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Strategie di dominio
di
Gianni Lannes
«Quando i poteri pubblici violano le
libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza
all’oppressione è un diritto e un dovere del cittadino»
Giuseppe Dossetti
Giuseppe Dossetti
«Sono le azioni che contano. I nostri
pensieri per quanto buoni possano essere sono perle false fintanto che non
vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel
mondo»
Mohandas K. Gandhi
Mohandas K. Gandhi
Introduzione
La
fantascienza ha sempre intuito che l’essenza dei totalitarismi è il controllo
tecnologico delle informazioni personali.
La realtà le ha dato ragione e così, avanza l’incubo quotidiano. Lo aveva profetizzato George Orwell nel celeberrimo 1984. Stati totalitari e tecnologia deviata avevano ispirato allo scrittore inglese le telecamere a circuito chiuso che, conficcate nei muri come l’ombra oblunga di un occhio, sorvegliano costantemente la popolazione, libera, si fa per dire, soltanto di riprodursi senza amare e di divertirsi con i programmi televisivi, sotto lo sguardo onnisciente del Grande Fratello. Lo aveva compreso Orson Welles. Ma il cinico protagonista di Quarto potere fa sorridere se paragonato ai nuovi colossi dei media che hanno incrinato uno dei gangli vitali della democrazia: il pluralismo dell'informazione e la libertà di stampa. La macchina da indottrinamento al servizio di potentissimi, e occulti, poteri finanziari è per Noam Chomsky il vero Grande Fratello della società americana e occidentale. Un sistema di propaganda perfetto che si regge su due pilastri. Il primo sforna fiction, soap, reality show e sport per distrarre gli interessi della gente dai problemi reali. Il secondo indirizza le opinioni di lettori e spettatori, formando convenientemente le nuove classi dirigenti. Già nel 1932 eugenetica e controllo mentale conformavano Il mondo nuovo di Aldous Huxley. La nuova società è basata sul principio della produzione in serie: vale per i cervelli, come l’auto Ford “T”: la lettera vi sostituisce la croce. Aveva scritto nel 1992 Bruce Sperling, autore di Cyberpunk: «La gente che si trova nel mezzo della rivoluzione tecnologica sta vivendo al di fuori della legge: non perché intenda violarla, ma perché la legislazione è vaga, obsoleta, draconiana o inadeguata». La conoscenza è potere, la crescita dei sistemi informatici, dell’Information Society, stava avendo effetti strani e deleteri sulla distribuzione del potere e della conoscenza. «Non credo - concludeva - che la democrazia possa prosperare in un ambiente e dove vasti imperi di dati sono criptati, cioè di proprietà di qualcuno». La matrice spezzata di Sperling è del 1985; il film dei fratelli Wachowski che ha attinto al romanzo risale al 1999. Matrix è il sistema di controllo cerebrale con cui la razza umana è tenuta nell’illusione di vivere in un mondo che non esiste più da centinaia di anni. Un hacker, Neo, deve liberare l’umanità dal gioco delle macchine e di Matrix, luogo virtuale di miliardi di programmi di controllo cerebrale. La battaglia di liberazione è un conflitto contro se stessi e le dipendenze, le ideologie e le assuefazioni indotte.
La realtà le ha dato ragione e così, avanza l’incubo quotidiano. Lo aveva profetizzato George Orwell nel celeberrimo 1984. Stati totalitari e tecnologia deviata avevano ispirato allo scrittore inglese le telecamere a circuito chiuso che, conficcate nei muri come l’ombra oblunga di un occhio, sorvegliano costantemente la popolazione, libera, si fa per dire, soltanto di riprodursi senza amare e di divertirsi con i programmi televisivi, sotto lo sguardo onnisciente del Grande Fratello. Lo aveva compreso Orson Welles. Ma il cinico protagonista di Quarto potere fa sorridere se paragonato ai nuovi colossi dei media che hanno incrinato uno dei gangli vitali della democrazia: il pluralismo dell'informazione e la libertà di stampa. La macchina da indottrinamento al servizio di potentissimi, e occulti, poteri finanziari è per Noam Chomsky il vero Grande Fratello della società americana e occidentale. Un sistema di propaganda perfetto che si regge su due pilastri. Il primo sforna fiction, soap, reality show e sport per distrarre gli interessi della gente dai problemi reali. Il secondo indirizza le opinioni di lettori e spettatori, formando convenientemente le nuove classi dirigenti. Già nel 1932 eugenetica e controllo mentale conformavano Il mondo nuovo di Aldous Huxley. La nuova società è basata sul principio della produzione in serie: vale per i cervelli, come l’auto Ford “T”: la lettera vi sostituisce la croce. Aveva scritto nel 1992 Bruce Sperling, autore di Cyberpunk: «La gente che si trova nel mezzo della rivoluzione tecnologica sta vivendo al di fuori della legge: non perché intenda violarla, ma perché la legislazione è vaga, obsoleta, draconiana o inadeguata». La conoscenza è potere, la crescita dei sistemi informatici, dell’Information Society, stava avendo effetti strani e deleteri sulla distribuzione del potere e della conoscenza. «Non credo - concludeva - che la democrazia possa prosperare in un ambiente e dove vasti imperi di dati sono criptati, cioè di proprietà di qualcuno». La matrice spezzata di Sperling è del 1985; il film dei fratelli Wachowski che ha attinto al romanzo risale al 1999. Matrix è il sistema di controllo cerebrale con cui la razza umana è tenuta nell’illusione di vivere in un mondo che non esiste più da centinaia di anni. Un hacker, Neo, deve liberare l’umanità dal gioco delle macchine e di Matrix, luogo virtuale di miliardi di programmi di controllo cerebrale. La battaglia di liberazione è un conflitto contro se stessi e le dipendenze, le ideologie e le assuefazioni indotte.
Viviamo
in un’epoca in cui all’eccesso di “informazione” corrisponde un difetto di
sapere: sovente l’extra nasconde le questioni più importanti e più
compromettenti. Ma basta scalfire con un pò d’attenzione le apparenze che ad
ogni costo ci vengono propinate, per comprendere quanto siano diverse le
realtà. Vi stiamo osservando. Suona l’ allarme inascoltato: il
futuro è dei militari, nel senso di potere illimitato nelle loro grinfie
armate. Uno spettro attraversa il mondo globalizzato e la crisi finanziaria non
c’ entra. La presenza inquietante che avanza è il paradigma militarista, vale a
dire il potere crescente degli eserciti a tutte le latitudini. E il modello che
ne consegue, gerarchico e autoritario, coltivato da tutte le caste con le
stellette, siano esse democratiche o integralistiche, populistiche o
rivoluzionarie, incombe sull’ immediato futuro di tutti. Questo potere in
divisa era parso declinare dopo la fine presunta della guerra fredda anche a
seguito della caduta del muro di Berlino (1989); e invece oggi, smentendo le
utopie pacifiste, si dimostra più vivo che mai: accompagna non solo l’ ascesa
economica della dittatura capital-comunista cinese, ma anche, parallelamente,
del modello tecnocratico e dinastico indiano, del nuovo militarismo gerarchico
giapponese, delle rinnovate ambizione imperiali russe, e naturalmente di tutti
i progetti americani fondati sul monopolio della forza e la diffusione a
oltranza della democrazia. Qui, dunque, sorge il dilemma: di fronte all’
impoverimento del terzo mondo e quarto mondo, all’ inquinamento globale e all’
esaurirsi delle risorse (dal petrolio all’ acqua), come impedire che il modello
democratico ceda il passo a quello autoritario? Il bellicismo Usa colpisce non
solo l’essere umano a qualsiasi latitudine nel suo presente, ma anche nelle
generazioni future. Il fenomeno ha un nome ed un cognome: sviluppo planetario
di una biologia di guerra, orientata verso la strategia delle contaminazione
territoriale per creare situazioni di terrore e crescita dei fattori di rischio
per inedite malattie nelle popolazioni all’oscuro, nonché aree di mercato
fertili per l’industria chimico-farmaceutica della iatrogenesi. Di conseguenza:
distruggere il bene comune ed il senso di comunità degli esseri umani. Siamo
immersi in un mondo inquietante, in cui gli uomini duri e armati accrescono
fatalmente il loro potere, influenzando le scelte della politica. Oltretutto e
soprattutto, i cosiddetti “custodi” saranno destinati ad invadere spazi
riservati alla sovranità popolare, incrinando i pilastri stessi della
democrazia. Nel bel mezzo c’è l’Italia
che ha perso dal 1945 la sovranità militare ed ora ha abdicato a quella
monetaria. Avanza la crisi e miete una
tragedia annunciata. Il Belpaese è alla deriva adesso affonda.
Ci
sarà un’altra guerra mondiale? Un conflitto globale è decollato da un bel pezzo,
ma in sordina. Te ne accorgi dal clima che si ingurgita da noi, dal cataclisma
autoritario che spira sulle nostre perdute libertà. Nella società del rischio
l’incertezza del futuro genera angoscia, insicurezza ed infine intolleranza.
Recita lo slogan: cose buone dal mondo. Insomma, un cancro garantito e certificato a
norma di legge. La nocività come
strategia di selezione della specie. Tappa finale: la progressiva rarefazione
dei beni ambientali di prima necessità: aria salubre, acqua pulita, terra sicura.
I dati ufficiali parlano chiaro: 10 milioni di italiani sopravvivono in aree
gravemente inquinate. E va sempre peggio. Non a caso il codice penale del
Belpaese ignora l’ecosistema. Il
problema non è la destra o la sinistra e tantomeno il centro, come aveva
intuito Giorgio Gaber. C’è dell’altro. Con le mafie ben compenetrate nello
Stato (organiche)che fatturano il 20 per cento del prodotto interno lordo, è in
atto una pacifica e duratura convivenza in vigore dallo sbarco degli Alleati. Segreti,
misteri e sangue a fiumane per nascondere traffici di armi, occultamenti di
rifiuti, strategie offensive. Stragi, omicidi, omissioni, insabbiamenti della
verità per celare ruberie parastatali ed egemonie belliche. Vi siete mai
accorti di quanto sia bello vivere in un paese a sovranità inesistente, che non
può prendere proprie decisioni senza il nullaosta degli USA. Belpaese a sovranità limitata, o più
precisamente azzerata, almeno a partire dalle clausole misteriose (ignote
perfino agli storici di professione) dell’armistizio di Cassibile (anno 1943) [se sono segrete e non le conosce nessuno, di che cazzo stai parlando?].
Da noi imperversano tuttora segreti militari regolamentati da un regio decreto
fascista del 1941 in aggiunta ad ombre di Stati e multinazionali del crimine
legalizzato. La nazione italiana occupata dagli Stati Uniti d’America, non è
sovrana né indipendente, ma succube. La fragilità italica cova le radici
proprio nella lunga sequela di misteri alimentati a dismisura. Infine, una sequela
di accordi internazionali ha annichilito la Costituzione: ultimi in ordine
temporale i Trattati di Prüm, Lisbona e Velsen, che assoggettano ogni Stato del
vecchio continente ad una normativa sovranazionale, promulgata da legislatori
oscuri e ratificata da parlamentari sulla cresta dell’onda. Tanti, troppi, sotto controllo totale. Alzi la
mano chi ha mai sentito parlare di Eurogendfor: la nuova polizia militare
europea che ha assunto poteri e compiti totalmente al di fuori del controllo
democratico. Una decisione ratificata anche dal parlamento italiano
(opposizione compresa), soltanto nell’anno 2010. L’Echelon italiana, capitolo
intercettazioni e spionaggi è una regalo a parte. Il controllo dello Stato si
esercita ogni giorno perfino sui nostri stili di vita individuali. Ormai, con
l’ausilio delle nuove tecnologie, i funzionari della norma frugano ogni recesso
della nostra esistenza. La nostra vita collettiva si dipana in una gabbia a
cielo aperto. Un esempio? Il nostro corpo appartiene allo Stato: una legge del
1999 consente di prelevare i nostri organi al momento della morte, se in vita
non l’abbiamo rifiutato espressamente. Questo padre degenere ha trasformato la
pietà in reato come nel caso dell’eutanasia. In una termine: regressione: come
quando intralcia la sofferta scelta dell’aborto. Allora a chi rendere conto
delle scelte di Governo se le decisioni principali, ammantate dal segreto di
Stato, vengono adottate da soggetti come nel caso dell’eterodiretto Monti (un
maggiordomo dell’Alta Finanza)e del suo entourage, che il popolo sovrano non ha
mai eletto? Consumatori sempre più imbalsamati, telespettatori lobotomizzati e
utenti imbambolati, avanti, fate il nostro gioco. Trivellano il cuore della
Terra, oscurano il Sole, mentre la Luna l’hanno già bombardata [LUNA BOMBARDATA? Ma che dici... Curati]. E noi?
Indice
Echelon Italia
Colonia tricolore
Guerre in santa pace
Bombe amare
Leucemie belliche
Sulla pelle viva
Onda letale
Democrazia totalitaria
Terapia militare
Euro crac
Razzismo extra
Giornalisti a perdere
Su la testa
La fantascienza ha sempre intuito che l’essenza dei totalitarismi è il controllo tecnologico delle informazioni personali.
ReplyDeleteIndubbiamente, ma la fantascienza è fiction, non deve essere per forza tutto vero, no?
@tdm non so se hai letto "il pendolo di Foucalt"
ReplyDeleteSpiega molto bene il meccanismo di questi libri.
poi questo COGLIONE è un giornalista FALLITO estromesso da TUTTI I GIORNALI DEL MONDO per la sua incapacità
No, MLH, non l'ho letto. Però mi sa che tra un mesetto, quando sarò in ferie, mi darò alla lettura de "Il cimitero di Praga".
DeleteThis comment has been removed by the author.
DeleteBello anche quello, merita.
DeleteOvviamente è di Umberto Eco alla facciazza del professoruncolo fallito e bilioso
La Manuzio era una casa editrice per APS.
ReplyDeleteUn APS, nel gergo Manuzio, era – ma perché uso l'imperfetto? gli APS sono ancora, laggiù tutto continua come se nulla fosse accaduto, sono io che ormai proietto tutto in un passato tremendamente remoto, perché quello che è successo l'altra sera ha segnato come una lacerazione nel tempo, nella navata di Saint-Martin-des-Champs è stato sconvolto l'ordine dei secoli... o forse è perché di colpo, dall'altra sera sono invecchiato di decenni, o il timore che Essi mi raggiungano mi fa parlare come se ormai facessi cronaca di un impero in sfacelo, disteso nel balneum, le veneormai lacerate, attendendo di annegare nel mio sangue...
Un APS è un Autore a Proprie Spese e la Manuzio è una di quelle imprese che nei paesi anglosassoni si chiamano "vanity press". Fatturato altissimo, spese di gestione nulle. Garamond, la signora Grazia, il ragioniere detto direttore amministrativo nel bugigattolo in fondo, e Luciano, lo spedizioniere mutilato, nel vasto magazzino del seminterrato.
Il sistema Manuzio era molto semplice. Poche inserzioni sui quotidiani locali, le riviste di categoria, le pubblicazioni letterarie di provincia, specie quelle che durano pochi numeri. Spazi pubblicitari di media grandezza, con foto dell'autore e poche righe incisive: "un'altissima voce della nostra poesia", oppure "la nuova prova narrativa dell'autore di Floriana e le sorelle".
"A questo punto la rete è tesa," spiegava Belbo, "e gli APS vi cadono a grappoli