http://arcadianet.blogspot.it/2012/10/il-fallimento-del-capitalismo-italiano.html
Al di là delle ideologie, leggiamo 'de visu' (tiè, Zret!!!!!) di quanta crassa ignoranza, seppur mascherata - si fa per dire - mediante 'dotte' analisi storicogiuridicoplutocattomassofisioterapicogastronomiche si nutrono (e nutrono) i complottisti di 'sta fava come il simone firmatario di quest'accozzaglia di idiozie.
tdm
Il fallimento del capitalismo italiano
Il fallimento del capitalismo italiano
Affermare
che il capitalismo di per sé costituisca un modello socio-economico
fallimentare è talmente scontato, almeno in questa sede, che non
vale la pena approfondire il discorso. [già: NON VALE LA PENA. E NON perché io sia un fautore del capitalismo, ma perché NON HAI argomenti. Il resto di questo 'post' lo dimostra]
E' invece
importante soffermarsi un momento sullo specifico fallimento del
capitalismo di casa nostra, un fallimento contestualizzato nel più
ampio mercato unico globale e che, preso atto del suo compimento, sta
determinando la ristrutturazione drastica del sistema Italia da un
anno a questa parte.
Tutto il
mondo occidentale soffre di crisi nell'offerta di lavoro e nella
difesa dei diritti acquisiti dei salariati, ma queste ultime
settimane costituiscono uno spaccato drammatico per il Belpaese, dove
ai vacui discorsi di una classe politica olografica [OLOGRAFICA???] circa un'imminente
ripresa si affianca una realtà fatta di Gesip, di Alcoa, di Ilva.
All'interno
del più vasto crimine organizzato capitalista, la classe
imprenditoriale di casa nostra si è resa colpevole negli anni di un
ladrocinio nel ladrocinio. Come se accumulare profitto, sottraendo
risorse alla collettività, non fosse già di per sé abbastanza
grave, la classe imprenditoriale italiana sin dalle origini
post-risorgimentali ha beneficiato di continui foraggiamenti statali
per compiere le proprie malefatte.
L'industria
italiana, a causa della povertà di materie prime necessarie a
un'economia moderna, è nata in epoca liberale grazie a una
partecipazione statale che ha finanziato, a spese del popolo, quegli
investimenti che la debole imprenditoria non voleva fare. Lo stato
italiano, direttamente governato dalla borghesia in un'epoca di
suffragio limitato, [IRI è nato negli anni '30, quando non mi pare esistessero né un suffragio limitato - ok, s'era in epoca fascista, ma formalmente era in vigore il suffragio universale - né un'economia 'liberale'] ha sovvenzionato i privati per la nascita
dell'industria pesante, delle ferrovie, della cantieristica
contraddicendo in effetti una legge di quel libero mercato che tanto
aborriamo. Il vizio da parte dello stato di mettere mano al
portafoglio pubblico per co-finanziare imprese i cui profitti
sarebero rimasti solo ed esclusivamente privati è durato per tutta
l'età liberale [ANCORA? Son più 'elastici' quelli di "Lotta Comunista"...] ed è esploso più che mai nell'Italia repubblicana,
arrivando a casi limite come la Fiat. In questo senso si potrebbe
paradossalmente dire che quello italiano ha rappresentato, fino a che
è stato sostenibile, un esempio perfetto di capitalismo in quanto ha
saputo massimizzare i guadagni – che andavano ad esclusivo
vantaggio dell'azienda – e azzerare le perdite – socialzzandole
sul popolo. [quando impareremo l'italiano?]
Questa
politica, che ha contribuito a creare il debito pubblico attuale
(diciamo contribuito non potendo dimenticare la genesi signoraggista
del denaro, ma questo è un altro discorso) [eccoci qui con altre cagate... un 'altro discorso' INSENSATO perché è facile mischiare vaccate ad altre vaccate senza dir NULLA] ha forse permesso la
creazione di un'industria semi-moderna che ha pur sempre dato lavoro
a milioni di italiani e ha indotto lo sviluppo di un settore dei
servizi necessario a quello produttivo.
Ma noi
[NOI chi? Parla per te] obiettiamo almeno due difetti a questa superficiale considerazione. [parole sante]
Per prima
cosa l'ingrasso artificiale, il vero e proprio doping parassitario
con il quale l'industria italiana è nata e si è mantenuta a scapito
dei cittadini ha portato alla situazione di oggi in cui è più
difficile che in altri paesi traghettare l'economia fuori dalla crisi
attuale e ammodernare gli apparati produttivi. Questi infatti sono in
larga parte privi di ogni autonomia e di ogni capacità di
competizione nel momento in cui viene loro a mancare il supporto
pubblico. Ecco quindi che la transizione viene gestita in modo
necessariamente dolorosissimo proprio la parte più debole, quella
che da generazioni sta pagando di tasca propria la sovvenzione
perenne all'industria: i lavoratori salariati. [scarpa allaccia allaccia scarpa dollari sterline... supercazzola prematurata come se fosse antani con scappellamento a destra]
E
soprattutto, in modo evidentemente retorico, [ecco] ci chiediamo questo. Per
quale motivo, se la classe imprenditoriale nostrana non aveva il
coraggio o i soldi per intraprendere lo sviluppo dell'Italia, lo
stato, avendone invece la possibilità economica, non ha investito i
denari pubblici non per imboccare gli imprenditori privati ma per per
creare apparati produttivi e di servizi di propria esclusiva
proprietà per per distribuirne i benefici di lungo periodo proprio a
quei cittadini lavoratori che con le proprie tasse avrebbero
contribuito a crearli? [vedi allaccia scarpa di cui sopra]
Ai posteri
l'ardua sentenza. [comodo: sparare idiozie e frasi fatte SENZA DARE UNA CH'E' UNA SOLUZIONE E/O RISPOSTA] E il compito ancora più arduo di rimediare a queta
stortura. [il solito italiano da bar condito con grossolani errori ortografici senza dir nulla. Ma si sa, 'noi facciamo domande' - del tubo - chissenefrega delle risposte. IGNORANTI]
Simone
Minchia quante stupidaggini in un solo post...
ReplyDeleteDiciamocelo, il concetto espresso è una cagata.
ReplyDeleteIl capitalismo funziona, visto e considerato che il suo opposto (il comunismo) è crollato quasi ovunque e dov'è ancora presente causa un divario sociale enorme dove chi dovrebbe badare al popolo s'ingrassa, mentre il popolo patisce la fame.
Il discorso è che in Italia, la politica, ha voluto troppo spesso fare del capitalismo un socialismo delegato.
E' stata finanziata pubblicamente in qualche modo ogni industria che ha fatto la voce grossa, ogni azienda che prometteva licenziamenti se il governo non interveniva ha avuto fondi.
La colpa però è in parte del sistema sindacale italiano, che se da un lato ha tutelato alcuni diritti dei lavoratori, dall'altro ha fatto si che produrre una cosa nel nostro paese sia oramai antieconomico.
Abbiamo avuto governi, che invece di promuovere le nostre produzioni d'eccellenza, le ditte che fanno del made in italy un vanto, ha continuato a sostenere ditte che invece quel made in italy lo ridicolizzavano, e quelle aziende straniere venute sul nostro territorio per produrre chiedendo però vantaggi economici.
Governi che hanno fatto della tassazione ai piccoli un punto di forza, ma che si sono messi a 90° davanti a certe industrie, perché loro hanno migliaia di operai.
Ci sono molte colpe, quindi cercarle in un solo luogo è ridicolo, è un classico esempio di abissale ignoranza in materia.
Il capitalismo funziona, visto e considerato che il suo opposto (il comunismo) è crollato quasi ovunque
DeleteQuesta dichiarazione è una sesquipedale scemenza, logicamente parlando. Seguendo la stressa logica, fascismo e nazismo sarebbero sistemi perfetti, dato che sono l'opposto del comunismo.
E se il capitalismo funzionasse davvero non saremmo nella situazione economica in cui siamo, non solo in Italia ma anche nel resto del mondo.
Al massimo si può dire che il capitalismo ha funzionato un pochino meglio e per più tempo del comunismo, ma da qui a dire che "il capitalismo funziona" punto e basta, ce ne passa. Ma ce ne passa parecchio, tipo universi interi.
mi son spiegato male, chiedo venia.
Deletecerte volte mi inalbero scrivendo.
Il senso è che il capitalismo funziona meglio di altri sistemi, non che funziona e basta.
Concordo in pieno con la tua osservazione.
E' un discorso complesso, consiglio di non scrivere frettolosamente ciò che si pensa anche perché si finisce per fare brutte figure.
DeleteLa situazione italiana è esclusivamente colpa della politica o meglio, dello Stato.
Il debito pubblico non l'hanno controllato loro, non i "capitalisti".
Per quanto riguarda la crisi dei subprime, è dipeso specialmente dal fatto che l'emissione monetaria è arbitrariamente controllata dallo Stato, oltre che i mutui e le varie modalità di titoli correlati ad essi erano e sono regolamentati e garantiti dal governo americano. Inoltre hanno salvato le banche, quando potevano benissimo fallire alcune o essere ricomprate a un prezzo minore da qualcun altro, senza che il governo intervenisse per fare gli interessi degli azionisti e non della comunità.
Il discorso, ripeto, comunque è abbastanza lungo e complesso da fare in questa sede.
Fascismo, nazismo e comunismo economicamente parlando hanno alla base il socialismo marxista, non sono l'opposto. Niente a che fare con liberismo o keynesismo.
Gli autori liberali hanno sempre ripetuto che il capitalismo non è una condizione sufficiente, ma necessaria per la prosperità e la tutela della libertà dei singoli individui.
ogni tanto capita di scrivere una cazzata per la fretta.
DeleteNon cerco scusanti, ma almeno le mie le riconosco.
E poi, a forza di leggere certe coglionate, a volte, ti viene la voglia di dargli contro al 100% senza se e senza ma.
Ma anche accomunare tutte le economie non socialiste al capitalismo è una colossale sciocchezza. Un concetto così monolitico di "capitalismo" in realtà mi pare minato da errori di fondo.
DeleteL'economia inglese dell'800 era "capitalista"? Così come l'America degli anni '50 o la Germania del 2012 l'Australia degli anni '80, eppure tutte queste economie hanno tra di loro profonde differenze e anzi talvolta poco in comune.
Capitalismo spesso è il nome con cui viene chiamata l'economia di mercato da chi non l'ha capita.
Economia che può funzionare o meno, che può essere corretta o lasciata crollare su sè stessa, imperfetta, ma sicuramente non rigida come i regimi socialisti al 100%
Infatti non esiste alcuna società interamente capitalista o socialista. Ci sono perlopiù economie miste; chi più liberale, chi più marxista, chi più keynesiana, chi più corporativa o un insieme di alcune di queste condizioni.
DeleteLa questione è capire quale di certi pensieri o concetti economici abbiano qualcosa a che fare con la realtà, e la medesima mi pare stia dando e abbia dato molte risposte.
io personalmente non vedo il capitalismo funzionare.
ReplyDelete[...e non argomento neanche, tie' :D ]
comunque, ehm, cosa avrebbe scritto quest'altro minchione?
qualcuno ha capito :D ?
ha scritto le solite cagate a spruzzo
DeleteThis comment has been removed by the author.
ReplyDeleteMa cosa c'entrerà mai il capitalismo con l'IRI, che era statale e finanziava aziende che nel vero libero mercato sarebbero fallite e sostituite da altre più competitive?
ReplyDeleteI discorsi da fare sono tanti, ma la cosa certa è che col non capire la differenza tra socialismo e capitalismo non si potrà mai instaurare una seria discussione.