Friday, January 22, 2010

Di fronte all'abisso del Nulla

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Di fronte all'abisso del Nulla

Sgomenta ed attrae l'abisso del nulla. Ci chiediamo per quale motivo gli uomini evitino la solitudine: anche gli anacoreti cercano nel silenzio dei loro romitaggi tra le montagne o nei deserti di udire la voce di Dio. L'uomo comune, per combattere l'isolamento, si circonda di "amici" e di conoscenti, li tempesta di telefonate, li subissa di inviti.

Un impulso incoercibile spinge le persone a cercarsi, ad unirsi: i fidanzati, oggi teneri e romantici, domani, sposi, si detesteranno o si sopporteranno vicendevolmente. Intanto avranno procreato e generato una terza infelicità. Anche qui agisce una sorta di horror vacui, una paura del vuoto, una smania di colmarlo in qualche modo. E' per questa ragione che l'autore crepuscolare Marino Moretti in una sua malinconica lirica, si chiedeva se non dovesse risolversi ad avere un figlio o almeno a piantare un tiglio. Si desidera lasciare qualcosa di sé, prima che le ombre avvolgano tutto.

In verità, non sappiamo che cosa ci attenda oltre la soglia e se perderemo per sempre quanto abbiamo costruito con passione e spirito di sacrificio. Forse scivoleremo nel nulla: allora sarà stato vano ogni affanno ed ogni gioia, vana ogni conquista ed ogni sconfitta. E' possibile che l'universo contempli questa destinazione per gli uomini. Forse, invece, ci aspetta un'altra vita altrove o di nuovo su questo pianeta.

Di fronte ai patimenti dell'esistenza, alle spine confitte nel cuore, al lento, irreversibile declino, il nulla non spaventa più, ma ci appare come un porto di pace. Solo grazie all'anestetico che ogni notte, se non siamo insonni, ci elargisce l'oblio, riusciamo a tollerare i mille triboli che straziano l'anima di giorno.

Antichi filosofi amaramente conclusero che è "meglio non esser nati": nichilismo assoluto, ma non scaturito per lo più da pose atee e provocatorie, a differenza il nichilismo di alcuni pensatori contemporanei, bensì sgorgato da una profonda, sconfinata esperienza del dolore.

Avremmo evitato questa abnorme mole di mali, se... Distinguiamo: non tutti i destini sono uguali. Il cupio dissolvi afferra gli sventurati ed i malinconici; gli altri vivono ogni dì, come se fosse il primo. Anche, questi ultimi, però, quando si affacciano, a causa dell'età avanzata o di una grave malattia, sul limitare dell'ignoto, si domandano che cosa sia e sia stato preferibile: immersi in pensieri ombrosi, tetri si interrogano sul senso (o non-senso?) del percorso, contemplano il baratro, incerti tra tremore e speranza. In ogni vita può leggersi in filigrana il significato recondito? Giace un significato nell'esistenza, a somiglianza di una partitura che, mentre per un profano è solo un bello ma insignificante insieme di glifi, diventa una melodia di fronte al musicista? Ci interroghiamo se ciascun evento del cosmo, dal palpito d'ala di una farfalla all'edificazione di una cattedrale gotica, obbediscano ad un piano segreto o se il caso, come un demiurgo maldestro, si sia insinuato in ogni dove.

Pensare ad un ordine mirabile, di là dalle eterogenee, confuse, lacerate apparenze, richiede fervida immaginazione. Non sappiamo rinunciare al senso, poiché in esso è la nostra consolazione, ma anche la giustificazione del tutto. E’ possibile che il cosmo sia frutto del caso? Forse il cosmo è la meravigliosa creatura di un Dio assalito da un senso di solitudine: i fogli bianchi sono lì per essere riempiti di parole, le tele per essere abbellite di figure e paesaggi, i silenzi per essere costellati di note, i cieli trapunti di astri… Da quel desiderio originario promanano tutti gli altri, come in un’irradiazione di luce ai confini del buio.

Non abbiamo certezze e forse, possiamo se non accettare, rileggere sotto una nuova luce un’accorata massima di Giacomo Leopardi contenuta nello Zibaldone: “Non v’è altro bene che il non essere: non v’ha altro di buono che quel che non è; le cose che non son cose: tutte le cose sono cattive”.

Di là dal nichilismo raggelante, si coglie un’intuizione: l’intuizione che, in fondo l’essere vero è imparentato con il non essere. Basilide scrisse:“Il Principio è l’inesistente”. Così certamente “le cose”, le mere cose, inerti e dure, sono insensate, mentre solo nel non essere delle cose così come sono è il bene. Se immaginiamo le cose radicalmente trasfigurate, restituite al loro valore originario, esse recuperano quel riverbero di Assoluto che hanno perso. Appunto “le cose che non sono cose”, il tempo e lo spazio che non sono più né tempo e spazio, ma orizzonti inimmaginabili di un “essere oltre” possono attingere l’estasi della vita. Qualsiasi paradiso confinato sulla Terra è un eden da cartolina turistica.

In fondo poi il Nulla, tanto vituperato e temuto, non è forse la sorgente del tutto, la fonte invisibile e sotterranea da cui erompono i fiumi dell’essere? Dio nella teologia negativa è Assoluto di là dell'essere e del non-essere e quindi privo di specificazioni, ineffabile secondo il linguaggio umano e qualsiasi altro linguaggio. E’ l’Assoluto che si specchia nel lago del Nulla: forse è per questa ragione che la rarissima esperienza del Nulla, annichilente ed abissale, paradossalmente ci avvicina al divino.




9 comments:

  1. Allegro come un becchino durante il lavoro...

    Zret, esistono tutta una serie di psicofarmaci per sollevarsi dalla depressione, credo proprio che tu ne abbia un estremo bisogno.

    Oppure un consiglio da amico: se ti senti succube dell'ingombrante fratello, e magari ti scoccia mantenerlo, fagli un bel discorsetto, buttalo fuori di casa, che si cerchi un lavoro serio, così la smette di tarmare il mondo con le sue invenzioni...

    In fondo sei tu che lo mantieni.

    Ironman One non loggato

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  2. L'ho letto tenendomi apotropaicamente una mano sui testicoli.

    Minchia, che portasfiga!!! =_=

    Saluti
    Michele

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  3. considerando il cranio di zret,mai titolo di post fu' piu' azzeccato.

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  4. zret, per la maggior parte delle persone la vita vale proprio la pena di essere vissuta: io ho un lavoro che mi piace, una bella famiglia, buoni amici, viaggio, studio, cerco di assaporare le cose buone che la vita mi offre. Provo parecchia pena nei tuoi confronti...

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  5. Zret, per favore, vedi di scendere dal pero piano piano; non ti lanciare a testa sotto che non si sa mai, potresti rinsavire!

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  6. Ma aveva mangiato davvero pesante... non era meglio l'alcaselzer piuttosto che scrivere tutto questo papocchio?

    Cordialità

    Attila

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  7. Bravo, bravo zret. E' sempre piacevole leggere i tuoi articoli.
    Mi riconciliano con il mondo.

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  8. L'"allegria" di zrettino mi fa sempre piu' capire che noi abbiamo una vita, mentre lui vegeta!
    che noi sappiamo ancora ridere di una battuta da 4 soldi, mentre lui pensa subito al peggio.
    che noi siamo capaci di alzarci ogni mattina e pensare alla prossima giornata di lavoro come ad una nuova sfida da affrontare, sempre col sorriso sulle labbra ed una battuta spiritosa pronta, e alla fine a vincerla, se ci riusciamo.
    In sintesi, che noi meritiamo di vivere, sia le cose belle che quelle brutte, e che invece lui (e i 4 idioti che lo seguono) sono da ricovare, in fretta e in strutture adeguate!
    zrettino, spero di non incontrarti mai, non credo che resisterei dal dirti quello che penso di te, e non credo che ti piacerebbe!

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  9. Ma questo e' un portasfiga nichilista, eSSSe questo non fa piu' ridere ma manda in depressione o a toccarsi le palle. Posta suoi articoli solo quando ispirano risate, per favore !

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