L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

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Monday, April 28, 2014

Lo stravolgimento della giustizia nei sistemi attuali

http://zret.blogspot.ch/2014/04/lo-stravolgimento-della-giustizia-nei_26.html

Lo stravolgimento della giustizia nei sistemi attuali

Nulla oggi è storto quanto il diritto. La giurisprudenza è decaduta nella teoria come nella prassi. Si può forse definire giustizia quel ginepraio di norme in cui ci si perde come Dante nella “selva oscura”?

Non è ammissibile che il diritto, le cui regole dovrebbero essere adamantine ed ispirate ai più nobili valori, traligni. Indigna la corruzione del diritto, ma ancora di più che si levino poche voci a deplorarla, a condannare una “giustizia” ormai ridotta a mero strumento di coercizione.

Ci stiamo assuefacendo ad azioni extra legem: è normale che la Cassazione, il cui ruolo dovrebbe essere appunto quello di cassare, ossia cancellare le sentenze di secondo grado per ragioni procedurali e formali, decida di riavviare un processo? Il principio “ne bis in idem” è stato affossato con la conseguenza che si instaurano azioni penali interminabili. L’altro cardine giuridico, “in dubio pro reo” è da tempo del tutto sgangherato.

Si afferma che la “giustizia” italiana mutua alcuni suoi limiti dalla giurisprudenza romana. Bisogna essere precisi: il diritto a Roma era incentrato non su un corpus normativo, ma sulle sentenze precedenti, un po’ come avviene oggi – in linea teorica - nei paesi anglosassoni. E’ semmai l’eredità giustinianea del Codex a costituire la premessa di una giurisprudenza “chiusa”, rigida e che ambisce a regolare astrattamente una casistica articolata, complessa, talora contraddittoria.

Invero, non è che un sistema sia migliore dell’altro: se si applicano con rigore i princìpi di equità e di imparzialità, i due paradigmi giuridici si equivalgono. Bisogna, però, rilevare che il rischio del modello giustinianeo, avulso dalla considerazione delle circostanze più disparate, è quello del summum ius, summa iniuria.

Il problema reale è un altro ed è un problema spaventoso: la giustizia dovrebbe essere amministrata da persone integerrime, di comprovata equanimità e, last but not least, coltissime, perché il loro compito è assai delicato. La cultura è condicio sine qua non per esaminare accidenti difficili, controversi, ispirandosi alla saggezza dei giurisperiti e dei filosofi più eccellenti. Non si confonda la cultura con l’erudizione: in qualsiasi campo l’erudizione è più perniciosa che inutile, laddove la cultura è profondità, abitudine al discernimento e purezza di intenti. L’ignoranza della lingua italiana, fenomeno che aggredisce e corrode anche la categoria dei magistrati, è indizio di inquietante villania, di inadeguatezza per un ufficio in cui specchiata moralità e sapere sono interdipendenti. Solo l’uomo probo può essere veramente colto.

Orbene, nascono due o tre uomini in un decennio con i requisiti sullodati e di solito non intraprendono la carriera giudiziaria. Possiamo dunque pensare che, nel momento in cui valutiamo la “giustizia” nel mondo attuale, essa non sia piuttosto una sua grottesca caricatura al punto che sarebbe senz’altro preferibile non esistessero né tribunali né magistrati né processi né verdetti?

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Monday, March 10, 2014

Giustizia umana e Coscienza sono incompatibili

http://zret.blogspot.it/2014/03/giustizia-umana-e-coscienza-sono.html

Giustizia umana e Coscienza sono incompatibili

Lo Stato non siamo noi. In quanto uomini liberi, integri, amanti della Verità e della Giustizia, noi riconosciamo come autorità solo la nostra Coscienza ed esigiamo che le istituzioni dichiarino di essere onorate della nostra stessa impeccabile esistenza.

Sempre più spesso ci chiedono la nostra opinione circa la sovranità individuale, ossia la possibilità di ciascun uomo di affermare la propria libertà e dignità al di fuori dei vincoli di legge sanciti dagli Stati. Ora, non entriamo nel merito della questione, poiché è un tema alquanto complesso. Qui ci limitiamo ad accennare alcune coordinate.

Il sistema giuridico internazionale risente in misura maggiore o minore della bolla "Unam sanctam" promulgata dall’orrendo pontefice Bonifacio VIII (al secolo Benedetto Caetani) e di altre due lettere papali successive. La giurisprudenza dei paesi anglosassoni, almeno in linea teorica, contempla l’evenienza che il singolo proclami la propria sovranità. Il diritto italiano, invece, in cui i giudici, sempre in linea teorica, applicano una legge a loro superiore, diritto che discende dai principi del Corpus iuris civilis giustinianeo, non pare proprio prevedere tale opportunità.

Il punto comunque non è questo, giacché la legge è un’astrazione: non esiste una giustizia umana da cui possa promanare un ordinamento ineccepibile. Lo Stato di diritto è una chimera. Lo Stato è solo l’espressione di una classe o di una cricca che opprime, sfrutta e vessa il popolo, pensando esclusivamente a preservare i suoi luridi privilegi. Perciò ogni disquisizione a proposito di norme, regole, fonti del diritto, costituzioni... è, prima che inutile, ridicola.

Per quanto ci riguarda, il codice penale ed il codice di procedura penale sui cui ci siamo formati coincidono in toto con “I promessi sposi”. Intendiamo che Manzoni comprese come funziona, anzi come non funziona la “giustizia”, debole con i forti e forte con i deboli. L’autore milanese era tutto fuorché uno sprovveduto: nel romanzo con sarcasmo e con lucidità denuncia una situazione politica e sociale corrotta sino al midollo. Solo i deficienti e gli allucinati possono pensare che i magistrati siano imparziali, che nei tribunali si pronuncino sentenze giuste. Renzo e Lucia e, più in generale, gli umili lo imparano a loro spese. Poiché essi, però, hanno fede in Dio, nella sua Giustizia superiore, alla fine accettano questa vita di mota. Gli altri si attaccano al tram e fischiano l’Aida.

Come ci insegnano i sofisti, la giustizia è la legge del più forte e del più scaltro. Lo Stato, in quanto costruzione del tutto illegittima e criminale, può solo partorire una giustizia iniqua, feroce ed aberrante. All’interno dei codici si troverà sempre qualche cavillo, qualche pretesto, qualche appiglio per un’interpretazione ad uso e consumo del prepotente di turno. Non ha ragione chi ha ragione, ma chi è arrogante, come ci ammonisce Fedro nella celebre ed amara favola, “Il lupo e l’agnello”.

Nel "Paradiso" Dante, scrive “Diligite iustitiam qui iudicatis terram”, ossia “Amate la giustizia voi che giudicate la terra”. Dispiace constatare che il sommo poeta vaneggiasse di uomini amanti della giustizia in grado di giudicare gli altri. I pochi uomini probi, integerrimi, disinteressati non operano nei tribunali, anzi non operano all’interno delle nefaste e nefande istituzioni. Se siamo fortunati, ci imbatteremo in greggi di inetti, in masnade di ignoranti, ma l’onestà appartiene ad un’altra dimensione.

Chi combatte per attestare la sovranità individuale merita un plauso, poiché manifesta una concezione alta e nobile della giurisprudenza. Purtroppo la realtà effettuale è ben diversa: i pre-potenti, anche quei pochi che conoscono i fondamenti giuridici, non esitano un attimo a spiaccicare il cittadino, come fosse una mosca. Coloro non si peritano di trasgredire le regole basilari della convivenza civile: non hanno alcun ritegno. Sono in una botte di ferro. Il vizio e la scelleratezza sono per loro garanzia di totale impunità. Nessuno mai avrà l’ardire non di perseguirli, ma di torcere loro un capello.

Chiarito ciò, ci sembra che i fautori della sovranità individuale siano un po’ come coloro che, basandosi sui cardini teorici di una fisica quantistica mal compresa, sono sicuri di poter modificare gli eventi, anzi l’intero universo con il potere dell’intenzione, potere tra l’altro di un singolo individuo. Sinora non risulta ci siano riusciti.

Questo non significa che non si debbano esperire tutte le vie lecite per rintuzzare gli assalti di un sistema tirannico. Si possono e si devono escogitare strategie per contrastare i misfatti governativi. In effetti, negli Stati Uniti, in Canada e nel Regno Unito, qualche cittadino, appellandosi al codice della navigazione, è stato in grado di schivare la mannaia dei palazzi di “giustizia”. Tuttavia di fronte a qualcuno che ha trionfato, quanti sono gli infelici che sono massacrati di botte o fulminati con il taser, ancora prima che possano proferire un fonema!

Siamo in ogni caso sempre disponibili a rettificare tali conclusioni: chi fosse riuscito a schivare i fendenti di un establishment odioso, è invitato a comunicarcelo ed a rendere partecipi della sua positiva esperienza il maggior numero di lettori possibile.

Reputiamo, però, che chi confida in questa o in simili forme di difesa della propria libertà empirica (non interiore, che è invulnerabile) sia simile ad un soldato che vuole proteggersi da una mitragliata con uno scudo di cartone.



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