L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

http://indipezzenti.blogspot.ch/

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Saturday, May 2, 2009

Fenix ed X Times n. 7 in edicola

http://zret.blogspot.com/2009/05/fenix-ed-x-times-n-7-in-edicola.html

Fenix ed X Times n. 7 in edicola

Nelle edicole si troveranno nei prossimi giorni le riviste "Fenix" n. 7 ed "X Times" n. 7. Nel nuovo numero di "Fenix", la pubblicazione diretta da Adriano Forgione, segnalo in particolar modo l'articolo sulla piramide di Falicon in Francia, mentre "X Times", la cui direzione passerà presto a Lavinia Pallotta, poiché Maurizio Baiata è in procinto di intraprendere una nuova avventura editoriale negli Stati Uniti, dedica spazio a temi quali il cover up sul terremoto in Abruzzo ed il controverso ruolo di Adamski.

Leggi qui l'anteprima degli articoli.




Buon compleanno Blog

http://thesynopticon.blogspot.com/2009/05/buon-compleanno-blog.html

Buon compleanno Blog

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"La più importante di tutte le festività nella religione satanica, è la datadel proprio compleanno." - Anton Szandor Lavey in "The Satanic Bible"

Primo Maggio

La scelta del Primo Maggio come data d'inaugurazione di the Synopticon è stata dettata da "esigenze estetiche".

Il Primo Maggio, la "festa dei lavoratori" era in origine una festività Pagana/Satanica, successivamente fu adottata anche dal cristianesimo e trasformata nella Notte di Valpurga, una festività nordeuropea, oggi Beltane è festeggiato anche da noi con il falso nome laico di Festa dei Lavoratori.

Durante Il Primo di Maggio il sole si trova in Toro, il segno astrologico governato da Venere, l'antico pianeta portatore di Luce, ovvero Lucifero, come lo chiamavano gli antichi romani nelle ore diurne. Proprio per questo Lucifero viene raffigurato con un paio di corna taurine e/o con un Pentagramma venusiano.

"La vigilia del Primo di Maggio viene ricordata come la notte in cui tutti i demoni, gli spettri e gli spiriti urlanti escono fuori e tengono le loro sfrenate baldorie, simboleggianti la gioia dell' Equinozio di Primavera" - Anton Szandor Lavey in "The Satanic Bible"

In questo giorno malvagio, si festeggia il male, la forza opposta al bene, ed in perpetuo contrasto con esso.. il male necessario, un principio universale indissolubile dal bene senza il quale non esisterebbe nulla.

Veniamo educati ad aborrire il male e ad essere spaventati da ciò che "non è buono". Ma è proprio anche grazie al male, che la natura si rinnova e compie i suoi cicli vitali: cataclismi, epidemie ed uccisioni a sangue freddo sono solo alcune delle cose d'inaudita ferocia che accadono in natura.. eppure sono normali e necessarie al perpetuo rinnovamento del tutto.

"L'universo è basato sul numero 2" - LRH


Inferno

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Nel film Constantine, l'inferno è la terra stessa.

L'inferno viene descritto nei testi sacri come uno stagno ribollente, o uno stagno di fuoco: in diversi passi, l'inferno viene descritto anche come eterno.

"E li getteranno nella fornace ardente. Lì sarà il pianto e lo stridor di denti." - Matteo 13:42

"Dove il loro verme non muore ed il fuoco non si spegne." - Marco 9:48

"Allora ti trarrò giù, con quelli che scendono nella fossa, fra il popolo d'un tempo, ti faro dimorare nelle profondità della terra, nelle solitudini eterne.." - Ezechiele 26:20

"..Se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco" - Rivelazione 20:15

è mia personale opinione che la descrizione dell' Inferno nei testi sacri sia piuttosto alchemica, il termine "stagno ardente" in particolare, mi ricorda proprio il calderone ove l'alchimista fonde i metalli "comuni" per ottenere l'oro.

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L'alchimia, come tante altre discipline terrene non ha come scopo la trasmutazione dei metalli, ma quella dell'iniziato: la sofferenza, nella maggior parte delle discipline esoteriche, gioca un ruolo fondamentale nella crescita personale di ogni essere umano, la Terra, in molti aspetti assomiglia filosoficamente ad un universo alchemico ove si matura e si cresce. Chi crede alla reincarnazione, sa che bisogna passare attraverso un ciclo infinito di vite, ciò implica una prigonia dell'anima incatenata alla terra: quest' aspetto piu buddista che cristiano, è ricollegato con le pene senza fine dell'inferno.

è anche scientificamente dimostrato, che la Terra è circondata da Raggi Cosmici Galattici (RCG) che impediscono ad ogni essere vivente di viaggiare per lunghi tragitti al di fuori dell'atmosfera terrestre. Questo rende la Terra una "prigione" a tutti gli effetti.


Politica

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"La politica non è che la manifestazione esterna, l'applicazione pratica e momentanea di una visione religiosa delle leggi della vita sulla terra e nel cosmo. Per l'umanità c'è un destino che gli uomini comuni non potrebbero concepire, e di cui non potrebbero sopportare la visione. Questa è riservata ad alcuni iniziati. La politica, non è che la forma pratica e frammentaria di quel destino" - Adolf Hitler

Leggendo queste parole, è facile capire perchè l'ambiente politico è così affine all'esoterismo.

"In ogni organizzazione politica, c'è un po di religione, ed in ogni organizzazione religiosa c'è un po di politica" - Jordan Maxwell

Si può parteggiare per un partito, è giusto impegnarsi politicamente, ma non è giusto ristagnare in una posizione di superficie quale quella occupata dalla politica, la cultura di superficie dev'essere prima acquisita, poi oltrepassata ed affiancata ad altri moventi di natura più reale, perchè quando si parla di politica e basta, si parla anche di finzione.

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Tratto dal film "Revelation". L'argomento principale del film è l'apocalisse e la venuta di un Messia che inaugurerà una nuova era. Leggo su Wikipedia che l'ideologia Fascista è stata spesso descritta come Ideologia Palingenetica



Messia

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A 100 giorni dal suo incarico, Obama viene incoronato Messia [1]

Messia: dal latino UNCTUS, unto, ossia consacrato. Nome che gli Ebrei davano ai sacerdoti, ai profeti, ai re, (ndr: tutta gente che occupava posti di predominio sociale insomma) e che quindi fu dato per eccellenza a Gesu Cristo di Nazaret. [1]

Il Faraone Egiziano si rade il capo e cosparge la sua testa con lo stesso olio che si usava al tempo per ungere il pene, prima di un rapporto sessuale. Rasato ed Unto il faraone assume le sembianze di un fallo gigante, il Fallo piu grande, l'uomo piu virile, l' Unto dei Signore..

Signore: piu vecchio, anziano, voce adoperata dagli scrittori della barbara latinità non già per annoso, ma invece dell'antico DOMINUS padrone, alla stessa maniera del presbyter dei Greci (v. Prete). Il primo, il piu potente, quello che comanda.. [2]


Neopaganesimo Hollywoodiano

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Tratto da "Reaper" S02E08

La religione mondiale del global warming prende piede, leggo che un bambino su tre pensa che assisterà alla distruzione della terra addirittura prima di raggiungere l'età adulta [3]. Il Global Neopaganesimo Hollywoodiano ha festività tutte sue come l' Earth Hour e l' Earth Day.

Svariate funzioni cerimonial-subliminali si tengono nei maxischermi dei Cinema davanti a miliardi di fedeli dislocati in milioni di sale cinematografiche, il dogma viene impiantato silenziosamente nell' inconscio dello spettatore: lo chiamano learning accelerato, e puoi imparare anche senza essere sveglio, è sufficente percepire appena, non importa cosa capisci, la mente sbrigliata viaggia nei meandri dell'inconscio collettivo e capta segnali sconosciuti all'essere conscio, lo spyware si esegue ad insaputa dell'utente, la personalità regredisce e l'archetipo avanza, una nuova coscenza di massa prende piede: uniformità, conformismo, bipartitismo, darwinismo..



Complottisti, Spiritualisti, Debunkers

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Debunking è l'atto del confutare, basandosi generalmente su metodologie scientifiche, un'affermazione o ipotesi. [4]

non è da molto che sono a conoscenza di questa parola, e in verità, solo qualche settimana fà sono andato a cercare il rispettivo significato su wikipedia. "Debunker" è una parola inglese, ma da quel che ho imparato, è un fenomeno piu italiano che internazionale (lo testimonia INCREDIBILMENTE il fatto che è uno dei pochi soggetti trattati su wikipedia maggiormente nella versione italiana del sito che in quella internazionale!).

Da diversi anni, tendo ad escludere categoricamente l'informazione made in italy, limitando di molto gli accessi a fonti italiane, e prediligendo l'informazione internazionale. Il fenomeno del debunking in grandi forum internazionali come ad esempio godlikeproductions.com rimane una cosa piuttosto simpatica, e comunque, ho sempre notato una sorta di complicità nei forum stranieri tra i debunkers e "quelli che ci credono".

Ciò che noto negli ambienti più internazionali e meno pizza&spaghetti è un tacito accordo a non oltrepassare i limiti della decenza.

Il debunker, o per lo meno, quelli che fino ad oggi hanno criticato il mio operato.. adoperano il concetto dello stupido spiegato nel proverbio "Quando qualcuno indica la Luna lo stupido guarda il dito". In effetti, ho letto, battute "umoristiche", critiche sul mio "italiano scadente" e al massimo qualche opinione buttata li, senza un argomentazione o nient'altro, del tipo "quante cazzate".

Madre Natura ha il pregio di bilanciare gli eccessi, il debunking nasce dall'eccesso e dalla maniacalità di ripetere certi concetti. Il complottista ricorre alla ripetizione forzata di nozioni noiose che non vuole sentire nessuno. L'ignoranza non è una malattia provocata da un agente esterno, ma è una conseguenza della voglia di rilassarsi, perchè l'uomo della strada, la sera, quando finisce di lavorare, vuol spegnere il cervello e rilassarsi, senza pensare a niente: non importa quanto siano valide le tue argomentazioni, e non importa la dedizione che tu metterai nel diffondere le "vitali" informazioni di cui ti fai carico, la tua azione informativa è una perdita di tempo, stai creando uno sbilancio naturale che l'universo, bilancerà, mettendo in giro gli "anticorpi" al tuo eccessivo zelo.

Non è col megafono che si riacquisisce l'udito.

Occorre bilanciare i colori e riappropriarsi dell'equilibrio necessario.. e per quel che mi riguarda cerco di muovermi tra questi tre concetti indissolubili.. complottismo, spiritualità e scetticismo. non credo sia una bestemmia accomunare 3 correnti di pensiero che sono solo apparentemente tanto distaccate, forse sarà difficile, ma io lo ritengo opportuno..

beh.. buon compleanno blog.

Friday, May 1, 2009

GLI ZOO UMANI - Quando gli europei pagavano per vedere i non europei in gabbia

http://lanuovaenergia.blogspot.com/2009/04/gli-zoo-umani-quando-gli-europei.html

GLI ZOO UMANI - Quando gli europei pagavano per vedere i non europei in gabbia

Di Antonella Randazzo




Il primo contatto degli europei con persone appartenenti ad altre culture fu improntato alla superiorità ontologica sostenuta dalle teorie "scientifiche" dell'epoca. Era opportuno che nel periodo coloniale gli europei percepissero i non europei come sub-umani, da osservare a distanza di sicurezza.
Gli scienziati europei avevano assunto verso gli altri gruppi etnici, in particolare quelli africani, l'atteggiamento di chi vuol trovare l'elemento strano o diversità biologiche tali da indurre a relegarli all'interno di una categoria assai lontana dalla "razza" bianca e, se possibile, anche dalla stessa umanità, intesa come protagonista della Storia e della civiltà.

Già alla fine del Settecento si diffuse la falsa notizia dell'esistenza di gruppi africani dotati di un organismo strano, che li rendeva diversi e non assimilabili agli altri gruppi umani. Si trattava del caso degli Ottentotti, considerati la razza più vicina alle scimmie. La donna Ottentotta fu considerata anatomicamente anomala perché dotata di una massa adiposa che dava alle natiche una forma eccessiva; inoltre si pensava che avesse le labbra dei genitali più sviluppate. Gli scienziati credettero addirittura di aver trovato una razza estranea allo stesso genere umano, e studiarono gli Ottentotti per suffragare le loro tante ipotesi razzistiche e discriminatorie. I particolari anatomici della donna Ottentotta furono direttamente collegati alla sessualità, che nel suo caso fu considerata, com'era negli stereotipi della donna africana, viscerale e indomita. L'Ottentotto divenne nell'immaginario europeo il selvaggio allo stato puro, assai vicino alla brutalità dell'animale.
Per tutto il Settecento e fino ai primi decenni dell'Ottocento, gli Ottentotti suscitarono un'attenzione morbosa da parte degli scienziati, ma anche da parte della gente comune. Ad esempio, Sarah Baartmann, soprannominata la "venere Ottentotta", dalla Colonia del Capo fu portata a Londra ed esibita al pubblico dietro pagamento. Morirà nel 1815 e sarà messa sotto formaldeide per essere ancora esibita fino al 1982.



Gli scienziati dell'epoca vedevano nelle cosiddette "anomalie delle razze inferiori", una prova che i "selvaggi" non potessero essere assimilabili ai bianchi. Erano convinti che l'Antropologia e l'Etnologia avessero un ruolo fondamentale nel fissare in maniera precisa e chiara la gerarchia fra le razze.
I parametri europei, applicati come assoluti, permettevano di valutare e di provare in maniera inappellabile che il non europeo, in particolare il nero africano, era brutale come un animale, e possedeva istinti avidi e incontrollati che lo portavano a vivere una sessualità bestiale e promiscua. L'africano veniva visto anche come antropofago, in linea con l'immaginario europeo, che vedeva il selvaggio come colui che infrange tutti i tabù della civiltà.
L'osservazione era il criterio di studio divenuto prevalente a partire dagli ultimi decenni dell'Ottocento, quando si affermarono le teorie positivistiche e darwiniane. L'imperativo dello studioso era di osservare per esperire direttamente l'oggetto di studio e catalogarlo nelle sue caratteristiche empiricamente inconfutabili. L'osservazione fu intesa come un approccio privilegiato che tutti gli europei, non soltanto gli studiosi, potevano sperimentare attraverso l'istituzione di veri e propri zoo umani (1).

Gli zoo umani nacquero in Germania intorno al 1874, ad opera di Karl Hagenbeck, un mercante di animali selvatici che scoprì l'affare lucroso di esporre come animali anche gli umani appartenenti alle razze più lontane da quella europea.
Il primo contatto con il nero africano avvenne quindi dietro le sbarre di una gabbia, a significare la natura più animale che umana dei soggetti che si offrivano all'osservazione. Il fenomeno dello zoo umano si diffuse ben presto in molte città europee, comprese Londra, Berlino e Milano. L'inferiorità e la natura non pienamente umana del nero erano ormai un assioma, grazie anche alle teorie scientifiche più importanti dell'epoca. Il darwinismo sociale o antropologico aveva determinato una rigida gerarchia delle società e delle razze. Spencer, uno dei più importanti darwinisti inglesi, applicò il concetto di evoluzione alla realtà sociale dell'uomo facendo derivare categorie precise di evoluzione del comportamento umano all'interno del suo proprio gruppo sociale. La società fu intesa da Spencer come un unico organismo compatto, che si evolveva anche attraverso lo scontro con altri organismi sociali; nello scontro vinceva sempre il più forte, che era da ritenere come il più evoluto. I perdenti, ossia le razze inferiori, erano da considerarsi tali in quanto dotate di un corredo biologico limitato, dovuto anche a scarse condizioni ambientali. Da questi presupposti nacque la “psicologia del primitivo”, dominata da elementi irrazionali (magia, stregoneria, spiritismo) e da capacità cognitive poco articolate, incapaci a produrre idee astratte. All'interno di questa visione, la "razza evoluta", cioè l'europeo, doveva necessariamente prevalere in quanto ciò veniva a coincidere con il progresso delle culture che sottometteva. A tutto questo va aggiunta l'importanza che il darwinismo dava all'ereditarietà dei caratteri all'interno di un gruppo, e la necessità di studiare la realtà umana attraverso elementi esterni come la forma, la misura e il peso.

Oggi non c'è memoria del primo approccio osservativo che abbiamo avuto con i neri, eppure fino agli anni '30 dello scorso secolo sono esistiti gli zoo umani, che mostravano anche interi gruppi sociali africani e asiatici. Per l'europeo era accettabile e legittimo quel rapporto di estrema distanza ontologica. Il nero africano veniva considerato alla stessa stregua di un selvaggio, e poteva essere percepito come un mostro quando nello “spettacolo” veniva descritto come cannibale o come avente forze fisiche abnormi.

Lo straniero appariva totalmente “altro”, e acquisiva tutte quelle caratteristiche considerate completamente estranee alla civiltà: egli era primitivo e come tale dotato di caratteristiche mostruose, nel corpo, nella sessualità e nel comportamento. Vederlo dentro una gabbia rafforzava l'idea di animalità e di inconciliabilità con il contesto civile degli europei.
Dalla metà dell'Ottocento fino agli anni '30 del Novecento, gli zoo umani si diffusero in tutta Europa, venendo a costituire una sorta di rappresentazione del razzismo propagandato dalle teorie scientifiche dell'epoca.

La logica insita negli zoo umani era la medesima dello spettacolo che mostrava l'insolito: il nano, la donna barbuta o il gigante. Agli zoo umani però si aggiungevano le caratteristiche dello spettacolo di bestie selvatiche, e i soggetti umani venivano mostrati chiusi nelle gabbie o nei recinti per dare l'impressione che si avesse a che fare con animali pericolosi e non con esseri umani strani o deformati. Tale distanza ontologica era la prova più lampante della funzione razzistica degli zoo umani. Essi, infatti, dovevano mettere in scena vere e proprie rappresentazioni dell'inferiorità di alcune razze rispetto a quella europea. L'impressione che si doveva avere alla vista dei soggetti africani era che essi fossero più vicini agli animali che agli esseri umani, e questa impressione si induceva non soltanto dalle caratteristiche somatiche o dalla seminudità dei soggetti mostrati ma, soprattutto, dal fatto che venivano presentati come portatori di comportamenti animaleschi: alcuni come antropofagi, altri come avidi di sesso e altri ancora come dotati di aggressività o forza selvaggia. Si trattava di messe in scena, in quanto gli stessi soggetti talvolta erano pagati per recitare la loro parte, ma il pubblico non lo sapeva.
Lo sguardo popolare coglieva in maniera immediata un rapporto di netta superiorità fra la sua razza e quella dell'uomo nella gabbia e, quindi, gli spettatori non si rammaricavano che l'altro fosse rinchiuso o legato. La percezione dell'altro coincideva con i fatti stessi: “se sta in gabbia deve essere certamente un selvaggio”, e si ecludeva la possibilità che le cose potessero essere diverse.

Gli zoo umani di solito erano organizzati da compagnie itineranti, che giravano per le grandi città come Amburgo, Anversa, Barcellona, Londra, Berlino o Milano. Si trattò di spettacoli di massa. A Glasgow, nel 1888, i visitatori furono 5,7 milioni, mentre a Parigi, nell'Esposizione Universale del 1889, sarebbero accorse oltre 30 milioni di persone.
Nel 1877 Geoffroy de Saint-Hilaire, direttore del Giardino zoologico di Parigi, decise di mettere dentro una gabbia nubiani ed esquimesi, ottenendo un successo di pubblico assolutamente al di sopra delle previsioni. I parigini si erano riversati in massa per vedere lo spettacolo e quell'anno circa un milione di persone visitarono il giardino pagando un biglietto.
Tra il 1877 e il 1912 si ebbero a Parigi altre iniziative del genere, ad esempio, nel Jardin zoologique d'acclimatation, furono presentate circa trenta "esposizioni etnologiche" che suscitarono un grande successo di pubblico. Successivamente fu ideato uno spettacolo con un vero e proprio "village nègre" con 400 comparse di colore come attrazione principale. Lo spettacolo fece il giro delle maggiori città europee riscuotendo un grande successo.
Gli spettacoli potenziarono l'incontro con l'altro come con un diverso che non essendo acculturato non poteva vantare l'appartenenza piena alla specie umana.
L'etnocentrismo europeo, portato all'estremo nel periodo coloniale, mostrava agli europei l'indigeno coloniale così come doveva essere percepito: dentro una gabbia, diverso e privo di caratteristiche veramente umane. In tal modo, giustificare ogni nefandezza del colonialismo sarebbe risultato più semplice. I neri venivano descritti come animaleschi, dagli istinti primordiali e voraci. Ma anche le altre “razze” non dovevano apparire propriamente umane, facendo intendere che la “civiltà” raggiunta dagli europei era unica, sovrana e impareggiabile. Si trattava anche di un modo per preludere alla “globalizzazione” della cultura, ovvero all’imposizione di un’unica cultura, quella occidentale, considerata talmente superiore da dover distruggere tutte le altre.

Gli zoo umani entusiasmavano anche le società di Antropologia, che studiarono da vicino gli indigeni degli zoo e ne certificavano l''autenticità'. Gli studiosi, dopo le loro misurazioni e osservazioni, pubblicavano articoli su importanti riviste di Etnografia e Antropologia.
Le teorizzazioni scientifiche del periodo si prodigavano a dimostrare l'esistenza di razze inferiori e di razze superiori, e a sostenere che le razze inferiori, a causa del loro stato selvaggio, dovessero essere dominate affinché non divenissero un pericolo per l'umanità intera.
Il razzismo popolare si diffondeva e si rafforzava con le argomentazioni “scientifiche”. In queste argomentazioni il nero veniva raccontato come appartenente alla razza posta sul gradino più basso della gerarchia mentre la razza bianca possedeva la superiorità assoluta in tutte le caratteristiche.
Per provare la fondatezza di queste teorizzazioni venivano utilizzati metodi come la craniometria (misurazione del cranio) e la frenologia . (2)

Gli zoo umani suffragavano la teoria della gerarchizzazione delle razze mostrando il nero, appartenente alla scala più bassa della gerarchia, come un soggetto con tare e costumi ancora disumani, troppo lontani dalla civiltà europea. Gli spettacoli degli zoo richiedevano anche una certa cura per i particolari: abbigliamento da selvaggio e lotte sanguinarie fasulle.
Dal 1890 fino alla Prima guerra mondiale l'attrattiva più acclamata era quella in cui il nero appariva particolarmente violento e selvaggio. Gli organizzatori degli spettacoli si prodigarono a dare agli indigeni l'apparenza di soggetti degradati, crudeli, assetati di sangue e molto distanti dalla civiltà europea. Dovevano apparire come razze inferiori ritardate rispetto all'europeo, non assimilabili alla civiltà europea se non attraverso la colonizzazione.
Il pubblico recepiva l'immagine del selvaggio abituato a vivere nello sporco e non si indignava affatto nel vederlo in gabbia, e nemmeno per le condizioni igieniche in cui era tenuto o per il modo in cui veniva trattato. Sono davvero rare le reazioni d'indignazione, e soltanto da parte di qualche giornalista o politico. Gli altri si adattavano bene alla situazione proposta, e alcuni ne prendevano parte lanciando cibo verso le gabbie oppure ridendo degli spettacoli, e persino quando un africano tremava per il freddo o soffriva per malattia.

Anche in Italia il fenomeno degli zoo umani ebbe notevole successo. La presenza di missionari e di esploratori italiani in Africa era significativa già a partire della metà dell'Ottocento. Gli stessi missionari cattolici si fecero promotori di iniziative propagandistiche per accrescere l'attenzione degli europei sull'Africa, portando in Italia gruppi di indigeni che mostrarono al pubblico in diverse occasioni, a sostegno delle importanti prospettive di evangelizzazione offerte dal continente africano. Ricordiamo, ad esempio, l'esposizione degli Assabesi a Torino nel 1884, di 60 Abissini a Palermo nel 1892, e di un gruppo di Sudanesi a Torino nel 1902.
Nel periodo fascista si alimentò ancora di più il gusto verso l'esotico come elemento curioso da osservare e da valutare dall'alto della “superiore cultura” occidentale. Numerose furono le Esposizioni nazionali di spettacoli 'etnici' con spettacolarizzazioni, su iniziativa del governo fascista, che intendeva celebrare la grandezza della conquista coloniale in Libia e poi in Etiopia.
Mussolini aveva promosso un filone 'scientifico' teso a divulgare idee e teorie razziste per affermare e salvaguardare la superiorità degli italiani sugli indigeni coloniali.
Scriveva Lidio Cipriani negli anni '30:

"Per quanto intelligenti più di ogni altro Africano a pelle nera, le possibilità psichiche della grande massa dei nostri sudditi dell'Africa non sono né saranno mai elevate o tali da dare originalità di pensiero; così, una volta resi fiduciosi del nostro potere e ben trattati, essi non desidereranno di meglio che restarci sottoposti e magari affiancarci in qualsiasi nostra impresa coloniale nell'avvenire, eventualmente - ed anzi con tanto maggiore entusiasmo! - fuori i confini dell'Etiopia. Ve li induce l'innato senso di fedeltà verso chi stimano e lo spirito bellico ineguagliato da ogni altro Africano." (3)

Cipriani era considerato un importante antropologo (era anche direttore del Museo Nazionale di Antropologia e di Etnologia di Firenze) e firmerà il “Manifesto della Razza”, che ispirerà le leggi razziali approvate in Italia nel 1938.
Secondo Cipriani era evidente e indiscutibile la suddivisione degli esseri umani in razze così come indiscutibile era il principio che vedeva inestricabilmente legate le caratteristiche fisiche e quelle comportamentali e mentali. Cipriani compie interminabili misurazioni e classificazioni, credendo di individuare la presunta essenza delle razze attraverso il somatico. Egli scrisse:

"Le razze differiscono tra loro in svariati modi, all'infuori di quanto è noto a tutti circa il colore della pelle, la natura dei capelli, la forma del naso, della bocca, della faccia e dell'intera testa, il volume e le dimensioni, assolute e proporziali, delle singole parti del corpo. Certamente, funzioni quali le circolatorie, le digestive, le respiratorie, le sessuali, le secretive ed altre, offrono non poco di diverso fra razza e razza; e così pure la successione dei periodi di accrescimento, la distribuzione dei gruppi sanguigni, l'acuità sensoriale, l'equilibrio ormonico, quello nervoso, i tempi e le modalità delle reazioni nervose, la forza renale, la fecondità e la frequenza dei sessi, il modo di reagire alle influenze ambientali e alle malattie, sì che può benissimo fondarsi una fisiologia e una patologia comparata delle razze. In particolare variano e talora notevolmente, le doti psichiche. (...) Occorre convincersi che senza una oculata difesa dall'incrocio colle razze africane, si rischia di cambiare in peggio le nostre qualità ereditarie e distruggere la ragione prima dei privilegi da noi goduti finora. All'opposto, per tutte le popolazioni cosiddette primitive - intendendo, in base a vieti preconcetti darwiniani, genti all'inizio ben poco è ormai da sperare in quanto a vero progresso; un solco profondo e insuperabile le divide dalla razza bianca e impedisce loro di acquistare le attitudini creative di questa." (4)

L'individuo veniva visto attraverso il gruppo di appartenenza, svelato dalle misure e dall'estetica del suo corpo, e la sua cultura veniva considerata statica e chiusa.
Il muro tra il bianco e il nero, tra il civilizzato e il primitivo sarà propagandato e scientificamente giustificato allo scopo di imporre il rapporto imperialistico dell'europeo sulle altre popolazioni. La cosiddetta "missione civilizzatrice" sancì il mito della superiorità del bianco e del suo dovere di portare la civiltà laddove si riteneva non ci fosse. L'indigeno sottomesso diventò il totalmente altro che si faceva carico delle proiezioni archetipiche dell'inconscio collettivo della civiltà europea. Il nero evocava l'inaccettabile uscita dai tabù morali e, come un animale che non frena gli istinti, doveva essere trattato con durezza e sottomesso.
Alle argomentazioni scientifiche si aggiungevano quelle religiose, si attribuiva il destino di sottomissione dei neri alla loro discendenza da Cam che fu maledetto da Noè e condannato, lui e i suoi discendenti, ad essere sottomesso e servo.
L'idea era stata sostenuta da George Best, che nel 1578 aveva scritto una relazione per affermare che il colore nero della pelle derivava dalla maledizione divina. Nella relazione si legge:

"(...) Contravvenendo queste buone istruzioni e esortazioni il suo malvagio figlio Cam disobbedì, e nella persuasione che il primo bambino nato dopo il diluvio, per diritto e legge di natura, avrebbe ereditato e posseduto tutti i domini sulla terra si accompagnò con la sua donna quando ancora erano nell'arca, e con ciò proditoriamente mise le premesse per diseredare la discendenza dei suoi due altri fratelli. Per questo malvagio e detestabile fatto, esempio di disprezzo di Dio onnipotente e di disobbedienza ai genitori, Dio volle che nascesse un figlio, il cui nome fu Cush, e che non solo lui, ma tutta la sua posterità dopo di lui fosse nera e disgustosa, perché potesse rimanere spettacolo di disobbedienza per tutto il mondo. E da questo Cush nero e maledetto derivano tutti quei mori neri che si trovano in Africa. (...) Si vede pertanto che la causa della nerezza degli Etiopi è la maledizione e l'affezione naturale del sangue, e non l'eccessiva temperatura del clima. (...) Il colore nero degli africani non è perciò un argomento valido per denigrare il clima della zona equatoriale. Possiamo dunque essere ben certi che sotto la linea equinoziale è il luogo più piacevole e dilettevole che vi sia al mondo". (5)

Diverse religioni cristiane hanno associato il popolo nero con il popolo maledetto e formulato una vera e propria dottrina. Ad esempio, la Chiesa dei Mormoni, religione cristiana nata all'inizio dell'Ottocento negli Usa, escluse i neri dal sacerdozio fino agli anni '80 del secolo scorso, proprio per questa presunta maledizione.
Di certo fu molto efficace coinvolgere anche le dottrine religiose in questo processo che avrebbe portato l'europeo ad avere la licenza di compiere ogni ingiustizia e crudeltà a danno del nero.
Il razzismo coloniale fu indubbiamente un razzismo senza scrupoli, con finalità di dominio e di sfruttamento, e fece leva su stereotipi atavici generati da paure e dalla non conoscenza dell'altro.
Il fenomeno degli zoo umani va sicuramente collegato al periodo in cui si affermarono i miti positivisti e scientisti del progresso e della superiorità della civiltà occidentale su tutte le altre, e nasceva anche l'imprenditoria dello spettacolo e dell'intrattenimento, che sempre più importanza avrebbe avuto col passare del tempo.

Dopo la Prima guerra mondiale, periodo in cui ormai il potere europeo sulle colonie si era consolidato, emergeva anche un'altra immagine del "selvaggio", quella di un soggetto docile, sottomesso al bianco, un po' sciocco ma buono; è l'immagine dell'indigeno che è stato “civilizzato” e non deve fare più paura ma deve essere utilizzato come servo e come lavoratore. Ad esempio, la nuova percezione dell'indigeno è presente nell'Esposizione coloniale internazionale di Vincennes del 1931 che, estesa su un terreno di centinaia di ettari, rappresentò l'evoluzione dello zoo umano che ora appariva come un luogo in cui si svolgeva la missione civilizzatrice degli europei cristiani che espletavano così il loro paternalistico dovere di acculturazione. L'indigeno non era più chiuso in gabbia, ma posto all'interno di un determinato ambiente. Egli rimaneva comunque un essere inferiore, ma c'era l'idea che avesse acquisito sembianze più "umane" grazie agli europei che lo avevano vestito, educato, e gli avevano permesso di indossare una divisa e di combattere per loro. Era accaduto che i battaglioni coloniali avevano ricoperto un ruolo importante in alcune battaglie durante la Prima guerra mondiale e diversi giornali li avevano elogiati incrinando quell'immagine di pura animalità che aveva dominato negli anni precedenti.

Nel 1931 l'esposizione parigina presenterà l'indigeno coloniale vestito e preparato a lavorare o a combattere. Per l'Europa sono anni di crisi in cui le contraddizioni fra i valori della Società delle Nazioni e le crudeltà delle colonie emergono fino alla terribile guerra e ai successivi processi di decolonizzazione, epoca in cui gli zoo umani appaiono ormai improponibili e vengono rimossi dalla coscienza collettiva.
Lo studio degli zoo umani costituisce a tutt'oggi un fenomeno culturale di grande rilevanza nella conoscenza delle radici del nostro rapporto con l'altro, con lo straniero, nella dinamica razzista del periodo coloniale e nelle successive rimozioni o modificazioni.

Nell'agosto del 2002 in Belgio fu allestita l'esposizione (6) di un gruppo di pigmei in un parco che ricreava l'ambiente della foresta pluviale, habitat dei pigmei di etnia Baka. I pigmei furono incoraggiati ad una vera e propria esibizione etnica di canti e balli. L'iniziativa dell'esibizione era partita dall'associazione Oasis Nature e da autorità cittadine di Yvoir con la motivazione di raccogliere fondi per migliorare la condizione dei pigmei e per poter costruire nel Camerun 17 punti di raccolta dell'acqua, 4 infermerie e 4 scuole.
Furono sollevate molte polemiche e proteste da associazioni per i diritti umani come l'Mnm (Mouvement des noveaux migrants).
Si rispose alla polemiche e alle accuse di razzismo sostenendo che l'iniziativa era di natura umanitaria, ma non si è spiegato perché non si fosse organizzato qualcos'altro, ad esempio un convegno o una conferenza (a cui si sarebbe data anche la parola ai diretti interessati), piuttosto che uno spettacolo circense simile a quelli degli zoo umani.
Alcuni autorevoli esponenti di associazioni umanitarie e alcuni autori (7) citano questo caso per affermare che le pratiche razziste non appartengono soltanto al passato e che sarebbe un errore pensare che nel presente non ci possano essere rigurgiti del vecchio eurocentrismo o sensi di superiorità e comportamenti di sopraffazione culturale. Dall'esempio dei pigmei del Camerun, ci chiediamo perché c'è ancora la tendenza ad esporre esseri umani nella veste di soggetti primitivi da osservare in un ambiente artefatto che possa creare un'attrattiva (nel caso dei pigmei c'era anche il fattore “specie in estinzione”).
Forse non si è ancora compreso che non esiste nessun diritto delle razze superiori (8) anche se per diversi secoli le autorità europee se ne sono valse per depredare, uccidere e sottomettere.
Per molto tempo il rapporto con “l'altro” è stato improntato al rifiuto, condannandolo alla miseria e al disprezzo. Miseria e disprezzo che ancora oggi in molti casi vengono indirizzati ai discendenti delle vittime coloniali: gli immigrati.



Articolo correlato:
“L’ossessione genetica. Lo sterminio dei popoli non bianchi”
http://antonellarandazzo.blogspot.com/2007/10/lossessione-genetica-lo-sterminio-dei.html


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NOTE

1) Vedi Nicolas Bancel, Pascal Blanchard e Sandrine Lemaire, "Gli zoo umani della Repubblica coloniale", in Le monde, Settembre 2000.
2) La frenologia era nata ad opera del medico tedesco Franz Joseph Gall (1758-1828) che sosteneva la possibilità di conoscere la psicologia delle persone esaminando la forma del cranio. I frenologi toccavano con le dita o i palmi delle mani la testa per tastare possibili depressioni o elevazioni nella forma del cranio. Si valevano anche del calibro o del nastro millimetrato. Da questa 'lettura' del cranio derivavano giudizi sulla personalità o le attitudini dell'individuo.
3) Cipriani Lidio, "Gli etiopici secondo il razzismo", I, 5: 34
http://www.golemindispensabile.it/Puntata9/articolo.asp?id=460&num=9&sez=134&tipo=&mpp=&ed=&as=1
4) Cipriani Lidio, "Razzismo coloniale", in “La Difesa della Razza”, n.2, 20 agosto 1938.
5) Best George, "A True Discourse of three Voyages of Discoverie", in Gliozzi G., "Le teorie della razza nell'età moderna", Loescher, Torino 1986, p. 129.
6) "Benvenuti nello 'zoo umano'", da "Il manifesto" del 22 Agosto 2002.
7) Berhuse S., "L’affaire des Baka du Cameroun en Belgique", in http://belgium.indymedia.org/news/2002/09/31136.php,
8) Vedi Maurice T. Maschino, "Da Jules Ferry a Massu, per il diritto di dominio delle “razze superiori”", "Le Monde Diplomatique", Luglio 2002.

L'influenza suina, il Tamiflu e l'esercito italiano

http://scienzamarcia.blogspot.com/2009/04/linfluenza-suina-il-tamiflu-e-lesercito.html

L'influenza suina, il Tamiflu e l'esercito italiano

Traggo dal sito granma.cu il seguente articolo

Emittente del Nicaragua associa la febbre porcina alla guerra chimico-biologica

PL - L’emittente nicaraguense Radio La Primerísima ha trasmesso un allarme sull’elaborazione delle armi chimiche nei laboratori del Pentagono e sui milionari benefici per le transnazionali farmaceutiche.

L’emittente, nello spazio dedicato alla febbre porcina ha segnalato nello spazio di stampa situato nella sua pagina digitale che cita un’informazione di Radio Pacífica, sull’attuale epidemia che minaccia il mondo.

Nel caso della febbre e delle case farmaceutiche, si riferisce ai Laboratori Gilead Sciences Inc, diretti Donald Rumsfeld, ex segretario alla Difesa statunitense, che ha i diritti sul farmaco "Tamiflu".

Questo medicinale si vende come rimedio per l’influenza ed ha già fatto guadagnare cifre stratosferiche con l’influenza aviaria.

La Primerísima ha segnalato che un rivelatore lavoro d’investigazione di Informativo Pacífica, elaborato dal collettivo giornalistico che ha la base in California Pueblos Sin Fronteras, pone vari interrogativi che i media egemonici di comunicazione hanno dimenticato di considerare, nel loro affanno di provocare terrore.

Qual’è origine del nuovo virus che ha già ammazzato un centinaio di persone in Messico?

Un rapporto di Fernando Velázquez su un articolo dell’investigatrice Lori Price nel sito web globalresearch.ca , intitolato "L’influenza tocca le note della tortura”.

Il testo segnala che la febbre porcina fabbricat probabilmente nei laboratori militari degli Stati Uniti è finita sui memorandum sulla tortura ordinata dalla CIA contro i prigionieri a Guantánamo, Abu Ghraib, ed in altre prigioni segrete.

Price sottolinea nel suo studio che l’attuale isteria provocata dal virus porcino potrebbe apportare grandi guadagni a Donald Rumsfeld.

L’ex segretario alla Difesa è direttore da 20 anni del laboratorio Gilead Sciences, Inc., la firma con sede in California che fabbrica ed ha i diritti sul "Tamiflu", presunto rimedio per malattie che terrorizzano il mondo.

I comunicatori degli USA indicano che il laboratori militarizzati in tutti gli USA perfezionano armi biologiche con i virus porcini aviari, l’asiatico e altre malattie per le quali non esiste risposta immunologia.

Per esempio il gornalista Fernando Velázquez ricorda il libro “Uccidendo la speranza”, in cui William Bloom ricorda come nel 1971 la CIA consegnò a degli esiliati cubani un virus che provocò la febbre porcina africana nell’Isola di Cuba.

Sei settimane dopo, un’epidemia della malattia obbligò il governo cubano a sacrificare mezzo milione di maiali.

Dieci anni dopo la popolazione fu attaccata da un’epidemia di dengue trasmessa dalle zanzare che fece ammalare 300.000 persone, uccidendone 158 tra le quali un centinaio di bambini piccoli. Il dengue prima non esisteva in Cuba (Traduzione Granma Int.)



Traggo dal sito Mala cibus currunt il seguente articolo


Il 13 novembre 2006, Roche la farmaceutica che detiene i diritti di sfruttamento del TAMIFLU, l’antivirale indicato come la via d’uscita dalla pandemia influenzale suina, invia una comunicazione riservata alla FDA statunitense.

"Spett.le FDA, dobbiamo allertare i professionisti della salute degli eventi neuropsichiatrici collegati all’uso del TAMIFLU in pazienti affetti da influenza. L’assunzione di TAMIFLU è associata a casi di sintomi neurologici e del comportamento che possono comprendere eventi quali, allucinazioni, delirio e comportamento anormale, con conseguente esito mortale. Siamo in possesso di rapporti postmarketing (principalmente dal Giappone) di casi di delirio e comportamento anormale, che conducono a autolesionismo in alcuni casi con esito mortale in pazienti con influenza che stavano ricevendo TAMIFLU. Poichè questi eventi sono stati segnalati volontariamente durante la pratica clinica, non siamo in possesso di dati per effettuare una valutazione di frequenza, tuttavia sembra di poterli associare all’uso del TAMIFLU. Questi eventi sono stati segnalati soprattutto tra i pazienti pediatrici (in 12 pazienti pediatrici l’esito è stato fatale) e spesso hanno avuto un esordio brusco. I pazienti con influenza dovrebbero essere controllati molto attentamente per i sintomi di comportamento anormale. Se i sintomi neuropsichiatrici compaiono, i rischi e i benefici del trattamento dovrebbero essere valutati per ogni paziente".

Aggiungiamo noi che il TAMIFLU prodotto e venduto in milioni di dosi a scadenza breve (2009) per fronteggiare il virus A/H5N1 (aviaria) si rivelò inefficace perchè il virus sviluppò immunità, mentre il “caso” vuole che sia efficacissimo contro questa influenza suina, una buona notizia per i magazzini ROCHE stipati di centinaia di milioni di dosi (pare 2,5 miliardi) in scadenza di questa inutile porcheria. Già perchè gli ESPERTI ci dicono che l’incubazione dell’influenza suina è di 4/6 giorni, mentre ROCHE consiglia l’assunzione nelle prime 48 ore di contrazione del virus, pena l’inefficacia totale.

Non siamo superesperti, non ci inviteranno mai a Matrix oppure a Porta a Porta, ma non ci vuole molto per capire che è impossibile assumere un farmaco entro 48 ore da una contaminazione, se i sintomi si rivelano almeno 4 giorni dopo.

Vi invitiamo a leggere anche questo post di Steven Salzberg professore di genomica, bioinformatica ed evoluzione all’Università del Maryland, intitolato “the tamiflu scam” ossia il raggiro di tamiflu.



Traggo dal sito economia e finanza il seguente articolo

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Febbre suina, si parla di morti ma non delle prime cure somministrate alle potenziali vittime. Ieri Crisis aveva parlato del Tamiflu, il medicinale della Roche di dubbia utilità che con la nuova pandemia rivive una seconda primavera. La prima era stata con l'aviaria, meglio conosciuta come Sars. Ilsole24h aggiunge informazioni riportate da altroconsumo: Non ci sono prove sufficienti per dire che oseltamivir (principio attivo di Tamiflu) sia efficace nel prevenire o curare le complicanze della comune influenza, né per consigliarlo in caso di nuova epidemia.

Ma, al di là degli avvertimenti, Agoravox spiega che il ministro della salute Usa Janet Napolitano comincia a far circolare una parte delle 50 milioni di dosi del Tamiflu in possesso del governo federale. Immaginiamo che anche i governi delle altre nazioni correranno a fare incetta del preziosissimo medicinale contro una malattia di cui si sa ancora pochissimo e per cui non è stata ancora trovata una medicina che la fronteggi seriamente.

Quindi non manca il fattore business intorno al boom di Tamiflu e surrogati. Sentite qui.

Giornalettismo scrive di due prodotti, Oseltamivir (Roche) e Zanamivir (Glaxo SmithKleine) ai quali vengono affidate proprietà taumaturgiche contro la febbre suina. Aziende sconosciute alle pandemie? Niente affatto: già con la SARS avevano riempito le cantine di tutti i Paesi del mondo di Tamiflu e di Relenza. A loro si aggiungono anche aziende minori come la Novavax che, dopo aver annunciato perdite per 36 milioni di dollari nel 2008, in appena due settimane si è trovata tra le mani una delle migliori opportunità che potesse immaginarsi.

Ma questo non è tutto. C'è un antefatto interessante che risale al 14 aprile:

la Reuters riprende un comunicato in cui si informa il mondo che la Novavax ha praticamente finito di studiare un vaccino innovativo contro l’influenza di tipo H5N1 (aviaria) e H1N1 (i nostri maialini). Lo studio è stato completato grazie al contributo di un gruppo di scienziati che appartengono, guarda caso, al CDC (Center of Disease Control and Prevention). A questo proposito, le parole del Vice Presidente della Novavax devono aver commosso più di qualcuno: "La scoperta di un vaccino creato attraverso tecniche di ricombinazione che potrebbe difendere da diversi tipi di influenza ha significative implicazioni per essere pronti ad affrontare una fase pandemica o pre-pandemica. Un vaccino con efficacia protettiva a larga banda , amministrato prima e durante la prima ondata di una pandemia potrebbe prevenire una larga diffusione dell'infezione e le conseguenti mortalità causate da un nuovo ceppo influenzale pandemico e lasciare tempo per lo sviluppo di vaccini più specifici." [Mi sono permesso di tradurre queste righe che nell'articolo originale erano state lasciate in inglese, N.d.R.]

Non vogliamo fare dietrologie. Per ora osserviamo (stupiti).



Leggo infine sul sito del ministero della difesa di un supposto "Impegno dell'AID sul piano sociale - disposizioni per l'approntamento di dosi antivirali"

Ma direte voi, cos'è l'AID? Semplice, l'Agenzia Industrie difesa! Oh sicuramente lavorerà per il nostro bene, certamente, infatti
il Farmaceutico militare di Firenze sta approntando 30 milioni di dosi dell'Oseltamivir (principio attivo del famigerato Tamiflu!). Grazie, grazie e grazie ancora per le armi, le bombe ... ed i farmaci inutili e velenosi!

Il sito ministeriale si perita di informarci che "L'iniziativa rientra nel quadro delle attività disposte dal Ministro della Difesa On. Ignazio La Russa sul piano squisitamente sociale. Ah si già, l'onorevole La Russa, quello che dice che le variazioni locali di pressione dovute alla velocità degli aerei facilitano la condensazione rendendo il cielo gelatinoso! Scusate ma farei volentieri a meno di queste iniziative squisitamente sociali.



Articolo correlato:

Influenza suina tra allarmi, sospetti, ed alcuni precedenti storici.

Meccanicità

http://zret.blogspot.com/2009/04/meccanicita.html

Meccanicità

Interrogandomi sulla possibile origine del Male, mi sono anche imbattuto nella meccanicità. La macchina segue un algoritmo nel suo funzionamento, una serie di istruzioni. Di per sé la macchina è di là dal bene e dal male: funziona oppure si guasta. Quel che di ripetitivo inerisce ai fenomeni naturali parve a Hegel, filosofo da chi scrive non molto apprezzato, ma che pure ebbe qualche intuizione, una mancanza di creatività. Ora, sappiamo come la natura sappia essere estrosa e sorprendente, eppure nella materia sono insiti modelli che rivelano una tendenza alla ripetizione. E' all'opera un imprinting che lega le specie e gli individui a schemi di comportamento che denotano un progetto. Infrangere gli schemi può coincidere con un'evoluzione individuale o della specie? Evolvere è un atto creativo, una digressione dalla via tracciata, un tuffo nell'imprevisto con tutti i rischi connessi.

In fondo alcune persone che consideriamo per alcuni versi censurabili non sono malvagie, ma irretite in tòpoi comportamentali: la mancanza di immaginazione le spinge a riprodurre meccanicamente i soliti programmi. Introdotti dati, si limitano a seguire delle istruzioni. Da dove provengono queste istruzioni? Da memorie ancestrali, genetiche e non solo. Chi di noi può affermare di essere del tutto libero da impronte? Un archivio di esperienze e di conoscenze potenziali appartiene già al feto: già nel D.N.A. sono incluse informazioni ataviche (Qualcuna risale alla stessa origine della vita?). In "cellule" non fisiche si trovano frammenti di altre realtà. Il confine dell'io è più apparente che reale. L'io assomiglia più ad una nuvola sempre diversa da sé stessa, modellata dal vento e dal calore, che ad un sasso immobile, circoscritto ad una precisa porzione di spazio.

Molti frammenti si riferiscono all'istinto di conservazione ed a quel programma che dalla nascita porta allo sviluppo, alla vecchiaia ed alla morte. "E' un ciclo naturale", si suole asserire. Certo, ma è un ciclo che possiede alcunché di meccanico. Perché invecchiare? Perché morire? La natura (in questa parola è contenuto il suffisso "ura" che indica una crescita spontanea, un ininterrotto impulso creativo, un dinamismo incessante) pare aver inglobato una meccanicità forse di origine esterna. A questo alludeva Shaul-Paolo (o chi per lui) quando agognava la redenzione per la stessa natura sofferente? La redenzione potrebbe significare recuperare quella forma di libertà dalle "leggi" che costringono a reputare naturale ciò che è, invece, ripetitivo. [1]

Oggi avvertiamo che le forze oscure sempre più, avvalendosi della tecnologia, spesso surrogato della creatività, intendono esercitare il loro controllo, producendo un meccanismo perfettamente oliato in cui l'individuo sia ingranaggio. E' questo il lato meccanico del male: la macchina mondiale tende verso una sorta di moto perpetuo, un moto cieco, tautologico. Continuare a muoversi per continuare a muoversi: non importa quanti saranno stritolati nel meccanismo. La macchina "vuole" continuare a funzionare: le categorie etiche non rivestono alcuna importanza. Il male può assumere questo aspetto metallico, asettico.

Si spiega come il tramonto dell'arte, l'eclissi della letteratura, il crepuscolo della spontaneità consuoni con la fondazione del mondo ipertecnologico, efficiente ma gelido.

Immaginare altri universi, generare pensieri creativi, spezzare la catena della necessità, soprattutto credere nell'impossibile è, invece, la via della Vita.

[1] Sul tema della natura che attende la redenzione, si legga il recente articolo del Professor Francesco Lamendola, Se non ci fosse stato bisogno della Redenzione, vi sarebbe stata egualmente l'Incarnazione?, 2009