Tuesday, July 3, 2012

Edizione speciale - Aguzzate la vista

I testi che seguono differiscono per 20 piccoli particolari. Sapete trovarli? STRALOL!!!


zret wikipedia
"Göbekli Tepe è il più importante sito archeologico del mondo" (David Lewis-Williams).

Göbekli Tepe (in turco, “la collina dal ventre gonfio”) è un sito archeologico presso la città di Şanlıurfa nell'odierna Turchia, presso il confine con la Siria, risalente all'inizio del Neolitico o alla fine del Mesolitico. Vi è stato rinvenuto il più antico complesso templare litico (11.500-8.000 a.C. circa), la cui edificazione si protrasse presumibilmente per tre o quattro secoli.








 



Il complesso è ubicato su una collina artificiale alta circa quindici metri e con un diametro di pressappoco trecento metri, situata sul punto più alto di un'elevazione di forma oblunga. Da lì si domina la regione circostante, tra la catena del Tauro e il Karaca Dağ e la valle dove sorge la città di Harran.



Il sito fu individuato nel 1963 da un gruppo di ricerca turco-statunitense, che notò diversi consistenti cumuli di frammenti di selce, segno di attività umana nell'età della pietra.



Göbekli Tepe fu riscoperta trent'anni dopo da un pastore curdo: l’uomo notò alcune singolari pietre che affioravano dal suolo. La notizia del rinvenimento giunse al responsabile del museo della città di Şanlıurfa. Egli contattò il ministero preposto: a sua volta i funzionari del dicastero si rivolsero all’Istituto archeologico germanico con sede ad Istanbul. Nel 1995 cominciarono gli scavi per opera di una missione congiunta del museo di Şanlıurfa e dell'Istituto archeologico germanico, sotto la direzione di Klaus Schmidt. Nel 2006 le attività furono assegnate alle università tedesche di Heidelberg e di Karlsruhe.





Si portò così alla luce un monumentale santuario megalitico, costituito da una collina artificiale delimitata da muri di pietra grezza a secco. Furono anche reperiti quattro recinti circolari, delimitati da enormi pilastri in calcare pesanti oltre dieci tonnellate ciascuno. Secondo il direttore del dissotterramento, le pietre, drizzate in piedi e disposte in circolo, simboleggiano assemblee di uomini.



Sono stati poi dissotterrati circa quaranta blocchi a forma di Tau e che raggiungono i tre metri di altezza. Nella maggior parte dei casi vi sono effigiati in rilievo diversi animali (serpenti, anatre, gru, tori, volpi, leoni, gazzelle, cinghiali, gamberi, scorpioni, formiche…). Alcune sculture vennero volontariamente abrase. Altre pietre sono decorate con motivi geometrici. Certuni monoliti sono istoriati con forme falliche. Forse risalgono ad epoche successive e trovano similitudini nelle culture medio-orientali (siti di Byblos, Nemrik, Helwan e Aswad).

Indagini geomagnetiche hanno indicato la presenza di altri duecentocinquanta macigni ancora inumati. 



Secondo gli archeologi ufficiali, l’esistenza di codesta struttura monumentale dimostra che anche precedentemente allo sviluppo dell'agricoltura e nell'ambito di un'economia di caccia e raccolta, gli uomini possedevano mezzi bastevoli per erigere poderosi complessi. Il direttore dello scavo ritiene che fu proprio l'organizzazione sociale necessaria alla creazione di Göbekli Tepe a promuovere uno sfruttamento pianificato delle risorse alimentari ed a favorire le prime pratiche agricole. Il sito si trova, infatti, nella regione della Mezzaluna fertile, dove cresceva il grano selvatico.

Nessuna traccia di piante o animali domestici è stata tuttavia recuperata negli scavi, inoltre mancano resti di abitazioni. A circa quattro metri di profondità, ossia ad un livello corrispondente a quello della costruzione del santuario, sono stati dissepolti frammenti di utensili litici (raschiatoi e punte per frecce), insieme con ossi di animali selvatici, semi di piante spontanee e legno carbonizzato. Sono vestigia che testimoniano la presenza in questo periodo di un insediamento stabile.

Intorno al IX millennio a.C. il centro fu deliberatamente abbandonato e sepolto sotto un colle artificiale.

Göbekli Tepe è un enigma archeologico, la tessera che mal si incastra nel mosaico della storia accademica: come coniugare la primitiva cultura di genti del Mesolitico, dedite alla caccia, alla raccolta e ad una rudimentale agricoltura con la costruzione di un sito megalitico di tale imponenza e complessità? In verità, alcune questioni meritano delle indagini che non si limitino alle analisi stratigrafiche ed alla catalogazione tipologica dei manufatti. Bisognerebbe in primo luogo tentare di comprendere il valore iconografico degli animali scolpiti sulle pietre a Tau: molti studiosi hanno ipotizzato un contenuto di tipo sciamanico; altri hanno sottolineato il valore simbolico delle raffigurazioni…. Spesso, quando si brancica nel buio, ci si appella alla valenza simbolica delle immagini, il che può significare tutto e niente. E’ evidente che molti animali non sono legati alla pastorizia ed alle attività venatorie: dunque qual è il retroterra culturale da cui emerse tale “bestiario”? Se non si pensa ad uno scenario totemico o archeoastronomico, è arduo formulare supposizioni plausibili. [1]

Göbekli Tepe non fu una città, ma un gigantesco tempio eretto in una zona non distante da Harran, il centro che, nella tradizione è collegato, insieme con Ur, ad Abraham, il patriarca sumero. Non siamo lontani dalla Siria, dalla Fenicia e dalla Mesopotamia, regioni in cui si incontrarono e scontrarono popoli di diverse stirpi (Sumeri, Camiti, Semiti, Indoeuropei), dove furono fondate splendide ed opulente città (si ricordi almeno Ebla), crocevia di commerci, di fecondi scambi culturali, fucine di miti e di invenzioni (l’alfabeto, il vetro…). Gobekli Tepe è, però, più antica: dovrebbe avere grosso modo l’età di Catal Huyuk (nell’attuale Turchia) e della biblica Gerico.

Perché il luogo fu abbandonato e coperto con tonnellate di terra? Chi l’aveva creato volle forse occultare ai posteri un inconfessabile segreto? Chi decise di consacrare la vasta area? Quali dei adoravano i costruttori di Göbekli Tepe? Il complesso irradia un fascino che ha alcunché di sinistro. Saranno certi rilievi di animali rappresentati in modo rude con tratti a volte terrifici, saranno i pilastri a Tau, simili ad uomini pietrificati (le sculture della Lunigiana sono circonfuse da un’aura simile, sacrale ed enigmatica e, come certi idoli del santuario medio-orientale, hanno spesso braccia stilizzate). [2] Sono pilastri che non sorreggono nulla, inframezzati ad altri reperti, talora inquietanti: statue lapidee con teste prive di bocca, sculture itifalliche, blocchi con glifi indecifrabili…

Si ha l’impressione che questa specie di Stonehenge curda sia, in qualche modo, la sesquipedale impronta di una genia estinta (?), una razza di Giganti (i Nephilim? ), un’area in cui si installarono poi gruppi di cacciatori-raccoglitori che non padroneggiavano tecniche architettoniche e scultoree tanto raffinate.

Göbekli Tepe, per lo più sottovalutata in Italia, all’estero, invece, è oggetto di appassionate ricerche: ad esempio, Linda Moulton Howe le sta dedicando un dossier in costante aggiornamento, con interviste ad archeologi e geologi, fotografie, disamine di varia natura.

Il mistero più impenetrabile riguarda l’abbandono e l’esumazione del complesso templare: se delle modificazioni climatiche e pedologiche possono spiegare lo spopolamento, non motivano la sepoltura di un luogo dove furono praticati riti di cui non sappiamo nulla.

Abbiamo appena cominciato a riscrivere la storia umana e non solo umana, proprio ora che…

[1] E’ difficile negare che certe figure zoomofe, come gli avvoltoi, non si collochino in un contesto sciamanico.

[2] Uomini colpiti dal fulmine di una divinità adirata o esseri soprannaturali puniti per la loro empietà?






Göbekli Tepe (Portasar in armeno, Girê Navokê in curdo) è un sito archeologico presso la città di Şanlıurfa nell'odierna Turchia, presso il confine con la Siria, risalente all'inizio del Neolitico, (Neolitico preceramico A) o alla fine del Mesolitico.
Vi è stato rinvenuto il più antico esempio di tempio in pietra (11500-8000 a.C. circa), la cui erezione dovette interessare centinaia di uomini nell'arco di tre o cinque secoli.
Le più antiche testimonianze architettoniche note in precedenza erano le ziggurat babilonesi, datate 5000 anni più tardi.
Indice
Localizzazione
Il sito si trova su una collina artificiale alta circa 15 m e con un diametro di circa 300 m, situata sul punto più alto di un'elevazione di forma allungata, che domina la regione circostante, tra la catena del Tauro e il Karaca Dağ e la valle dove si trova la città di Harran.
Il sito utilizzato dall'uomo avrebbe avuto un'estensione da 300 a 500 m².
Storia degli scavi
Il sito archeologico fu riconosciuto nel 1963 da un gruppo di ricerca turco-statunitense, che notò diversi consistenti cumuli di frammenti di selce, segno di attività umana nell'età della pietra.




Il sito fu riscoperto trent'anni dopo da un pastore locale, che notò alcune pietre di strana forma che spuntavano dal terreno. La notizia arrivò al responsabile del museo della città di Şanlıurfa, che contattò il ministero, il quale a sua volta si mise in contatto con la sede di Istanbul dell'Istituto archeologico germanico. Gli scavi furono iniziati nel 1995 da una missione congiunta del museo di Şanlıurfa e dell'Istituto archeologico germanico sotto la direzione di Klaus Schmidt. Nel 2006 gli scavi passarono alle università tedesche di Heidelberg e di Karlsruhe.
Resti archeologici

Altorilievo a forma di animale su una pietra a T.
Gli scavi rimisero in luce un santuario monumentale megalitico, costituito da una collina artificiale delimitata da muri in pietra grezza a secco.
Sono inoltre stati rinvenuti quattro recinti circolari, delimitati da enormi pilastri in calcare pesanti oltre 10 tonnellate ciascuno, probabilmente cavati con l'utilizzo di strumenti in pietra. Secondo il direttore dello scavo le pietre, drizzate in piedi e disposte in circolo, simboleggerebbero assemblee di uomini.




Sono state riportate in luce circa 40 pietre a forma di T, che raggiungono i 3 m di altezza. Per la maggior parte sono incise e vi sono raffigurati diversi animali (serpenti, anatre, gru, tori, volpi, leoni, cinghiali, vacche, scorpioni, formiche). Alcune incisioni vennero volontariamente cancellate, forse per preparare la pietra a riceverne di nuove. Sono inoltre presenti elementi decorativi, come insiemi di punti e motivi geometrici.








Indagini geomagnetiche hanno indicato la presenza di altre 250 pietre ancora sepolte nel terreno.






Un'altra pietra a forma di T, estratta solo a metà dalla cava, è stata rinvenuta a circa 1 km dal sito. Aveva una lunghezza di circa 9 m ed era probabilmente destinata al santuario, ma una rottura costrinse ad abbandonare il lavoro.
Oltre alle pietre sono presenti sculture isolate, in argilla, molto rovinate dal tempo, che rappresentano probabilmente un cinghiale o una volpe. Confronti possono essere fatti con statue del medesimo tipo rinvenute nei siti di Nevalı Çori e di Nahal Hemar. Gli scultori dovevano svolgere la loro opera direttamente sull'altopiano del santuario, dove sono stati rinvenute anche pietre non terminate e delle cavità a forma di scodella nella roccia argillosa, secondo una tecnica già utilizzata durante l'epipaleolitico per ottenere argilla per le sculture o per il legante argilloso utilizzato nelle murature.
Nella roccia sono anche presenti raffigurazioni di forme falliche, che forse risalgono ad epoche successive, trovando confronti nelle culture sumere e mesopotamiche (siti di Byblos, Nemrik, Helwan e Aswad).
Interpretazioni
Le raffigurazioni di animali hanno permesso di ipotizzare un culto di tipo sciamanico, non distante da quelli presenti nelle culture sumera e mesopotamiche.
Lo studio degli strati di detriti accumulati sul fondo del lago di Van in Anatolia ha prodotto importanti informazioni sui cambiamenti climatici del periodo, individuando una consistente crescita della temperatura intorno al 9500 a.C. I resti di pollini presenti nei sedimenti hanno permesso di ricostruire una flora composta da querce, ginepri e mandorli. Fu forse il cambiamento climatico a determinare una progressiva sedentarizzazione delle genti che costruirono il sito.
All'inizio degli anni novanta lo studioso di preistoria Jacques Cauvin ha ipotizzato che lo sviluppo delle concezioni religiose avrebbe costituito una spinta alla sedentarizzazione, spingendo gli uomini a raggrupparsi per celebrare riti comunitari.
La presenza di una struttura monumentale dimostra che anche precedentemente allo sviluppo dell'agricoltura e nell'ambito di un'economia di caccia e raccolta, gli uomini possedevano mezzi sufficienti per erigere strutture monumentali. Secondo il direttore dello scavo fu proprio l'organizzazione sociale necessaria alla creazione di questa struttura a favorire uno sfruttamento pianificato delle risorse alimentari e lo sviluppo delle prime pratiche agricole. Il sito si trova infatti nella regione della Mezzaluna fertile, dove era presente naturalmente il grano selvatico.
Nessuna traccia di piante o animali domestici è stata tuttavia rinvenuta negli scavi, e mancano inoltre resti di abitazioni. A circa 4 m di profondità, ossia ad un livello corrispondente a quello della costruzione del santuario, sono stati rinvenute tracce di strumenti in pietra (raschiatoi e punte per frecce, insieme ad ossa di animali selvatici (gazzelle e lepri), semi di piante selvatiche e legno carbonizzato, che testimoniano la presenza in questo periodo di un insediamento stabile.
Intorno all'8000 a.C. il sito venne deliberatamente abbandonato e volontariamente seppellito con terra portata dall'uomo.

6 comments:

  1. Ahi ahi zretino!
    Come mai tra le fonti non hai citato Fichipedia(cit.)?

    Comunque le stronzate finali sono indubbiamente farina del suo sacco.

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  2. ...altri duecentocinquanta macigni ancora inumati.

    Sul Devoto-Oli (cartaceo) si legge:
    Inumare v. tr.
    Seppellire un cadavere sotto terra. [Dal lat. inhumare, der. di humus 'terra', col pref. in- 'dentro'].

    Quindi ci fu un tempo in cui i macigni furono vivi (il famoso Black?).


    Se zret avesse copincollato così com'è avrebbe fatto comunque una figura barbina (tanto c'è abituato). Volendo cambiare una parola qua e una là, diventa puerile (ma è abituato anche a quello).

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  3. Da approfondita analisi tramite sw dello smom è stato accertato che il testo di Wiki esisteva già nel 2006, le numerose versioni analoghe trovate in rete su diversi siti/blog/ecc derivano tutte dalla base fickipedia quindi il Pro-Fesso-Rex ha copiato e basta.
    Di seguito sono segnalate una parte delle parole che nella pagina Wiki includono il link a pagine specifiche con l'indicazione SI/NO/NI della loro presenza nel testo zrettiano:
    Armeno -> NO
    Curdo -> NI
    Archeologico -> SI
    Şanlıurfa -> SI
    Nell'odierna Turchia -> SI
    Presso il confine con la Siria -> SI
    Neolitico -> SI
    Preceramico -> NO
    Mesolitico -> SI
    Tempio -> SI
    11500-8000 a.C -> NO
    Tauro e il Karaca Dağ -> SI
    Harran -> SI
    1963 -> SI
    Turco-statunitense -> SI
    Selce -> SI
    Età della pietra -> SI
    Istituto archeologico germanico -> SI
    Klaus Schmidt -> SI
    2006 -> SI
    Heidelberg e di Karlsruhe -> SI
    Megalitico -> SI
    Dieci (10) Tonnellate -> SI
    serpenti, anatre, gru, tori, volpi, leoni, gazzelle, cinghiali, gamberi, scorpioni, formiche) ->SI (con l'aggiunta di tre puntini ...)
    Geomagnetiche -> SI

    3,5 parole/link assenti
    31 parole/link copiate spudoratamente

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  4. Sterker falsario di merda, chiaramente parli di una sottospecie di microbo beccati più volte a mentire, falsificare, truffare, rubare, molestare, quando parli di MENTIRE.

    ti aiuto è quella persona che, PER IL MOMENTO, è imputato in tre cause: si chiama Rosario MARCIANO'

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