Sunday, November 25, 2012

LA STRINGENTE LOGICA DEL “DUE PIU’ DUE FA QUATTRO”


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LA STRINGENTE LOGICA DEL “DUE PIU’ DUE FA QUATTRO”

di Gianni Tirelli [per rinfrescarci la memoria: Tirelli è "anche" questo]
“Il carattere distruttivo dell’uomo, assume dimensioni planetarie, paradossalmente, proprio per colpa dell’aumentare della sua conoscenza tecnica. Una distruttività che non si limita al presente, ma che è rivolta a un ipotetico futuro. L’uomo cibernetico sviluppa ulteriormente il suo narcisismo, diventando egli stesso uno strumento per raggiungere il successo, e quindi, intensificando verso l’interno, l’investimento libidico ma, allo stesso tempo, egli allarga il proprio Sé su una realtà solo virtuale (come diremmo oggi), su cui riversare gli impulsi narcisistici. Si instaura così un altro rapporto simbiotico di dipendenza in cui, la madre dell’uomo non è più la natura, ma quella ‘seconda natura’ che egli si è costruito; le macchine che lo nutrono e lo proteggono – un quadro perfetto della nostra realtà”.
Afferma Predrag Matvejevic, emerito scrittore bosniaco: “Chi poteva immaginare, solo un decina di anni addietro, che il cosiddetto capitalismo finanziario avrebbe messo in pericolo l’esistenza del capitalismo stesso? Che avrebbe messo così a nudo le sue contraddizioni?”

Io, che inverosimilmente sono accusato di avere delle certezze, fra i pochi, in questa fetida palude di relativismo generalizzato, non solo me lo ero immaginato, ma ne ero amaramente consapevole da decenni. Scrissi a proposito su tale questione un’opera Rock teatrale che in seguito divenne un vinile (L’acqua purificatrice (Il compenso) 1977 – durium) e un paio di saggi che mi costarono la qualifica di “novello catastrofista ante litteram”. (Confortato solo dalla condivisione di pochi altri “catastrofisti”, dileggiati e derisi dall’ottusità generale e da un ipocrita qualunquismo). Per me era un dato certo, risultato della stringente logica del: “due più due fa quattro”.
Tutti questi geni della finanza, dell’economia, dell’ecologia, della sociologia, dell’antropologia e della letteratura, piegati dal peso, di mille onorificenze e narcotizzati da profitti stellari, arrivano alla vigilia della catastrofe, chiedendosi, con la meraviglia di un bambino, “chi poteva immaginare!!”
L’implosione, oramai imminente, del capitalismo non è relativa ad un fattore economico-finanziario che, come sostiene il prof. Matvejevic, “mette in pericolo la sua stessa esistenza”, ma è indotta dalla concatenazione e l’interazione di fattori destabilizzanti e ipertrofici, endemici a quel progetto degenerativo che lo stesso capital-liberismo condivide nel suo DNA, come eccellenze genetiche
Quella che persistono a definire una crisi, in realtà è la fine di un sistema: la fine di un’epoca. Sviluppo, crescita, ricerca, sono le parole vuote di un ritornello dissonante e fastidioso, che gli stessi autori non hanno più il coraggio di intonare. Oggi non c’è più trippa per gatti. Il lavoro non paga e, quel che è di peggio, ci abbrutisce e ci incattivisce, rendendoci refrattari ai bisogni degli altri e sempre più vulnerabili al dolore e alla malattia. Meglio restare chiusi in casa, fermi, immobili, nella trepidante attesa della grande implosione.
Così, non c’è più niente da comprare, da consumare, niente su cui investire, niente da dire, niente a cui credere e in cui sperare. Solo con una grande e radicale riconversione ecosostenibile che guarda ai valori di solidarietà del passato e basa la sua economia sul lavoro della terra, avrebbe potuto (a tempo debito) restituirci la tranquillità economica, il decoro e la dignità perduta.
Si, abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora, e di nuovo, la metafora profetica ritorna, come uno spettro, ad oscurare l’orizzonte del nostro futuro.
Come possiamo dunque ingenuamente credere, che la nostra indignazione, il disprezzo, la denuncia e una nuova classe dirigente, siano in grado di estirpare questo tumore le cui metastasi hanno da tempo fagocitato i gangli vitali delle nostre società’? Come possono i nostri ideali consunti, contrastare la portata di fuoco di un Sistema perverso che può contare, in tutto e per tutto, sull’appoggio incondizionato della parte più marcia, corrotta e potente del capitalismo liberticida? Al punto in cui siamo, è tecnicamente impensabile un qualsiasi cambiamento.
Trovo quindi a dir poco singolare, la meraviglia del prof. Predrag Matvejevic (definito una delle voci più alte e più lucide della nostra Europa) quando, già da oltre un trentennio si avvertivano gli scricchiolii sempre più ricorrenti di un Sistema che aveva edificato il suo progetto perverso sulle sabbie mobili del mero consumismo, umiliando il risparmio del cittadino, demonizzato al pari di un’eresia.
Vorrei in fine portare all’attenzione di tutti il fatto, che quando un progetto biologico naturale, che si è evoluto per milioni di anni in virtù di logiche e regole connaturate e imperiture (che in realtà definiscono il progetto stesso), ad un certo punto e a una velocità impressionante, sviluppa una realtà ipertrofica diametralmente opposta (per modalità, finalità e motivazioni) al progetto originario, sta a significare, senza ombra di dubbio, che siamo in presenza di un tumore. Le moderne società occidentali, rappresentano, per il nostro pianeta, questo tumore. Le sue metastasi hanno intaccato irreversibilmente gli organi vitali di un corpo (l’ambiente e la società), oramai in coma irreversibile.
Per comprendere in maniera elementare e ovvia (senza essere per questo addentro a qualche particolare specializzazione) il futuro del capitalismo, era sufficiente, solo qualche decennio fa, dare un’occhiata sommaria alla qualità delle nostre acque e annusare l’aria delle nostre civili metropoli.
Non bastava forse tutto questo scempio, per innescare un moto di indignazione generale e una autorevole alzata di scudi della cosiddetta “intellighentia”? Tutto è scivolato via, sopra tutto e tutti, e ogni opera di denuncia e di sensibilizzazione, miseramente cestinate fra i rifiuti pericolosi del complottismo catastrofista.
Scritto da: Oltrelacoltre

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