Wednesday, July 13, 2011

Ur

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Ur

Siamo (non tutti) esseri celesti? Sparse briciole linguistiche sembrerebbero accreditarlo. Ur è uno dei più antichi centri sumeri. “Ur “dovrebbe valere appunto “città”. Le città mesopotamiche (e non solo) progettate e costruite, seguendo canoni simbolici, erano uno specchio del cielo. Il loro cuore era lo ziqqurat, il tempio-osservatorio, pinnacolo puntato verso il firmamento stellato. Fu la nostalgia di una cultura già decaduta quando sbocciò.

Da Ur dei Caldei – alcuni contestano l’identificazione con la città mesopotamica – proveniva Abraham, il sumero progenitore (mitico?) di genti medio-orientali. L’Oriente è l’origine: la radice vale “sorgere”. E’ un’alba di civiltà remote, la cui ascendenza è forse uranica. Il cielo quindi è la patria, perduta. Non lo si intenda tanto in senso letterale, ma come “luogo” del principio anteriore alla caduta. Sebbene gli etimologisti rifiutino il legame, il tedesco "Ur", originario, antico, ancestrale, potrebbe conservare una parentela con il sumero. Il nucleo semantico è lo stesso di Oriente, da orior, sorgere. Che cos’è la città, se non il nascimento di un popolo? Ecco l’urbe e l’Urbe. Si suppone che “urbs” sia connesso al latino “orbis”, mondo, globo ed anche cerchio. Roma fu città quadrata, ma nel quadrato si può inscrivere in un cerchio, figura della perfezione. Quadrato e cerchio: terra e cielo. Atlantide, invece, l’archetipo urbanistico, ebbe pianta circolare con tre canali concentrici attorno agli insediamenti. Inoltre la città è un mondo, un cosmo con i suoi punti cardinali, i quarti, gli assi, il centro. Una ruota cosmica è adombrata nell’icnografia urbana.

Erano un tempo i sacerdoti a delimitare il perimetro di una città, a stabilire i riti di fondazione, a sacralizzare uno spazio, il templum, che rispecchiava un settore del cielo. Gli ierofanti interpretavano la volontà dei Celesti.

La sorgente delle lingue è presumibilmente unica, anche se ne scaturirono molti ruscelli e fiumi i cui corsi si sono diramati assai lontano dalla scaturigine. Così il sumero Ur, il germanico “ur”, il morfema "or", nascere, il latino urbs… potrebbero discendere da una stessa voce.

Quanto diversa è la città antica da quella odierna! Un tempo i confini di un’urbe erano sacri, invalicabili, oggi le città sono tentacolari, fagocitano l’esterno, dopo aver digerito sé stesse. Del cielo, di cui erano un’icona, un riflesso nelle armonie e nelle prospettive, non è rimasto nulla: gli sguardi sono chini verso il basso ed una giungla di edifici lo scherma, mentre venefici serpenti lo attraversano. Il vero cielo poi non è quello sopra di noi: la volta è solo un simulacro dell’Empireo.

Scrivono A. Anzaldi e L. Bazzoli: “Urano è il cielo, bello, lontano misterioso. … Evoca la tendenza alla solitudine. Urano può essere inteso come Spazio, laddove Saturno è il Tempo”.

L’eco stessa di Urano (greco Οὐρανός), primordiale dio degli spazi siderei, il cui nome vale “firmamento”, oggidì è imprigionata nei giacimenti del metallo denominato “uranio”. [1] Tragico destino che il fecondo soffio celeste si sia corrotto in un vento radioattivo, che la vita si sia tramutata in morte.

[1] Il nesso etimologico tra l’ellenico Οὐρανός e l’indiano Varuna è in genere rifiutato dai linguisti che non sono concordi sul significato dalla base da cui deriva il nome del dio, “wer “, coprire, o “uer”, legare.



4 comments:

  1. Perché le parole venefici serpenti linkano genericamente http://www.tankerenemy.com/ ?

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  2. Eh, ma che cazzo vuoi dire antonio ? non si capisce un tubo dal tuo sproloquio ...

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  3. @TFH: non e' che ha incontrato il cannaiolo e si si e' fumato qualcosa insieme a lui?
    Questo spiegherebbe molte cose sul senso di quel post...

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  4. Uuuur, che noia qui al bar, che noia la sera, la sera vedersi qui al bar. Che noia qui al bar.
    Gli amici del bar di Gaber non potevano sapere davvero che cosa fosse la noia. Infatti non avevano mai letto un post di zret!

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