http://terrarealtime.blogspot.it/2012/11/obama-ha-vinto-grazie-alluragano-sandy.html
Obama ha vinto grazie all’uragano Sandy!
Chissà cosa ne
avrebbero detto in Italia media, politici ed opinione pubblica se
Berlusconi, nell’immediata vigilia di una tornata elettorale, si fosse
installato h24 su tutti i canali televisivi di Rai, Mediaset, La7,
Telenorba e via dicendo, tenendo comizi per spiegare quanto è bravo, che
gli alluvionati vanno soccorsi subito e tanto e che nel Paese c’è una
“evidente” ripresa. Se poi ti insedi in permanenza nello Stato più
disastrato, cioè il New Jersey, dal quale organizzi raids in elicottero
negli altri 10 stati colpiti dall’uragano, ti fai riprendere 106 volte
con indosso sempre il giubbotto di pelle griffato Air Force One, mentre
prometti di dispensare soldi (dei contribuenti) a piene mani, assegni ad
8 zeri mica peanuts, al punto da ricevere da Chris Christie,
governatore repubblicano (sic!) del New Jersey, un endorsement – cioè un
elogio, un vero attestato di riconoscenza – per gli aiuti manco
ricevuti, ma solo promessi, reso pubblico e ben pubblicizzato dal
presidente arrivato (dice lui) dalle Hawaii, ecco che avete una misura
di quello che è successo negli USA la scorsa settimana. Se poi ci
mettete che il candidato repubblicano Romney nello stesso periodo è
stato impossibilitato dalle condizioni meteo a svolgere la propria
campagna elettorale nel Nord Est degli Usa, dove era essenziale per lui
conquistare Ohio e Wisconsin, ecco che il quadro della situazione attule
a meno di 24 ore dalle elezioni appare dettagliato in ogni suo distorto
contorno. E così, “within a matter of hours”, cioè nel giro di poche
ore come mestamente ci riferiva ieri un analista politico dello staff di
Romney, la corsa alla Casa Bianca è stata letteralmente falsata, con un
concorrente che ha continuato a correre, mentre l’altro era tenuto
fermo per cause legate al tempo meteorologico. Le cifre parlano chiaro,
anche se si tratta di polls. Prima dell’arrivo dell’uragano Sandy, la
situazione mediata sui sondaggi di tutti gli istituti specializzati, da
Gallup a Ipsos, da Rasmussen a PPP era di Romney in vantaggio 261 a 259
nei grandi voti elettorali, che sono 538 in tutto per cui vince chi
arriva almeno a 270, con in bilico in pratica solo l’Ohio, dove tuttavia
Romney aveva rimontato sino a vantare un leggerissimo vantaggio su
Obama. Su base nazionale, Romney era in vantaggio stimato tra 1 e 4
punti percentuali. Oggi, alla vigilia del voto, la situazione si è
ribaltata completamente. Obama è in leggerissimo vantaggio a livello
nazionale, appena un punto percentuale, ma è tornato in vantaggio in
Winsconsin e soprattutto in Ohio, ed è riuscito a recuperare persino in
Florida, uno Stato che sembrava aver perso a favore del rivale che era
passato da meno 6 a più 1 % nel giro di sette giorni. Va sottolineato
che quella di Romney era stata una corsa ad ostacoli sin dall’inizio. La
sua candidatura non ha mai convinto l’ala più tradizionalista del Gop
che si richiama ai valori patriottici e libertari del “tea party”, non
ha acceso la fantasia di nessuno, nè sollevato alcun entusiasmo nel
popolo repubblicano, ottenendo la nomination per senso di responsabilità
degli altri candidati repubblicani che si sono ritirati presto dalla
competizione per non concedere troppo vantaggio ad Obama con una lotta
fratricida. Ciò nonostante, quando Romney ha cominciato a dedicarsi alla
campagna elettorale accusava una distanza di almeno una decina di punti
dal presidente in carica. E’ stato bravo a rimontare con una impresa
poi però vanificata da due circostanze. La prima è di aver gestito male
la morte dell’ambasciatore Chris Stevens in Libia. Invece di attaccare
Obama direttamente, passando per uno strumentalizzatore opportunista,
avrebbe dovuto semplicemente chiedere al presidente ed al segretario del
Dipartimento di Stato Hillary Clinton quali fossero le misure di
sicurezza vigenti a protezione del personale americano delle ambasciate
nei paesi islamici. Ne sarebbe venuto fuori un quadro di lacune,
inefficienze ed imperdonabili trascuratezze da mettere in seria
difficoltà Obama, che invece ha avuto modo di salvarsi buttandola in
caciara. Soprattutto, Romney è apparso meno pronto di Obama sul piano
dialettico, non si è saputo vendere come fa il presidente con
chiacchiere che non dicono niente, ma che alla gente piace ascoltare
divertita. Ad esempio, quando Obama ha fatto la battuta che oggi
l’America non ha solo meno navi che nel 1916, ma anche meno cavalli e
meno baionette, Romney non è stato pronto a ribattere che la guerriglia
in Iraq ed Afghanistan è con le baionette che si combatte, non con i
missili a testata nucleare. Poi, seconda circostanza imprevedibile, ci
si è messo pure l’uragano Sandy. Questa volta che sembrava non ci fosse
la tradizionale “October surprise”, cioè l’evento dell’ultimo minuto
nell’ambito della vita privata o pubblica capace di favorire un
candidato a scapito dell’altro nelle elezioni presidenziali, ecco che
invece l’evento c’è stato, e come! anche se di carattere meteo, con
ripercussioni pesantissime e decisive per indirizzare il consenso degli
indecisi verso Obama. Ufficialmente, la corsa appare ancora aperta
perchè l’errore dichiarato nei polls è del 2 %, per cui Obama non è che
possa dormire tranquillo col suo esiguo +1 % a livello nazionale. Ma se
valutiamo i trend, lo slope dell’andamento dei due è ben differente, con
quello di Obama in salita e quello di Romney in leggero declino. Se si
fosse votato una settimana fa Romney avrebbe vinto, di poco, ma avrebbe
vinto. Se si votasse oggi vincerebbe Obama, anche lui di poco, ma senza
troppi patemi. Ma si vota domani, chissà, vedremo se la notte avrà
portato agli americani il consiglio di sfruttare l’occasione per
liberarsi definitivamente di un fanfarone incapace, che ha creato 48
milioni di poveri, o presunti tali, che mangiano con i Food Stamps, ha
fatto perdere 5 milioni di posti di lavoro, spende ogni anno 1000
miliardi di dollari in più di quelli che incassa ed ha provocato la
delocalizzazione di una miriade di imprese americane, legandosi
commercialmente mani e piedi alla Cina comunista dove adesso finiranno
per costruire pure le Jeep, le icone di quell’industria automobilistica
che Obama si vanta di aver salvato.
non testa di serie, ma testa DI CAZZO 2011, 2012, 2013, 2014, 2015...
ReplyDeleteQuesto nazista di merda è la dimostrazione che per essere complottisti BISOGNA avare un Q.i: negativo
Indirettamente l'uragano ha favorito obama, per il semplice fatto che gli interventi a favore della popolazione sono stati tempestivi, e che lui s'è comportato come il popolo americano voleva, ma di certo non gli ha fatto vincere le elezioni.
ReplyDeleteEsattamente. Anzi, se vogliamo ha vinto grazie alle vaccate che ha detto il suo avversario, non ultima quella famosa durante il faccia a faccia riguardo alle navi (con risposta di Obama degna di applausi per 90 minuti).
DeleteIl circolo "complottista" della mia città (non si chiama così, comunque invitano tutti gli anni Giulietto Chiesa a parlare: una garanzia!) ha decretato nella sua ultima riunione che l'uragano Sandy è stato ordinato da Obama stesso e confezionato dall'HAARP per fargli vincere le elezioni.
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