisiologo noto segnatamente per aver ideato un test in cui si voleva osservare la relazione tra azione pre-cosciente e decisione volontaria. I risultati ottenuti dal suo esperimento sembrerebbero dimostrare che il libero arbitrio non esiste.

Infatti colui che monitora il nostro cervello attraverso un sistema a scansione è in grado di sapere prima di noi ciò che noi decideremo circa mezzo secondo dopo, perché qualcuno o qualcosa, là tra i meandri dei neuroni appartenenti all’encefalo, sembra averlo pre-stabilito. Stando ai risultati di tale esperienza, l’uomo può solo decidere ciò che è già stato deciso da un quid che agisce prima che si esplichi la volizione.

E’ ovvio che l’esperimento di Libet non ha carattere conclusivo: è solo un piccolo contributo nello sforzo di lumeggiare una questione assai ostica e che si può riassumere nel dualismo tra libertà e predestinazione, tema che tanto assillò intere generazioni di teologi e di filosofi tesi a cercare di conciliare l’inconciliabile: la Provvidenza e la responsabilità umana, la “fortuna” e la “virtù” (Machiavelli), magari attribuendo in modo del tutto soggettivo delle percentuali di forza all’una o all’altra. Fortuna 50 per cento, virtù idem oppure fortuna 30 e virtù 70… Ognuno si inventa la sua percentuale, secondo il capriccio del momento: l’importante è assegnare al destino le sventure e le sconfitte, alle proprie decisioni i successi e la prosperità. Una visione molto profonda ed obiettiva!

L’uomo rinuncerebbe alla felicità, ma mai al convincimento di essere faber fortunae suae (Appio Claudio Cieco), artefice della propria sorte. Questa cieca fiducia, distintiva soprattutto della cultura occidentale, è alla base della fede dei “nuovi credenti”: non solo la libertà ci consente di operare delle scelte, ma essa si rafforza a tal punto da plasmare, almeno in una certa misura, la realtà. Anzi, la realtà stessa si assottiglia, si svuota per diventare un contenitore dell’io.

Si ripete così che siamo co-creatori: il pensiero umano contribuisce a determinare lo sviluppo degli eventi, a modellare le sembianze del flusso fenomenico. Come ciò avvenga, non è molto chiaro, ma di solito ci si appella al potere dell’intenzione, alla focalizzazione sull’obiettivo, alla legge dell’attrazione: sono tutti concetti di notevole complessità filosofica che, nei libri di improvvisati guru e di scalcinati, ma scaltri maestri, diventano formulette da applicare nella pausa post-prandium.

Purtroppo tutti questi concetti, depauperati e sovente strumentalizzati a fini commerciali, non sono indagati nelle loro valenze filosofiche. Per di più sono mischiati con ingredienti di “darwinismo cosmico e psicologico” che riassumerei nel modo seguente: l’universo duale è emanato da una Coscienza che per acquisire coscienza di sé (?) (o Conoscenza?) deve evolvere. Per evolvere è necessario che sia posto un ostacolo (il Male o qualcosa di affine: qui si nota una somiglianza con l’Idealismo di Fichte che concepiva il Non-Io, la natura come impedimento situato dall’Io, per affermare sé stesso e la sua libertà). Gli uomini sono parte della Coscienza e, attraverso esperienze oppositive diluite in diverse vite, alla fine acquisiranno la piena coscienza e la conoscenza superiore. Siamo dei. Se non lo siamo, lo diventeremo.



1 comment:

  1. Zret, forse noi diventeremo dei, tu diventerai solo un pezzo di sterco.
    Vero che non ci sarebbero cambiamenti in te, merda lo sei già

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