Sunday, July 31, 2011

Saluti dalla Lombardia

Il comandante mi ha pubblicato un commento, poi ha tracciato l'IP della mia SIM UMTS di 3. Naturalmente gli sara' saltato fuori Milano...

eSSSe ha detto...

ciao a tutti. sono al mare, circondato da tette nude. vi assicuro che e' piu' gradevile [maledetta tastiera dell'iPhone] che stare al pc a farsi seghe mentali.
uscite e spassatevela. datemi retta.
ciao

ps ah il cielo e' azzurro. as usual...


Straker ha detto...

ESSSE, da quando in qua il mare si trova in Lombardia?






Nella foto: tipico paesaggio lombardo oggi pomeriggio

Plancton intelligente in grado di 'vedere' sott'acqua (articolo di David Robson)

http://www.tankerenemy.com/2011/07/plancton-intelligente-in-grado-di.html

Plancton intelligente in grado di 'vedere' sott'acqua (articolo di David Robson)

L’articolo che riportiamo dà conto di uno studio non recentissimo compiuto da alcuni ricercatori dell’Università di Genova: è una dimostrazione che gli "scienziati" lavorano alacremente per trasformare tutto il pianeta in una rete tecnologica, cioè in un inferno sulla Terra. L'università italiana sta creando (o ha già creato?) del plancton artificiale: il suo obiettivo è "sviluppare una rete di auto-organizzazione composta da un numero relativamente elevato di nodi, dotati di sensori per il monitoraggio, la sorveglianza, il controllo subacqueo e molti altre potenziali applicazioni". Gli scopi militari sono evidenti, sotto il pretesto del monitoraggio ambientale, come i notevoli introiti: nel documento elaborato dagli accademici sono, infatti, citati la N.A.T.O. e la D.A.R.P.A.

Ringraziamo la gentilissima Dottoressa Hildegarde Staninger per la segnalazione.

Alcuni ricercatori italiani stanno lavorando sul plancton "intelligente", munito di sensori ed in grado di comunicare usando luci lampeggianti. L’idea è la stessa della "polvere intelligente" (smart dust), già adoperata per monitorare le condizioni ambientali di un territorio. L’invenzione punta pure a trasformare l'esplorazione dei pianeti.

Il modello prevede l’impiego della polvere "intelligente" dotata di piccoli sensori a basso costo che comunicano in modalità wireless per rilevare le condizioni ambientali su vaste aree.

Davide Brizzolara afferma che un approccio simile offrirà una maggiore copertura rispetto ai sensori statici subacquei e che sarà più economico rispetto all'uso di veicoli autonomi sottomarini. Egli sta sviluppando lo smart plankton con i colleghi dello SmartLab presso l'Università di Genova. Il team spera che sciami di plancton intelligente, formato da migliaia di unità, aiuterà il monitoraggio ambientale, le ricerche archeologiche e l'individuazione delle mine.

Ogni sensore raccoglie dati come la temperatura o la salinità dell'acqua. Le informazioni saranno trasmesse dal plancton ad un sistema fisso su una boa galleggiante che raccoglierà i dati. La polvere intelligente sulla terra comunica tramite le onde radio, ma sott'acqua un segnale non può penetrare per più di un metro o giù di lì. Invece, ispirato al plancton foto-luminescente, lo smart plankton di Brizzolara impiega dei LED lampeggianti per inviare messaggi.

I ricercatori hanno scoperto che le lunghezze d'onda della luce visibile sono meno disperse dalle particelle subacquee, rispetto alle onde radio. “La miglior lunghezza d'onda da usare varia a seconda delle dimensioni delle particelle, quindi il nostro plancton sarà adattabile”, spiega Brizzolara.

Se il livello di comunicazione scende al di sotto di una certa frequenza si può passare ad un altro colore, per vedere se la comunicazione migliora. Questo dovrebbe consentire a nodi fino a 10 metri di distanza di comunicare, inviando dati pari ad un gigabit al secondo, con un'efficienza simile ad una connessione domestica a banda larga.

La misurazione del ritardo consentirà anche una stima della distanza tra i nodi e la boa fissa. L’équipe sta attualmente lavorando su un prototipo di circa 20 centimetri di diametro, ma si prevede di creare unità di 2 centimetri.

Il plancton ricaverà energia da piccole bandiere piezoelettriche che galleggeranno nelle acque circostanti in grado di generare una tensione con il movimento. […]

Fonte: newscientist

Moris, il dispositivo di riconoscimento facciale

http://nonvotarechitiavvelena.blogspot.com/2011/07/moris-il-dispositivo-di-riconoscimento.html

Moris, il dispositivo di riconoscimento facciale





Un nuovo strumento appartenente alla famiglia delle tecnologie di riconoscimento facciale sta per essere lanciato in tutte le stazioni di polizia degli Stati Uniti questo autunno, ovviamente non tutti ne sono entusiasti. Il Mobile Offender Recognition and Identification System (MORIS), utilizza un iPhone potenziato per scattare immagini di volti, scannerizzare le impronte digitali, e analizzare anche l’iride, combinando poi questi dati con le banche dati della polizia in cerca di identità corrispondenti. Questo, comprensibilmente, ha portato molte persone a protestare per lo scempio delle libertà personali che questo nuovo “supporto” porterà.
Il dispositivo MORIS si aggancia sul retro di un iPhone, aggiungendo circa 2 centimetri allo spessore dello smartphone. Gli agenti di polizia armati con lo strumento sopracitato, potranno scattare una foto del volto di una persona a circa cinque metri di distanza, o avviare una scansione dell’iride da circa 15 cm di distanza, grazie alla modalità wireless trasmetterà i dati raccolti alla centrale, potendo ricercare in tutti i database della polizia per trovare corrispondenze. È inoltre possibile eseguire in remoto il confronto tra impronte digitali.

Una simile tecnologia biometrica venne utilizzata dai militari degli Stati Uniti in posti come l’Iraq e l’Afghanistan per confermare l’identità dei civili che entravano nelle zone militari sicure e per la ricerca dei ribellinoti ai posti di blocco. Comparire così di botto nelle strade degli Stati Uniti ha sollevato giustamente questioni riguardanti la privacy e i diritti costituzionali.

La tecnologia vive un po' in una zona franca rispetto alla legge. Viene generalmente ammessa quando si tratta di scattare una foto ad una persona in uno spazio pubblico, ma quando un agente di polizia lo fa – e soprattutto quando lui/lei analizza il tuo volto, impronte o l’iride con riferimenti incrociati con il database – potrebbe dare il via ad una ricerca, ecco quindi il bisogno di un mandato.

È un’altra di quelle situazioni in cui la tecnologia ha semplicemente superato la legge (si potrebbe pensare a Ben Franklin tra tutti quelli che vedevano arrivare, in futuro i software di riconoscimento facciale).

Come se non bastasse, la BI2 ha accordi con circa 40 agenzie a livello nazionale per fornire circa 1.000 dei dispositivi a partire da settembre. Dal punto di vista dell’applicazione della legge, gli ufficiali di polizia sembrano apprezzarlo. E’ una tecnologia che consente loro di andare a fondo in una situazione in fretta.

In un’intervista con il capo esecutivo della BI2 Sean Mullin, si afferma che le risposte dei gruppi sostenitori della privacy e delle libertà civili sono del tutto appropriato, ma che pensa che la tecnologia sia del tutto legale. Il riconoscimento facciale richiede un’immagine frontale del volto presa da vicino, dice – in altre parole, vi deve essere il consenso. Le scansioni dell’iride sono praticamente impossibili senza la collaborazione del soggetto, così come le scansioni delle impronte digitali. Inoltre, l’alternativa, quando un ufficiale di polizia non possa confermare l’identità di un sospetto è generalmente un viaggio nei bassifondi per scoprire qualcosa. MORIS semplifica questo processo.

Se queste belle parole basteranno a soddisfare la folla di chi vuole il rispetto dei propri diritti – e la legge – resta da vedere. Come questo tipo di tecnologia verrà considerata dalla legge ora creerà il precedente per quando questi dispositivi saranno più robusti – il raggio d’azione sarà più ampio, saranno più occultabili, e potenzialmente più da “Grande Fratello”.

Fonte: Ecplanet

Altri articoli:



Il “Caso Amicizia” approda negli Stati Uniti

http://zret.blogspot.com/2011/07/il-caso-amicizia-approda-negli-stati.html

Il “Caso Amicizia” approda negli Stati Uniti

Il cosiddetto "Caso Amicizia" è una storia tanto controversa quanto interessante. Le vicende sono ricostruite nel libro dell'ingegner Stefano Breccia, "Contattismi di massa", in cui sono descritti presunti alieni, gli Akrij, approdati in Europa nel 1956 e, in seguito ad una sconfitta subìta per opera di extraterrestri a loro ostili, i Weiros, costretti a smobilitare ed ad abbandonare, nel 1978, le loro basi, di cui la più importante costruita nel Mar Adriatico. Gli Akrij o W56 avrebbero contattato decine di Italiani che collaborarono con i visitatori, intenti a promuovere il progresso spirituale dell'umanità. Il saggio di Breccia, oltre a fornire informazioni inedite sul celeberrimo "Caso Ummo", rivela le straordinarie vicende vissute da un gran numero di persone, in Italia, in Svizzera, Austria, Germania, Francia, Cile, Argentina, Unione Sovietica... Sebbene l’intera storia sia stata ritenuta una volgare montatura da alcuni ricercatori, come Carlo Sabadin - siamo dispiaciuti per la sua prematura scomparsa, ma saremmo ipocriti, se non lo definissimo il peggior ufologo del nostro paese - alcune connessioni ed anticipazioni ci inducono a reputare che le avventure di Bruno Sammaciccia e dei suoi sodali contengano esperienze ed informazioni degne di essere verificate ed approfondite. E' vero che il volume di Breccia ha ottenuto l'imprimatur di Roberto Pinotti, sommo pontefice della C.U.N., Chiesa ufologica nazionale, ma questo non è un buon motivo per ignorare gli scenari prospettati da "Amicizia".

Di recente il "Caso Amicizia", a lungo ignorato sia in Italia sia all'estero, è stato scoperto, grazie alla pubblicazione del documentario inerente su Tanker Enemy TV, negli Stati Uniti dal regista e ricercatore David Wilcock. Wilcock è da taluni reputato figura non molto affidabile, perché tende a sminuire oppure a trascurare la portata delle cospirazioni ordite dalla Cabal. Bisogna, però, riconoscere che, in questi anni, ha compiuto un lavoro monumentale nell'ambito della scienza di frontiera con cui si stanno aprendo nuove prospettive per tentare di comprendere il mondo fenomenico.

L'interesse in Wilcock per "Amicizia" è stato solleticato da alcune corrispondenze che egli ha rintracciato con analoghi aspetti e fatti occorsi altrove e in questi ultimi decenni: testimonianze di contattisti statunitensi (Adamski ed Angelucci in primis), il sabotaggio di ordigni nucleari per opera di presunti alieni, soprattutto l'opportunità di un salto evolutivo per l'umanità. E' pacifico che l'intera storia con i suoi addentellati nella casistica posteriore, dev'essere presa con le classiche pinze. Siamo anche lontani dai facili ed ingenui entusiasmi di Wilcock, ma la sua corposa ricerca non solo offre molti spunti, ma sottrae in parte il filone del contattismo dal retrobottega dell'Ufologia in cui è stato relegato per tanto tempo. In particolare, il riferimento agli extraterrestri di Orione, presumibilmente malevoli, è un leit-motiv di tanti incontri e messaggi, analizzati in “Apocalissi aliene”. Va sottolineato che Wilcock, le cui ricerche sono pressoché a senso unico, potrebbe essere, per quanto ne sappiamo, o un disinformatore o un guru della New age (ammesso che le due figure non coincidano). Qual è il problema? Egli prospetta un’elevazione dell’umanità, per così dire, a costo zero, per giunta, fingendo di non vedere tutte le atrocità del passato e del presente che hanno straziato e straziano la storia. Anche il cenno alla Legge dell’Uno ed al materiale di Ra accende molti dubbi, sapendo che si tratta di comunicazioni canalizzate di dubbia matrice e dalle finalità ancora più dubbie, senza dimenticare i contenuti discutibili, pur dietro una parvenza di “spiritualità”.

Propongo alcune parti del corposo articolo di Wilcock.

Samaciccia chiamò gli alieni W 56. Nel libro di Breccia, egli spiega che "W" sta per "doppia W di viva", il 1956 fu l'anno in cui tutto ebbe inizio. I W 56 erano un gruppo di extraterrestri provenienti da diverse parti dell'Universo. Avevano sembianze simili a quelle degli esseri umani della Terra, ma con una statura che variava da un metro di altezza sino a sei(!!!).

Il primo incontro ebbe luogo nel mese di aprile del 1956. Bruno Sammaciccia si trovava con due amici, Giancarlo e Giulio. Essi stavano perlustrando il castello di Rocca Pia di cui avevano acquisito una mappa misteriosa e sentivano che c'erano dei segreti da scoprire. Una notte a Rocca Pia, apparvero due persone che si rivolsero loro. Il “capo” del gruppo fu chiamato Dimpietro.[…] I visitatori installarono varie basi in Italia, una a Rocca Pia, un’altra sottomarina nell'Adriatico, quasi a contatto con la piattaforma continentale, tra Ortona e Rimini. […]

Gli “Amici” chiesero per le loro attività assistenza logistica: domandarono che fossero loro procurate quantità industriali di frutta e di metalli tra cui nitrato di bario e stronzio. I contattisti non avevano idea di quale potesse essere l’uso di questi metalli, ma ora sappiamo che sono comuni nell’elettronica (e nelle scie chimiche, n.d.t.)

Nel libro di Breccia è spiegato che i W 56 non mangiavano la frutta, ma che la usavano come materia prima per estrarne nutrienti necessari per il proprio sostentamento. […]

II gruppo dei W 56 descrisse un conflitto con altri esseri che essi chiamavano "Weiros", ma che Bruno Sammaciccia ribattezzò i CTR , ossia i Contrari.

Questi esseri non erano etici, ma materialisti, praticamente l'opposto dei W 56 che non evocarono una vera una propria guerra con i rivali, quanto un attrito. Uno dei motivi per cui gli AKrji erano approdati sulla Terra era quello di tenere sotto controllo i CTR.

Gli “Amici” li definirono "adoratori della scienza" e li dipinsero come del tutto privi di scrupoli. (Ricordano alcune razze di Grigi, sebbene qualche autore sia propenso ad identificarli con gli Ummiti, n.d.t.) La più grande paura dei W 56 era che gli esseri umani potessero seguire lo stesso percorso autodistruttivo su cui si erano incamminati i Weiros. È interessante notare che nel libro di Breccia è scritto che alcuni "bravi ragazzi" provenivano dalle Pleiadi, mentre i "cattivi" erano originari della costellazione di Orione.

Questa è stata un'ulteriore conferma della straordinaria serie della "Legge dell'Uno", in cui è indicato ripetutamente che gli ufonauti negativi, operanti nel nostro spazio aereo, hanno la loro sede nel sistema di Orione. Sono anche designati come "il gruppo di Orione" all’interno del documento noto come “Legge dell'Uno”.

I W 56 effettivamente intervennero per mezzo dei loro dischi volanti e della loro tecnologia, con l'ausilio di operatori terrestri previamente addestrati, per fermare una situazione che sembrava potesse portare a qualcosa di irreparabile. L'incidente avvenne nel 1967. Così fu attuata un'operazione gestita da esseri umani e che era stata progettata per disabilitare tutte le testate nucleari in Unione Sovietica e negli Stati Uniti, di fronte ad una situazione molto pericolosa e che sarebbe potuta degenerare da un momento all'altro.

Ci sono libri scritti da ufficiali della U.S. Air Force, ormai in pensione, (ad esempio “Faded giant” di Robert Salas e James Klotz) che raccontano la storia di come la loro batteria di missili Minuteman era stata resa inattiva da dischi volanti che erano penetrati nello spazio aereo sopra l'installazione. "Faded giant” contiene documenti militari ottenuti tramite il Freedom of Information Act (F.O.I.A.).

Nel documentario sul “Caso Amicizia” sono mostrate tre immagini di un test nucleare. La terza immagine sembra inquadrare un ricognitore molto simile a quelli fotografati da Adamski. Il velivolo è a sinistra dell’esplosione, anche se potrebbe essere facilmente un'ombra della deflagrazione.

Un altro scopo della presenza dei W 56 fu quello di aiutare il nostro processo evolutivo per spingerci ad un livello superiore di comprensione. Ecco perché erano stati sul nostro pianeta per un tempo tanto lungo, condividendo con noi alcune delle nostre sofferenze.

Breccia menziona alcune storie-chiave del contattismo negli Stati Uniti: sono episodi che stabiliscono chiaramente che i visitatori sono qui per la nostra evoluzione, per condurci in un’Età dell'Oro.

N.B. L’intera storia di “Amicizia” è dipanata qui. Il caso è stato studiato da Matteo Agosti, il quale, per quanto mi consta, è l’unico ricercatore ad aver compiuto, tra le altre stimolanti indagini, un’analisi etimologica del nome “Weiros”.

Fonte: divinecosmos


OT - Ho perso da un bambino

Sono stato brutalmente sconfitto da un bambino di 10 anni. E' vero che negli under 11 e' il numero 1 in Italia, ma non vedo l'ora di giocarmi la rivincita.
TREMENDA VENDETTA!!!

Saturday, July 30, 2011

Fumo ed eufemismi

http://zret.blogspot.com/2011/07/fumo-ed-eufemismi.html

Fumo ed eufemismi (credevo che parlasse di fumo e corrado penna)

Alessandro Manzoni osserva che l’eufemismo è una figura ipocrita. Come non convenire? Il linguaggio è oggi più che mai snaturato da accorgimenti retorici: oltre all’eufemismo ed alla sua ganza, la litote, i discorsi sono costellati di espressioni sdolcinate e lievi idonee a smussare gli spigoli di una dura realtà, quando non servono a coprirla di spessi drappi.

I combattenti che sono massacrati su un fronte “sono caduti”. Sì, sono caduti per non rialzarsi più. Disgustosa è l’enfasi intrisa di ipocrisia, radicata sovente in una tradizione letteraria ampollosa e patriottarda: “E dimani cadrò”, scrive Giosuè Carducci in una sua celebre lirica. “Cadrò”, non “morrò”. E’ anche il tabù nei confronti della morte.

Glorificati ed elevati ad eroi, i soldati sono carne e sangue. La carne è da cannone. Il loro sangue è inchiostro con cui vergare solenni proclami, trasudanti unta eloquenza, in stile Napo Orso Capo, vero maestro della simulazione più gesuitica, le cui allocuzioni sono fimo fumante.

Se durante i due conflitti mondiali i coscritti cadevano durante un eroico attacco o l’altrettanto eroica difesa del suolo patrio, oggi i volontari che sono dilaniati da un ordigno in Afghanistan, cadono nel corso di una missione di pace. La guerra è diventata, con ossimoro che supera la stessa frode linguistica di Agostino, “umanitaria”. I bombardamenti sono “chirurgici, le bombe “democratiche”.

L’impostura lessicale si abbatte soprattutto sugli animali, questi oggetti che valgono meno degli oggetti. Quando un cavallo si è azzoppato in modo grave, viene abbattuto. I capi di bestiame, colpiti da un’epidemia, sono abbattuti, non uccisi. Sono muri che si abbattono, ergo cose. In questo ambito forse fermenta un oscuro senso di colpa, lo stesso senso di colpa che spingeva gli antichi Greci ad ornare con bende le corna del toro votato al sacrificio, destinato a dei assetati di sangue. Almeno, prima di procombere sotto la scure del sacrificante, il toro si sentiva al centro dell’attenzione. Furono le caste sacerdotali ad istigare le carneficine animali, persuasi a loro volta da “dei” carnefici. E’ incontrovertibile: il sacerdote è letteralmente colui che compie le azioni sacre, ma “sacer” vale anche “terribile”, “esecrando”. La lingua, denudata dei suoi insinceri paludamenti, manifesta l’orrore di certe contraddizioni.

Abraham non dovette sacrificare il figlio Isaac, ma immolò un montone. E’ sempre un’uccisione, anche se molti la giudicano veniale.

Che cosa pensare del verbo “fare” sempre impiegato per riferirsi alle vittime causate da una guerra, una calamità, un incidente, una strage di stato? “L’attentato ha fatto undici morti”. Il verbo anodino per eccellenza diluisce in una grisaille la tragedia della morte per consegnarla alla mercificazione degli uomini: la produzione tanatologica è allineata alle altre produzioni. Gli eventi mortali sono catene di montaggio… ben oliate. [2]

Un altro settore deturpato dalla falsità eufemistica è l’economia: le tasse sono “contributi”; i prezzi di prodotti e servizi non vengono aumentati, ma “rimodulati”. Salari, stipendi e pensioni non sono tagliati, bensì “ridefiniti”. L’età per il collocamento a riposo non è elevata, ma “adeguata alle aspettative di vita”.

Le scuole non sono soppresse o unite, ma “la loro distribuzione sul territorio è ispirata a princìpi di razionalizzazione”. Le risorse non sono decurtate, bensì “ottimizzate”. I finanziamenti non sono ridotti, piuttosto “assegnati secondo criteri funzionali alle reali esigenze”. Se un insegnante viene a sapere che l’offerta didattico-educativa “sarà valorizzata attraverso una razionalizzazione”, significa che avrà una classe di 35 allievi! Il linguaggio della didattica rigurgita di leziosi eufemismi e di diciture tanto comiche quanto altisonanti. Gli obiettivi del piano didattico sono ormai la “mission d’istituto” (sic); il fine di un’attività è il “focus”; la fase di una procedura è lo "step"; la preparazione di base degli studenti è l”’imput” (con la m!) e ridicolaggini simili su cui è meglio non soffermarsi.

Campioni di lingua bastarda sono, come è noto, i giornalisti o sedicenti tali, ma con codesta genia di beoti rivaleggia la stirpe degenere dei sindacalisti, il cui idioletto è un non-linguaggio, un vuoto pneumatico, il nulla divenuto un brusio. I sindacalisti sono imbonitori, parolai: se non esalassero il fumo dei loro discorsi, sarebbero invisibili.

Ci emanciperemo mai dall’ipoteca dell’eufemismo e dalla mistificazione linguistica? Si avvererebbe un sogno, se un dì potessimo seguire un notiziario o leggere un quotidiano in cui la lingua fosse usata in modo cristallino ed onesto. Una lingua di questo tipo, però, presuppone una coscienza altrettanto cristallina ed onesta. Dunque la vedo grama.

[1] Laura Bossi, nel saggio “Storia naturale dell’anima”, 2003, ricorda che “in occasione dei massacri di animali perpetrati in Europa, durante l’epidemia epizootica, è apparso nel linguaggio degli allevatori, per indicare l’uccisione, il termine ‘smaltimento’, come si direbbe di una merce avariata”.

[2] Ben venga, però, il verbo “fare” quando ne abusa Paolo Cattivissimo: si acconguaglia ad uno che è completamente... fatto. Absit iniuria verbis.

Articolo correlato: Freeanimals, 41 eroi caduti finora per la democrazia, 2011


Il Pentagono dispiegherà ventimila truppe in tutti i territori USA. A che pro?

http://vedosentoeparlo-bacab.blogspot.com/2011/07/il-pentagono-schierera-ventimila-truppe.html

Il Pentagono dispiegherà ventimila truppe in tutti i territori USA. A che pro?











Il Pentagono ha annunciato il piano di schieramento, all'interno del proprio territorio, di una truppa militare interna composta di 20'000 unità nell'eventualità, sempre più forte, che nei prossimi due anni si assista ad agitazioni civili dovute a eventi catastrofici come attacchi terroristici su larga scala o un grande crollo economico.

Stando alle dichiarazioni di diversi testimoni, tra cui alcuni camionisti in viaggio, il piano di schieramento è già in atto attraverso svariati spostamenti di convogli militari.



La notizia ha sollevato timori sulla possibilità che gli Stati Uniti possano avvicinarsi sempre più ad un modello di stato di polizia militarizzata, e alcuni si chiedono già se la gente, pian piano, non si mosterà indifferente davanti all'attuazione della legge marziale qualora dovesse abituarsi a vedere, sin da subito e ogni giorno, i militari in giro per le strade americane.

Molti credono che l'annuncio del dispiegamento delle truppe sia parte di un piano militare sconosciuto e ben più grande, coincidente forse con il piano di pre-posizionamento di truppe e attrezzature (NOTAM) e quello della No-Fly Zone negli Stati Uniti continentali (CONUS).

Altri sono certi che sia da addebitare al collasso dell'economia americana, che è ormai al punto di non ritorno, altri ancora che l'annuncio sia legato alla minaccia nucleare recentemente rilevata a causa della pericolosa condizione di alcuni reattori di centrali statunitensi.

Comunque sia, il dispiegamento di forze militari potrebbe effettivamente essere parte del piano REX84 (Readiness Exercise 1984), attualmente in corso di attivazione a causa di un evento catastrofico che avrà probabilmente luogo in un futuro non molto lontano.

Non è forse un caso se un video della NASA, recentemente registrato e pubblicato on-line, allude a questa possibilità, comunicando a tutti i dipendenti di "prepararsi a eventi imprevisti".



E se tali eventi fossero legati ai resoconti che la Casa Bianca ha ricevuto dalla NASA alla fine dello scorso anno, nei quali si illustrava la minaccia futura, per quanto non calcolabile, rappresentata da asteroidi o comete per il pianeta terra?

Per di più, quest'anno, precisamente il 9 Novembre 2011, per la prima volta nella storia, la FEMA (Federal Emergency Management Agency) e la FCC (Federal Communications Commission) effettueranno il primo test a livello nazionale del sistema di allarme per le emergenze (Emergency Alert System - EAS), al fine di "valutare la prontezza e l'efficacia del sistema attuale... e per stabilire una base per i miglioramenti dello stesso attraverso vari test."

Lo stesso comunicato della FEMA termina poi con queste parole: "Questo evento serve a ricordare che tutti dovrebbero progettare un kit di preparazione alle emergenze e un piano di emergenza per se stessi, le loro famiglie, la propria comunità e le proprie aziende. Visitate il sito www.ready.gov per ottenere maggiori informazioni su come prepararsi e comportarsi in caso di emergenza reale."

Infine, un altro "evento imprevisto" che viene collegato a tali annunci e tali test è la detonazione di una "super-bomba a impulsi elettromagnetici" da parte della Cina in caso di un futuro conflitto bellico, che stando al rapporto appena pubblicato dall'intelligence della difesa, la Cina starebbe costruendo e collaudando.

Secondo un rapporto del The Asia Times, la bomba EMP potrebbe essere fatta esplodere in aria e sarebbe in grado di distruggere tutti gli apparecchi elettronici degli Stati Uniti, facendo tornare l'America all'età del medioevo in meno di un secondo, e provocando la morte di 9 americani su 10 nel giro di un anno dopo l'esplosione.


Articolo di: Alexander Higgins
Traduzione di: Bacab
Clicca qui per leggere l'articolo dalla fonte (inglese).

Thursday, July 28, 2011

Artificial plankton

http://tankerenemy.blogspot.com/2011/07/artificial-plankton.html

Artificial plankton

The following abstract of an article wrote by some Italian researchers (University of Genoa, Italy) is a dire and cruel demonstration that “scientists” work in order to transform all the planet into a technologic network, i.e into Hell on Earth. The Italian university is going to create (or has it already created?) an artificial plankton: its target is “to develop a self-organizing network composed by a relatively large number of innovative nodes, equipped with sensors for monitoring, surveillance, underwater control and many others potential applications”. Military aims are manifest, just like the big earnings: in the document, notorious D.A.R.P.A. and N.A.T.O. are quoted. To change Mankind into a bionic generation, they start from the first link of food chain, the plankton. Nothing new under the sun, rather under the sea…

We thank Dr Hildegarde Staninger for the notice.

Here the abstract.


Nubi di metallo

http://www.tankerenemy.com/2011/07/nubi-di-metallo.html

Nubi di metallo

1 commenti:

Straker ha detto...

Sempre in tema di irrorazioni...

Il plancton (fitopalancton e zooplancton) è usato, una volta opportunamente ingegnerizzato, per creare una rete wireless sottomarina. Ciò che è presentato come progetto, è sicuramente già realtà. Si noti la citazione della DARPA nel documento dell'Università di Genova. I nanofilamenti ritrovati all'interno del palncton artificiale sono identici ai nanofilamenti dei malati di Morgellons.

BIOLUMINESCENCE: Glowing plankton thrill water watchers in Destin (PHOTOS) - 2/22/11

Advance could Speed use of Genetic Material RNA in Nanotechnology

Smart Dust and Gray Goo

Smart plankton to 'see' underwater

Smart plankton: a new generation of underwater wireless sensor network

Smart Plankton: a Nature Inspired Underwater Wireless Sensor Network

Recent advancement in sensor technology for underwater applications

Can we make software that comes to life?

Smart plankton: a new generation of underwater wireless sensor network - Davide Anguita, Davide Brizzolara, Alessandro Ghio and Giancarlo Parodi

Wednesday, July 27, 2011

Cani e Padroni di Cani

AmicoBlu ha detto...

Il mio cane abbaia solo agli aerei che emettono scie, non so se sia normale. L'ho portato nei pressi di un aereoporto e non abbaiava nonostante il trambusto dei motori e la mole, quando invece vede aerei che emettono scie abbaia fin quando non scompare e quando vede aerei che volano ma non emettono scie non abbaia

Non so chi dei due sia messo peggio

bacab ha detto...

Per completare il quadro delineato in questo trafiletto, consiglio la lettura di un articolo, scritto tempo fa da Zret, nel quale sono ben delineati i tratti comuni dei disinformatori: I disinformatori: sintomi nevrotici e tratti paranoidi

"La maggior parte dei disinformatori non è tanto gente trista, ma infantile. Si noti questo tratto che li accomuna: per dirla con Freud, essi si sono fissati nella fase dominata dal principio del piacere, essendo incapaci di maturare quelle esperienze, pur dolorose e decisive, che consentono di interiorizzare il principio di realtà. Assomigliano a quegli scimpanzè cui, essendo stata sottratta la madre dai ricercatori nell'ambito dei loro stolidi esperimenti, abbracciano un peluche. La fissazione ad uno stadio puerile li induce ad aggrapparsi al sistema-mamma da cui suggere il latte, ricevere conforto e protezione di fronte ad un mondo sentito come ostile e pericoloso. Il latte che avidamente bevono è velenoso ed il senso di sicurezza coincide con la paura non solo di crescere, ma addirittura di aprire gli occhi: sono questi aspetti in grado di causare ulteriori problemi, ma pure la dimostrazione che, in tali circostanze, l'infanzia è una patologia senza rimedio.

Senza dubbio questa immaturità di fondo è peculiare anche del suddito medio-basso, sempre bisognoso di un'istituzione o di un "politico" che lo rassicuri, lo difenda da pericoli reali o fittizi, di una figura cui delegare ogni atto, iniziativa, decisione. Inoltre, giacché i disinformatori ed i cittadini standard sono inetti e paurosi, diventa necessario che si uniscano ad altri: nella massa il timore si diluisce e subentra una mentalità da branco. Se sono tutti insieme, uniti, in modo gregario più che cameratesco, in un vincolo di cieca fedeltà al capo ed al sistema, di cui il capo è l'incarnazione, sono aggressivi, determinati, implacabili, audaci. Soli, invece, privati degli inputs del cane alfa, si sbandano, arretrano tremebondi, ammutoliscono. Vorrebbero sparire: il cordone ombelicale è stato troncato.

La psicologia della massa, studiata con tenacia da Elias Canetti e da altri, rende conto della categoria dei disinformatori nei quali i più bassi istinti sono vellicati dal potere in cui, come la plebaglia acefala, si identificano. A differenza del popolino, però, conscio di aver ceduto le sue armi decisionali alle isitituzioni affinché lo rappresenti e rappresenti i suoi "interessi", i disinformatori si illudono di appartenere essi stessi al potere, di poterne condividere almeno qualche scampolo. Il loro senso di appartenenza si rafforza in un'immedesimazione negli scopi delle élites di cui pochissimo conoscono e tutto credono di sapere."

Zret ha detto...

Grazie, Bacab, di aver riportato quanto scrissi in un momento di grazia.

Ciao

Tuesday, July 26, 2011

Il reattore a fusione fredda da un Megawatt di Andrea Rossi

http://scienzamarcia.blogspot.com/2011/07/il-reattore-fusione-fredda-da-un.html

Il reattore a fusione fredda da un Megawatt di Andrea Rossi

Vi abbiamo già informato in diversi articoli passati sulla realtà della fusione fredda che sta per diventare ormai (nonostante un forte boicottaggio della “scienza ortodossa”) una tecnologia economica alla portata di tutti. Che poi diventi veramente tale lo possiamo sperare sebbene sappiamo con certezza che molte istituzioni scientifiche e governative, ostaggi delle multinazionali del petrolio e di altri poteri occulti, cercheranno ancora di bloccare lo sviluppo di una tecnologia che oltre ad essere economica ed ecologica ha lo “svantaggio” (per chi gestisce il potere e vuole accentrare tutte le risorse essenziali, dall’informazione all’alimentazione all’energia) di essere facilmente realizzabile anche su piccola scala e quindi di potere essere capillarmente diffusa .

La tecnologia di Andrea Rossi per la produzione di energia pulita tramite fusione fredda è denominata E-Cat (Energy Catalyzer, ovvero Catalizzatore Energetico) ed utilizza polvere di nichel e gas idrogeno per indurre una reazione che non avviene in un enorme e costoso reattore termonucleare che pone gravi problemi di sicurezza, ma in un apparato che può stare su un normale tavolo delle nostre case.

Fino ad ora per realizzare la reazione di fusione fredda ottenendo una discreta quantità di energia, è stata anche spesa dell’energia per impedire che la reazione autosostenuta incrementasse oltre misura andando fuori controllo e causando delle piccole esplosioni, ma a quanto pare adesso tali problemi sono stati risolti e dovrebbe essere tutto pronto per la realizzazione di un reattore autosostenuto che produce energia senza alcuna immissione di energia dall’esterno (se non per regolare la reazione per qualche breve periodo). Grazie anche all’interessamento di un’azienda greca a breve dovrebbe vedere la luce un primo prototipo, la cui realizzazione dovrebbe mettere a tacere per sempre chi si ostina ancora a negare l'esistenza del processo di fusione fredda (come i signori del CICAP, spesso fautori della pericolosa fissione nucleare, negazionisti ad oltranza di fin troppe cose oramai assodate, vedi http://scienzamarcia.blogspot.com/2009/08/sensitivo-smentisce-cicap.html).
Per ottenere tale reazione senza le enormi temperature che si osservano nel cuore delle stelle viene impiegata una polvere di nichel arricchita in modo tale da contenere una quantità maggiore dei due isotopi N-62 ed N-64. Tale polvere viene processata in maniera tale che si creino su di essa tubercoli e protrusioni in maniera tale che il nichel assomigli al nichel filamentoso (link) In tale maniera sono disponibili maggiori siti per la reazione. Viene anche utilizzato un catalizzatore (sul quale per il momento c’è molto riserbo, ma sembrerebbe una forma di carbonio, forse la grafite) per scindere l’idrogeno molecolare in idrogeno atomico.Secondo Andrea Rossi il costo del catalizzatore e della polvere di nichel processata aumenta le spese di gestione del reattore a fusione fredda di appena il dieci per cento. Con simili costi l'energia necessaria per una tipica abitazione familiare potrebbe costare pochi euro all’anno; ma se la tecnologia venisse diffusa su larga scala i costi di fabbricazione degli impianti scenderebbero di molto e tutto il processo diventerebbe ancora più economico.

Alexandros Xanthoulis il presidente dell’azienda greca Defkalion, che ha ottenuto i diritti esclusivi (Americhe escluse) per la tecnologia E-Cat (che loro chiamano Hyperion) in una recente intervista (link) ha affermato che la sua azienda ha stipulato dei contratti con aziende di 47 paesi (una delle quali sarebbe un’azienda davvero grande ed importante), e che tra queste c’è anche un’azienda che sta studiando come applicare la fusione fredda alle automobili.


In ultimo è da citare l’incontro di Andrea Rossi con alcuni scienziati della NASA http://www.journal-of-nuclear-physics.com/?p=501&cpage=1#comment-53053 , ma su tale incontro Rossi afferma di non essere autorizzato a fornire informazioni, e che può solo dire che lavoreranno assieme.

Chi è a conoscenza delle manovre occulte della NASA per contrabbandare le scie anomale (persistenti e non) rilasciate da aerei con frequenza assolutamente irregolare al di fuori da ogni rotta civile (vedi http://scienzamarcia.blogspot.com/2010/10/le-scie-chimiche-degli-aerei-un.html ), non può fare a meno di vedere ombre inquietanti su un progetto rivoluzionario che potrebbe regalare al pianeta energia pulita a basso costo e permetterci di eliminare sia il nucleare civile che l’inquinantissima dipendenza dal petrolio.

fonte: http://pesn.com

Brevi considerazioni (del caxxo) sui recenti attentati in Norvegia

http://scienzamarcia.blogspot.com/2011/07/brevi-considerazioni-sui-recenti.html

Brevi considerazioni sui recenti attentati in Norvegia

I recenti sanguinosi attentato in Norvegia presenta sin da subito diversi lati oscuri, a partire dal primo tentativo di associare tale episodio al terrorismo islamico.

Abituati come siamo ormai, soprattutto a partire dall’11 settembre 2001 (vedi http://scienzamarcia.blogspot.com/2010/11/11-settembre-dove-sono-gli-aerei-e.html ) , ad avere prove tangibili che gli attentati più sanguinosi sono di matrice governativa, ed abituati soprattutto in Italia a vedere attentati in cui i servizi segreti depistano le indagini dopo avervi collaborato (strategia della tensione) crediamo poco sia all’ ipotesi del terrorismo islamico che a quella dello psicopatico solitario. Per altro come fa notare Attilio Folliero nel suo blog (

La Norvegia è tra i paesi che ha riconosciuto lo stato palestinese ed ha annunciato che nella prevista votazione all’ONU, a settembre si schiererà a favore della creazione di uno stato palestinese;
La Norvegia ha annunciato il suo ritiro dalla guerra di Libia;
La Norvegia, secondo fonte di Haaretz, lo scorso anno ha escluso, per ragioni etiche, due imprese israeliane dalla partecipazione allo sfruttamento dei pozzi petroliferi del mar del nord;
Circa due anni fa, il senatore statunitense-ebreo Lieberman aveva accusato la Norvegia di promuovere l’antisemitismo
Tutto può essere, ma come fa notare il Washington’s Blog, la Norvegia non sembra proprio un paese che possa entrare nel mirino degli Arabi.

Monday, July 25, 2011

Senza Rete

http://www.tankerenemy.com/2011/07/senza-rete.html

Senza Rete

In un recente articolo, “Segni di incipiente nausea cibernetica” , 2011, Freeanimals svolge delle intelligenti riflessioni circa i prodromi di una presunta disaffezione nei confronti della Rete. E’ un fenomeno che si può reputare fisiologico: ogni medium conosce una sua parabola. Dubito, però, che chi ha annunciato il suo abbandono della Rete, manterrà tale proposito. Forse è snobismo.

Bisogna ammettere che, in questi anni, si è diventati in una certa misura dipendenti da Internet, ma nel contempo la televisione ha conosciuto una drastica regressione sicché, a conti fatti, la componente tecnologica nella nostra vita non è aumentata a dismisura.

Occorre poi distinguere tra chi usa il mezzo telematico per informare o con fini culturali e chi, invece, lo impiega per calunniare e denigrare ventiquattro ore su ventiquattro. I primi ritengono che la goccia scavi la roccia, sebbene io abbia l’impressione si siano scavate delle trincee. I disinformatori ed i loro accoliti sono, invece, veramente ormai invischiati nella Ragnatela. A volte, leggendo i loro interventi, ci costruiamo un’immagine del tutto errata. Non sono individui baldanzosi e preparati, per quanto immorali. Tempo fa, ne vidi uno: restai basito. Mi trovai al cospetto di una specie di Harry Potter per i poveri: dimesso, occhialuto, di una timidezza patologica.

I disinformatori non sono palloni gonfiati, ma palloncini sgonfi. Sono vittime di un’ipertrofia tecnologica: il loro stesso organismo ha subìto una metamorfosi sì da renderli simili a moncherini meccanici. Qualcuno istintivamente li immagina aitanti, ma sbaglia: sono quasi sempre figuri flaccidi, corpulenti, con gli occhi pesantemente cerchiati, a causa di interminabili, ma ben remunerati turni davanti allo schermo. Non pochi di loro hanno lo sguardo allucinato. Credono di essere spiritosi, ma sono spiritati. Falliti, frustrati, psicopatici, ignoranti ed inetti – l’unico ambito in cui eccellono è l’insulto scurrile – per loro l’uso o l’abuso della tecnologia è, in modo paradossale, più irrilevante che decisivo. Se non offendessero sulla Rete, formerebbero branchi di facinorosi avvezzi ad aggredire i deboli ed i derelitti. Dimostrano, infatti, una mentalità da branco: uniti sono dei gradassi, da soli sono vigliacchi e rimpiccioliscono sino a scomparire. Nel caso di questi disgraziati, per cui si può provare solo compassione, certi media sono stati il colpo di grazia.

L’avvento della Rete ha condizionato un po’ tutti, ma, mentre molti sono convinti che è destinata ad espandersi, altri sanno che, come tutte le protesi tecniche, appartiene ad una fase effimera della storia umana. Per ora, seguendo il motto habere, non haberi, ne sfruttano le potenzialità, senza dimenticare che, oltre il mondo virtuale, ne esistono altri dove la tecnica non riveste alcun ruolo.

In parte ha ragione Mc Luhan, quando identifica medium e messaggio. Tuttavia è possibile ancora privilegiare la comunicazione ed i contenuti rispetto al mezzo e, per quanto appaia inverosimile, persino, in qualche caso, valorizzare gli aspetti umani attraverso Internet. La solitudine che affligge l’uomo, soprattutto l’uomo contemporaneo, le sue esigenze di interagire, trovano talora un interlocutore. I dissidi, le incomprensioni si manifestano anche in altri ambienti non digitali: basti pensare alle associazioni ed alle compagnie.

Nonostante quindi l’aridità digitale per chi possiede un barlume di coscienza, la Rete è simile al toro di Falaride, in cui, secondo gli Stoici, il saggio avrebbe mantenuto la sua imperturbabilità. Non è sufficiente la tecnologia per corrompere, sebbene il suo deleterio influsso sia grande. L’intelligenza, l’autonomia di giudizio, la sensibilità, se sono veramente tali, non temono la tecnica che è “utensile” più o meno utile, non idolo o, peggio, arma per colpire in maniera proditoria. Gli stolti lo sono in ogni circostanza: la Rete ha catalizzato e specialmente diffuso la loro stoltezza che altrimenti sarebbe rimasta circoscritta tra i tavolini di un bar.

Sia come sia, credo che presto rinunceremo, obtorto collo, ad Internet e ad altre mirabilia. Ne sentiremo la mancanza, ma per poco. Semmai rimpiangeremo le amenità di gg (alias rioseba) come questa, veramente spassosa: “Io sono geologo dall’età di tre anni.” Un geologo precoce, forse grazie ai buoni uffici del Mentore, Bario Tozzi. Impagabile, mitico gg!


La teoria dell’universo olografico: alcune implicazioni filosofiche

http://zret.blogspot.com/2011/07/la-teoria-delluniverso-olografico.html

La teoria dell’universo olografico: alcune implicazioni filosofiche

Per teoria dell’universo olografico si intende un modello interpretativo della realtà, secondo cui il mondo fenomenico è una proiezione priva di consistenza “oggettiva” ed in cui ogni parte contiene il tutto. Formulata dallo scienziato David Bohm, ripresa, con qualche variante da altri ricercatori, tale sistema è, mutatis mutandis, radicato in antiche concezioni (si pensi ai Veda) e dottrine filosofiche. Il visionario scrittore statunitense Philip K. Dick ne elaborò un’originale interpretazione.

Non approfondisco i capisaldi di tale teoria e di visioni contigue, perché li ho già discussi in parecchi articoli cui rimando, ma vorrei qui puntualizzarne alcune implicazioni.

E’ opportuna in primo luogo una riflessione linguistica: la materia è illusione (maya). Ora il termine “illusione” vale letteralmente “gioco interno” (da in e ludere): ne consegue che gli oggetti “là fuori” sono in verità nel nostro cervello. Nel cervello, che non è colpito dalla luce (fotoni), si formano le immagini delle cose che erroneamente collochiamo fuori di noi.

Sino a qui la teoria, pur contraria al senso comune che non solo distingue tra interno ed esterno, ma che attribuisce all’esterno autonomia rispetto alla coscienza, è ancora intuitiva. Diventa, però, contro-intuitiva nel momento in cui lo stesso cervello viene assimilato a tutti gli altri “oggetti”, poiché l’encefalo è visto come un elemento fallace proiettato da un quid che Bohm definisce “ordine implicito”.

Non è quindi il cervello a generare la “realtà”, ma una sorta di coscienza transpersonale: è come se Dio proiettasse le figure e gli eventi di un sogno (o incubo?). Figure ed eventi sono simulacri che gli uomini scambiano per oggetti e fatti “concreti”. Gli uomini si limitano ad osservare la pellicola quadridimensionale della creazione.

Vogliamo trarne alcune inevitabili conclusioni? Il libero arbitrio non esiste, giacché non è l’uomo con il suo cervello a generare una porzione di realtà, ma è un’unica coscienza (affine ad un elaboratore organico?) che la produce. Non solo, l’individuo non può in nessun modo incidere sugli avvenimenti e le cose. Ogni sua azione, sebbene egli non ne sia consapevole, è simile a quella di uno spettatore che in una sala cinematografica pensasse di poter interagire con gli attori del film, rivolgendosi loro, o di poter cambiare l’intreccio, magari tentando di strappare la pistola al marito-attore che sta per uccidere la moglie-attrice, rea di averlo tradito con un altro.

La teoria dell’universo olografico quindi consuona con la forma più radicale di fatalismo che si possa immaginare. Introdurre il concetto di libera volontà significherebbe disintegrarne la logica, dunque costruire un modello incompatibile con quello di cui in parola.

In questo modo l’etica risulta compromessa per due motivi: ogni azione è agita da Qualcos’altro estraneo al soggetto percipiente. Ogni azione plasma e modifica un mondo non solo già plasmato e modificato da un Altro, ma persino di per sé inconsistente ed inesistente. Intervenire su tale realtà è ininfluente, privo di significato morale, perché la realtà materiale non esiste. Parafrasando Dostoevskij, si potrebbe scrivere: “Se non esiste la materia, tutto è lecito”. E’ come se una persona fosse incarcerata per aver ucciso un suo nemico in un sogno! Come si può essere moralmente responsabili di aver assassinato un essere che è solo un’ombra?

Sono situazioni paradossali che, però, non si possono ignorare, se si vuole analizzare ed illustrare la teoria dell’universo olografico in modo rigoroso. Non è facile ignorare tale sistema che scaturisce da un’indagine coerente dell’infinitamente piccolo, cosmo rarefatto ed impalpabile, quasi sull’orlo del nulla, oltre che da una convergenza con molte dottrine tradizionali, senza dimenticare alcune conferme empiriche.

Ne consegue che l’etica si può solo basare su un postulato della ragion pratica e su un rifiuto della teoria dell’universo olografico. Tale rifiuto implica l’elaborazione di un sistema dualista con tutte le aporie che le filosofie dualiste implicano, benché anche i modelli monisti (come la teoria dell’universo olografico) incorrano in sfide concettuali non meno ostiche.

Molti altri aspetti meriterebbero di essere almeno sfiorati: qual è la natura della dimensione onirica all’interno di un cosmo olografico? Come inscrivere i sogni nel Sogno? E’ possibile conciliare tale teoria con altre che attengono alla sfera fenomenica? Se sì, a quale prezzo? Dove si situa il male in questo asettico, perfetto disegno concettuale? Altri potrà provare a rispondere a questi ed altri quesiti vertiginosi che snocciolo come altrettante sciarade.

Va rilevato che questo sistema è l’unico, tra gli schemi scientifici, che tenta di inoltrarsi nel non-manifesto, di cui non sappiamo in verità nulla e sul quale si possono formulare solo ipotesi non falsificabili. Quindi da teoria scientifica tende a configurare una dottrina filosofica.

Alla fine, lo scetticismo di Pirrone, che andava a sbattere contro gli alberi, non disponendo di un criterio di verità da cui arguire che gli alberi esistono e che sono lì dove li vediamo, pare inevitabile. Infatti non sappiamo né possiamo sapere se l’albero esista né se sia lì né perché né come etc.

Il nostro tragico destino è quello di andare a sbattere contro la vita, assai più dura e ruvida degli alberi pirrroniani.


[1] Differente è la terminologia con cui i diversi scienziati individuano questo quid: ad esempio l’italiano Sergio Corbucci lo chiama “vuoto quantomeccanico”. Giustamente Luigina Marchese preferisce definirlo “nulla”: è il nulla, infatti, a partorire il tutto. Come ciò possa avvenire, in violazione del principio del terzo escluso, con l’equazione 0 = 1, non possiamo né comprendere né spiegare, ma è un dato che può essere solo constatato.


[2] L’essere è: nessuno ha mai chiarito in modo persuasivo “perché l’essere, invece del non essere”.

Qui un'ampia e perspicua descrizione della teoria.


Il cretino del giorno

Se non avete voglia di leggerlo tutto bastano i neretti

PeterCox ha detto...

Secondo gli studi di Carnicom, per limitare gli effetti delle irrorazioni incluso il processo di lenta distruzione dell'emoglobina.

-Evitare zuccheri e cibi acidici (Eg. carne, latticini) e sostutuire con dieta alcalina (verdure, fibre, frutta). In particolar modo fare spremute di limoni (senza zucchero). Personalmente in aggiunta a questo prendo 1000mg di vitamina C ogni giorno.

-Citrato di Sodio (non abusarne pero')

-Lactoferrina. Io la prendo in pillole da 250mg

-Glicerolo (Es. 1-2 cucchiai di sciroppo al giorno)

Per quanto riguarda l'eliminazione dei metalli pesanti io personalmente utilizzo pillole con estratti di Cilantro e chlorella. Funziona ed e' naturale

Carnicom inoltre consiglia di fare cure de-tox per l'intestino e fegato. ne trovate a bizzeffe online.

Sunday, July 24, 2011

Tentativo di battere il record di idiozia

damocle ha detto...

Sempre a Frankbat,secondo la tua logica devi dare dello sciacallo anche a Massimo Mazzucco perchè ha pubblicato sul suo sito l'articolo di Freda dicendo pure che meglio di così non poteva essere scritto,vedi un pò tu....


Si' damocle, anche Mazzucco e' uno sciacallo. Oltre ad essere complice di Simoncini, naturalmente.

Ed ecco il piu' scemo di oggi

ron ha detto...

In onore di immondizia come Frankrat intervengo per dire che:

1)L'uomo arrestato Breivik, il presunto killer,indicava tra gli interessi il body-building e la massoneria, manifestando apertamente il proprio odio per la società multiculturale e multirazziale http://www.repubblica.it/esteri/2011/07/23/dirette/norvegia_sotto_attacco_87_morti-19498666/
2) La Norvegia è tra i paesi che ha riconosciuto lo stato palestinese ed ha annunciato che nella prevista votazione all’ONU, a settembre si schiererà a favore della creazione di uno stato palestinese;
3)La Norvegia ha annunciato il suo ritiro dalla guerra di Libia; http://www.washingtonsblog.com/2011/07/terrorist-bomb-attack-in-oslo-norway.html
3) La Norvegia, secondo fonte di Haaretz, lo scorso anno ha escluso, per ragioni etiche, due imprese isaeliane dalla partecipazione allo sfruttamento dei pozzi petroliferi del mar del nord;
4) Circa due anni fa, il senatore statunitense-ebreo Lieberman aveva accusato la Norvegia di promuovere l’antisemitismo

http://attiliofolliero.blogspot.com/2011/07/attentato-ad-oslo-le-riflessioni-del.html

Questo attentato puzza un po' troppo di sionismo.
Tant'è che dopo circa 5 minuti dall'attentato tutti i media dei vari sionisti DeBenedetti, Murdock, etc intolavano che l'attentato era da attribuirsi ad AlQaeda con tanto rivendicazione di “Ansar al-Jihad al-Alami” gruppo sciadista inventato per l'occasione.

PS: Ieri scie a partire dalla tarda mattina.


Vediamo cosa si sa del pazzo attentatore. Citiamo Repubblica:
OSLO - Alto, biondo, celibe. Anders Behring Breivik, il responsabile della strage sull'isola di Utoya reo confesso è un 32enne norvegese doc, fondamentalista cristiano e vicino agli ambienti dell'estrema destra xenofoba.


Citiamo il Corriere:
Norvegese di 32 anni, legato ad ambienti fondamentalisti cristiani. Anders avrebbe espresso idee anti-islamiche.


Un sito di informazione seria: la CNN:
A picture is emerging, gleaned from official sources and social media, of a right-wing Christian fundamentalist who may have had an issue with Norway's multi-cultural society.



Vuoi vedere che il sionismo non c'entra un cavolo? Gonzi di tankerenemy, tornate a fanfarare di inesistenti scie chimiche, che appena parlate di qualcosa di reale non dite altro che stronzate.

L'esercito ha testato agenti nervini mortali in Alaska negli anni '60

http://scienzamarcia.blogspot.com/2011/07/lesercito-ha-testato-agenti-nervini.html

L'esercito ha testato agenti nervini mortali in Alaska negli anni '60

Come ammesso persino da un sito c
he nega ad oltranza l'esistenza delle scie chimiche ( http://it.wikipedia.org/wiki/Progetto_112 - corrado coglione, dov'e' che si parla di scie chimiche??? ) le sperimentazioni su cavie umane di agenti infettivi e di agenti chimici negli Stati Uniti d'America furono innumerevoli. Da qui all'utilizzo di scie chimiche disperse sulla popolazione secondo noi il passo è piuttosto breve. Di sicuro la rivisitazione di questi avvenimenti storici (e degli altri mostrati negli articoli sulla realtà storica delle scie chimiche, vedi http://scienzamarcia.blogspot.com/2011/01/le-scie-chimiche-sono-una-realta.html) permette di dare una risposta alla domanda: "Ma se piloti e militari respirano la stessa aria che respiriamo noi perché diffonderebbero veleni tramite le scie chimiche?"

La risposta è che se l'hanno fatto in passato non c'è da meravigliarsi che lo facciano al presente, e se lo fanno poi sarà un poco perché obbediscono agli ordini (nel settore militare), un po' perché grava su di loro la minaccia della perdita del posto di lavoro (piloti civili, assistenti di volo, lavoratori degli aeroporti, controllori del traffico aereo), un po' perché vengono convinti che si tratti di un'operazione indispensabile per frenare il riscaldamento globale ma che va mantenuta segreta "per evitare che i soliti contenstatori di professione, comunisti verdi ed ambientalisti, vi si oppongano".

Peccato che ormai tutti i partiti verdi e comunisti, così come tutte le associazioni ambientaliste, non solo sono perfettamente informate della questione delle scie chimiche, ma sono impegnatissime nel mettere a tacere la questione, come si può subito verificare chiedendo lumi ai loro responsabili locali. E peccato che il riscaldamento globale causato dal CO2 sia una menzogna (vedi http://scienzamarcia.blogspot.com/search/label/CO2) messa in piedi dall'IPCC con l'aiuto di Al Gore, ovvero da un organismo dell'ONU (quell'ente sovranazionale che è responsabile della cruenta guerra in Libia) e da un ex vice presidente statunitense, uomo di regime di una superpotenza colpevole di innumerevoli guerre di aggressione e sopraffazione in ogni angolo del pianeta.

L'esercito ha testato agenti nervini mortali in Alaska negli anni '60

traduzione dell'articolo di DIANA CAMPBELL Military tested deadly nerve agents in Alaska in the '60s

Nel 1961, il ministro della difesa statunitense Robert McNamara sovrintese allo sviluppo di programmi segreti di sperimentazione di armi biologiche e chimiche, numerati da 1 a 150.
In uno di questi progetti, il numero No. 112, il ministero della difesa tra il 1962 e il 1973 condusse test di armi biologiche e chimiche sulle terre al di là dell'autostrada dell'Alaska vicino al fiume Gerstle, appena a sud-est della Giunzione del Delta (Delta Junction). L'esercito voleva sapere per quanto tempo sarebbero rimasti attivi, nell'ambiente artico, i mortali gas nervini quali il Sarin ed il VX.

Soldati con tute protettive furono inoltre portati in giro per le aree irrorate all'interno di veicoli militari, per vedere quanto a lungo i gas nervini sarebbero rimasti sul campo dopo essere stati dispersi e per sperimentate le pratiche di decontaminazione.

Il progetto 112 da solo richiese più di 100 sperimentazioni, secondo l'avvocato Doug Rosinski di Washington D.C., il quale sta rappresentando in una causa legale contro il governo federale più di 50 veterani che affermano di essere stati esposti ad agenti tossici durante questi test. Rosinski ha affermato che circa metà dei 100 test del progetto 112 furono eseguiti in Alaska, Hawaii, Maryland e Florida.

L'esercito, sotto gli auspici del progetto Project 112, hanno spruzzato nell'aria anche quelli che si pensava che fossero dei batteri innocui nei boschi e lungo l'autostrada dell'Alaska dal Delta fino al confine canadese, ha affermato Robert Layne, con il Ministero delle Risorse Naturali dell'Alaska. Successive ricerche indipendenti hanno mostrati che il Bacillus globigii, uno degli agenti batteriologici, può causare delle infezioni nelle persone con un sistema immunitario indebolito.

E. coli e tularemia, entrambi agenti infettivi, furono inoltre utilizzati in esperimenti in Alaska, secondo il Ministero della Difesa.

Rosinski aggerma che il governo degli Stati Uniti, ed anche l'Amministrazione dei Veterani, hanno negato per anni l'esistenza di tale progetto anche quando si presentarono dei veterani con problemi di salute che sospettavano fossero correlati con gli esperimenti. Frustrati da queste negazioni, alcuni veterani hanno iniziato a chiedere le cartelle del loro stato di salute durante il servizio.

Rosinski ha detto che l'esercito non le avrebbe volute rilasciare affermando che erano classificate [ovvero coperte da segreto di stato - N.d.t.]. Finalmente nell'Ottobre del 2002 il Pentagono, sotto la pressione dei veterani e del Congresso [il parlamento statuintense - N.d.T.], ha ammesso la sperimentazione ed ha rilasciato i riassunti di 28 test del Progetto 112.
Secondo tali riassunti in alcuni degli esperimenti furono utilizzati come traccianti, per ricostruire la dispersione degli agenti, degli isotopi radioattivi quali il solfuro di cadmio e zinco e il fosforo 32.

In alte concentrazioni entrambi possono causare il cancro. Secondo i riassunti il solfuro di cadmio e zinco fu usato in Alaska, ma nessuno è sicuro se vi fu utilizzato anche il fosforo 32.
Ma il Consiglio Nazionale della Ricerca (National Research Council), che fa parte di una associazione nazionale nonprofit di accademie di scienza tecnologia e medicina, ha concluso che la quantità di cadmio utilizzata non avrebbe fatto del male a quelli che vi fossero stati esposti durante la sperimentazione in Alaska.

Ma secondo una denuncia presentata da Rosinski, l'esercito sapeva o avrebbe dovuto sapere che sin dal 1973 il solfuro di zinco e cadmio "rappresenta un potenziale rischio per la salute per gli sperimentatori e per gli altri esseri umani esposti a tale agente ..."