Tuesday, February 22, 2011

San Remo 2011, indottrinamento mediatico sull'unità d'Italia e non solo

http://scienzamarcia.blogspot.com/2011/02/san-remo-2011-indottrinamento-mediatico.html

San Remo 2011, indottrinamento mediatico sull'unità d'Italia e non solo


Questo festival di San Remo del 2011 è stato davvero nauseante, e non dico per le canzoni, alcune delle quali sono state persino interpretate da voci abbastanza valide e supportate dalla musica di un'orchestra di tutto rispetto (certo non era un concerto di musica classica, ma nessuno pretendeva questo).

La cosa nauseante è stata vedere un indottrinamento a 360 gradi su questioni quali l'inquinamento, lo sfruttamento delle popolazioni africane (i comportamenti illegali e criminali delle multinazionali trasformati in comportamento rispettoso delle popolazioni locali), l'unità d'Italia (trasformata nelle parole di Benigni da annessione sabauda a gloriosa epopea di libertà), l'inno di Mameli (di cui Benigni avrebbe spiegato il vero significato, dice qualcuno, peccato che ha tralasciato le valenze massoniche del del testo di quell'inno).

Ma andiamo con ordine ed iniziamo dalla sponsorizzazione del festival di San Remo da parte dell'Eni, che evidentemente ha pagato dei bei soldoni per far si che il festival fosse intramezzato da una lunga performance pubblicitaria del conduttore del Festival (Morandi). In questa lunga adulazione pubblicitaria si parla tanto bene di quello che fa l'Eni quando lavora nei paesi esteri, del rispetto per la gente locale ... insomma sembra proprio di ascoltare una bella favola, ma la realtà è molto diversa, ed è una realtà fatta di oleodotti che perdono continuamente petrolio e avvelenano l'ambiente, l'acqua, il cibo della popolazione indigena, fatta di gas flaring, ovvero della pratica (illegale) di bruciare alcuni gas che provengono dalle zone di estrazione del petrolio, una pratica di fumigazione e avvelenamento della povera gente che già beve acqua al petrolio e mangia pesce al petrolio (dato che non può permettersi altro), sviluppando di conseguenza tutta una serie di malattie che non si erano mai viste prima dell'inizio delle attività di estrazione del petrolio.



Insomma una storia orrida, e che da sola potrebbe servire a convincere la gente come sia normale, orrendamente normale che i governi concorrano quotidianamente all'avvelenamento delle popolazioni da essi governate, un esempio che dovrebbe fare riflettere la gente che non vuole, che non riesce a credere all'esistenza delle scie chimiche.

I video qui sotto raccontano tutto questo in maniera molto dettagliata (se non avete il tempo di guardare i due video potete guardarne uno più breve che riassume egregiamente la questione). Ulteriori approfondimenti sono disponibili su un articolo dal titolo esplicativo pubblicato sul sito quinews: Eni - etica di stato gli affari sono affari (alcuni stralci significativi dell'articolo sono riportati in appendice).

Primo video.




Secondo video



A questo punto cosa possiamo aspettarci quando una serata del festival della canzone viene dedicata alla ricorrenza dell'unità d'Italia con la partecipazione di Benigni? Quattro risate, direte voi, e sicuramente lui è bravo nel suo settore, è un comico di talento, ma nello show business vai avanti non solo se hai talento, ma se obbedisci a delle regole, ovvero se nei tuoi spettacoli, nella tua musica, nei tuoi concerti (magari anche tramite messaggi subliminali) acconsenti a veicolare i messaggi che il potere vuole che vengano trasmessi. E se ti rifiuti e ti ribelli possono pure ucciderti.

A questo punto se qualcuno non ha ancora letto come Saviano abbia reinventato la storia d'Italia in un programma prodotto da un'azienda di Silvio Berlusconi, credo sia meglio che si legga l'articolo appena citato, magari assieme a quello sulla cosiddetta unità d'Italia, che in realtà fu un'annessione, a volte sanguinosissima (vedi le stragi del primo conflitto mondiale) al regno sabaudo, annessione per altro condotto sotto l'egida della massoneria (Cavour, Mazzini, Garibaldi erano "casualmente" tutti massoni).

Vedere quindi Benigni che sventola il tricolore e dice viva l'Italia, tra una battuta e l'altra sul "cavaliere Berlusconi" (battute finalizzate a concorrere ad un progetto dai sinistri risvolti, come descritto nel precedente articolo), che ricorda le grandezze del passato italiano, che canta l'inno massonico di Mameli, è poco più che un bis di quanto fatto da Saviano poco tempo prima (nel corso di una trasmissione che, guarda casa, ha visto anche Benigni come ospite).

Certo, Benigni fa ridere, è un comico di talento, ma per chi è pienamente cosciente del vero significato di certe performance le risate sono amare. E quando lo sentiamo cantare (con)fratelli d'Italia ci viene anche un po' di disgusto. Gli inni nazionali sono nutrimento per il nazionalismo, ed il nazionalismo è lo strumento psicologico utilizzato da chi vuole fare propaganda alla guerra; quando lo stato si prepara a far la guerra si fa chiamare patria, diceva un famoso commediografo.

Ed ecco due righe sull'inno d'Italia tratte dal sito radiomarconi:

L'inno "Fratelli d'Italia" o " INNO DI MAMELI" è diventato dopo il 1946 l' "inno nazionale", anche se nessuno (fino ad oggi) lo ha reso tale con un decreto.


L'inno essendo "repubblicano" ("fratelli" è appunto in nome che si danno tra di loro i massoni), nell'intero periodo Sabaudo (compreso quello fascista) fu ovviamente mai eseguito.


"Con la proclamazione della Repubblica nel 1946, il 12 ottobre dello stesso anno, in vista dell'imminente giuramento delle Nuove Forze Armate (in programma per il IV novembre) il Governo De Gasperi su proposta del Ministro della Guerra (!) il massone repubblicano Cipriano Facchinetti, propose di adottare come "inno militare" "Fratelli d'Italia".

Qui sotto la prima parte della performance di Benigni, giudicate con la vostra mente adesso che avete letto le mie parole.


E qui sotto i link a tutte e quattro le parti

1) http://www.youtube.com/watch?v=zLs-HEYZpZA





Appendice: stralci dell'articolo: Eni - etica di stato gli affari sono affari (dal sito quinews)

L’Eni è presente in Nigeria sin dal 1962. Tramite l’AGIP, l’Eni partecipa allo sfruttamento di diversi giacimenti petroliferi nella regione del Delta del Niger, dove uno dei fenomeni più nocivi per l’ambiente e le popolazioni locali è quello del gas flaring: bruciare a cielo aperto il gas naturale collegato con l’estrazione del greggio. Con il gas flaring si disperdono nell’aria tossine inquinanti, come il benzene, che sono accusate di provocare tra le popolazioni locali l’aumento di tumori e di malattie respiratorie quali la bronchite e l’asma. Ma oltre a questo c’é anche il problema delle piogge acide, susseguenti proprio al gas flaring, che contribuisce in maniera massiccia ai cambiamenti climatici.

La regione del Delta del Niger; da sola, produce 70 milioni di tonnellate di C02 all’anno, ovvero più delle emissioni di Norvegia, Portogallo e Svezia messe insieme, o più di tutti i Paesi dell’Africa sub-sahariana. La cosa preoccupante è che il gas flaring in realtà è illegale. La Nigeria ha dichiarato ufficialmente illegale la pratica del gas flaring sin dal lontano 1979, concedendo un periodo di cinque anni alle imprese per mettersi in regola. Di anni ne sono passati quasi trenta, e il gas flaring continua ad essere prodotto da tutte le compagnie. Ad aprile del 2006, l’Alta Corte di Giustizia della Nigeria ha dichiarato che il gas flaring “va contro il diritto alla vita, alla salute e alla dignità”. Nel novembre del 2007, un giudice dell’Alta Corte federale nigeriana ha stabilito che il gas flaring viola i diritti umani delle popolazioni locali e che la joint venture alla quale partecipa anche Agip, responsabile del fenomeno, deve immediatamente cessare di farvi ricorso.

Ad aprile del 2008, è stato presentato alla Corte Federale di Abuja un esposto contro sei compagnie petrolifere, tra cui la Nigeria Agip Oil Company Ltd, accusandole di avere sfruttato il gas flaring e di avere liberato per circa cinquant’anni sostanze chimiche nocive nell’atmosfera, nella regione del Delta dei Niger, chiedendo il risarcimento di 5 trilioni di naira nigeriani, pari a oltre 26 milioni di €uro, per i danni subiti. L’attenzione e la pressione internazionale, ma anche le azioni legali legate al fenomeno del gas flaring, sono aumentate rapidamente negli ultimi anni. Secondo il sito della stessa Eni “i progetti di valorizzazione del gas prevedono l’eliminazione della pratica del gas flaring entro maggio 2012 in Congo ed entro il 2011 in Nigeria”.

Considerando che questa pratica è illegale da quasi 25 anni in Nigeria, l’Eni dovrebbe adottare dei passi concreti per garantire la fine di ogni operazione di gas flaring nel più breve tempo possibile per motivi umanitari e ambientali.

4 comments:

  1. Corrado, Coglione del Cazzo...sono senza parole

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  2. Scusate l'espressione, ma farsi le seghe a una certa età può non essere deleterio, se però si fanno contemporaneamente alle canne.... può creare confusione tra ciò che si deve tenere in bocca e ciò che si deve tenere in mano!

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  3. Sei una persona spregevole, degna solo del disprezzo, se ti fa tanto schifo l'Italia vattene non abbiamo bisogno di gente come te sei inutile

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