Saturday, June 2, 2012

LA REPUBBLICA ITALIANA NON E' LEGITTIMA



Ringraziamo il buon Damocle per la segnalazione di questa niù èntri ad hoc :)

tdm



Dato che oggi è la festa (!) della repubblica articolo ad hoc.
La repubblica italiana non è legittima




www.lindipendenza.com/la-repubblica/


LA REPUBBLICA ITALIANA NON E’ LEGITTIMA

di ENZO TRENTIN
Il principio su cui si basano le “Fonti essenziali del potere politico” è semplice. I dittatori (quindi anche la partitocrazia italiota che di democratico ha poco o nulla) necessitano della collaborazione del popolo su cui dominano. Senza questa collaborazione non possono conquistare e mantenere il potere. Tali fonti includono:
  1. autorità: la convinzione popolare che il regime sia legittimo e che obbedire sia un dovere morale;
  2. risorse umane: la quantità e l’importanza degli individui e dei gruppi che obbediscono, collaborano o forniscono assistenza al regime;
  3. capacità e conoscenza: forniti dai collaborazionisti singoli e dai gruppi, sono necessari al regime per compiere azioni specifiche;
  4. fattori intangibili: fattori psicologici e ideologici che possono indurre gli individui a obbedire e aiutare le autorità;
  5. risorse materiali: il grado in cui le autorità controllano o hanno accesso a proprietà, risorse naturali e finanziarie, sistema economico e mezzi di comunicazione e trasporto;
  6. sanzioni: punizioni, minacciate o praticate, contro i disobbedienti e coloro che non collaborano, per assicurare la sottomissione e l’appoggio necessari alla sopravvivenza del regime.
Tutte queste fonti dipendono comunque dal consenso di cui gode il regime, dalla sottomissione e dall’obbedienza della popolazione e dal sostegno dei numerosi strati sociali e delle varie istituzioni. E non sono garantite. La piena collaborazione, l’obbedienza e il sostegno aumenteranno la disponibilità delle risorse e, di conseguenza, espanderanno il potere di qualsiasi governo. D’altro canto, l’assottigliarsi del consenso popolare e istituzionale verso gli aggressori e i dittatori inficia (al punto da poterla ridurre drasticamente) la disponibilità delle fonti di potere da cui questi dipendono. Naturalmente, i dittatori – anche quelli partitocratici – sono sensibili alle azioni e alle idee che minacciano la loro capacità di fare ciò che vogliono, perciò sono inclini a minacciare e punire quanti disobbediscono, scioperano o si rifiutano di collaborare. La storia però non finisce qui. La repressione, persino quella più brutale, non sempre riesce a ristabilire il grado di sottomissione e collaborazione necessario perché il regime continui a funzionare.
Se, nonostante la repressione, le fonti del potere possono essere limitate o recise per un tempo sufficiente, i risultati iniziali possono tradursi in un momento di incertezza e confusione nella dittatura. Che probabilmente porterà a un evidente indebolimento del suo potere. Nel tempo, il blocco delle fonti di potere può comportare la paralisi del regime, riducendolo all’impotenza; e, nei casi più estremi, provocandone la disintegrazione. Prima o poi, il potere del dittatore morirà di fame politica. Il livello di libertà o di tirannide in qualsiasi forma di governo, quindi, è soprattutto un riflesso della relativa determinazione degli individui a essere liberi, e della loro volontà e capacità di resistere ai tentativi di schiavizzarli. Per non dilungarci troppo, proveremo a dare una nostra risposta ad uno solo dei sei punti su indicati. Quello che riteniamo fondamentale:
1 – autorità: la convinzione popolare che il regime sia legittimo e che obbedire sia un dovere morale; appare destituita da ogni fondamento.
Sebbene il 2 giugno 1946 si siano celebrate libere elezioni, le prime dal 1924. Avevano diritto di voto tutti gli italiani maggiorenni (allora a 21 anni di età), maschi e femmine. Il meccanismo elettorale dell’Assemblea Costituente era proporzionale a liste concorrenti in 32 collegi elettorali plurinominali. La legge elettorale prevedeva l’elezione di 573 deputati, tuttavia le elezioni non si poterono svolgere nelle province di Bolzano, Trieste, Gorizia, Pola, Fiume e Zara, ancora sotto l’occupazione militare degli alleati Anglo-Americani e della Iugoslavia.
Non votarono quindi tutti gli aventi diritto. Vennero consegnate contestualmente agli elettori la scheda per la scelta fra Monarchia e Repubblica, il cosiddetto Referendum istituzionale, e quella per l’elezione dei deputati dell’Assemblea Costituente, a cui sarebbe stato affidato il compito di redigere la nuova carta costituzionale, come stabilito con il Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 98 del 16 marzo 1946.
La Costituzione fu approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947, promulgata (dopo non pochi tentennamenti) dal Capo provvisorio dello Stato il 27 dicembre 1947, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 27 dicembre 1947, n. 298, edizione straordinaria, ed entrò in vigore il 1° gennaio 1948. Con l’entrata in vigore della Costituzione il Capo provvisorio dello Stato esercita le attribuzioni di Presidente della repubblica e ne assume il titolo. Vedi XVIII disposizione transitoria e finale, Comma primo. Qui è necessario soffermare la nostra attenzione: l’assemblea costituente era redigente e non deliberante. Chi sostiene che gli elettori, votando la costituente hanno implicitamente approvato anche il testo costituzionale di la’ da venire e dal contenuto ancora ignoto, è sicuramente in malafede.
Sosteniamo quindi che la Costituzione italiana è legale, ma illegittima. Si tratta di un principio vecchio di secoli. A questo proposito già il 22 febbraio 1791, Thomas Paine [http://it.wikipedia.org/wiki/Thomas_Paine] in «Rights of Man», sosteneva la non superiorità dei nobili (oggi diremmo dei ‘rappresentanti’) rispetto alla gente comune, perché ogni uomo ha dei diritti naturali che non sono basati sulla ricchezza o sulla nascita. Ed aggiungeva: «Una Costituzione non è l’atto di un governo, ma l’atto di un popolo che crea un governo: un governo senza Costituzione è un potere senza diritto …Una Costituzione è antecedente a un governo: e il governo è solo la creatura della Costituzione»
Che questo principio non sia il classico coniglio tirato fuori dal cilindro di chi scrive, è dimostrato dal fatto che molti popoli hanno esercitato il sacrosanto diritto di approvare la propria Costituzione. Di seguito illustriamo alcuni esempi:
1992 – Estonia. La Costituzione presente (quarta) fu promulgata dopo un referendum il 28 giugno ed incorpora elementi delle costituzioni precedenti,
1997 – La Costituzione è stata adottata dall’Assemblea Nazionale della Polonia il 2 aprile ed è stata approvata da un referendum nazionale il 25 maggio 1997.
2006 – La Costituzione della Repubblica di Serbia è stata approvata da un referendum costituzionale tenutosi dal 28 al 29 di ottobre. Sostituendo la Costituzione del 1990.
2009 – Un referendum costituzionale si è tenuto in Niger il 4 agosto. Lo scopo del referendum è stato quello di presentare agli elettori lo scioglimento della Quinta Repubblica del Niger e la creazione di una “Sesta Repubblica Niger” nell’ambito di un sistema di governo presidenziale.
2010 – Il referendum moldavo tenutasi il 5 settembre sulla necessità o meno di modificare la Costituzione della Moldova per tornare all’elezione popolare del presidente, è fallito a causa di una scarsa affluenza alle urne: 30,29% contro il necessario 33% perché il referendum sia considerato valido.
2010 – I cittadini del Kenya hanno votato un referendum il 4 agosto per la nuova Costituzione, che era stata scritta da un comitato di esperti.
24 Febbraio 2012 – La Siria ha una nuova Costituzione per mezzo del voto referendario: il Sì vince con l’89% di voti favorevoli.
E qui ci sia consentito di soffermarci brevemente per osservare un paese che gli organi d’informazione occidentale ci presentano come una bieca e sanguinaria dittatura, nel bel mezzo di una guerra civile con migliaia di morti, interi quartieri di alcune città ridotti in macerie, con problemi sanitari immaginabili.
25.05.2012 - Aleppo (AsiaNews) – “Ci sono forze straniere che non vogliono la pace in Siria. Il Paese è ormai preda di guerriglieri provenienti da Tunisia, Libia, Turchia, Pakistan e altri Stati islamici. Armi e denaro passano attraverso i confini e alimentano questa spirale di violenza”. È quanto afferma ad AsiaNews mons. Giuseppe Nazzaro, vicario apostolico di Aleppo. “I Paesi occidentali non fanno nulla di concreto per fermare il conflitto – sottolinea – essi non hanno a cuore il destino del popolo siriano, che oltre alla guerra fra esercito e ribelli subisce anche l’embargo economico”. Mons. Nazzaro racconta che in tutto il Paese iniziano a scarseggiare medicinali, carburante, gas. Nelle province più colpite dagli scontri, manca tutto ed è difficile per la popolazione sopravvivere, soprattutto se si protrarrà  ancora questa situazione di tensione.(…)
In questo clima si sente la necessità di stilare una nuova Costituzione, ed anche il dovere di indire un referendum popolare per approvare questo fondamentale documento. Da qualsiasi parte lo si voglia prendere, questo evento dovrebbe indurre alla riflessione.
Il presidente ungherese Pal Schmitt ha firmato, il 25 aprile scorso, il testo costituzionale che è espressione di una sola forza politica, quella del governo conservatore del Premier Viktor Orbán che ha ottenuto in Parlamento i numeri necessari per approvare la revisione costituzionale con la maggioranza necessaria dei due terzi. La nuova Costituzione è entrata in vigore il 1° gennaio 2012. Per compensare la mancanza di partecipazione di gran parte della opposizione al dibattito parlamentare, e invece di un referendum (che la coalizione di governo si rifiuta di indire per l’adozione della nuova Costituzione), è stata avviata una cosiddetta “consultazione nazionale”. Questa è consistita nell’invio (a mezzo posta) un questionario ad ogni elettore ungherese, che ha potuto dare il suo parere su dodici temi costituzionali. Circa 920 mila persone hanno compilato il questionario, questo significa il 10% dell’elettorato. Il primo ministro Orbán (in un’intervista rilasciata il 1° aprile). ha dichiarato che il governo rispetterà il parere della maggioranza degli elettori.
Dunque, sia che si tratti di una spregevole dittatura, sia che si tratti di un paese “in vacanza democratica” dopo una lunga dittatura comunista, nessuno ha pensato di togliere il diritto ai cittadini di approvare o di proporne modifiche alla propria Costituzione così com’è stato fatto sino ad oggi dalla repubblica italiana nata dalla resistenza. Ed affinché qualcuno non sia indotto a credere che si tratti di procedure da tempo previste, ma solo di recente praticate, va osservato che la Costituzione del Massachusetts, fu ratificata dal popolo di quello Stato nel 1780 per restarne la legge fondamentale fino ai giorni nostri.
Da sottolineare, infine, che le stesse illegittimità sono riscontrabili anche per gli Statuti di Comuni, Province e Regioni, elaborati ed approvati dai singoli consiglieri (quasi sempre appartenenti alla partitocrazia), e mai sottoposti all’approvazione dei cittadini che formalmente, in democrazia, sono detentori della sovranità. Infatti, in democrazia uno dei principi indiscutibili è rappresentato dal fatto che la sovranità appartiene al popolo e che essa non può essere alienata, limitata, violata o disattesa, e che il popolo può delegare la sua volontà ma deve sempre restare libero di modificare le regole della delega.
 

4 comments:

  1. Siccome, com'è solito per questi cialtroni, il discorso non regge perché le premesse sono errate.

    L'assemblea costituente era stata eletta per un unico scopo, Il Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 98/1946, da all'Assemblea, innanzitutto, il compito di redigere la nuova costituzione.

    Partendo da questo presupposto, tutto il resto detto sopra è un insieme di castronerie e cialtronerie.

    Le elezioni non tennero conto delle provincie indicate perché allora non erano territorio italiano, lo divennero in seguito, e quindi non potevano partecipare alle elezioni.

    Inoltre osserviamo le date che indica per le costituzioni approvate dal popolo, sono tutte successive al 1991, tutte hanno avuto un referendum, che possiamo dire le ha legittimate.

    Prima ogni costituzione è stata redatta dal governo preposto, nessuno ha fatto un referendum secondo quel che viene affermato in questo "articolo".

    Inoltre il "redattore dell'articolo" non ha tenuto presente che in italia, nel 1947 l'alfabetizzazione era molto inferiore a quella odierna, ed al 2001 in italia vi era ancora l'1,8% di analfabeti.

    Quindi far approvare la costituzione a persone che in buona parte non sapevano ne leggere, ne scrivere sarebbe stato anacronistico.

    Quando si vuole scrivere di eventi storici vanno presi tutti i dati del periodo, altrimenti si rischia di fare la figura dei fessi.

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  2. Damocle ha nostalgia dei Savoia? O del Dvce? O forse preferiva rimanere sotto l'ala protettrice del fiero alleaten germaniken? In fondo, dai, il III Reich aveva la sua sovranità monetaria. Mica spruzzavano aerosol sugli azzurri cieli di Germania. E poi era tutta campagna. Tutta! Non solo campagna di Russia.

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  3. Damocle può sempre cambiare paese non credo sentiremo la sua mancanza

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  4. Damocle COGLIONE DI MERDA, perché non emigri in quei paesi tanto cari alle MERDE COME TE, ad esempio in Iran o nella Corea "comunista".
    poi vedi in quanto tempo ti fanno rigare dritto

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