Monday, May 25, 2015

Glifosato, celiachia, intolleranza al glutine

http://scienzamarcia.blogspot.it/2015/05/glifosato-celiachia-intolleranza-al.html

Glifosato, celiachia, intolleranza al glutine

Qui di seguito la traduzione del riassunto (abstract) dell'articolo Glyphosate, pathways to modern diseases II: Celiac sprue and gluten intolerance, scritto da Anthony Samsel e Stephanie Seneff, pubblicato sulla rivista Interdisciplinary Toxicology 2013 Dec; 6(4): 159–184, e reperibile on line al link 
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3945755/




Glifosato, sentieri per nuove malattie II: celiachia e intolleranza al glutine

La celiachia, e più in generale l'intolleranza al glutine, è un problema crescente in tutto il mondo, ma specialmente in Nord America ed in Europa, dove si stima che adesso ne soffra il 5% della popolazione. I sintomi possono includere nausea, diarrea, eruzioni cutanee, anemia macrocitica e depressione. E' una malattia multifattoriale associata a numerose carenze nutritive e problemi riproduttivi, all'aumento del rischio di malattie della tiroide, alla disfunzione renale e al cancro. 
qui proponiamo che il glifosato, lingrediente attivo dell'erbicida Roundup®, sia il più importante fattore causale in questa epidemia. I pesci espopsti al glifosato sviluppano problemi digestivi che ricordano quelli della celiachia. La celiachia è associata con uno squilibrio della flora batterica che può essere pienamente spiegato dagli effetti noti del glifosato sui batteri intestinali.
Le caratteristiche della celiachia fanno puntare in direzione del danneggiamento di molti enzimi del citocroma P450, che sono coinvolti nella disintossicazione dalle tossine ambientali, nell'attivazione della vitamina D3, nella catabolizzazione della vitamina A, nel mantenimento della produzione degli acidi della bile e del rifornimento di solfati all'intestino. E' noto che il glifosato inibisce gli enzimi del citocromo P450. Carenze di ferro, cobalto, molibdeno, rame ed altri metalli in traccia associati alla celiachia possono essere attribuite alla forte abilità del glifosato di chelare questi elementi. Carenze di triptofano, tirosina, metionina, e delenometionica associati con la celiachia corrispondono alla nota azione di esaurimento di questi aminoacidi da parte del glifosato.
I pazienti celiaci hanno un rischio aumentato di sviluppare linfomi non-Hodgkin lymphoma, che sono stati pure implicati nell'esposizione al glifosato. Problemi riproduttivi associati con la celiachia, come l'infertilità, l'aborto spontaneo, ed i difetti congeniti popssono pure essere spiegati dal glifosato. Di recente i residui di glifosato nel grano e nelle altre piante stanno verosimilmente aumentando a causa della crescente pratica di disseccare le piante appena prima della raccolta. Supponiamo che la pratica di “far maturare” la canna da zucchero con il glifosato possa spiegare la recente impennata di disfunzioni renali tra i lavoratori agricoli nell'America centrale. Concludiamo con un appello ai governi a riconsiderare le politiche riguardanti la sicurezza dei residui di glifosato nei cibi.





Per completezza discuto qui anche delle critiche al presente articolo, prendendo come riferimento un articolo di Peter Olins pubblicato su sito che difende gli OGM (https://gmoanswers.com/studies/ultimate-gluten-free-does-glyphosate-cause-celiac-disease-actually-no - fin troppo facile immaginare chi sovvenzioni tale sito). La prima è che chi l’ha scritto non è medico, né tossicologo. Ma è forse proibito leggere articoli scientifici e farsi un’opinione, specie in un mondo in cui tutto ruota intorno al dio danaro e non ci si può fidare più di nessun esperto del settore? Del resto, come mostrato nella precedente traduzione di un articolo della medesima autrice (Stephanie Seneff) essa è stata capace di citare circa 190 pubblicazioni scientifiche a conferma delle sue denunce. Al contrario gli articoli citati per smontare il suo lavoro sono appena una manciata.

Ancora più importante è la riflessione sugli autori e sui loro conflitti d’interesse. Stephanie Seneff non sembra legata a nessuna organizzazione che possa “lucrare” sul rispetto dell’agricoltura naturale e delle sementi naturali (l’autore dell’articolo citato riesce a scoprire solo un finanziamento da parte di un’azienda di computer, il che la dice lunga), mentre Peter Olins che viene presentato come “esperto indipendente” è in realtà (basta guardare il suo curriculum sul medesimo sito) una persona che “ha lavorato per la maggior parte della sua carriera nelle industrie farmaceutiche e biotecnologiche”.

Non è un caso che anche uno degli articoli citati da questo biochimico viene da un’altra fonte non troppo poco indipendente. Se l’articolo di S. Seneff punta molto sul fatto che il glifosato danneggi gli enzimi del gruppo detto “citocromo P450”, P. Olins ribatte che questa affermazione basilare verrebbe smentita da una ricerca (http://dmd.aspetjournals.org/content/36/7/1322.full.pdf) il cui autore, come viene specificato in una nota, è affiliato ad una azienda che si occupa anche di biotecnologia (la Amgen, Inc. di Seattle, in procinto di trasferirsi in Massacchussets). La situazione mi ricorda molto le ricerche che dimostrerebbero l’innocuità degli adiuvanti presenti nei vaccini, e che sono state portate avanti da una nota azienda produttrice di vaccini. 
Faccio notare anche che la Amgen sta studiando un rimedio farmaceutico che spera possa portare beneficio ai pazienti celiaci (verrebbe da pensare che la prevenzionedi una malattia non interessa certo a chi vuole vendere farmaci ad essa dedicata).

Ma per capire fino in fondo quanto i conflitti di interesse pesino sulla cosiddetta ricerca scientifica, credo che occorra leggere le dichiarazioni di chi è stato direttore di alcune tra le più prestigiose ricerche scientifiche.

Richard Horton, dirigente di Lancet (una delle riviste mediche peer-reviewed più famose e blasonate) 
“Il caso contro la scienza è semplice: gran parte della letteratura scientifica, forse la metà, può essere semplicemente falsa. Studi inconsistenti,analisi non valide, conflitti  di interesse, oltre all’ossessione di perseguire delle tendenze dubbie, la scienza ha deciso di percorrere una strada buia. “ ( fonte )
Marcia Angell, ex direttrice del New England Medical Journal (NEMJ):
“E’ semplice; non è più possibile credere alla gran parte della ricerca clinica che viene pubblicata, o fare affidamento sul giudizio dei medici di fiducia o di linee guida mediche autorevoli. Io non gioisco di questa conclusione, che ho raggiunto lentamente e con riluttanza dopo i miei due decenni come un direttore del New England Journal of Medicine “ ( fonte )
Ritornando agli enzimi del citocromo P450, c'è da tenere conto dello studio del 1988 citato da Seneff, Glyphosate Is an Inhibitor of Plant Cytochrome P450: Functional Expression of Thlaspi arvensae Cytochrome P45071B1/Reductase Fusion Protein in Escherichia coli, di Lamb, D.C., Kelly, D.E., Hanley, S.Z., Mehmood, Z. and Kelly, S.L., pubblicato su Biochemical and Biophysical Research Communications, 244, 110-114. http://dx.doi.org/10.1006/bbrc.1997.7988. Benché lo studio non sia su un soggetto umano, mostra dei danni causati dal glifosato.

Tra gli altri articoli scientifici che vengono presentati da Peter Olins per screditare l’articolo della Seneff vi sono:

- Un articolo svedese in cui si mostra che il linfoma non Hodgkinsta diminuendo trai pazienti celiaci (forse per la maggiore attenzione alle loro problematiche?); tale citazione non smentisce il fatto che la celiachia predisponga al linfoma. Non si poteva trovare di meglio?

- Un articolo che conferma quanto detto dalla Seneff sull’aumento dei casi di celiachia ma non sull’aumento dei casi di sensibilità al glutine (che sarebbero rimasti costanti). Il che corrisponde appena ad una mezza smentita (sebbene sia solo un aneddoto, ricordo la testimonianza da me tradotta qualche mese fa, di una signora intollerante a latte e glutine che miracolosamente riesce però a mangiare queste due sostanze quando vengono va in vacanza in Bolivia, dove l’agricoltura segue ancora modalità più legate alla tradizione).

Peter Olins concorda con la Seneff sul fatto che il glifosato possa legarsi ad una varietà di metalli, ma afferma che “non viene presentata alcuna prova che questo fatto sia rilevante nelle reali condizioni che si incontrano nel sistema digestivo umano”; questo non è sicuramente un pensiero consolante, in quanto l’unico dubbio che resta è su quanto negativo sia l’effetto. Di certo si può sempre sperare che tale effetto negativo sia minimo, ma già l’agricoltura industriale sta da molti decenni depauperando il suolo di sostanze nutritive essenziali: perché mai dovremmo rischiare di aggiungere danno al danno?

Su un punto mi sento di dare ragione al signor Olins: l’esperimento sui pesci che viene citato  non sembra molto valido, e questo non lo dico solo perché sono contrario alla vivisezione, ma perché non è stata utilizzata una formulazione specifica per l’uso in ambiente acquatico, ma un’altra formulazione specifica per l’uso sulla vegetazione terrestre. Il fatto che quest’ultima contiene un surfattante che non contiene la prima, lascia dei dubbi sul reale responsabili del danno mostrato dal sistema digestivo dei pesci: il glifosato o il surfattante? Tra l’altro i pesci sono stati esposti a livelli davvero massicci di prodotto, cosa che difficilmente si potrebbero verificare (almeno in tempi brevi) utilizzando normalmente il prodotto incriminato.





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