Tuesday, March 15, 2011

Libia: il terrorismo mass-mediatico prepara l'invasione USA nella regione?

http://scienzamarcia.blogspot.com/2011/03/libia-il-terrorismo-mass-mediatico.html

Libia: il terrorismo mass-mediatico prepara l'invasione USA nella regione?

Guardatevi bene questo video


E poi riflettete su queste parole, tratte da globalresearch e tradotte su altrainformazione. L'articolo non è condivisibile in toto, e non parla dell'involuzione del potere Libico negli ultimi anni, ed infatti ne metto qui solo la prima parte. A seguire invece un altro articolo che spiega le altre cose più nel dettaglio. Ma la realtà più profonda e più occulta la si può comprendere solo a partire da quanto potete leggere nell'articolo Giù la Maschera, che mostra come qualcuno che sta dietro a leader, presidenti e dittatori (veri o presunti) stia solo muovendo dei burattini sullo scenario geopolitico mondiale, dandoci l'illusione che quello che vediamo sui mass-media sia la realtà.

Il mondo applaude mentre la CIA affonda la Libia nel caos

Com’era la Libia sotto il governo di Gheddafi? Quanto male ha fatto al popolo? Erano così oppressi così come noi, oggi, accettiamo comunemente come un dato di fatto? Guardiamo ai fatti per un momento.

Prima che il caos scoppiasse, la Libia aveva un tasso di carcerazione inferiore alla Repubblica ceca. Era classificata 61ma. La Libia ha il più basso tasso di mortalità infantile di tutta l’Africa. La Libia aveva la speranza di vita più alta di tutta l’Africa, meno del 5% della popolazione era denutrita. In risposta ai rincari dei prodotti alimentari in tutto il mondo, il governo della Libia ha abolito TUTTE le tasse sul cibo.

Il popolo in Libia era ricco. La Libia aveva il più alto prodotto interno lordo (PIL) a parità di potere d’acquisto (PPA) pro capite, di tutta l’Africa. Il governo ha avuto cura di garantire che tutti, nel paese, condividessero la ricchezza. La Libia aveva il più alto indice di sviluppo umano di qualsiasi paese del continente. La ricchezza è stata distribuita equamente. In Libia c’era una percentuale di persone che vivevano al di sotto della soglia di povertà, inferiore ai Paesi Bassi.

Come fa la Libia ad essere così ricca? La risposta è il petrolio. Il paese ha parecchio petrolio, e non consente alle multinazionali straniere di rubarle le risorse mentre la popolazione muore di fame, a differenza di paesi come la Nigeria, un paese che è sostanzialmente gestito dalla Shell. Come ogni altro paese, la Libia soffre di un governo con burocrati corrotti che cercano di ottenere una porzione più grande della torta, a danno di tutti gli altri. In risposta a ciò, Gheddafi ha chiesto che le entrate del petrolio fossero distribuite direttamente al popolo, perché, a suo avviso, il governo non considerava il popolo. Tuttavia, a differenza delle dichiarazioni degli articoli, Gheddafi non è il presidente della Libia. In realtà, non occupa alcuna posizione ufficiale del governo. Questo è il grande errore che le persone fanno. Parlano del dominio di Gheddafi sulla Libia, quando in realtà non c’è, la sua posizione è più o meno cerimoniale. Deve essere paragonato ad uno dei padri fondatori.

Il vero leader della Libia è un primo ministro eletto indirettamente. L’attuale primo ministro è Baghdadi Mahmudi. Definire Gheddafi il leader della Libia, è come dire che Akihito (l’imperatore, NdT) è il leader del Giappone. Contrariamente a quanto i media indicano, le opinioni in Libia variano. Alcune persone supportano Gheddafi, ma non vogliono Mahmudi. Altri non vogliono entrambi. Molti vogliono solo vivere la loro vita in pace. Tuttavia, ci si sforza nel delineare una rivolta popolare contro il presunto leader della Libia, Gheddafi, quando in realtà egli è solo l’architetto del sistema politica corrente della Libia, una miscela di pan-arabismo, socialismo e governo islamico.

Mentre parliamo, i video delle proteste pro-Gheddafi stanno scomparendo da Youtube. Pro Gaddafi Anti Baghdadi Mahmudi demonstrations è andato. Pro Gaddafi protests in front of Libyan embassy London c’è ancora. YouTube normalmente cancella tutti i video contenenti sangue, tranne nel caso della Libia. Vedere i libici che non saltano sul carro del vincitore e vanno nelle strade per sostenere Gheddafi è per i telespettatori apparentemente più traumatizzante che vedere corpi massacrati.

I manifestanti in Libia sono paragonabili ai manifestanti in Egitto e in Tunisia? Niente affatto. La reazione del governo è più violenta, e ovviamente la violenza eccessiva viene utilizzata. Tuttavia guardiamo per un momento le azioni dei manifestanti. L’edificio del Congresso generale del popolo, il parlamento della Libia, è stato incendiato da manifestanti arrabbiati. Questo è paragonabile a dei manifestanti che incendiano Capitol Hill negli USA. Pensate anche solo per un momento che il governo degli Stati Uniti starebbe seduto a guardare i manifestanti incendiare il Campidoglio?

I disordini di oggi non sono opera di giovani secolarizzati che desiderano il cambiamento, o qualcosa di simile a ciò che si è visto in Egitto e Tunisia. Un gruppo che si fa chiamare “Emirato islamico di Barka“, l’antico nome della parte nord-occidentale della Libia, detiene numerosi ostaggi, e ha ucciso due poliziotti. Questo non è uno sviluppo recente. Venerdì 18 febbraio, il gruppo ha rubato 70 veicoli militari dopo aver attaccato un porto e ucciso quattro soldati. Purtroppo, un colonnello si è unito al gruppo e ha fornito loro altre armi. La rivolta è scoppiata nella città orientale di Bengasi. Il Ministro degli Esteri italiano ha sollevato le sue paure su un emirato islamico di Bengasi che si dichiari indipendente.

La risposta è che gli stessi gruppi che gli Stati Uniti hanno finanziato per decenni, stanno ora cercando la loro occasione per ottenere il controllo della nazione. Un gruppo recentemente arrestato in Libia, era composto da decine di cittadini stranieri coinvolti in numerosi atti di saccheggio e di sabotaggio. Il governo libico non ha potuto escludere collegamenti con Israele.


Gheddafi non è sempre stato ciò che è (ed è stato) da alcuni anni: un dittatore corrotto ed estremamente repressivo. In realtà, nel 1969, il colonnello Gheddafi, allora aveva 27 anni, capeggiò un colpo di stato ad immagine e somiglianza del suo idolo il colonnello Nasser in Egitto, rovesciando il monarca Idris (che era sotto cure mediche in Turchia).

Nei suoi primi anni fece riforme sostanziali, tra le quali c'è stata una riforma agraria e la nazionalizzazione del petrolio (maggiore risorsa del paese), destinando gran parte dei proventi derivanti dallo sfruttamento del petrolio per migliorare sostanzialmente il benessere delle classi sociali popolari e, in particolare i servizi sanitari e l'istruzione. Stabilì anche forme di partecipazione dei lavoratori nei luoghi di lavoro nelle imprese (più di duecento) che furono nazionalizzate. I suoi primi anni sono stati caratterizzati anche da un interventismo statale nell'economia di quel paese, compresa la nazionalizzazione del credito attraverso la Banca Centrale dello Stato. Gheddafi presentò quell'esperienza come la terza via tra capitalismo e socialismo, associato all’epoca all’Unione Sovietica.

Ci sono state però, notevoli differenze tra Gheddafi e Nasser. Ed una di queste differenze con Nasser, è che Gheddafi non ha voluto creare uno stato laico, ma islamico. Ma, in questo intento si scontrò con un movimento islamico più radicale che tentò anche di ucciderlo nel 1993. Questa corrente radicale aveva rapporti con Al Qaeda, influente anche in Marocco e Algeria. Così Gheddafi è diventato l’acerrimo nemico di Al-Qaeda e sia durante che dopo gli attacchi alle Torri Gemelle a New York, Gheddafi ha sostenuto l'amministrazione Bush nella sua lotta al terrorismo islamico. Vijay Prashad, nel suo saggio The Lybian Labyrinth, fa molti riferimenti espliciti favorevoli su ciò che Gheddafi fa per la politica del presidente Bush e contro il terrorismo del Radicalismo islamico. Fu allora che il presidente Aznar applaudì Gheddafi ed il suo sostegno alla guerra contro il terrorismo islamico del Presidente Bush.

Il cambiamento della sua politica economica

La sua terza via si è trasformata, più tardi, in un capitalismo popolare, sviluppando politiche pubbliche che hanno cambiato significativamente molte delle riforme che erano state fatte nei primi anni del suo mandato. Sotto molti aspetti è stato un cambiamento di 180°. Una di queste misure è stata quella di favorire la privatizzazione delle aziende produttrici e distributrici del petrolio, facilitando e stimolando l’investimento estero, che ha raggiunto la massima espressione negli anni 90. Il massimo architetto di queste privatizzazioni dell’industria petrolifera è stato Shokri Ghanem che è stato il primo ministro del governo Gheddafi e che guidava la potente Compagnia Nazionale del Petrolio (Nacional Oil Corporation). Le compagnie che beneficiano di queste privatizzazioni includevano un ampio ventaglio, dall’Occidental Petroleum, alla China Nacional Petroleum. Inutile dire che i governi occidentali, ed in particolar modo, gli europei hanno gareggiato per ottenere i favori di Gheddafi.

Il governo Blair ha anche liberato i responsabili dell’attentato terroristico all’aereo Pan Nam, che era avvenuto in territorio britannico e Berlusconi realizzò campagne per promuovere Gheddafi raggiungendo livelli istrionici, che il presidente italiano giustificòaffermando che " la prevenzione dell’immigrazione legale ed il petrolio” ben valevano le sue attenzioni. E per non essere da meno, il Presidente Aznar prima, seguito dal presidente Zapatero e il monarca spagnolo, tutti loro hanno visitato Gheddafi con la loro lista di richieste e investimenti.

Queste privatizzazioni hanno colpito la maggior parte delle aziende pubbliche, che realizzate in un sistema dittatoriale, furono accompagnate da una grande corruzione che ha arricchito i membri della famiglia Gheddafi e, in particolar modo, uno dei suoi figli che aspirava ad essere il suo successore. Tutti questi cambiamenti di privatizzazione (che erano stati adulati dall’allora presidente Aznar) furono realizzati sotto la supervisione del Fondo Monetario Internazionale che, nel suo ultimo rapporto, segnalava lo stato dell’economia libica come molto buono. In realtà, come era avvenuto in Tunisia e in Egitto, gli indicatori della crescita economica libica erano altamente positivi.

Quello che ignorava e nascondeva questa visione ottimista dell’economia libica era che tali misure, sostenute dal FMI, stavano danneggiando seriamente le classi popolari e la classe operaia. Le misure neoliberali che hanno determinato l'aumento dei prezzi degli alimenti e l’eliminazione delle sovvenzioni pubbliche avevano creato le rivolte che precedettero l’ultima mobilitazione. E come in Tunisia e in Egitto hanno determinato, infine, che le classi popolari scendessero in piazza, cercando di forzare le dimissioni di Gheddafi e la fine della sua dittatura. In questa mobilitazione si trovano movimenti laici e islamici che sono quelli che ricevono maggior attenzione da parte dei mass media internazionali.

Ancora una volta, il FMI, facendo pressione sull'élites dittatoriali per portare avanti politiche di stampo neoliberale, stavano colpendo negativamente le difficili condizioni che la popolazione libica doveva sopportare, costringendola a scendere per strada per protestare ed esigere al dittatore e alla sua compagnia corrotta la fine di quel regime.
E’ interessante, certamente, sottolineare che una delle prime misure prese dalla Giunta Militare in Egitto è stata, oltre a vietare gli scioperi, di abbandonare gran parte delle politiche neoliberali che il FMI aveva imposto al governo Mubarak.

Un’ultima osservazione. La maggior parte delle armi ed equipaggiamento della repressione, di Gheddafi dispone è stata fornita dagli USA, Gran Bretagna, Francia e Spagna. Come giustamente ha affermato Amer Tarecq nel suo saggio Oil, Arms and the imperial enterprise in north africa”, parlare di Gheddafi è come parlare di corruzione e armi per acquistare petrolio da parte di poteri autodefiniti come difensori dei diritti umani, compresa la Spagna.

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