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Kissinger & Napolitano |
di Gianni Lannes
Ecco le prove del genocidio in atto. Per sapere quale futuro (presente) catastrofico ci attende,
o meglio già in atto, è utile la lettura del documento NATIONAL SECURITY MEMORANDUM NSM-200. Si tratta di un documento
sulla crescita della popolazione mondiale richiesto da Henry Kissinger e pubblicato in forma segreta nel 1974. L’atto
ufficiale è stato declassificato nel 1989.
L’essenza del testo è l’ambiguità che svela come le premesse di molti problemi
attuali - guerra ambientale (scie chimiche), terremoti, AIDS ed Ebola in Africa, "tsunami" particolari,
trome d'aria inusuali, carestie interminabili, esperimenti di controllo meteorologico, eccetera... eccetera... -
siano state progettate 4 decenni fa dal braccio destro del presidente U.S.A.
Richard Nixon.
Kissinger
Henry notoriamente a livello inernazionale e nazionale con mani
grondante del sangue di milioni di esseri umani, è stato ricevuto dal
capo del
Quirinale Giorgio Napolitano
(associato all’Aspen Institute, ente
a sua volta finanziato dal Bilderberg
Group di cui l’illuminato Kissinger
è un’ombra operativa):
Kissinger è il criminale che reclutava per la Central Intelligence Agency i prigionieri nazisti da riciclare
negli States, il mafioso che firmò la condanna a morte di Salvador Allende e di oltre trentamila
desaparecidos (e che nello stesso anno si aggiudicava il Nobel per la Pace);
insomma, l’assassino che minacciò di morte Aldo Moro e ne decretò l’omicidio
nel 1978, la mente che ideò il piano Condor per controllare con le dittature l'America Latina.
Secondo la
vulgata dominante di questi assassini ai vertici delle nazioni (NWO) che
imperano con la violenza sulla Terra, se le risorse alimentari non sono
sufficienti ad alimentare l’umanità, è preferibile lasciar morire miliardi di
persone. E magari si dà una mano a questo processo in atto.
Ecco un
estratto:
«The political
consequences of current population factors in the LDCs -- rapid growth,
internal migration, high percentages of young people, slow improvement in
living standards, urban concentrations, and pressures for foreign migration --
are damaging to the internal stability and international relations of countries
in whose advancement the U.S. is interested, thus creating political or even
national security problems for the U.S. In a broader sense, there is a major
risk of severe damage to world economic, political, and ecological systems and,
as these systems begin to fail, to our humanitarian values…
Moderation of
population growth offers benefits in terms of resources saved for investment
and/or higher per capita consumption. If resource requirements to support fewer
children are reduced and the funds now allocated for construction of schools,
houses, hospitals and other essential facilities are invested in productive
activities, the impact on the growth of GNP and per capita income may be
significant. In addition, economic and social progress resulting from
population control will further contribute to the decline in fertility rates.
The relationship is reciprocal, and can take the form of either a vicious or a
virtuous circle. This raises the question of how much more efficient
expenditures for population control might be than in raising production through
direct investments in additional irrigation and power projects and factories…
World policy and
programs in the population field should incorporate two major objectives:
(a) actions to accommodate continued
population growth up to 6 billions by the mid-21st century without massive
starvation or total frustration of developmental hopes; and (b) actions to keep the ultimate level as
close as possible to 8 billions rather than permitting it to reach 10 billions,
13 billions, or more…
We must take
care that our activities should not give the appearance to the LDCs of an
industrialized country policy directed against the LDCs…
There is an
alternate view which holds that a growing number of experts believe that the
population situation is already more serious and less amenable to solution
through voluntary measures than is generally accepted. It holds that, to
prevent even more widespread food shortage and other demographic catastrophes
than are generally anticipated, even stronger measures are required and some
fundamental, very difficult moral issues need to be addressed. These include,
for example, our own consumption patterns, mandatory programs, tight control of
our food resources. In view of the seriousness of these issues, explicit
consideration of them should begin in the Executive Branch, the Congress and
the U.N. soon. (See the end of Section I for this viewpoint)…».
Traduzione:
«Le conseguenze politiche delle dinamiche in corso
nei paesi sottosviluppati - crescita rapida, migrazioni interne, alte
percentuali di gioventù, crescita lenta degli standard di vita, concentrazioni
urbane, e spinte causate da immigrazione esterna - vanno a discapito della
stabilità interna e delle relazioni internazionali dei paesi nel cui sviluppo
gli Stati Uniti sono interessati, creando quindi dei problemi di natura
politica, o addirittura di sicurezza nazionale, per gli Stati Uniti. Più in
generale, c'è il forte rischio di danneggiare gravemente gli equilibri
economici, politici ed ecologici mondiali, e quindi, con il decadere di questi
equilibri, anche i nostri principi umanitari…
Una crescita moderata della popolazione offre
vantaggi in quanto i beni risparmiati possono o essere investiti, oppure
permettere un più alto standard di vita individuale (un maggiore consumo
pro-capite). Se diminuiscono i beni da accantonare per mantenere meno bambini,
e i soldi previsti per costruire scuole, case ed ospedali vengono investiti in
attività produttive, gli effetti sulla crescita del prodotto nazionale lordo e
sul benessere individuale potrebbero essere notevoli. Inoltre, la crescita
socio-economica risultante dalla limitazione delle nascite contribuirebbe
ulteriormente al loro abbassamento. Il rapporto (fra benessere e bassa
natività) è reciproco, e può prendere l'aspetto di un circolo sia vizioso che
virtuoso. Questo porta a domandarsi quanto più efficaci possano essere degli
investimenti diretti a controllare il livello della popolazione, piuttosto che
non a incrementare la produzione con nuove irrigazioni, maggiore energia o
numero di fabbriche…
Le strategie e i programmi mondiali in campo
demografico dovrebbero contemplare due obbiettivi primari:
a) interventi per permettere una crescita stabile
della popolazione mondiale fino a 6 miliardi, per la metà del secolo 21°, senza
deprivazioni massificate o mancanza assoluta di speranze di sviluppo, e
b) interventi per contenere il tetto massimo il più
vicino possibile agli 8 miliardi, e non permettergli di arrivare ai 10, o 13
miliardi, o ancora di più…
Dobbiamo stare attenti a non dare ai nostri
interventi l'apparenza di giocare a favore di una nazione industrializzata
contro quelle sottosviluppate…
Vi è una diversa scuola di pensiero, che dice che un
crescente numero di esperti ritenga la situazione demografica mondiale molto
più grave, e molto meno addomesticabile con misure volontarie, di quanto
generalmente si pensi. Si sostiene che, per evitare una insufficienza di
risorse ed altre catastrofi demografiche ancora maggiori di quelle previste,
siano necessarie misure d'intervento ancora più radicali, che ci porteranno ad
affrontare questioni di delicato ordine morale. Ciò include, ad esempio, [una
revisione del]le nostre stesse abitudini consumistiche, pianificazioni
obbligatorie, o uno stretto controllo sulle nostre risorse alimentari. Vista
l'importanza di tali argomenti, se ne suggerisce al più presto una aperta
valutazione da parte del ramo esecutivo, del parlamento, e delle Nazioni Unite…».
National
Security Study Memorandum 200: Implications of Worldwide Population Growth for
U.S. Security and Overseas Interests: