L'immensa sputtanata a Zelig

Il blog che si sta visitando potrebbe utilizzare cookies, anche di terze parti, per tracciare alcune preferenze dei visitatori e per migliorare la visualizzazione. fai click qui per leggere l'informativa Navigando comunque in StrakerEnemy acconsenti all'eventuale uso dei cookies; clicka su esci se non interessato. ESCI
Cliccare per vederla

Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

http://indipezzenti.blogspot.ch/

https://www.facebook.com/Task-Force-Butler-868476723163799/

Showing posts with label Morbo d'Alzheimer. Show all posts
Showing posts with label Morbo d'Alzheimer. Show all posts

Thursday, January 7, 2010

Alluminio e Salute. Dalla Neurochimica alla Neurodegenerazione.

http://tuttouno.blogspot.com/2010/01/alluminio-e-salute-dalla-neurochimica.html

Alluminio e Salute. Dalla Neurochimica alla Neurodegenerazione.

Prima Conferenza Internazionale METALLI E CERVELLO: Dalla Neurochimica alla Neurodegenerazione (Università di Padova: 20-23 Settembre 2000)
L'alluminio è un elemento presente in quantità considerevoli nella biosfera dove tutti gli esseri viventi sono esposti a potenziali effetti tossici. La neurotossicità di questo metallo è nota da più di un secolo. Recentemente l'alluminio è stato implicato come fattore eziologico di alcune manifestazioni patologiche (tra cui encefalopatia, osteopatia e anemia) associate al trattamento dialitico. Inoltre è stato ipotizzato che l'alluminio possa essere un cofattore nell'eziopatogenesi di alcune malattie neurodegenerative, tra cui la malattia di Alzheimer, sebbene una prova diretta in questo senso sia ancora controversa. Tuttavia, la neurotossicità da alluminio è accertata negli animali da esperimento e nei pazienti con insufficienza renale (conseguente all'età o alla presenza di malattie renali) - e ci sono i presupposti per un legame tra esposizione all'alluminio e patologie neurodegenerative. Inoltre sono state evidenziate associazioni tra elevati livelli di alluminio in alcune preparazioni alimentari per neonati e nelle soluzioni per la nutrizione parenterale domiciliare con possibili complicanze neurologiche e ossee, caratterizzate da una riduzione della velocità di sintesi ossea.
Per tutte queste ragioni e sulla base della nostra pluriennale esperienza scientifica in questo campo, proponiamo le seguenti raccomandazioni come linee guida per evitare, per quanto possibile, i rischi dovuti all'accumulo e alla potenziale intossicazione da alluminio. Queste raccomandazioni non sono rigide e verranno aggiornate quando saranno disponibili nuovi dati scientifici.
 
RACCOMANDAZIONI DI ORDINE GENERALE
  1. Sarebbe estremamente utile definire il più accuratamente possibile quali gruppi di pazienti sono a rischio di un sovraccarico iatrogeno di alluminio e in quali condizioni l'alluminio rappresenta un rischio per la salute. Maggiori sono le nostre conoscenze nell'ambito clinico, iatrogenico e migliore sarà la base sulla quale giudicare se I diversi tipi di esposizione all'alluminio siano pericolosi per la popolazione generale o per sottogruppi con particolare predisposizione
  2. Una lista provvisoria di gruppi di pazienti a rischio di sovraccarico iatrogeno di alluminio dovrebbe come minimo comprendere i pazienti con insufficienza renale, i neonati e bambini, gli anziani e i pazienti in nutrizione parenterale totale domiciliare. Quando si verifica un'esposizione all'alluminio in queste popolazioni la concentrazione di alluminio nel siero dovrebbe essere inferiore a 30 µg/L e possibilmente ancora più bassa. Sono comunque necessari ulteriori studi di approfondimento in questo versante.
  3. La concentrazione urinaria di alluminio è un altro indicatore dell'assorbimento di alluminio; il rapporto Al escreto / Al ritenuto dipende dall'integrità della funzione renale.
  4. L'alluminio può entrare nell'organismo per via orale, per infusione endovenosa e per esposizione ambientale. È necessario adottare controlli specifici per ridurre il rischio di esposizione attraverso ognuna di queste modalità.
    Esposizione per via orale:
  5. La concentrazione di alluminio nell'acqua potabile dovrebbe essere inferiore a 50 µg L-1. Il silicio é un elemento importante che potrebbe in qualche modo contrastare la tossicità da alluminio e di conseguenza le concentrazioni di silicio nell'acqua potabile andrebbero monitorate in parallelo.
  6. Il contenuto in alluminio dovrebbe essere specificato su tutte le preparazioni alimentari e nei prodotti farmaceutici per prevenire effetti indesiderati soprattutto in soggetti particolari come esposto sopra.
  7. I composti contenenti acido citrico sembrano aumentare la biodisponibilità dell'alluminio ingerito. Di conseguenza andrebbe posta particolare attenzione nell'evitare l' associare di questi composti a farmaci contenenti alluminio. Quando la funzione renale è nella norma, con l'acido citrico l'aumento dell'assorbimento intestinale dell'alluminio può essere compensato da un aumento parallelo dell'escrezione urinaria. D'altra parte recenti studi di simulazione fanno ipotizzare che anche altri acidi contenuti nella dieta (ad es. gli acidi succinico e tartarico) aumentino la biodisponibilità dell'alluminio ma non determinino alcun aumento compensatorio dell'escrezione urinaria. Anche l'ascorbato ed il lattato aumentano significativamente l'assorbimento di alluminio, come dimostrato recentemente in studi su animali da laboratorio.
  8. Si raccomanda di non cucinare o conservare cibi acidi (ad esempio cavolo acido, pomodoro, ecc.) in contenitori di alluminio. A questo proposito è stato dimostrato che la cottura in alluminio del cavolo acido determina elevate concentrazioni di alluminio sierico fino a 20 mg/L.
  9. Nella letteratura scientifica è stato segnalato che esiste una suscettibilità individuale all'alluminio. Pertanto è importante adottare particolari precauzioni per prevenire la contaminazione degli alimenti e delle bevande con l' alluminio sia direttamente che durante la loro preparazione, con particolare riguardo per i bambini, gli anziani e i soggetti con funzione renale inadeguata.
  10. La deplezione di magnesio favorisce l'accumulo di alluminio. Tale fatto va seriamente considerato soprattutto durante la gravidanza e nel neonato per evitare potenziali conseguenze negative sullo sviluppo e sulla crescita. La deplezione di magnesio è di frequente riscontro anche nel soggetto anziano.
  11. La carenza di ferro è considerata un fattore di rischio elevato per l'accumulo di alluminio, dal momento che il ferro e l'alluminio condividono gli stessi sistemi di trasporto (es. Transferrina).
     
    Esposizione per via parenterale:
  12. Tutte le preparazioni da infondere per via endovenosa (e.v.) dovrebbero essere controllate monitorando il contenuto di alluminio, che andrebbe etichettato. C'è accordo sul fatto che il contenuto di alluminio nei fluidi da somministrare per via e.v. ai bambini e agli adulti con insufficienza renale o sottoposti a dialisi debba essere il più basso possibile ed in ogni caso inferiore a 10 µg/L.
  13. L'uso di fluidi per la nutrizione parenterale con elevato contenuto di alluminio dovrebbe essere evitato o ridotto in modo significativo.
     
    Esposizione ambientale:
  14. Uno studio Canadese del 1993 segnala: "non ci sono prove che sostengano l'ipotesi di un effetto carcinogenico dell'alluminio o un aumento della mortalità legato all'esposizione all'alluminio nell'ambiente di lavoro. Complessivamente, gli studi analizzati danno credito all'ipotesi che l'esposizione all'alluminio porti a deficit neuropsicologici, ma non sono state escluse esposizioni ad altri elementi che possono confondere il quadro clinico." Di conseguenza è fondamentale condurre studi più dettagliati di assorbimento, metabolismo e neurotossicità dell'alluminio nell'ambiente di lavoro. Sarebbe utile controllare il contenuto totale di alluminio nel siero e nelle urine dei lavoratori esposti. Inoltre dovrebbero essere condotti studi autoptici accurati di neuropatologia nei lavoratori particolarmente esposti all'alluminio, paragonandoli a studi simili condotti nei pazienti dializzati cronici e nella popolazione generale.
     
    RACCOMANDAZIONI SPECIFICHE PER I GRUPPI A RISCHIO:
  15. I neonati pre-termine sono particolarmente vulnerabili agli effetti tossici dell'alluminio per la loro funzione renale immatura. Deve quindi essere posta particolare attenzione al latte artificiale (a base di soia) che può contenere grandi quantità di alluminio.
  16. È necessario intraprendere studi prospettici accurati sui possibili effetti (cognitivi, comportamentali, motori, di calcificazioni ritardate, ecc.) dell'esposizione a notevoli quantità di alluminio nei bambini sani e nei bambini con insufficienza renale di vario grado, come pure in altri gruppi di pazienti pediatrici.
  17. È essenziale eseguire un controllo periodico dei livelli di alluminio nel plasma come pure nelle soluzioni per dialisi nei soggetti uremici trattati con farmaci leganti del fosforo contenenti alluminio.
  18. A questo proposito una risoluzione della Comunità Europea (C184, 23 luglio 1986) ha stabilito che: (i) le concentrazioni di alluminio nei fluidi di dialisi dovrebbero essere < 10 µg/L nell'emofiltrazione, 15 µg/L nella dialisi peritoneale e < 30 µg/L nella bicarbonato dialisi; (ii) le concentrazioni di alluminio nel siero andrebbero controllate regolarmente (tre volte all'anno); (iii) un livello di alluminio nel siero intono a > 60 µg/L andrebbe considerato come un segno di sovraccarico di alluminio. In seguito al miglioramento nelle conoscenze e nella tecnologia, tali proposte sono state modificate da una Consensus Conference (Parigi, 27 giugno 1992) e nelle linee guida della Società Italiana di Nefrologia, che consigliano livelli inferiori di alluminio nelle soluzioni per dialisi (< 5 µg/L) e nel siero (< 30 µg/L) ma anche controlli meno frequenti (almeno una volta all'anno).
  19. Non dovrebbe essere mai assunto citrato assieme a chelanti del fosforo contenenti alluminio. Inoltre andrebbe consigliato ai pazienti con insufficienza renale di non bere tè (che contiene elevate quantità di alluminio) con succo di limone o con altre bevande contenenti acido citrico, malico, ossalico e altri composti carbossilici.
  20. I pazienti in nutrizione parenterale totale domiciliare andrebbero controllati periodicamente con determinazioni delle concentrazioni di alluminio nel sangue e nelle urine; andrebbe anche monitorato il contenuto di alluminio delle soluzioni per infusione endovenosa .
     
    RACCOMANDAZIONI TECNICHE:
  21. La determinazione dell'alluminio deve essere eseguita con estrema cura: sono essenziali protocolli analitici (v. es. Istituto Superiore di Sanità) che garantiscano l'assenza di contaminazione e l'utilizzo di strumenti di laboratorio adeguatamente puliti; anche l'ambiente di lavoro del laboratorio deve essere controllato. Oltre che durante le procedure analitiche, può esserci contaminazione dagli strumenti utilizzati durante il trattamento dialitico.
  22. Oltre al contenuto totale di alluminio nei campioni biologici, soprattutto serici, dovrebbe essere determinata e presa in considerazione la sua distribuzione tra leganti a basso ed ad alto peso molecolare.
  23. Per I leganto dell'alluminio sono necessari calcoli basati su costanti di solubilità e di formazione affidabili, per indicare se esista un rischio di un aumento della biodisponibilità dell'alluminio per (i) un aumento della solubilità dell'alluminio e dell'assorbimento passivo paracellulare e (ii) attraverso la formazione di specie neutre da un punto di vista elettrochimico che possono penetrare nell'organismo con un assorbimento passivo transcellulare.
COMPONENTI DEL COMITATO DI STESURA DELLE RACCOMADAZIONI
  • P. Zatta, CNR - Istituto Tecnologie Biomediche, Unità Metalloproteine, Padova.
    Coordinatore del progetto: Interdisciplinary Approach to The Study of Aluminum Toxicity. E.C.COST D8 "Metals in Medicine".
  • C. Canavese, Ospedale Le Molinette, Torino, Italia.
  • S. Costantini, Istituto Superiore di Sanità, Roma, Italia.
  • M. Gallieni, Divisione di Nefrologia, Ospedale "San Paolo", Università di Milano, Italia
  • M. Andriani, + Primario di Nefrologia Ospedale di, Dolo, Venezia (A nome della Società Italiana di Nefrologia).
  • G. Berthon, CNRS FR1744, Université Paul Sabatier, Toulouse, France.
  • D. Boggio - Bertinet, on the behalf of the Italian Society of Parenteral and Enteral Nutrition
  • J. Domingo, Facultad de Medicina y Ciencias de la Salud, Universitat Rovira i Virgili, Reus, Espagne
  • T. Flaten, Dept. of Chemistry, Norwegian University of Science and Technology, Trondheim, Norway.
  • M. Golub, Department of  Internal medicine. University of California, Davis, USA.
  • N. Goto, Laboratory of General Toxicology, Dept. Safety Research on Biologics, National Institute of Infectious Diseases, Tokyo, Japan.
  • M. Kawahara, Metropolitan Institute for Neuroscience, Tokyo, Japan.
  • T. Kiss, Department of Inorganic and Analytical Chemistry, University of Szeged, Hungary.
  • W. Lukiw, LSU Neuroscience Center, New Orleans, LA, USA.
  • W. Markesbery, University of Kentucky Alzheimer's Disease Research Center, Lexington, KY, USA.
  • R. Milacic, Josef Stefan Institute, Ljubljana, Slovenia.
  • C. Ronco, Director of the Renal Research Laboratory, Beth Israel Med. Ctr, New York, NY, USA.
  • H.H. Sandstead, University of Texas, Med. Branch, Galveston, TX, USA.
  • A. Taylor, Center for Clinical Sciences and Measurement, School of Biological Sciences, University of Surrey, Guilford, U.K
Questo documento verrà pubblicato su riviste scientifiche pertinenti e specializzate, e verrà inviato a tutti i Ministeri della Sanità dell'Unione Europea, come pure ad altre autorità sanitarie pubbliche (Food and Drug Administration, Organizzazione Mondiale della Sanità, ecc.)
Per ulteriori informazioni contattare il Prof. P. Zatta:  zatta@civ.bio.unipd.it

Tuesday, January 5, 2010

Alluminio usi e abusi

http://tuttouno.blogspot.com/2010/01/alluminio-usi-e-abusi.html

Alluminio usi e abusi

Alluminio - Usi e Abusi 
Giuseppe Chia 

Già molti dei nostri nonni erano a conoscenza della pericolosità dell’alluminio quando viene a contatto con gli alimenti. Questa sapienza, molto diffusa nella prima parte del secolo scorso, si è poi via via affievolita sotto l’incedere possente di un’industria che è oggi in continua ascesa in gran parte del mondo. E in continua ascesa è anche la gamma di oggetti e applicazioni industriali che utilizzano alluminio. Oltre ai tanti oggetti di uso comune come pentole, padelle e caffettiere, la grande versatilità di questo metallo ne permette l’utilizzo in numerosi composti: dalla depurazione delle acque agli additivi alimentari, è presente in farmaci e vaccini, viene usato straordinariamente nelle confezioni di alimenti della grande distribuzione (fra l’altro in prodotti alimentari come lattine e sacchetti contenenti biscotti, caffè e patatine).
L’autore evidenzia seri interrogativi sui rischi sociali e sanitari del massiccio utilizzo dell’alluminio. Infatti, il suo accumulo nell’organismo è oggi riconosciuto come una probabile causa di numerose patologie che riguardano soprattutto il cervello e le facoltà mentali. Giuseppe Chia è ricercatore e studioso di medicina naturale e di altre tematiche sociali e ambientali. 

I pericoli dell'alluminio 

Nella comunità scientifica medica internazionale si dibatte già da molto tempo se l’alluminio possa essere considerato come una delle più pericolose cause per la demenza senile, la cui forma clinica più frequente è la malattia di Alzheimer. La demenza senile è una disfunzione cerebrale che determina una progressiva compromissione delle facoltà mentali (memoria, ragionamento, linguaggio, orientamento) tale da interferire significativamente con le occupazioni giornaliere della persona affetta. Nella maggior parte dei casi l’aggravarsi della sintomatologia porta alla perdita della autonomia e alla crescente necessità di assistenza.
La malattia di Alzheimer, che prende il nome dal neurologo tedesco che per primo la descrisse, è causata da un processo degenerativo che distrugge lentamente e progressivamente le cellule cerebrali. In Italia ne risulta affetto circa l’ uno per mille della popolazione sotto i 65 anni. Dopo i 65 anni ne sono colpiti circa il 5.5% degli individui. Oltre gli 80 anni circa il 20%. Tuttavia non si tratta di una caratteristica propria dell’invecchiamento ma di una vera e propria malattia, infatti ci sono molti anziani che muoiono in uno stato di lucidità mentale.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto che nelle cosiddette società avanzate il 60-70% di tutte le malattie croniche e acute è da ricondurre alle intossicazioni da metalli pesanti, i quali possono arrivare all’organismo principalmente attraverso l’acqua, l’aria (inquinamento da polveri atmosferiche), i farmaci, il cibo e le bevande.
E’ un dato appurato che gli affetti da morbo di Alzheimer possono presentare nelle cellule cerebrali da 10 a 30 volte la concentrazione di alluminio ritenuta accettabile (come si è verificato tramite autopsia). Si può avere il dubbio se questa sia la causa della malattia o un suo effetto, tuttavia è provato che l’alluminio è un tossico del sistema nervoso.
Già da molti decenni varie ricerche hanno messo in evidenza il nesso delle malattie cerebrali sia con l’alluminio che con le vaccinazioni, i fluoruri e le amalgama al mercurio per la cura dei denti. Anche la relazione positiva fra la presenza di alluminio nell’acqua potabile e il morbo di Alzheimer è stata dimostrata in diversi studi epidemiologici e perciò non può essere esclusa.

COSA FARE? 

In via preventiva è bene limitare l’ingestione di bevande e di cibi contenenti l’alluminio non legato in modo naturale con gli altri elementi. Le principali precauzioni possono essere le seguenti: eliminare le pentole e gli utensili di alluminio presenti in cucina; sostituire le padelle di alluminio ricoperto da uno strato di teflon che inevitabilmente si consuma; usare meno possibile i fogli di alluminio per cuocere e conservare i cibi; verificare che l’acqua del proprio rubinetto non venga “bonificata” con sostanze contenenti alluminio; non bere bibite in lattine (birra, aranciata, coca cola, ecc.); non prendere, per cucinare, acqua calda dal proprio impianto di riscaldamento (caldaia, boiler, ecc.); sostituire la classica moka del caffè con una in acciaio; usare sale marino naturale non additivato con sostanze antiagglomeranti; fare attenzione ai materiali da confezionamento degli alimenti confezionati (molti contengono alluminio: cioccolatini, patatine, ecc); acquistare dentifrici entro tubetti di plastica anziché di alluminio; non usare deodoranti da contenitori di alluminio; leggere attentamente gli ingredienti dei medicinali e indagare cosa c’è dietro i vari nomi non chiari (moltissime medicine sono coperte di un film di alluminio, ma soprattutto molte contengono l’alluminio come ingrediente; molto pericolosi sono ritenuti i farmaci antiacidi e l’acido acetilsalicilico, entrambi di uso comune); per lo svezzamento dei bambini cercare di usare il latte materno, perché quello di mucca contiene 20 volte più di alluminio e quello di soia 100 volte.

L’alluminio è inoltre presente in molti vaccini. Questo è uno dei motivi per cui i vaccini sono ritenuti pericolosi e causa di problemi di salute e c’è chi pensa che gli svantaggi della vaccinazione siano superiori ai vantaggi.
Infine le piogge acide, dovute all’inquinamento atmosferico, liberano l’alluminio naturalmente contenuto nei terreni e normalmente legato ad altri elementi (esempio il silicio). Per questa via l’alluminio entra in misura maggiore nelle acque e nei vegetali, che poi sono consumati dall’uomo. Ma su questo problema è possibile fare ben poco da soli e diviene necessario unirsi ad altri per determinare un cambio di direzione di civiltà.