Saturday, October 20, 2012

Il fallimento del capitalismo italiano


http://arcadianet.blogspot.it/2012/10/il-fallimento-del-capitalismo-italiano.html

Al di là delle ideologie, leggiamo 'de visu' (tiè, Zret!!!!!) di quanta crassa ignoranza, seppur mascherata - si fa per dire - mediante 'dotte' analisi storicogiuridicoplutocattomassofisioterapicogastronomiche si nutrono (e nutrono) i complottisti di 'sta fava come il simone firmatario di quest'accozzaglia di idiozie.

tdm

Il fallimento del capitalismo italiano

Il fallimento del capitalismo italiano
Affermare che il capitalismo di per sé costituisca un modello socio-economico fallimentare è talmente scontato, almeno in questa sede, che non vale la pena approfondire il discorso. [già: NON VALE LA PENA. E NON perché io sia un fautore del capitalismo, ma perché NON HAI argomenti. Il resto di questo 'post' lo dimostra]
E' invece importante soffermarsi un momento sullo specifico fallimento del capitalismo di casa nostra, un fallimento contestualizzato nel più ampio mercato unico globale e che, preso atto del suo compimento, sta determinando la ristrutturazione drastica del sistema Italia da un anno a questa parte.
Tutto il mondo occidentale soffre di crisi nell'offerta di lavoro e nella difesa dei diritti acquisiti dei salariati, ma queste ultime settimane costituiscono uno spaccato drammatico per il Belpaese, dove ai vacui discorsi di una classe politica olografica [OLOGRAFICA???] circa un'imminente ripresa si affianca una realtà fatta di Gesip, di Alcoa, di Ilva.
All'interno del più vasto crimine organizzato capitalista, la classe imprenditoriale di casa nostra si è resa colpevole negli anni di un ladrocinio nel ladrocinio. Come se accumulare profitto, sottraendo risorse alla collettività, non fosse già di per sé abbastanza grave, la classe imprenditoriale italiana sin dalle origini post-risorgimentali ha beneficiato di continui foraggiamenti statali per compiere le proprie malefatte.
L'industria italiana, a causa della povertà di materie prime necessarie a un'economia moderna, è nata in epoca liberale grazie a una partecipazione statale che ha finanziato, a spese del popolo, quegli investimenti che la debole imprenditoria non voleva fare. Lo stato italiano, direttamente governato dalla borghesia in un'epoca di suffragio limitato, [IRI è nato negli anni '30, quando non mi pare esistessero né un suffragio limitato - ok, s'era in epoca fascista, ma formalmente era in vigore il suffragio universale - né un'economia 'liberale'] ha sovvenzionato i privati per la nascita dell'industria pesante, delle ferrovie, della cantieristica contraddicendo in effetti una legge di quel libero mercato che tanto aborriamo. Il vizio da parte dello stato di mettere mano al portafoglio pubblico per co-finanziare imprese i cui profitti sarebero rimasti solo ed esclusivamente privati è durato per tutta l'età liberale [ANCORA? Son più 'elastici' quelli di "Lotta Comunista"...] ed è esploso più che mai nell'Italia repubblicana, arrivando a casi limite come la Fiat. In questo senso si potrebbe paradossalmente dire che quello italiano ha rappresentato, fino a che è stato sostenibile, un esempio perfetto di capitalismo in quanto ha saputo massimizzare i guadagni – che andavano ad esclusivo vantaggio dell'azienda – e azzerare le perdite – socialzzandole sul popolo. [quando impareremo l'italiano?]
Questa politica, che ha contribuito a creare il debito pubblico attuale (diciamo contribuito non potendo dimenticare la genesi signoraggista del denaro, ma questo è un altro discorso) [eccoci qui con altre cagate... un 'altro discorso' INSENSATO perché è facile mischiare vaccate ad altre vaccate senza dir NULLA] ha forse permesso la creazione di un'industria semi-moderna che ha pur sempre dato lavoro a milioni di italiani e ha indotto lo sviluppo di un settore dei servizi necessario a quello produttivo.
Ma noi [NOI chi? Parla per te] obiettiamo almeno due difetti a questa superficiale considerazione. [parole sante]
Per prima cosa l'ingrasso artificiale, il vero e proprio doping parassitario con il quale l'industria italiana è nata e si è mantenuta a scapito dei cittadini ha portato alla situazione di oggi in cui è più difficile che in altri paesi traghettare l'economia fuori dalla crisi attuale e ammodernare gli apparati produttivi. Questi infatti sono in larga parte privi di ogni autonomia e di ogni capacità di competizione nel momento in cui viene loro a mancare il supporto pubblico. Ecco quindi che la transizione viene gestita in modo necessariamente dolorosissimo proprio la parte più debole, quella che da generazioni sta pagando di tasca propria la sovvenzione perenne all'industria: i lavoratori salariati. [scarpa allaccia allaccia scarpa dollari sterline... supercazzola prematurata come se fosse antani con scappellamento a destra]
E soprattutto, in modo evidentemente retorico, [ecco] ci chiediamo questo. Per quale motivo, se la classe imprenditoriale nostrana non aveva il coraggio o i soldi per intraprendere lo sviluppo dell'Italia, lo stato, avendone invece la possibilità economica, non ha investito i denari pubblici non per imboccare gli imprenditori privati ma per per creare apparati produttivi e di servizi di propria esclusiva proprietà per per distribuirne i benefici di lungo periodo proprio a quei cittadini lavoratori che con le proprie tasse avrebbero contribuito a crearli? [vedi allaccia scarpa di cui sopra]
Ai posteri l'ardua sentenza. [comodo: sparare idiozie e frasi fatte SENZA DARE UNA CH'E' UNA SOLUZIONE E/O RISPOSTA] E il compito ancora più arduo di rimediare a queta stortura. [il solito italiano da bar condito con grossolani errori ortografici senza dir nulla. Ma si sa, 'noi facciamo domande' - del tubo - chissenefrega delle risposte. IGNORANTI]
Simone

12 comments:

  1. Minchia quante stupidaggini in un solo post...

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  2. Diciamocelo, il concetto espresso è una cagata.

    Il capitalismo funziona, visto e considerato che il suo opposto (il comunismo) è crollato quasi ovunque e dov'è ancora presente causa un divario sociale enorme dove chi dovrebbe badare al popolo s'ingrassa, mentre il popolo patisce la fame.

    Il discorso è che in Italia, la politica, ha voluto troppo spesso fare del capitalismo un socialismo delegato.

    E' stata finanziata pubblicamente in qualche modo ogni industria che ha fatto la voce grossa, ogni azienda che prometteva licenziamenti se il governo non interveniva ha avuto fondi.

    La colpa però è in parte del sistema sindacale italiano, che se da un lato ha tutelato alcuni diritti dei lavoratori, dall'altro ha fatto si che produrre una cosa nel nostro paese sia oramai antieconomico.

    Abbiamo avuto governi, che invece di promuovere le nostre produzioni d'eccellenza, le ditte che fanno del made in italy un vanto, ha continuato a sostenere ditte che invece quel made in italy lo ridicolizzavano, e quelle aziende straniere venute sul nostro territorio per produrre chiedendo però vantaggi economici.

    Governi che hanno fatto della tassazione ai piccoli un punto di forza, ma che si sono messi a 90° davanti a certe industrie, perché loro hanno migliaia di operai.

    Ci sono molte colpe, quindi cercarle in un solo luogo è ridicolo, è un classico esempio di abissale ignoranza in materia.

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    1. Il capitalismo funziona, visto e considerato che il suo opposto (il comunismo) è crollato quasi ovunque

      Questa dichiarazione è una sesquipedale scemenza, logicamente parlando. Seguendo la stressa logica, fascismo e nazismo sarebbero sistemi perfetti, dato che sono l'opposto del comunismo.
      E se il capitalismo funzionasse davvero non saremmo nella situazione economica in cui siamo, non solo in Italia ma anche nel resto del mondo.

      Al massimo si può dire che il capitalismo ha funzionato un pochino meglio e per più tempo del comunismo, ma da qui a dire che "il capitalismo funziona" punto e basta, ce ne passa. Ma ce ne passa parecchio, tipo universi interi.

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    2. mi son spiegato male, chiedo venia.

      certe volte mi inalbero scrivendo.

      Il senso è che il capitalismo funziona meglio di altri sistemi, non che funziona e basta.

      Concordo in pieno con la tua osservazione.

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    3. E' un discorso complesso, consiglio di non scrivere frettolosamente ciò che si pensa anche perché si finisce per fare brutte figure.
      La situazione italiana è esclusivamente colpa della politica o meglio, dello Stato.
      Il debito pubblico non l'hanno controllato loro, non i "capitalisti".
      Per quanto riguarda la crisi dei subprime, è dipeso specialmente dal fatto che l'emissione monetaria è arbitrariamente controllata dallo Stato, oltre che i mutui e le varie modalità di titoli correlati ad essi erano e sono regolamentati e garantiti dal governo americano. Inoltre hanno salvato le banche, quando potevano benissimo fallire alcune o essere ricomprate a un prezzo minore da qualcun altro, senza che il governo intervenisse per fare gli interessi degli azionisti e non della comunità.
      Il discorso, ripeto, comunque è abbastanza lungo e complesso da fare in questa sede.

      Fascismo, nazismo e comunismo economicamente parlando hanno alla base il socialismo marxista, non sono l'opposto. Niente a che fare con liberismo o keynesismo.

      Gli autori liberali hanno sempre ripetuto che il capitalismo non è una condizione sufficiente, ma necessaria per la prosperità e la tutela della libertà dei singoli individui.

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    4. ogni tanto capita di scrivere una cazzata per la fretta.

      Non cerco scusanti, ma almeno le mie le riconosco.

      E poi, a forza di leggere certe coglionate, a volte, ti viene la voglia di dargli contro al 100% senza se e senza ma.

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    5. Ma anche accomunare tutte le economie non socialiste al capitalismo è una colossale sciocchezza. Un concetto così monolitico di "capitalismo" in realtà mi pare minato da errori di fondo.

      L'economia inglese dell'800 era "capitalista"? Così come l'America degli anni '50 o la Germania del 2012 l'Australia degli anni '80, eppure tutte queste economie hanno tra di loro profonde differenze e anzi talvolta poco in comune.

      Capitalismo spesso è il nome con cui viene chiamata l'economia di mercato da chi non l'ha capita.

      Economia che può funzionare o meno, che può essere corretta o lasciata crollare su sè stessa, imperfetta, ma sicuramente non rigida come i regimi socialisti al 100%

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    6. Infatti non esiste alcuna società interamente capitalista o socialista. Ci sono perlopiù economie miste; chi più liberale, chi più marxista, chi più keynesiana, chi più corporativa o un insieme di alcune di queste condizioni.
      La questione è capire quale di certi pensieri o concetti economici abbiano qualcosa a che fare con la realtà, e la medesima mi pare stia dando e abbia dato molte risposte.

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  3. io personalmente non vedo il capitalismo funzionare.
    [...e non argomento neanche, tie' :D ]

    comunque, ehm, cosa avrebbe scritto quest'altro minchione?
    qualcuno ha capito :D ?

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  4. Ma cosa c'entrerà mai il capitalismo con l'IRI, che era statale e finanziava aziende che nel vero libero mercato sarebbero fallite e sostituite da altre più competitive?
    I discorsi da fare sono tanti, ma la cosa certa è che col non capire la differenza tra socialismo e capitalismo non si potrà mai instaurare una seria discussione.

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