Wednesday, July 30, 2014

Il digiuno

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Il digiuno

Nel 1918 il dottor Richard G. Cabot (che lavorava all’Ospedale Generale del Massachussets nonché alla Scuola di Medicina dell’Università di Harvard) scriveva nel suo libro A Layman’s Handbook of Medicine (Manuale di medicina per i profani): "Come regola, la semplice diarrea o la colite acuta, negli adulti, guarisce in una settimana o dieci giorni. Le cure sono il riposo, il calore e il digiuno".

Questa è solo una delle testimonianze più recenti di un approccio nei confronti della malattia e della cura totalmente differente da quello attuale, incentrato sulla somministrazione dei farmaci. La dottoressa Natasha Campbell-McBride considera quell'epoca, antecedente allo sviluppo della farmacologia moderna, come l'epoca d'oro della medicina, quando i trattamenti erano basati su un'alimentazione specifica per ogni malattia, estratti erboristici, ed eventualmente pulizia intestinale (clisteri) e digiuno. In effetti la dottoressa Campbell ricorda nel suo libro Sindrome psico-intestinale come la prima cura mai sperimentata con un certo successo per l'epilessia, sia stata il digiuno protratto per 21 giorni.

La citazione di apertura di questo articolo viene riportata nel libro "Il digiuno può salvarti la vita", scritto dell'igienista Herbert M. Shelton. In tale libro vengono riportati aneddoti di guarigione, o di grande miglioramento delle condizioni di salute, di pazienti che soffrivano delle più disparate malattie. Il concetto di base è che quando l'organismo smette di alimentarsi, non si utilizza più l'energia per il processo di digestione ma si utilizza tutta l'energia disponibile per portare avanti il processo di disintossicazione. In tal modo il corpo si libera della tossiemia, degli accumuli di sostanze tossiche di vario tipo (tossine ambientali, metalli pesanti, tossine endogene dovute a cattiva alimentazione e cattiva digestione, tossine rilasciate da parassiti e patogeni) e riprende il suo normale funzionamento.

In tale libro la spiegazione delle cause di alcune patologie risulta a volte un poco carente, soprattutto perché non vi è traccia in tale libro del problema della disbiosi e della parassitosi, ma occorre ricordare che il libro è stato scritto sul finire degli anni '60 del secolo scorso, ed è pur vero che la dieta consigliata coincide per molti versi con quella che toglie terreno a patogeni e parassiti: tanta frutta e verdura cruda, pochi cereali e pochi vegetali amidacei. D'altronde lo stesso digiuno toglie ogni fonte di sostegno a gran parte dei patogeni e dei parassiti (purtroppo ce ne sono alcuni che si cibano anche direttamente del nostro sangue). Da notare che nel libro si consiglia di introdurre verdure amidacee (come patata, igname, patata americana, tapioca, manioca, taro etc.) e carboidrati in piccole dosi dopo qualche giorno a base di frutta e verdura, e di non associare mai verdure amidacee e carboidrati con le proteine animali (dieta dissociata).

Detto questo occorre precisare che Shelton non consiglia a nessuno di fare digiuni "fai da te", bensì digiuni in un ambiene controllato sotto la supervisione medica. Tra l'altro egli fa notare come sia difficile, se non impossibile, digiunare quando si debba badare al lavoro e/o alla famiglia e quindi consiglia che la persona che si dedica al digiuno si rechi presso un'istituto all'interno della quale si possa dedicare al digiuno in tutta tranquillità, riposare ed essere seguito da un medico (che verifichi continuamente le condizioni del digiunante segnalando se e quando sia il caso di riprendere immediatamente, benché gradualmente, l'alimentazione).

Molto interessante è, all'interno del libro di Shelton, il resoconto delle guarigioni e/o dei notevoli miglioramenti da lui riscontrati nelle persone da da lui assistite nel corso del digiuno. Alcune di queste persone soffrivano di malattie che sono ritenute ufficialmente incurabili, croniche, o progressivamente degenerative. Un elenco sommario delle malattie per le quali Shelton testimonia di avere ottenuto risultati positivi tramite il digiuno è: sclerosi multipla, asma, artrite, ulcera, emicrania, allergia agli inalanti, colite, psoriasi, eczema, gonorrea, morbo di Parkinson, nefrite, ingrossamento della prostata, calcoli biliari, alcune malattie cardiache tra le quali l'angina, pressione alta, raffreddore, sterilità femminile.

Per quanto riguarda il cancro Shelton afferma: "mentre ho visto casi di cancro diminuire notevolmente durante un digiuno, non ne ho mai visto uno guarire completamente (...) in alcuni casi questo [il cancro] continua a crescere anche durante un digiuno di lunga durata. A volte, la crescita cancerosa viene notevolmente ridotta nella misura, ma non ne ho mai visto uno scomparire totalmente. I tumori benigni spesso vengono intaccati e riassorbiti."

Occorre segnalare anche che il digiuno non può e non dee essere considerato una panacea per ogni persona e per ogni malattia. Riporto anche in questo caso le testuli parole di Herbert Shelton: "Ma vi sono anche condizioni in cui un digiuno di qualsiasi durata è sconsigliabile, addirittura impossibile. Negli stati di debolezza, di gravi malattie di cuore, di cancro, di diabete e nella tubercolosi avanzata, digiunando non si ottiene nulla. Nei casi di tumore al fegato e al pancreas è meglio evitarlo. Quando si ha molta pura del digiuno, è meglio non intraprenderlo."

C'è da aggiungere che, per una donna che allatti, il digiuno ha come effetto collaterale (altamente indesiderabile) la diminuzione della produzione di latte materno.

Personalmente ho fatto ancora ben poca esperienza di digiuno (4 o 5 digiuni di un giorno o un giorno e mezzo); per quanto brevi e per quanto "faticosi" (i primi giorni di digiuno sono quelli in cui più si avverte senso di fame e debolezza) a mio avviso sono stati utili per liberarmi da un po' di tossine.

Ovviamente se a qualcuno dopo la lettura di questo breve articolo venisse in mente di provare la tecnica del digiuno dovrebbe innanzitutto parlarne col proprio medico di famiglia o altro medico di fiducia e trovare un medico abilitato che possa seguirlo. Come già detto si tratta di un percorso da seguire sotto costante supervisione medica.

1 comment:

  1. L'homo cannabiensis deve avere evidentemente la cacarella cronica, visto che continua a parlarne ...

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