Sunday, January 20, 2013

Non c’è creazione nella Bibbia: la Genesi ci racconta un’altra storia e tu innumerevoli vaccate in un italiano a esser buoni pessimo


http://zret.blogspot.com/2013/01/non-ce-creazione-nella-bibbia-la-genesi.html

Non c’è creazione nella Bibbia: la Genesi ci racconta un’altra storia

L’ultima fatica [facile parlare di chi lavora, eh Zret?] di Mauro Biglino, “Non c’è creazione nella Bibbia: la Genesi ci racconta un’altra storia”, implica una radicale rivisitazione di consolidati criteri interpretativi. L’autore, nella restituzione della Bibbia al contesto storico e sociale in cui nacque e si formò, disconosce che la Torah includa un livello simbolico. [1] Ha ragione? Crediamo proprio di sì. I significati esoterici e cabalistici scaturiscono da successivi interventi: sono ingegnosi e persino mirabili, ma estranei al testo. Sono simili alle decorazioni barocche con cui si nasconde la sobria architettura di una chiesa romanica: potranno pure essere pregevoli, ma non appartengono al manufatto originario.

Ammiriamo coloro che si industriano nell’invenzione di sensi reconditi, di inediti accostamenti, di fantasiose etimologie: essi, però, sono degli artisti, non degli storici. E’ credibile che un rozzo popolo di pastori creò un’opera plurivoca e non piuttosto un resoconto volto a mettere in risalto la propria identità etnico-culturale? Sarebbe come pensare che l’Iliade e l’Odissea codifichino chissà quali valori ermetici, invece di essere l’espressione letteraria di una società aristocratica tra il II millennio a.C. e Medioevo ellenico. Ciò non toglie che nell’épos greco non enuclereemo alcune immagini simboliche, ma sono circoscritte a pochi versi e talora sono idee posteriori. Quando si menziona l’ethos omerico, si sottolinea proprio la sostanziale oggettività con cui il rapsodo ripercorre le vicende e delinea personaggi e luoghi.

Sappiamo che il letteralismo non piace. Non piace soprattutto poiché rompe la magia, dissolve un alone incantevole: la verità nuda e disadorna è poco attraente. Bisogna, però, essere onesti e discernere le situazioni in cui un’interpretazione emblematica è non solo legittima, ma persino doverosa (si pensi all’Apocallise [correttori automatici fuori uso?] di Cerinto o alle Metamorfosi di Apuleio), e quei casi dove è, invece, arbitraria. Il letteralismo suscita tante scomposte reazioni, ma pochissimi tentativi di confutazione. Ecco allora la levata di scudi contro chi vede nell’arca dell’Alleanza un oggetto tecnologico. Ecco allora una pioggia di dardi infuocati contro i traduttori che scorgono nel termine Elohim un plurale. Ecco allora una scarica di tronitruanti cornigere allotrie ed esecrande puttanate.

Ci sia permessa qui una breve digressione linguistica [oddìo...]: Elohim è un plurale, ma non un pluralis maiestatis che fu introdotto dalla Chiesa nicena nel IV secolo d.C. Ci si rassegni, evitando di alambiccarsi per tentare di dimostrare ciò che dimostrabile non è. Agli esperti l’onere di giustificare il numero plurale all’interno del Pentateuco prodotto da una gente che, a torto, è ritenuta da molti monoteista ab origine. Noi possiamo solo constatare il dato morfologico. [2]

E’ naturale: i simboli esistono, ma in precisi campi. [3] Gran parte dei libri biblici più antichi ne è priva. Questa è la premessa, a nostro [nostro DI CHI?] modesto parere corretta, da cui è scaturita la ricerca rigorosa ed onesta di Mauro Biglino. E’ pacifico che tale approccio non esaurisce le indagini né scioglie tutti gli enigmi: ad esempio, la cultura ebraica conserva, anche se in modo confuso e grossolano, antiche conoscenze sumeriche ed egizie già criptate nell’alfabeto. Come motivarle nel quadro di un discorso circa le origini dell’umanità? Veramente meritorio è stato Luca Bitondi che, in un articolo pubblicato su "X Times" di dicembre, ha rispolverato un’intuizione la solita cagata di Corrado Malanga circa le somiglianze formali tra i 22 grafemi dell’alfabeto ebraico ed i 21 amminoacidi essenziali. [4]

Insomma, Peter Kolosimo ha trovato un continuatore che, a differenza dell’archegeta, offre un cospicuo equipaggiamento di dati linguistici e filologici tali da avvalorare congetture ieri come oggi disdegnate, perché ritenute fantasie fanciullesche. [PK, pur essendo stato un discreto fuffaro, era un 10 volte premio Nobel, in confronto a te, STRACCIONE] E’, infatti, sempre più veemente la polemica di chi rifiuta di prendere in considerazione l’ipotesi extraterrestre in ordine al passato dell’umanità, arrocandosi nell’interpretazione parafisica, come se le due teorie fossero incompatibili. [5]

Si accennava al substrato glottologico su cui Biglino può fondare certe affermazioni: ha ragione Alessandro Demontis, di cui è riportato lo stralcio di uno studio, quando scrive: “A mano a mano che si va avanti nel tempo, nelle derivazioni di una lingua all’altra, i significati perdono di specificità materiale ed acquistano generalizzazione ed estensione”. Anche in questo modo, rammentando che i significati concreti precedono quelli traslati, si ridimensionano pristine civiltà. E’ un ridimensionamento che consuona con una visione disincantata a proposito di “dei” per nulla divini, fossero visitatori interstellari, discendenti degli Atlantidei o chissà chi… In particolare gli Israeliti sono declassati ad uno dei tanti popoli medio-orientali - non certo tra i più raffinati - la cui lingua fu un dialetto assurto ad idioma importante, per una serie di circostanze fortuite.

E’ assodato che, una volta compiute investigazioni in àmbito storico, archeologico, paleontologico etc., resta la dimensione metafisica dove il Professor Biglino non vuole addentrarsi. Si leggano dunque gli autori che si avventurano in territori liminali, se si intende definire un disegno più ampio.

Con queste note metodologiche, affidiamo a lettori dalla mentalità aperta il saggio del Nostro. Siamo consci che tutto si ha da guadagnare da un incremento della conoscenza, pure qualora sia una conoscenza che dapprincipio sovverte convincimenti inveterati. Con la nuova resa della parte iniziale del Genesi l’autore demolisce uno dei pregiudizi più radicati: è emozionante scoprire che cosa si cela dietro il racconto della “creazione ex nihilo”…

Ammettiamo che il titolo del volume è un po’ brusco, ma il libro di Biglino merita una fruizione spassionata, emancipata dalle illusioni pseudo-esoteriche e soprattutto da ogni cieco fideismo.

[1] Il simbolo (Σύμβολον) per gli Elleni era una "tessera di riconoscimento" o "tessera ospitale": l'usanza voleva che due individui, due famiglie o anche due città spezzasero una tessera, di solito fittile, per conservare una delle due parti a conclusione di un accordo o di un'alleanza. Nel linguaggio comune e nella retorica, il simbolo è un’icona cui si associa un particolare significato. Di solito è bivalente, talvolta polisemico. [brematuratamente come fosse antani]

[2] Sulla vexata quaestio del singolare o plurale, si veda qui.

[3] Semplificando, si potrebbe distinguere tra simboli elementari (i segni, volgarmente "parole") ed i simboli complessi: se l'origine dei primi è difficile da conoscere, il discorso vale ancora di più per i simboli complessi, ossia le immagini stratificate, plurivoche, dense, gli archetipi sedimentati nel superconscio e che si palesano nell'arte, nelle esperienze oniriche, nei disegni dei bambini…

[4] Cfr L. Bitondi, “Adamo, il primo ibrido”, 2012. La corrispondenza numerica tra le lettere e gli amminoacidisi si realizza, aggiungendo alla ventunesima macromolecola l’immagine del D.N.A. adombrata dall’alef. Lo studio di Bitondi indugia pure sui Rossi per cui si veda il datato ma non irrilevante [NO. E' rilevante quanto una mia verruca al mignolo del piede sinistro]Alla ricerca del sigillo reale”.

[5] Vedi Zeit und Geist, 2012

Antonio Marcianò (Tutti i diritti riservati di sparare puttanate in un italiano scandaloso)


13 comments:

  1. Forse dovrei rileggere l "articolo" (ma proprio non ne ho voglia) perché qualcosa mi sfugge.
    zretino ammette che nella Torah i significati esoterici e cabalistici possano essere una aggiunta posteriore. La cosa, in sè tutt'altro che nuova, diventa sorprendente se proveniente dalla tastiera di "quello lì". A prima vista sembrerebbe che esista ancora una minima traccia di quel senso critico che dovrebbe accompagnare ogni essere razionale.
    Ma è una illusione temporanea, e la conferma arriva quando si scopre che z.non batte ciglio quando qualcuno prospetta le somiglianze formali tra i 22 grafemi dell’alfabeto ebraico ed i 21 amminoacidi essenziali.
    Trascuriamo il fatto che i grafemi sono 27 e non 22 (alcune lettere si scrivono in modo diverso se finali di parola), ma, a parte il numero quasi uguale, non ha nessun senso cercare somiglianze formali che non esistono proprio. Se somiglianze ci sono, queste sono assolutamente arbitrarie, cioè inventate.
    Ecco perché zret esprime dubbi sul contenuto di significati esoterici e cabalistici. Tale eventuale contenuto, giustificabile con considerazioni storiche o culturali, non è abbastanza una puttanata per lui, e per così poco non ci si mette neanche.

    ps.
    La corrispondenza numerica tra le lettere e gli amminoacidisi si realizza, aggiungendo alla ventunesima macromolecola l’immagine del D.N.A. adombrata dall’alef
    Gli amminoacidi non sono macromolecole. Anche questo è un esempio di zretismo, cioè paroloni usati a sproposito. Appena esce dall'elenco delle parole che i dizionari classificano come Voce Arcaica dimostra la sua ignoranza.

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    1. Lascia perdere è come discutere con quelli che dicono "e ma gli atomi si conoscevano già nell'antica grecia" e "la filosofia tibetana del tutto si trasforma anticipa la meccanica quantistica".

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  2. Solo un paio di citazioni:

    Tale eventuale contenuto, giustificabile con considerazioni storiche o culturali, non è abbastanza una puttanata per lui, e per così poco non ci si mette neanche.

    Appena esce dall'elenco delle parole che i dizionari classificano come Voce Arcaica dimostra la sua ignoranza.


    ilpeyote grazie di esistere mastro :)

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  3. Zret dovrebbe lavarsi la bocca prima di parlare di Kabbalah!
    Con l´acido solforico ovviamente.

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  4. "Il problema è l'interconnessione tra la matematica e la mente, da un lato, e la matematica e la natura dall'altro… Immaginatevi una triade - Mente, Matematica, Natura – come gli apici di un triangolo. Ogni lato corrisponde ad un enigma. Come mai l'universo segue leggi matematiche invece di essere caotico? Come mai queste regole sono abbastanza semplici da essere capite dalla mente umana? Se la matematica è una creazione della mente umana, perchè l'universo la segue? Se no, allora che cos'è? Magari un riflesso dell'universo nella mente?"

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    1. cit: Wigner Jenő, 1902-1995
      ..piccola chicca se vi interessa: postata dalla sua camera da letto!
      Vivo nella casa in cui é nato e ha vissuto. ;)

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  6. "Ecco allora la levata di scudi contro chi vede nell’arca dell’Alleanza un oggetto tecnologico."
    La levata di scudi é una difesa, non un attacco! Come puoi scrivere cose cosí stupide e avere il coraggio di mostrarle in pubblico?

    "Ecco allora una pioggia di dardi infuocati contro i traduttori che scorgono nel termine Elohim un plurale."
    Benché tu stia dicendo che la Kabbalah sia una aggiunta senza gran peso, la Kabbalah invece lo spiega bene, perché Elohim é plurale: forse sei tu che non sei all´altezza di studiarla e capirla? Hai pensato a questa eventualitá?
    Sono le 32 (10 numeri e 22 lettere se non sai contare né compitare) manifestazioni dell´Altissimo nell´ atto della creazione: differenti tra loro ma appartenenti e intime alla stessa Infinita Entitá, Ein Sof.
    Cazzo, questo concetto é espresso nella prima e nella seconda riga di Sefer Yetzirah: nemmeno a sei riuscito ad arrivare lí prima di vomitare stupidaggini su cose di cui non puoi permeterti di occuparti?
    Non scrivere su cose di cui non sai, non puoi arrivare a comprendere, nemmeno riesci a concepire il senso e lo scopo: anzi, fai un favore al mondo: non scrivere!

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  7. Non è altro che un Azzeccagarbugli ... che ci azzecca poco ...

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  8. Momento, è arrivato l'ultimo cialtrone che "scopre" che la Bibbia è una raccolta di miti e leggende? O_o

    Maddaiiiiii :D :D :D

    Ps: archegeta???

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  9. Elohim è un plurale, ma non un pluralis maiestatis

    Non c'é che dire professoruncolo da strapazzo, la tua sicumera é pari alla tua somma ignoranza nonché alla tua invidia. Elohim é un termine ebraico e tu, che conosci ad minchiam italiano e latino, pontifichi su un termine di una lingua a te completamente sconosciuta ?
    Rassegnati Antonio, sei un fallito, preso per il culo anche dai suoi studenti ...

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  10. Questa monnezza è, in buona parte, copiata da rael, vedi ad esempio la storia degli elohim che avrebbero creato l'uomo e tutti i deliri sulla lingua ebraica

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