Friday, October 18, 2013

Sira e Sirio

http://zret.blogspot.it/2013/10/sira-e-sirio.html

Sira e Sirio

Gli U’wa sono un’etnia americana i cui superstiti vivono in Colombia. Orgogliosi della loro veneranda tradizione, gli U’wa tentano di difendere il loro territorio e la loro cultura dall’uomo bianco che essi chiamano “riowa”. Rapaci e spregiudicate compagnie petrolifere, con l’avallo del governo colombiano, mirano a costruire pozzi per l’estrazione del greggio nella regione abitata dagli U’wa. E’ una triste vicenda che purtroppo si ripete spesso: multinazionali che mirano al profitto distruggono gli ecosistemi, mentre i nativi tentano di preservare la propria identità dall’aggressione e dallo snaturamento che la “civiltà occidentale” reca con sé.

È curioso che questa tribù pre-colombiana veneri il Creatore con il nome di Sira. Leggiamo nella carta del popolo U’wa.

La legge del nostro popolo si differenzia da quella dei bianchi, perché la legge del ‘riowa’ (bianco) viene dagli uomini e sta scritta su un foglio di carta, mentre la legge del nostro popolo viene da Sira (Dio). Fu Sira (Dio) che la dettò e la scrisse nel cuore dei nostri sapienti Werjayas (sciamani). Il rispetto verso i viventi ed i non viventi, ciò che si conosce e quello che non si conosce, appartiene alla nostra legge: la nostra missione nel mondo è quella di raccontarla, cantarla e metterla in pratica per sostenere l’equilibrio dell’universo. La nostra legge U’wa sostiene il mondo. La nostra legge è antica quanto la stessa terra. La nostra cultura si è organizzata seguendo il modello della creazione, per questo la nostra legge della terra e la terra stessa sono una cosa sola. La nostra legge non morirà”.

E’ possibile che il nome Sira sia in qualche modo legato alla pristina radice che significa “luminoso”, da cui il termine Sirio che identifica l’astro (in realtà un sistema ternario) più fulgido del firmamento? [1] “Sira” potrebbe significare “radioso”, essendo la luce in senso lato attributo divino. D’altronde nelle lingue indoeuropee la base deiwo rappresenta la più antica denominazione della divinità ed è collegata con la nozione di luce. Tale morfema si conserva nelle aree più marginali, come nel sanscrito deva, nel lituano diévas, ma è pure rintracciabile nel latino deus (con la variante divus) e nell’inglese devil, con palese scivolamento semantico.

L’analisi linguistica ci conduce a cercare addentellati tra Sirio, i numi ancestrali, enigmatiche provenienze sideree. Ci porta dai miti antichi con eroi che attraversano il cielo e la terra sino al Medioevo: nel Sacro Corano, infatti, reperiamo un misterioso versetto della sura n. 53, nota come An-Najm النّجْم, “la Stella”. Il versetto recita: “Egli (Allah) è il Signore di Sirio”.

Vero è che gli U’wa vivono in una plaga assai distante dal Medio Oriente dove i culti stellari incentrati su Sirio erano assai diffusi (si pensi agli Egizi, ma pure ai Dogon ed alle loro sorprendenti conoscenze astronomiche). Tuttavia l’ipotesi secondo cui le culture del passato ebbero un’origine comune è plausibile: ciò motiva le profonde somiglianze tra popoli tra loro discosti nel tempo e nello spazio. D’altronde le narrazioni magico - religiose manifestano una straordinaria persistenza: anche se cambiano dei particolari, anche se si agglutinano nuovi racconti ed esegesi, la sostanza della Tradizione resta ed è trasmessa lungo le generazioni. Così saremmo propensi a vedere nel Creatore degli U”wa una divinità originata da un’unica sorgente cui attinsero molte genti del passato.

A proposito di dei e di etimologie, vorremmo concludere questo breve articolo, soffermandoci sulla controversa etimologia dell’ebraico Eloha-Elohim. A nostro avviso, ha ragione il Professor Mauro Biglino che traduce Elohim con “splendenti” e non chi lo rende con “legislatori”. Infatti è parola confrontabile con il greco “helios”, sole, da un ceppo linguistico che designa probabilmente di nuovo la luce.

Insomma, la luce è divina, comunque sia definita nelle varie lingue.

Ringrazio l’amico Corrado Penna per la preziosa segnalazione.

[1] Il vocabolo Sirio contiene una radice “svar” che vale “scintillante”.
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10 comments:

  1. Pippa e Pippo sono piu' adeguati al prof... :D

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  2. Ennesima accozzaglia di puttanate glottoetimopsicogastronomiche d'o professò cogliò.

    E’ possibile che il nome Sira sia in qualche modo legato alla pristina radice che significa “luminoso”, da cui il termine Sirio che identifica l’astro (in realtà un sistema ternario) più fulgido del firmamento?

    No. Le lingue sudamericane non c'entrano un cazzo con quelle europee.

    Tale morfema si conserva nelle aree più marginali, come nel sanscrito deva, nel lituano diévas, ma è pure rintracciabile nel latino deus (con la variante divus) e nell’inglese devil, con palese scivolamento semantico.


    Ma vHgare, solo questo mi vien da dire.

    Infatti è parola confrontabile con il greco “helios”, sole, da un ceppo linguistico che designa probabilmente di nuovo la luce.

    Confrontami 'sta fava. Che minchia c'entra, il greco con l'ebraico.

    Straccione ignorante.

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  3. alla strssa radice si possono ricondurre:
    - la Siria
    - Siria la cantante
    - il vino Syrah
    - le sirene
    - il sirtaki
    - la siringa

    Devil deriva dal latino diabolus, ma questo un professore di latino può anche non saperlo...

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  4. Dalla discarica, performance chimica del komandante (malamente scopiazzata de qualche parte ed integrata con spazzatura varia):
    Strakervenerdì, ottobre 18, 2013 10:11:00 AM

    La reazione tra un gruppo amminico e anidride carbonica permette la biosintesi del carbammato.

    I carbammati costituiscono un gruppo importante di insetticidi, ne sono un esempio il feniluretano, l'Aldicarb, il Carbofuran, il Fenoxycarb, il Sevin e il Ethienocarb. Questi insetticidi agiscono causando inibizione della colinesterasi per inattivazione reversibile dell'enzima acetilcolinesterasi. Alcuni di questi composti sono molto tossici anche per gli esseri umani.

    I poliuretani sono una classe di polimeri la cui struttura è formata da gruppi carbammato multipli. Questi materiali possiedono un'ampia varietà di proprietà e sono commercialmente disponibili come schiume, elastomeri e solidi.

    Alcuni carbammati, come neostigmina, rivastigmina e meprobamato, sono utilizzati in farmacoterapia come inibitori dell'enzima colinesterasi. L'uretano etilico (C2H5-O(CO)-NH2) è dotato di proprietà anestetiche generali ed anche mutagene. E' stato usato in passato nella terapia del mieloma multiplo, perché dotato di proprietà alchilanti del DNA. Oggi è stato del tutto abbandonato poiché troppo tossico e riconosciuto anche dotato di proprietà cancerogene, soprattutto per il polmone e lo stomaco.

    La formazione di un carbammato costituisce un utile gruppo protettivo utilizzato nella sintesi chimica delle proteine per proteggere gruppi amminici che non si vuole far reagire. È stabile nelle condizioni di reazione e può essere successivamente facilmente rimosso per idrolisi.

    SINTESI

    I carbammati sono convenientemente sintetizzati per reazione di alcoli o fenoli con un isocianato o in alternativa per reazione di un gruppo amminico con un estere dell'acido cloroformico. Nel caso si utilizzi un alcool o un fenolo, la reazione può così schematizzarsi:

    R-N=C=O + R'-OH → R-NH(CO)O-R'

    Utilizzando invece un cloroformiato, ottenuto per reazione del fosgene con un alcol o fenolo, lo schema di reazione è invece il seguente:

    R-O(CO)Cl + R'-NH2 → R-O(CO)NH-R'

    L'inibizione della colinesterasi è stata associata all'esposizione a pesticidi oranofosfati e carbamati, fin dalla loro creazione durante la Prima e Seconda guerra mondiale. Tipicamente, essi provocano gravi disturbi neurologici che conducono alla paralisi non solo negli insetti, ma anche negli esseri umani. L'esposizione avviene solitamente attraverso l'uso improprio di dispositivi per la diffusione di pesticidi oppure attraverso l'irrorazione aerea. Gli effetti dell'inibizione della colinesterasi per esposizione cronica o esposizione intensa e reiterata si traducono in un'inibizione delle attività dell'enzima acetil-colinesterasi (AchE). L'integrazione di nanoparticelle in vari materiali nanocompositi, come gli idrogel aerei ed altre simili sostanze usate nelle irrorazioni aeree, nella modificazione del tempo atmosferico e nella dispersione di nanosensori (M.E.M.S. n.d.r.), comporta nell'individuo l'inibizione della colinesterasi fino al 96.2% nonché la presenza in quantità rilevabile di materiali nanocompositi. Ciò a conferma delle scoperte pubblicate dalla Ocean University (Cina) nel numero di giugno 2009, sulla rivista Chemical Sensitivities (Sensibilità Chimiche), secondo cui le nano particelle sono 100 volte più tossiche di una singola molecola di pesticida, come il malathion, il propoxopur o il benomyl.

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    1. Fonti della scopiazzatura fikipedia (tiè Zret!!!) http://tinyurl.com/n9rdp4v e la solita porcata (attenzione: NON anonimizzata) vomitata sulla discarica per allucinati http://tinyurl.com/qh3ampt

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    2. Tanto non ha mica capito cosa ha copiato, a lui basta inserire le scie e le solite idiozie che è già contento

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    3. La cosa grave (oltre al fatto stesso di esistere) è che ha copiato se stesso e la stamìnchier...

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    4. pesticidi oranofosfati e carbamati

      OrGanofosfati, please. Basta xche smetta di copincollare per una decina di caratteri e subito scappa l'errore.
      Inoltre organofosfati e carbamati sono sostantivi e non aggettivi. Sbaglia chimica e italiano in un sol colpo.

      L'integrazione di nanoparticelle in vari materiali nanocompositi, come gli idrogel aerei...

      E che c'entrano i pesticidi con queste irrorazioni anche se esistessero?
      Così... tanto non è il senso che conta, ma i paroloni.
      Come gli autori di racconti, che sono pagati un tanto a parola.

      ...secondo cui le nano particelle sono 100 volte più tossiche di una singola molecola di pesticida

      Beh... certo che una singola molecola, per quanto potente, non è che possa tutti questi grandi danni.
      Poi una nanoparticella può benissimo contenere 100 o più molecole di costituente (qualunque cosa sia).
      Se una molecola ha una dimensione di circa 1nm e una nanoparticella un diametro/lato di 50 nm, l'ordine di grandezza delle molecole contenute si aggira sulle 100 000.
      Significherebbe che in forma di nanoparticella una sostanza sia un migliaio di volte meno pericolosa di quando è allo stato di vapore.

      Non faccio commenti sulle conclusioni da trarre.

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