http://zret.blogspot.com/2011/04/tracce-di-atlantide-seconda-ed-ultima.html
Tracce di Atlantide (seconda ed ultima parte)
Leggi qui la prima parte.
Accanto a simboli primigeni si situano emblemi spuri creati da interpreti fantasiosi. Come scrivevo tempo fa, hanno torto i letteralisti alla Von Daniken che colgono nella Bibbia solo riferimenti agli extraterrestri, ma errano anche i simbolisti ad oltranza che distillano valori reconditi in ogni dove, pure in parti semistoriche o denotative. Si dovrebbe usare un metodo stratificato per enucleare i vari livelli di lettura, riconoscendo che alcune sequenze ne posseggono uno solo. E’ giusto condannare gli interpreti alla Rael che trasformano il Pentateuco in un titolo di ufologia scientista, ma non riconoscere che certuni episodi biblici manifestano un contatto non dirò con alieni, ma con esseri enigmatici (ultraterrestri? Interdimensionali?) significa percorrere un’ermeneutica a senso unico. Come leggere altrimenti situazioni come la lotta di Giacobbe contro l’angelo o la storia di Caino o i primi capitoli del Genesi con la doppia creazione ed i due alberi all’interno del giardino e di una vexata quaestio? Inoltre pensare che creature di altri mondi o sfere di realtà siano intervenute per degradare geneticamente i protoplasti potrebbe essere un insegnamento biblico, con cui non si disconosce la paternità spirituale della prima creazione, ma la si integra con una visione che cerca di dar conto della caduta.
Mario Biglino, autore del saggio "Gli dei che vennero dallo spazio?" non è uno sprovveduto e se le sue conclusioni irritano cabalisti e fedeli, non si può reagire semplicemente ignorandole o per bollarle come blasfeme. Bisognerebbe, invece, provare a suffragare i propri assunti, dimostrando una pari conoscenza dell’ebraico ed impegnarsi in una paziente cernita per distinguere denotazione da connotazione.
La Tradizione scorre ancora tra la waste land di questa età precipite e tetra: le sue acque sono cristalline come quando la sorgente sgorgò, ma oggi fluisce solo un sottile filo d’acqua. Fuor di metafora: pochi privilegiati conservano i fondamentali di un remoto sapere, mentre in passato tali dottrine erano appannaggio di più consistenti confraternite. Quando la Tradizione non si è tradotta in formule che pochissimi riescono a decodificare nel loro significato originario, essa balugina in una Weltanschauung vivificata dall’intuizione.
Si sono persi più che i concetti, i percorsi, i “metodi” [3]: chi non ritiene che il corpo ed il mondo visibile siano tutto, sa che oggi più che mai la via per risalire è disagevole e ripida. Sa anche che, lungo l’erta, sarà facile cadere nel dirupo.
[3] Tra i capisaldi della Philosophia perennis, annovererei i seguenti: “Non uno itinere pervenitur ad tam magnum secretum”; la realtà vera non è quella empirica; la conoscenza intuitiva (saggezza) è superiore a quella razionale, ergo la contemplazione è superiore alla filosofia e questa alla scienza;; esistono due specie di insegnamento: esoterico ed exoterico; l’itinerario umano è una progressiva involuzione; la meta è la fusione con Dio.
Accanto a simboli primigeni si situano emblemi spuri creati da interpreti fantasiosi. Come scrivevo tempo fa, hanno torto i letteralisti alla Von Daniken che colgono nella Bibbia solo riferimenti agli extraterrestri, ma errano anche i simbolisti ad oltranza che distillano valori reconditi in ogni dove, pure in parti semistoriche o denotative. Si dovrebbe usare un metodo stratificato per enucleare i vari livelli di lettura, riconoscendo che alcune sequenze ne posseggono uno solo. E’ giusto condannare gli interpreti alla Rael che trasformano il Pentateuco in un titolo di ufologia scientista, ma non riconoscere che certuni episodi biblici manifestano un contatto non dirò con alieni, ma con esseri enigmatici (ultraterrestri? Interdimensionali?) significa percorrere un’ermeneutica a senso unico. Come leggere altrimenti situazioni come la lotta di Giacobbe contro l’angelo o la storia di Caino o i primi capitoli del Genesi con la doppia creazione ed i due alberi all’interno del giardino e di una vexata quaestio? Inoltre pensare che creature di altri mondi o sfere di realtà siano intervenute per degradare geneticamente i protoplasti potrebbe essere un insegnamento biblico, con cui non si disconosce la paternità spirituale della prima creazione, ma la si integra con una visione che cerca di dar conto della caduta.
Mario Biglino, autore del saggio "Gli dei che vennero dallo spazio?" non è uno sprovveduto e se le sue conclusioni irritano cabalisti e fedeli, non si può reagire semplicemente ignorandole o per bollarle come blasfeme. Bisognerebbe, invece, provare a suffragare i propri assunti, dimostrando una pari conoscenza dell’ebraico ed impegnarsi in una paziente cernita per distinguere denotazione da connotazione.
La Tradizione scorre ancora tra la waste land di questa età precipite e tetra: le sue acque sono cristalline come quando la sorgente sgorgò, ma oggi fluisce solo un sottile filo d’acqua. Fuor di metafora: pochi privilegiati conservano i fondamentali di un remoto sapere, mentre in passato tali dottrine erano appannaggio di più consistenti confraternite. Quando la Tradizione non si è tradotta in formule che pochissimi riescono a decodificare nel loro significato originario, essa balugina in una Weltanschauung vivificata dall’intuizione.
Si sono persi più che i concetti, i percorsi, i “metodi” [3]: chi non ritiene che il corpo ed il mondo visibile siano tutto, sa che oggi più che mai la via per risalire è disagevole e ripida. Sa anche che, lungo l’erta, sarà facile cadere nel dirupo.
[3] Tra i capisaldi della Philosophia perennis, annovererei i seguenti: “Non uno itinere pervenitur ad tam magnum secretum”; la realtà vera non è quella empirica; la conoscenza intuitiva (saggezza) è superiore a quella razionale, ergo la contemplazione è superiore alla filosofia e questa alla scienza;; esistono due specie di insegnamento: esoterico ed exoterico; l’itinerario umano è una progressiva involuzione; la meta è la fusione con Dio.
mah !
ReplyDeletetracce di neuroni nel cervello di zret ?
chi può dirlo
il peyote neurofisiologo