http://ilupidieinstein.blogspot.it/2012/06/la-guerra-invisibile-sta-diventando.html
La Guerra Invisibile sta diventando reale. Il G20 evidenzia come lo scontro tra Merkel e Obama sta accelerando l'intero processo bellico.
Non
credo che né Monti né la Merkel avranno il coraggio e l’intelligenza
critica, entro un tempo davvero molto breve, di ammettere di aver
svegliato il terribile gigante che dormiva. Basterebbe vedere come la
truppa mediatica europea sta riferendo ai propri cittadini l’andamento
del G20 in Messico, e come sia diversa l’interpretazione di
quest’incontro se si vanno a leggere, invece, le opinioni in Usa, in
Sudamerica, in Australia, in Giappone.
Qui, ancora si fa credere alla gente che si tratta di manovre, di una certa legge da far passare, di aliquote, di percentuali. Usano apprendisti stregoni ai quali viene affidato il còmpito di imbastire piani di sviluppo per 80 miliardi di euro, pensando che la gente abboccherà, rimanendo indifferente, come ad esempio in Italia, dinanzi al fatto che il piano Passera contiene 188 pagine di aria fritta e non esiste neppure un capitolo di quel progetto dove si parla di investimenti “reali” (nel senso di danaro cash per investimenti autentici rivolti ad aziende vere che producono merci reali) e l’attenzione del pubblico viene dirottata su tutt’altri fronti, dagli esodati all’articolo 18, da qualche pettegolezzo parlamentare a qualche minuzia gossip sul mercato. Negli ultimi sei mesi, la figura del ragionier vanesio ha assunto sempre di più l’immagine di ciò che egli davvero è: un curatore fallimentare. E niente di più di questo.
Qui, ancora si fa credere alla gente che si tratta di manovre, di una certa legge da far passare, di aliquote, di percentuali. Usano apprendisti stregoni ai quali viene affidato il còmpito di imbastire piani di sviluppo per 80 miliardi di euro, pensando che la gente abboccherà, rimanendo indifferente, come ad esempio in Italia, dinanzi al fatto che il piano Passera contiene 188 pagine di aria fritta e non esiste neppure un capitolo di quel progetto dove si parla di investimenti “reali” (nel senso di danaro cash per investimenti autentici rivolti ad aziende vere che producono merci reali) e l’attenzione del pubblico viene dirottata su tutt’altri fronti, dagli esodati all’articolo 18, da qualche pettegolezzo parlamentare a qualche minuzia gossip sul mercato. Negli ultimi sei mesi, la figura del ragionier vanesio ha assunto sempre di più l’immagine di ciò che egli davvero è: un curatore fallimentare. E niente di più di questo.
Ciò che sta accadendo,
in maniera davvero impressionante, va assomigliando sempre di più, e in
maniera inequivocabile, al tragico scenario di paura, indifferenza, e
miope cinismo, che alla fine degli anni’30 consegnò il destino delle
popolazioni europee alle mire espansionistiche tedesche. Studiando la
storia della seconda guerra mondiale, salta subito agli occhi la
facilità con la quale, nei primi anni, la Germania del Terzo Reich, si
impossessava delle nazioni europee espoliandole dei loro beni.
Sembrava un gioco da ragazzi.
E gli Usa?
Loro, “apparentemente” stavano a guardare.
In
realtà, gli Usa stavano facendo due cose: A) armandosi a tappe forzate
per prepararsi allo scontro frontale ben equipaggiati; B) gestendo tutte
le proprie risorse per fare in modo che l’impatto economico-finanziario
della guerra in Europa e in Asia non andasse ad intaccare, permeare, e
forse affondare anche l’America.
La gente pensa che la “globalizzazione” sia stata inventata dieci anni fa, non si sa da chi. Non è vero affatto.
Diciamo
piuttosto che oggi, assistiamo alla “globalizzazione per le masse” in
virtù dell’esistenza del mondo mediatico web. Ma le centrali del potere
finanziario ed economico sono globali da almeno 500 anni. Tant’è vero
che il re di Spagna –a meno che non volesse la guerra- prima di fare una
qualsivoglia mossa, si informava prima sull’opinione del Papa, del re
d’Asburgo, del re di Francia e di quello d’Inghilterra e concertava con
loro. Erano tutti strettamente collegati in un gigantesco quadro di
globalizzazione, che allora trovava la sua rappresentazione simbolica
pubblica nei matrimoni dinastici incrociati. Perfino Napoleone si era
arreso a questa consuetudine, sposando Maria Luisa d’Austria che lui
detestava e non la voleva. Allora funzionava così.
Sono cambiati gli stili, le mode, i linguaggi, le apparenze.
Ma non la sostanza.
Nell’agosto
del 1941, con le armate tedesche lanciate nelle grandi pianure ucraine
verso Mosca, in Usa scatta l’allarme. Non quello militare, bensì quello
economico. La guerra europea e quella asiatica, infatti, aveva
comportato una modificazione nella qualità della gestione degli scambi
commerciali planetari tale per cui l’impatto sull’economia mondiale –e
quindi statunitense- aveva cominciato a mordere (oggi, va da sé, è molto
più veloce) già a febbraio del 1941, penalizzando in maniera
contundente il business americano, ma pensavano di poterlo controllare.
Non ci erano riusciti. Nel 1939 Gli Usa erano il principale partner
economico della Germania nazista, la Francia il secondo. Alla fine del
1940, il primo partner tedesco era diventato il Giappone e la Francia
era stata annessa al terzo reich, espoliata di ogni suo bene.
L’espansione imperialista del Giappone nel sud est asiatico aveva
prodotto un crollo dei prezzi delle merci, grazie allo schiavismo
imposto dal militarismo nipponico. Grano, orzo, riso, luppolo, venivano
venduti dal Giappone alla Germania a un prezzo tre volte inferiore a
quello degli americani, garantendo la perfetta alimentazione equilibrata
delle truppe tedesche. E gli Usa, cominciavano a perdere quote di
mercato al punto tale da trovarsi sull’orlo di una spaventosa crisi
economica nell’estate del 1941, perché correva il rischio di trovarsi in
una gigantesca crisi di sovraproduzione agricola e provocare un altro
crollo in borsa e una crisi come nel 1929, questa volta evitata grazie
all’accortezza dei dispositivi economici di salvaguardia ben orchestrati
dall’eccellente accoppiata Roosevelt/Truman, i quali, a suo tempo, si
erano presi come consulente un grande economista come John Maynard
Keynes e non un modesto ragioniere da operetta. A settembre di
quell’anno, i diplomatici statunitensi si incontrarono con quelli
tedeschi e giapponesi nelle Hawaii. In seguito a quella riunione
(rivelatasi un disastro per gli Usa) gli americani si comportarono come
fanno sempre: diedero un ultimatum. Scadenza: 20 dicembre 1941. Entro
quella data avrebbero dovuto rivedere tutti gli accordi commerciali e
stabilire nuove modalità di relazione economiche pena la guerra.
I giapponesi pensarono di coglierli di sorpresa..
E così, il 7 dicembre ci fu l’attacco a Pearl Harbour.
Quando
l’8 dicembre, il comandante in capo dell’esercito giapponese,
ammiraglio Yamamoto, si presentò davanti all’imperatore Hiro Hito per
fare il suo rapporto, pronunciò la celebre frase: “Temo, maestà, che
abbiamo risvegliato dal suo sonno un enorme gigante che dormiva”.
La Storia gli ha dato ragione.
La Storia si sta ripetendo.
Identico
schema, stessi attori (con qualche comprimario diverso) e, va da sé,
stili e modalità diverse perché non stiamo più nell’Età moderna, bensì
in quella post-moderna telematica.
Qualche
settimana fa, in un post, avevo cercato di spiegare ciò che stava
accadendo, ricordando che ogni popolo e ogni etnia ha i suoi codici, il
suo linguaggio, il suo stile. Se un tedesco dice: nein; vuol dire no. E
il discorso finisce lì, è inutile tentare di far cambiar loro idea. Se
un politico italiano dice: sì; può voler dire no, oppure un forse a
condizione che. Se un francese dice: rien; non è detto che sia un no
come i tedeschi, neppure un forse come gli italiani: significa che
vogliono trattare e sono disponibili.
E così via dicendo.
Gli americani, quando danno un ultimatum, non lo fanno perché sono isterici.
Non lo fanno perché intendono minacciare.
Quando
danno un ultimatum, vuol dire che loro sono già pronti e si sono già
preparati. E alla scadenza dell’ultimatum, se le cose non sono andate
com’è nei loro interessi, partono i bombardieri.
Nelle guerre i simboli e i linguaggi sono fondamentali.
L’Europa
–cioè la Merkel e i suoi servi sciocchi al seguito- hanno commesso il
gravissimo errore di voler modificare la linguistica comportamentale,
imponendo la propria e non “rispettando” quella degli americani in
sonno.
Gravissimo errore. Gravissimo. Lo pagheremo caro.
La scadenza erano le ore 12 del 17 giugno 2012.
Alle 12.01, esattamente, sono partiti i primi bombardieri. Non sono ancora le fortezze volanti, quelle arriveranno tra un po’.
E’ stato un atto simbolico.
E’
stato il welcome al G20 di Obama, e delle economie keynesiane forti del
continente americano: Messico, Brasile, Argentina. Dopotutto è il loro
continente. Appoggiati, in questo caso, dal Giappone, che ha incorporato
la lezione della guerra e ha trovato la quadratura del cerchio nei
decenni: conservatori in politica, tradizionali nel sociale, keynesiani
progressisti in economia. Hanno una economia solida, con un disavanzo
pubblico di circa 5.000 miliardi di euro, circa il 152% superiore a
quello dell’Italia, e un’inflazione intorno al 2% con una disoccupazione
al 3%, 0% di povertà. Per i neo-liberisti è un assurdo. Secondo loro
non è neppure possibile a livello di teoria. Ma lo è in pratica.
E nell’esistenza, ciò che conta è la pratica.
Nell’attuale teatro bellico, è la Cina ad aver preso il posto occupato nel ’40 dal Giappone.
I
bombardieri americani hanno un nome ben preciso che poco a poco gli
analisti finanziari europei si dovranno abituare a conoscere: si chiama
“Code Abe”.
Il nome, una minaccia.
(Abe, è l’affettuoso abbreviativo di Abraham Lincoln, leader repubblicano massone che ha guidato la lotta contro lo schiavismo).
E’ un acronimo.
Sta per “Anything But Europe”.
E’
un ordine perentorio (annunciato, preannunciato, vagheggiato,
preparato) dato al grosso capitale finanziario statunitense delle
multinazionali di disinvestire “immediatamente” dall’Europa spostando
ingenti quantità di capitale negli Usa per rilanciare l’economia
americana, con grandiosi incentivi. Hanno istituito uno strumento
finanziario complesso che si chiama CBI (Corporate Investment Bond) e
funziona –spiegato qui in maniera sintetica- nel seguente modo: si
chiama la Coca Cola o la Ford o la Boeing e si dice loro: “ragazzi,
istituite un fondo che rappresenta la vostra azienda, lo traducete in
uno strumento finanziario e lo offrite a capitalisti investitori con un
interesse molto più vantaggioso di quello offerto dai bpt italiani,
spagnoli, e anche tedeschi: Se vi va male, non vi preoccupate: noi
battiamo moneta e ve li rimborsiamo compresi gli interessi di esercizio.
Se va bene, voi guadagnate un bel po’ ma il 51% del profitto netto lo
investite negli Usa per creare lavoro e occupazione”. Hanno accettato.
Altro che “speculazione finanziaria”. Roba da ridere.
Questi
sono i bombardieri americani, inviati dal comandante in capo
dell’esercito più potente del pianeta, il quale non ha nessuna
intenzione di arrendersi all’accordo di ferro Merkel-Romney, senza aver
venduto prima la propria pelle a caro prezzo.
Mentre
l’Europa, gestita da una protervia arrogante davvero infantile, il
lunedì 18 agosto investiva al rialzo, alle ore 12.01 sono cominciate ad
arrivare inattesi ordini di vendita (e svendita) tutti dagli Usa e tutti
ben concentrati su posti chiave dell’economia europea, mandando a picco
le borse europee e alle stelle lo spread. Si calcola che nella sola
giornata di lunedì scorso, dalle ore 12.01 alle ore 17.01, siano stati
spostati circa 48 miliardi di euro. Una bazzecola rispetto a ciò che
faranno. Per il momento sufficiente tanto per spiegare come si stanno
mettendo le cose. Tant’è vero che Obama, a Los Cabos, parla con i
singoli esponenti. Ma la riunione al vertice l’ha cancellata.
Quando sono partiti i bombardieri, ormai, non ha più senso parlare. Di che?
Da noi, in Italia, va da sé, neppure una parola su tutto ciò.
Ma è comprensibile.
Siamo in un teatro di guerra e quindi, oltre ad avere un’economia di guerra, stiamo anche sotto la propaganda bellica.
A questo serve la truppa mediatica asservita.
Al fronte, in prima linea, la storia è tutta un’altra.
Fonte: Libero Pensiero 20 Giugno 2012mezzogiorno e sera
AHAHAHAHHAHAH ma che scemenze un delirio .....
ReplyDeleteNella scala da 1 a 10 quanto è coglione questo?
ReplyDeletealmeno 100.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000
Una serie di cazzate senza capo né coda, scritte da un ignorante che non capisce un cazzo di nessuno degli argomenti di cui blatera e dimostra al mondo che SUA MADRE è SEMPRE incinta
Al fronte, in prima linea, la storia è tutta un’altra
ReplyDeleteMa lui che ne sa?
Bisognerebbe mandarcelo al fronte, poi sai che puzza di MERDA attorno a lui, visto le volte in cui si CAGA SOTTO quando si trova nel mondo REALE
DeletePS: Coglione, quante CORNA hai?
Perchè, sanno qualcosa questi dementi patentati?
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