L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

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Sunday, February 9, 2014

Frutta e verdura contaminate da metalli pesanti

http://www.tankerenemy.com/2014/02/frutta-e-verdura-contaminate-da-metalli.html

Frutta e verdura contaminate da metalli pesanti

Un articolo non recente, ma purtroppo sempre attuale, ci sprona a domandarci: di che cosa ci nutriamo, anche quando scegliamo per la nostra dieta frutta fresca e secca, verdure ed altri alimenti il più possibile naturali? Meglio non pensarci… In particolare i kiwi, frutti originari della Nuova Zelanda, ricchi soprattutto della salutare vitamina C (acido ascorbico), risultano spesso contaminati, perché le falde freatiche sono inquinate. E’ il caso soprattutto dei kiwi, di altra frutta ed ortaggi coltivati nel Lazio: sono prodotti pieni di metalli… Che strano! Sono gli stessi veleni contenuti nelle “scie chimiche”! L’aspetto ignominioso è il seguente: né la regione Lazio né altri enti hanno avvisato gli agricoltori e la popolazione. Organi preposti, tecnici dell’A.R.P.A., ministro dell’ambiente… è proprio il caso di chiedersi: Kiwi li ha visti?



“L’ignoranza è una brutta bestia“, e quando si parla di “ignoranza” mi riferisco a colui che ignora, che non conosce in modo adeguato un fatto, un dato, qualcosa e, a fronte di questo, non si rende conto delle possibili conseguenze dovute ad un atto specifico della persona stessa.

Succede nelle province di Roma e Latina, nella cosidetta Valle d’oro di Borgo Montello: piantagioni di insalata, pomodori, uva da tavola, ma sopratutto di kiwi. Tutta roba venduta in Italia. Tutta roba tossica. E noi, come sempre, ignari di tutto. E chi di competenza, come sempre, se ne resta nel suo silenzio.

Nelle falde a pochi metri dalle coltivazioni sono stati trovati “veleni” che hanno contaminato le varie piantagioni, in particolar modo quella dei kiwi. Al confine est della Valle d’oro c’è dagli anni ’80 una macchia grigia: inizialmente era piccola, appena visibile, ma, col passare del tempo, si è estesa fino a divenire un mostro da 50 ettari, un tumore che si allarga sulla terra, lambendo i confini del fiume Astura. E ovviamente questa “macchia grigia” contiene le sue “tossine”, metalli pesanti come piombo, arsenico, ferro, manganese. Tutte sostanze cancerogene, capaci di concentrarsi nei prodotti agricoli e, di conseguenza, nel nostro organismo. In particolar modo l’arsenico. Per non parlare della spazzatura che i camion del comune di Latina gettavano in un terreno adiacente. La cosa davvero grave e scandalosa è che nessuno né la regione né il comune di Latina, ha avvisato del pericolo la popolazione e i coltivatori. Sì, perché loro ne erano già al corrente e anche da un po’. Già nel 2009, infatti, i tecnici dell’A.R.P.A. Lazio hanno iniziato a cercare la traccia dei veleni fuori dagli invasi della discarica cresciuta a dismisura: c’era il timore che le sostanze normalmente presenti nelle falde avessero superato il fiume, confine labile con le coltivazioni.

UNA MARCHETTA PER TANKER ENEMY - Il Comitato "Tanker enemy" e' in crisi e i fratelloni stanno sbroccando. Se continua cosi' dovranno trovarsi un lavoro.

Dal 2010 l’ente ambientale che dipende dalla Regione Lazio ha iniziato a prelevare i campioni delle falde acquifere sui bordi dei campi, oltre il fiume. Il risultato è stato davvero impressionante. L’arsenico, ad esempio, prendendo come limite di legge i 10 microgrammi per litro, l’A.R.P.A. ne ha rilevato valori fino a 30 volte superiori la norma. Per intenderci e per farvi capire meglio la gravità della situazione, nel giugno del 2010, ad esempio, un campione conteneva 260 microgrammi di arsenico per litro, mentre nel gennaio del 2011 (quindi sette mesi dopo) in un altro prelievo il campione conteneva ben 382 microgrammi per litro! Per non parlare del piombo, il cui valore risulta essere al di sopra dei valori consentiti, del ferro e del manganese (additivo per carburanti aeronautici - n.d.r.), entrambi con tassi di concentrazione al di sopra della media consentita in quella zona. Questi dati, partiti dagli uffici dell’A.R.P.A. Lazio il 20 marzo del 2012, sono contenuti in un rapporto mai divulgato alla popolazione. Un secondo rapporto, consegnato invece lo scorso maggio, risulta essere introvabile, mantenuto sotto riserbo dagli uffici ambientali della Regione Lazio. Perché è stato tenuto segreto? Perché i dati sono adesso rassicuranti e quindi era inutile fomentare eventuali allarmismi oppure questo secondo rapporto si è rivelato “catastrofico” e, come sempre, si preferisce il silenzio per non doversi assumere le proprie responsabilità? Non ci è dato saperlo.

Corrado Carruba, commissario dell’A.R.P.A. Lazio, ha spiegato che quei dati non sono stati forniti perché manca una valutazione finale da parte dell’I.S.P.R.A., mentre la Regione Lazio ha dichiarato che il rapporto non è ancora disponibile perché incompleto.

Di avviso diverso l’I.S.P.R.A., chiamata in causa dall'agenzia regionale diretta dal Dottor Carruba, che con le sue dichiarazioni ha voluto in un certo senso smentire quanto dichiarato dalla regione e dall’Arpa Lazio: “Si ritiene che i dati siano pubblici e che siano accessibili presso gli enti preposti. L’approfondimento tecnico del modello concettuale del sito insistente nell’area delle discariche di Borgo Montello, è del tutto indipendente dal procedimento amministrativo di bonifica e/o messa in sicurezza che resta in capo agli enti preposti”.

Intendiamo ancora continuare a far finta di niente? Vogliamo ancora causare inutili morti dovute a "disattenzioni" e negligenze di questo tipo?
Davvero non ci sono parole.

Fonte: dionidream.com

Friday, November 12, 2010

Pseudomonas syringae: il batterio dei nubifragi artificiali

http://www.tankerenemy.com/2010/11/pseudomonas-syringae-il-batterio-dei.html

Pseudomonas syringae: il batterio dei nubifragi artificiali

Lo Pseudomonas syringae (pronuncia “siringe”) è un batterio a forma di bastoncino, appartenente al genere Pseudomonas. E’ gram-negativo ed aerobio, ha flagelli polari che gli permettono di muoversi. Vive nel suolo, sulle piante e nell’atmosfera. E’ un microorganismo fitopatogeno: attacca, infatti, gli alberi, in cui causa danni all’epitelio, rendendo disponibili i nutrienti dei tessuti vegetali sottostanti per il parassita stesso.

Poiché è legato alla formazione dei nuclei di condensazione che sono all’origine di pioggia e neve, è usato, da alcuni anni, in luogo dello ioduro d’argento, per generare le precipitazioni piovose e nevose. Recenti studi hanno suggerito che la specie svolge un ruolo più ampio di quanto si pensasse in precedenza nella produzione di pioggia e neve naturali.

Tra l’altro, poiché questo batterio, grazie ad una proteina in esso contenuta, consente di innalzare la temperatura di congelamento, è adoperato sia per la neve artificiale, che può così cadere anche con temperature superiori a 0 gradi Celsius, sia nella catena del freddo per risparmiare nella produzione di energia impiegata negli impianti per il surgelamento degli alimenti.

Con le piogge, sia indotte sia naturali, lo Pseudomonas syringae si diffonde negli ecosistemi e, oltre a colpire la flora, rende il terreno molle, cedevole, simile alla gelatina.

Scrive lo scienziato Jay Hardy, a proposito dello Pseudomonas syringae: “I minerali possono orientare solo poche molecole d’acqua, mentre le proteine dei batteri sono più grosse e possono orientare molte molecole simultaneamente. […] Numerose ricerche riguardano l’abilità dello Pseudomonas syringae di creare nuclei di aggregazione, alla base della formazione dei cristalli di ghiaccio.”

Si è anche intervenuti geneticamente su questo microbo per sfruttare le sue proprietà di elevazione della temperatura per il congelamento.

Alla luce di queste annotazioni, si comprende per quale motivo le piogge militari sono oggi giorno violente e copiose, per quale ragione i terreni sono soggetti sempre più spesso a rovinose frane ed a smottamenti. Si può anche ragionevolmente sospettare che i numerosi casi di latticini ed altri alimenti blu siano dovuti ad una contaminazione da batterio del genere Pseudomonas che ha anche aggredito le coltivazioni di kiwi dell’Italia centrale. Ci si chiederà: cui prodest? Provocare nubifragi ed alluvioni, rovinare le coltivazioni di kiwi ed altre coltivazioni? Da un lato possiamo addebitare questi disastri all’imprevidenza: una volta in cui è diventata una prassi l’impiego dello Pseudomonas syringae per la neve programmata, il batterio si è insediato in ecosistemi dove era assente o poco presente per propagarsi altrove in modo incontrollato.

Tuttavia questi flagelli debbono essere ricondotti ad una precisa volontà: si immagini quali lucrosi affari dipendono da una bella inondazione con tutte le sue conseguenze. Protezione civile, organizzazioni varie, amministratori scaltri ed avidi… cominciano, subito dopo una calamità, i soliti piagnistei, facendo la questua a destra e a manca: così ottengono stanziamenti dal governo (che spilla soldi dei contribuenti) e denari dai cittadini gonzi subito convinti a donare quattrini, sull’onda dell’emozione e persuasi dalle campagne dei media. Se Guido Bertolaso è ufficialmente il secondo contribuente più ricco d’Italia, esisterà un motivo. Alla fine agli alluvionati sarà destinato forse l’uno per cento dei fondi raccolti: il resto finirà nelle capienti tasche di profittatori e di politici corrotti.

Per i furbi ogni alluvione è una benedizione.

Sitografia ragionata:

Dirtysky Sardinia, Non dimentichiamo il 22 ottobre 2008. Inferno di acqua e fango: è strage, 2008. E’ l’agghiacciante cronaca di in cataclisma pianificato e provocato dai militari, cui fanno da tetro contrappunto l’insipienza e la stolidità dei meteorologi di regime e dell'A.R.P.A. Sardegna..

J. Hardy,
Raining-making bacteria, 2010. L’autore si sofferma sulle cosiddette bio-precipitazioni. Egli evidenzia i “vantaggi” dello Pseudomonas, lasciando trapelare importanti informazioni sulle proprietà dello Pseudomonas syringae e di una sua variante (modificata geneticamente in qualche laboratorio?).

Sphaeralux,
Scie chimiche: Pseudomonas syringae, valanghe, frane ed epidemie, 2009. L’eccellente articolo ripercorre la storia delle tecniche per propiziare le precipitazioni dal "Progetto pioggia" degli anni ‘70 del XX secolo ad oggi, il tutto correttamente visto come un pretesto per avvelenare l’ambiente e controllare il clima.




Sunday, June 13, 2010

Un batterio uccide i kiwi italiani (articolo di Luca Zanini)

Intanto le precedente post su TE le etichette continuano a contenere il nome del grande sienziato Alfred Einstein

http://www.tankerenemy.com/2010/06/un-batterio-uccide-i-kiwi-italiani.html

Un batterio uccide i kiwi italiani (articolo di Luca Zanini)

Le scie chimico-biologiche distruggono le coltivazioni di kiwi nel Lazio

Un batterio sta compromettendo le coltivazioni di kiwi nel Lazio. Il problema si inquadra nella crisi agricola che ha colpito ampie aeree cerealicole ed ortofrutticole negli Stati Uniti meridionali ed in California: imprenditori agricoli ed agronomi si arrovellano per tentare di comprendere le cause del fenomeno e soprattutto per arginare i danni, ma, senza tema di smentita, possiamo affermare che le scie chimico-biologiche sono all'origine della batteriosi che ha aggredito i kiwi. Infatti, "sul banco degli imputati è lo Pseudomonas syringae pv. actinidiae, il microrganismo che provoca la «Batteriosi del Kiwi», un cancro batterico che conduce a morte la pianta." Non è forse lo Pseudomonas syringae uno degli "ingredienti" tipici delle chemtrails? Sarà ora che gli agricoltori (e non solo loro) si sveglino, se non vogliono perdere interi raccolti e finire in rovina.

Ringraziamo l'amico Luka78 per la segnalazione.


CISTERNA DI LATINA - «Se la strage delle palme ad opera del punteruolo rosso vi ha impressionato, aspettate di vedere che cosa sta facendo la batteriosi ai nostri kiwi». Cisterna di Latina, 50 chilometri a Sud di Roma. Siamo nella «piccola Nuova Zelanda», come l'hanno ribattezzata gli esperti di agricoltura: nelle verdi campagne che vanno da Cori al mare si coltivano i migliori kiwi d'Italia. E' una produzione da record, ora minacciata dal cancro dell'actinidia. L'Italia è il primo produttore di kiwi dell'emisfero Nord (dopo la Cina, paese d'origine del prezioso frutto), seguita dalla stessa Nuova Zelanda, terra dove l'actinidia è considerata un bene nazionale. Il Lazio è terzo in classifica con novemila ettari a kiwi, di cui settemila dalla periferia sud della Capitale fino ai frutteti intorno a Cisterna, l' area più importante dell'emisfero. Sono a rischio oltre 1 milione e cinquecentomila tonnellate di prodotto.

TRENT'ANNI DI FATICHE - Sarà un raccolto da crisi quello del prossimo autunno (si va fino alla terza settimana di novembre): un danno di milioni di euro per quello che è uno dei migliori kiwi sul mercato: il «kiwi Latino», premiato nel 2004 con l'attribuzione dell'I.g.p. europea. Trent'anni dopo il primo impianto di quello che sarebbe divenuto lo «smeraldo dolce» dell'Agro Pontino, sotto i pergolati ombreggiati da grandi foglie tonde, si aggirano preoccupati gli agricoltori di Latina: un microrganismo sta distruggendo gran parte delle produzioni della provincia. Era il 1973 quando, in frazione Borgo Flora, Aldo Lepidio e Renato Campoli avviarono le prime colture della varietà Actinidia Hayward, tuttora la più diffusa.

IL GIALLO E IL VERDE - Sul kiwi giallo - che nella provincia di Latina è coltivato su circa 900 ettari - la batteriosi si è sviluppata su circa il 90% della produzione. Tant'è che circa il 40% degli impianti di questa varietà sarebbe già stao estirpato o tagliato, unico modo di contrastare la batteriosi. «Siamo davvero preoccupati - dichiara Alfio Lepidio, erede dei primi coltivatori di kiwi del Lazio - Anche sulla varietà verde ci sono segnali allarmanti. Le foglie si presentano con macchie circolari nere e tendono ad accartocciarsi su sé stesse». Soltanto in provincia di Latina, i danni ammontavano, a metà maggio, a 60 milioni di euro; colpito l'80% delle piante di varietà Gold, su un'area infettata di circa 400 ettari.


IL KILLER SILENZIOSO - Sul banco degli imputati lo Pseudomonas syringae pv. actinidiae, il microrganismo che causa la «Batteriosi del Kiwi», un cancro batterico che conduce a morte la pianta, una patologia grave - in poco tempo la pianta può morire - di cui non sarebbe stata chiarita la provenienza e per la quale, al momento, non sarebbe stata individuata alcuna cura. Il problema sembrerebbe legato all'importazione dello «Jin Tao» (il kiwi giallo di origine neozelandese), ma l'infezione - come si è visto - non riguarda più solo i kiwi gialli. Secondo la Coldiretti, il kiwi «rischia di scomparire» sia dalla provincia di Latina sia da quella di Roma, «se non si individua al più presto una strategia medica». Nella sola area della capitale si potrebbero perdere circa 340mila tonnellate di kiwi (è una delle aree a maggior resa per ettaro).

FOCOLAI A MACCHIA DI LEOPARDO - David Granieri e Vito Tizzano, rispettivamente direttore e presidente della Coldiretti Roma, sottolineano la diffusione dell'epidemia: «Stiamo assistendo ad una crescita dei focolai - spiegano - dato che la patologia si sta diffondendo a macchia di leopardo, dal kiwi giallo a quello verde». Mercoledì 9 giugno, a Latina, si è tenuto un vertice tra istituzioni e produttori per tentare di dar vita ad un tavolo tecnico di concertazione per individuare le strategie di cura nonché le iniziative politiche al fine di reperire i fondi necessari a coprire i danni. Giovedì 10 è in programma a Roma, presso il C.R.A. (Centro di ricerca per la frutticoltura) un seminario sulla batteriosi, ma è ormai da quasi un mese che si tengono incontri tra associazioni di produttori, Coldiretti, Istituto di patologia vegetale dell'Università di Roma e la Regione Lazio, rappresentata da Roberto Ottaviani, nuovo direttore vicario del servizio fitosanitario regionale.

LAVORATORI A RISCHIO - Pesanti le conseguenze sul fronte occupazionale: da Roma a Latina. Il 30 per cento della produzione nazionale è «Made in Lazio», con un totale di circa 1,5 milioni di tonnellate raccolte, di cui 340mila a Roma, oltre 1 milione a Latina e 105 mila a Viterbo. Decine di aziende e centinaia di lavoratori rischiano la bancarotta, anche perché, nel Lazio, Castelli Romani e Pianura Pontina sono diventati un luogo ideale di coltivazione e non solo per le caratteristiche del terreno di origine vulcanica. Pesa una fortuita casualità climatica. Le stagioni dei campi, intorno a Latina, sono esattamente le stesse di quelle delle coltivazioni dei kiwi in Nuova Zelanda, solo che sono al contrario: il nostro novembre è la loro primavera. Così, quando a Sud di Auckland curano l' impollinazione, qui si raccoglie il miglior prodotto d' Europa; quando per i Neozelandesi è inverno, qui i frutti crescono a grappoli sotto il largo fogliame. «Mio padre - racconta Alfio Lepidio camminando tra i filari - cominciò con poco più di un ettaro. Oggi ne abbiamo 70 di proprietà, ma commercializziamo 70 mila quintali raccolti su oltre 200 ettari ed esportiamo in Russia, India, U.S.A. ed Australia. La crisi da batteriosi potrebbe metterci in ginocchio». Gli agricoltori sono tutti preoccupati, «ma confidiamo nella ricerca perché, al momento, non ci sono prodotti idonei a fermare il batterio».

VIAGRA VERDE - Il consumo di kiwi in Italia, a fronte di una riduzione generale dell'acquisto di frutta, è tra i pochi a non aver subito flessioni. Al contrario, negli ultimi anni è cresciuto, anche grazie alla sua fama di frutto salutare: oltre ad un elevato contenuto di vitamina C (85 mg per 100 g) e ad un rapporto ottimale sodio/potassio, contiene actinidina - enzima che rende digeribili le carni - vitamine A ed E, potassio, magnesio e perfino arginina, un potente vasodilatatore. Secondo uno studio statunitense, le percentuali di arginina nel frutto sono così elevate da farne un vero e proprio «viagra verde».


Fonte: corriere.it