L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

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Monday, December 24, 2012

Dal sistema immunitario al sistema nervoso al sistemati i tuoi due neuroni in croce e pure malati

autismovaccini.com/2012/12/24/dal-sistema-immunitario-al-sistema-nervoso/

Dal sistema immunitario al sistema nervoso

neuroimmunologiaLe cellule immunitarie sono in grado di far sentire i loro effetti sul sistema nervoso. A livello cerebrale, le citochine, prodotte dal sistema immunitario, sono in grado di segnalare praticamente in tutti i reparti del cervello, ma, in particolare, nelle aree ipotalamiche e ippocampali.
Per la prima volta nel 1975, con i lavori di Hugo O. Besedovsky, venne dimostrato che, nel corso di una reazione immunitaria, si hanno modificazioni endocrine. L’ipotesi formulata fu che dalle cellule immunitarie partissero segnali capaci di giungere fino al cervello.
Gli anni successivi hanno ampiamente dimostrato che il gruppo delle citochine infiammatorie, IL-1, IL-6 e TNF-α, sono in grado di indurre modificazioni biologiche rilevanti sia a carico dei principali assi neuroendocrini, soprattutto l’asse dello stress, sia a carico dei più importanti sistemi di neurotrasmissinone cerebrale.
L’IL-1 in particolare è un potente attivatore dell’asse dello stress, di quello della crescita e della prolattina, mentre inibisce l’asse tiroideo e gonadico. Al tempo stesso, è documentata l’azione della IL-1 sui principali neurotrasmettitori, con un buon incremento del metabolismo e quindi del consumo di noradrenalina, dopamina e serotonina.
Inoltre, rilevante è l’azione eccitatoria dell’IFN-γ [Interferone gamma], recentemente confermata, sul recettore del glutammato: la citochina del Th1 entra così nei meccanismi patogenetici della neurodegenerazione, a conferma del pieno coinvolgimento del sistema immunitario nella degenerazione dei neuroni.
Infine, sempre il gruppo di Besedovsky ha trovato, nel cervello dell’animale da esperimento, un aumento della produzione di IL-1β [Interleuchina 1β, meglio conosciuta come catabolina] dopo una fase di stimolazione neuronale, che costituisce il modello sperimentale dell’apprendimento e della memorizzazione umana.
Le modificazioni biologiche appena descritte, prodotte dalle citochine nel cervello, ci danno ragione di significative modificazioni comportamentali, ma, prima di descriverle, è opportuno completare il quadro descrivendo come le citochine arrivano fin dentro il cervello e se lo stesso è organo bersaglio oppure anche produttore di citochine.
Le citochine arrivano al cervello seguendo due vie: una umorale, che viaggia con la circolazione sanguigna, l’altra nervosa, il cui segnale viene raccolto e convogliato nel cervello dalle grandivie di collegamento nervoso, soprattutto dal nervo vago.
La via nervosa è rilevante per la segnalazione citochinica che parte dall’apparato gastrointestinale, dal fegato in particolare, come luogo cruciale della risposta infiammatoria.
Numerose sono le prove sperimentali che dimostrano la possibilità di bloccare la trasmissione della segnalazione citochinica nel cervello , recidendo il vago sotto il diaframma dei poveri animali utilizzati nella sperimentazione da laboratorio. Questo vuol dire che la via vagale è fondamentale  per segnalare rapidamente al cervello quello che accade in periferia.  Al tempo stesso, il vago, dopo aver portato il messaggio al cervello, retroagisce sulla fonte. Ci sono numerosi  studi, infatti, che segnalano il ruolo antinfiammatorio  del vago epatico efferente [che cioè torna al fegato].
La via umorale è quella che porta le citochine circolanti a contatto con la barriera ematoencefalica, che però, se non è infiammata, non le fa passare. L’aggiramento della barriera può avvenire in vari modi:
  • Entrando in aree cerebrali in cui la barriera è scarsa o assente, come l’ipofisi e i cosiddetti organi circumventricolari. Queste strutture nervose sono collocate in posizione strategica, in quanto si può affermare che le terminazioni dei neuroni sono “a bagno” nel sangue e nel fluido cerebrospinale, che circola i ventricoli. Sono quindi in grado di recepire i segnali contenuti nei fluidi. Al tempo stesso, gli organi circumventricolari sono strettamente interconnessi con l’ipotalamo e quindi sono in grado di rispedire, via fibre nervose, il messaggio ricevuto con il sangue alla centrale di comando dello stress.
  • Inducendo la produzione di mediatori infiammatori, come la prostaglandina E2 [PGE2]. In effetti, con un lavoro pubblicato su Nature nel marzo 2001, si è avuta la dimostrazione sperimentale dei meccanismo con cui l’infiammazione dalla periferia del corpo può arrivare fin dentro il cervello, penetrando la barriera ematoencefalica. Un gruppo di ricerca del Karolinska Institute di Stoccolma, in Svezia, ha dimostrato che l’infusione per endovena di interleuchina-1 [IL-1] è in grado di indurre nel cervello di un animale sano, nel giro di poche ore, un aumento netto di prostaglandina E2 [PGE2], la quale diventa mediatore fondamentale della propagazione dello stimolo infiammatorio dalla rete dei capillari al tessuto. Successive ricerche hanno confermato l’importanza di questa via di ingresso al cervello.
  • Infine, inducendo la sintesi di citochine nel cervello con le interferenze al sistema immunitario provocate dalle vaccinazioni. In un neonato, gli attacchi da virus e microrganismi, avvengono solo tramite tre vie: naso, bocca e vaccini. Questi ultimi inducono una potente azione infiammatoria che porta le citochine circolanti a contatto con la barriera ematoencefalica.
Quest’ultimo aspetto permette di descrivere come anche il cervello produce le citochine. In effetti, è dimostrato che il gruppo delle “magnifiche tre” [IL-1, IL-6 e TNF-α] viene normalmente prodotto da parte delle cellule microgliali e degli astrociti.
Soprattutto l’ipotalamo, il talamo, i gangli della base [ciò che costituisce un pò la "scatola nera" del nostro cervello] esprimono, normalmente, anche da parte dei neuroni, la presenza di basse quantità di citochine infiammatorie, le quali quindi entrano nei normali processi di attivazione cerebrale.
Se arrivano robusti segnali citochinici di tipo infiammatorio dall’esterno del cervello, è plausibile che la normale produzione endogena di citochine infiammatorie possa aumetare. Con quali conseguenze?
La gravità delle conseguenze, ovviamente, dipenderà dal grado di intensità e dalla persistenza della segnalazione infiammatoria nel cervello.
George P. Chrousos, ha descritto una sindrome, definita Sickness syndrome, che potremmo chiamare malassere, i cui sintomi, elencati nel box qui sotto, sono tutti riferibili all’azione delle citochine e degli altri mediatori infiammatori nel cervello.
Sintomi – anoressia, nausea, fatica, depressione, sonnolenza, cefalea, aumentata sensibilità dolorifica [iperalgesia], aumento della temperatura [febbricola, febbre].
Modificazioni biologiche – aumento dell’attività metabolica, aumento delle proteine della fase acuta [PCR e tante altre].
Cause – citochine infiammatorie, altri mediatori dell’infiammazione
E’ soprendente come tutto ciò si riscontra anche nei nostri figli, non è vero? Eppure vi sono dei “babbei perdigiorno” che si divertono, insultando e diffamando i nostri figli, a negare un fenomeno così evidente come quello dei tanti bambini rovinati da scriteriate campagne vaccinali. Senza ombra di dubbio sono “pagati” per farlo, la cosa non mi/ci tange, perchè sono troppo “stupidi ed ignoranti” per accorgersi che ciò che si vede… è proprio ciò che si vede!
La mancanza di competenze sanitarie di questi “disturbati mentali”, privi di mezzi intelletivi per dibattire [dibattIre????? impara l'italiano...] un simile contenuto, e le loro “reiterate fesserie” che espongono un’abissale nudità intellettuale, un animo arido, una personalità viscida e spenta, non meritano alcun approfondimento! [togli le virgolette, se ne hai il coraggio e fa' nomi e cognomi, poveretto - devo giusto estinguere un mutuo. E CHI è pagato DA CHI?]
A conclusione dell’esame delle relazioni dirette tra tessuto nervoso e cellule immunitarie, viene spontaneo chiedersi di quali entità siano le differenze tra le molecole impiegate dai due sistemi. Per rispondere si possono riportare le parole di che appaiono spesso nei lavori del gruppo di David Felten:
In effetti, la distinzione tra un neurotrasmettitore e una citochina è diventata meno chiara, poichè i nervi possono sintetizzare e rilasciare sostanze infiammatorie, come l’istamina e citochine, come IL-1 e IL-6; d’altra parte, le cellule del sistema immunitario possono sintetizzare e rilasciare neurotrasmettitori e neurormoni, come CRH [ormone dello stress], ACTH [ormone adrenocorticotropo, volge anche funzione di neurotrasmettitoreoppioide], endorfine [dotate di proprietà analgesiche e fisiologiche simili a quelle della morfina e dell'oppio, ma con portata più ampia], VIP [Vasoactive Intestinal Polypeptide, sembra agire come neurotrasmettitore inibitorio sul muscolo liscio vascolare e non vascolare], e altri ancora.
Il linguaggio che usa il nostro organismo è unitario ed è fondato su parole riconoscibili da tutti i reparti del network. Questo spiega come il cervello può essere influenzato dagli altri grandi sistemi di regolazione dell’organismo, fino a contribuire alla patogenesi dei cosiddetti disordini mentali.
L’autismo è l’espressione comportamentale di una sofferenza neurologica, e se non correttamente compresa nei suoi aspetti biologici e intossicatori, non curata in tal senso, peggiora nel tempo, aggravando le cefalee ed i disturbi sensitivi di cui molti ragazzi soffrono.

Saturday, November 24, 2012

HLA: la nostra carta d’identità biologica e la tua impronta digitale di falsario e scopiazzatore


http://autismovaccini.com/2012/11/24/hla-la-nostra-carta-didentita-biologica/

HLA: la nostra carta d’identità biologica

Pubblicato da Gabriele Milani ovvero un poveretto che pensa che scopiazzando e postando paroloni e sigle che non capisce siano tutti imbecilli (sua speranza) e vadano dietro alle scemenze pericolose che spara sulla salute e - purtroppo - qualcuno ci casca su 24 novembre 2012
Nel 1936 venne scoperto, nelle cellule del topo, un particolare complesso proteico, che studi successivi identificarono come “maggior complesso di istocompatibilità“, o di compatibilità tessutale [MHC, Major Histocompatibility Complex], così definito perchè alla sua presenza è legata la capacità di rigetto di un trapianto.
Vent’anni più tardi [1958] un complesso analgo venne individuato nell’uomo e battezzato HLA [Human Leukocyte Antigen], ma solo nel 1974 si sono avuti gli esperimenti decisivi che hanno dimostrato il legame tra questo complesso e l’azione del sistema immunitario.
Eccone la sintesi: se si prelevano cellule linfocitarie citotossiche di un topo immunizzato contro un virus e si mettono a contatto, in provetta, questi linfociti con proprie cellule infettate dal virus, i linfociti reagiscono rapidamente riconoscendo l’infezione e distruggendo le cellule. La stessa cosa non accade se a questi linfociti citotossici si presentano cellule infettate dallo stesso virus, ma prelevate da un altro ceppo murino.
In sostanza, i linfociti, pur attivi contro il virus, per riconoscerlo hanno bisogno della mediazione di un meccanismo legato alle proprie cellule, il “maggior complesso di istocompatibilità“, per l’appunto. Per dirla in termini filosofici, il sistema immunitario riconosce l’estraneo solo riconoscendo se stesso e il suo organismo [self]. [AHAHAHAHAHAH POVERETTO: PERCHE' NON DICI CHE HAI COPIATO DA QUI? http://tinyurl.com/d5rz29j]
MHC e HLA esprimono due varianti fondamentali: di tipo I e di di tipo II.

Praticamente tutte le cellule esprimono HLA di tipo I [HLA-I in sigla]: serve a presentare in superificie molecole, interne alla cellula, a cui il complesso si lega.
Quindi, HLA-I serve a presentare antigeni propri normali, antigeni di cellule trasformate [tumori] e antigeni di ospiti indesiderati [virus e batteri intracellulari]. Nel primo caso, HLA-I mostrerà al linfocita la propria carta d’identità, che accomuna la cellula al resto dell’organismo e quindi anche al linfocita stesso, nel secondo caso segnalerà una trasformazione maligna, nel terzo caso un’infezione intracellulare.
I linfociti T che riconoscono HLA-I sono soprattutto i citotossici CD8+, perchè sono loro che, una volta individuati antigeni estranei o strani, hanno la possibilità di distruggere cellule infettate da ospiti indesiderati intracellulari o cellule neoplastiche.
HLA-II, invece, viene espresso in modo più ristretto, di regola solo su alcune cellule immunitarie: linfociti B, macrofagi e cellule dendritiche. Resta il fatto che, sotto infiammazione, soprattutto in presenza di interferone-gamma [INF-γ], può ampliarsi l’arco delle cellule capaci di esprimere HLA-II e quindi estendersi l’attivazione immunitaria.
Questo complesso serve a presentare materiale esogeno: batteri extracellulari, virus che non si integrano nella cellula e in genere proteine extracellulari.
I linfociti che si legano a HLA-II sono del tipo CD4 [T helper], che organizzano una riposta adeguata all’antigene, che è di tipo extracellulare: cioè sollecitando i linfociti B a produrre anticorpi che neutralizzeranno batteri, virus non ancora nascosti nelle cellule, nonchè marchiando proteine che verranno fagocitate dai macrofagi.

E’ quindi intuitivo che il sistema HLA rappresenta uno snodo delicatissimo della risposta immunitaria.

Le interferenze al sistema immunitario provocate dai vaccini nella presentazione possono dare vita a risposte non controllate: i linfociti possono non riconoscere correttamente il complesso HLA-I che presenta una normale proteina, per esempio, della tiroide, oppure possono essere indotti in errore dalla presenza di HLA-II, dove normalmente non dovrebbero essere. In entrambi i casi la conclusione sarà pericolosa: il sistema si attiverà contro una struttura in realtà normale producendo danni.

Non c’è organo che non sia interessato dal sistema immunitario, o perchè possiede un proprio distaccamento permanente o perchè viene costantemente monitorato tramite la circolazione sanguigna e linfatica.

In passato si pensava che il cervello fosse al riparo, fosse, come scriveva Niels Jerne, “un luogo privilegiato, protetto dalla barriera ematoencefalica“. La convinzione si basava non solo sul ruolo di filtro svolto dalla barriera, ma anche sulla constatazione che il cervello non viene toccato dalla normale circolazione linfatica, fondamentale sistema di trasporto delle cellule immunitarie.
Il ruolo drenante del sistema linfatico, nel cervello, è svolto dal liquido cerebrospinale, che viene prodotto in larga misura da particolari strutture dei ventricoli cereberali e che, come la linfa, si riversa nel torrente sanguigno tramite il sistema nervoso.
Questo vuol dire che gli antigeni che arrivano al cervello con il sangue e che quindi sono presenti nel liquido cerebrospinale possono essere intercettati da cellule dendritiche e da macrofagi, che danno il via a una reazione immunitaria all’interno del cervello che coinvolge sia le cellule immunitarie presenti nell’organo [microglia] sia linfociti che attraversano la barriera che protegge il cervello provenineti dalla milza e dai linfonodi cervicali.
Come descritto, per esempio, in TNF: cervello, cuore, cute, fegato, macrofagi, la ricerca degli ultimi quindici anni ha spazzato via le cautele sulla comunicazione tra sistema immunitario e sistema nervoso.
Le ricerche di David Felten [Rochester University] e di Karen Bulloch [Stony Brook University di New York], hanno dimostrato con l’evidenza delle microfotografie elettroniche lo stretto contatto che c’è tra fibre nervose che innervano tutti gli organi linfoidi [timo, midollo osseo, milza, linfonodi, tesuto linfoide intestinale] e le cellule immunitarie, formando delle vere e proprie sinapsi, chiamate anche “giunzioni neuroimmunitarie
Le ricerche di Candace Pert, di Edween Blalock e di altri hanno dimostrato che i linfociti, i macrofagi e altre cellule immunitarie sono dotati di recettori per i principali neurotrasmettitori e neuropeptidi e, al tempo stesso, sono in grado di produrre neurormoni e in generale sostanze attive sul sistema nervoso.

Tutto ciò contribuisce a creare un quadro impressionante, ancora da completare e, soprattutto da decifrare nella sua interezza, che rivoluziona, con l’evidenza dei fatti, la tradizionale concezione del sistema immunitario come mero meccanismo di difesa comandato dallo stimolo antigene. In realtà, le cellule immunitarie, oltre allo stimolo antigenico, reagiscono agli stimoli che provengono sia dal cervello sia dal sistema endocrino.

Alla luce delle conoscenze attuali, si può affermare che la risposta all’antigene [l'aggressore iniettato con i vaccini] è fortemente condizionata dal sistema nervoso e da quello endocrino e che il suo automatismo dipende largamente dall’ambiente neuroendocrino nel quale si svolge la reazione immunitaria. I linfociti presentano recettori per i più importanti neurotrasmettitori [adrenalina, noradrenalina, acetilcolina] nonchè per numerosi ormoni ipotalamici e ipofisari.

Gli scienziati concordano su un punto fondamentale: il cervello “monitorizza” costantemente l’attività del sistema immunitario e ciò è dimostrabile dalla misurazione delle modificazioni dell’attività dei neurotrasmettitori cerebrali.

Alcune malattie neurodegenerative classiche, come l’Alzheimer e il Parkinson, ma soprattutto i disordini neurologici come la Sclerosi Multipla e l’Autismo [encefalopatia indotta dalle sostanze neurotossiche contenute nei vaccini], hanno alla base un’infiammazione mal controllata sostenuta dal sistema immunitario.

Poichè gli antigeni HLA di un individuo differiscono da quelli degli altri individui, ecco dunque spiegato perchè soprattutto i vaccini contenenti DNA estraneo e/o emoderivati di origine sospetta [al pari delle trasfusioni di sangue] espongono il ricevente agli antigeni HLA che gli vengono inoculati artificialmente. Questo accade perchè le cellule di DNA estraneo e/o emeoderivati sospetti si comportano allo stesso modo di virus e batteri, stimolando e sovraccaricando il sistema immunitario del ricevente.

Le differenze antigeniche fra individui della stessa specie sono definite alloantigeni e l’esposizione ad alloantigeni comporta la formazione di alloanticorpi. Gli anticorpi che scaturiscono da un’alloimmunizzazione hanno la caratteristica di essere citotossici. Una volta fissati sulle cellule che possiedono gli antigeni corrispondenti, questi anticorpi determinano l’attivazione di un gruppo di proteine chiamate complemento, che fanno sempre parte del sistema immunitario, e che sono responsabili della lisi dei leucociti.

Proseguire a sbugiardare l’origine genetica dell’autismo, non è difficile!

Mentre i ricercatori proseguono a individuare localizzazioni in specifiche regioni cromosomiche alla ricerca dei geni dell’autismo: un ago nel pagliaio, è bene ricordare che gli antigeni HLA sono il prodotto dei geni di una particolare regione cromosomica localizzata sul braccio corto del sesto cromosoma.
Come riportato nella figura qui accanto, questa regione è suddivisa in quattro parti che, partendo dal centromero, sono nell’ordine: D, B, C, A.
La regione BCA contiene i geni che codificano per gli antigeni di classe I mentre i geni per gli antigeni di classe II sono contenuti nella regione D.
Interposto fre queste due regioni vi è un gruppo di geni non correlato con l’HLA. Esso comprende i geni per la frazione C2 e C4 del complemento, per le molecole Bf, per il TNF [Fattore di Necrosi Tumorale ] e i geni per la 21-idrolasi, enzima importante per la biosintesi degli ormoni corticosteroidei.
La regione HLA BCA è caratterizzata da un estremo polimorfismo. Ciò significa che, dello stesso gene, esistono numerose forme alternative o alleli. L’insieme dei geni HLA presenti in un singolo cromosoma è chiamato aplotipo. Poichè l’uomo è un organismo diploide e i cromosomi sono disposti a coppie, formate da un elemento di origine paterno e uno di origine materno, ogni individuo riceve due aplotipi, costituiti da quattro antigeni, uno per serie D, B, C, A.

Data la relativa bassa frequenza di ciascun antigene e il numero assai rilevante di alleli, ne risulta un polimorfismo eccezionalmente elevato sinora MAI evidenziato nell’uomo. Per questo motivo, dichiarare l’Autismo come “malattia genetica” è quanto di più antiscientifico al mondo e serve esclusivmente come paravento ai medici collusi alle case farmaceutiche per creare confusione nei genitori.

Anche se volessimo considerare le leggi di Mendel, che sono alla base della genetica e secondo le quali vengono definite le combinazioni degli aplotipi che sono trasmessi dai genitori ai figli, solo nel 1% dei casi si potrebbero osservare dei crossing-over che darebbero origine a una ricombinazione con la formazione di nuovi aplotipi.

Proseguire a ingannare i genitori non è più consentito!

Con i vaccini multivalenti dell’infanzia si inducono pericolosissime interferenze immunitarie e altrettanto pericolosi processi infiammatori, soprattutto a carico del cervello, che sono fonte di guai per l’organismo e compromettono ineluttabilmente la vita di un essere umano dal momento in cui esso viene al mondo.
Con la sentenza n. 258 del 20-23 giugno 1994 la Corte Costituzionale ricorda che è “necessario porre in essere una complessa e articolata normativa di carattere tecnico che individui esami chimico-clinici idonei a prevedere e prevenire possibili complicanze da vaccinazione“. [POVERETTO FALSARIO: QUI http://tinyurl.com/2ehmgvt c'è l'INTERA PRONUNCIA della Suprema Corte,  che dice ALTRO. BUFFONE PENOSO.] Solo l’Istituto Superiore di Sanità con la sua nota del 7 aprile 1998, ai quali si sono aggiunti i Decreti del Ministero della Salute del 17 aprile 1999 e del 18 giugno 2002, e il solito CDC nel 2002, non ritengono necessari a livello “routinario” nè la visita medica nè accertamenti invasivi pre/post vaccinali.
In realtà è estremamente utile, se vogliamo preservarci dai danni, esigere di giocare tutte le carte oggi a disposizione per conoscere lo stato immunitario del bambino che potrebbe essere sottoposto a vaccinazione.

Saturday, September 1, 2012

Come è possibile giustificare ancora l’iniezione di alluminio nei neonati? Come è possibile che esistano certi straccioni indipezzenti?


Uno dice: "tdm, sei fissato coi vaccini". No, rispondo: son fissato coi ciarlatani che sparano cazzate pericolose in materia di salute a mo' di AK47 perennemente carico. Perché un conto sono le troiate su UFO ecc. (che non fanno male a nessuno, anzi: alle persone col cervello in testa donano attimi di buonumore) un altro sono certe vaccate in malafede che riporto (come queste) 'anche'
per 'dovere civico', per evitare che anche UN SOLO gonzo ci caschi. Nel caso in questione, basterebbe il titolo: QUANDO MAI SI INIETTA ALLUMINIO NEI BAMBINI?
Commenti miei  in calce, 'godetevi' (si fa per dire) questa montagna di merda a cura di un copiaincollatore che - oltretutto - dovrebbe intendersene di medicina, essendo infermiere.
tdm

http://autismovaccini.com/2012/08/31/come-e-possibile-giustificare-ancora-liniezione-di-alluminio-nei-neonati/

Come è possibile giustificare ancora l’iniezione di alluminio nei neonati?

Pubblicato da Milani Gabriele su 31 agosto 2012
Un nuovo studio pubblicato da Journal of Trace Elements in Medicine and Biology avanza una possibilità inquietante: l’idrossido di alluminio, adiuvante comunemente utilizzato nei vaccini dell’infanzia [soprattutto nell'esavalente e nell'anti-pneumoccica], è causa di sovraccarico d’alluminio nel sito dell’iniezione e contribuisce alla patogenesi di malattie come la sindrome da stanchezza cronica, miofascite macrofagica e pseudolinfoma sottocutaneo.
Ciò che crea stupore è la valutazione del caso di una donna di 45 anni che, molti anni dopo aver ricevuto le vaccinazioni, ha manifestato una forma di pseudolinfoma sottocutaneo indotto proprio dai vaccini inoculati in quella precisa zona del corpo, ovvero una forma di lesione cutanea caratterizzata dalla raccolta di linfociti, macrofagi e cellule dendritiche della cute. I ricercatori hanno eseguito una biopsia cutanea nel sito di iniezione dei vaccini e hanno trovato la presenza di Alluminio nei macrofagi. Quando il campione di pelle è stato esaminato si è rilevata la presenza di 768,1 microgrammi per grammo, in peso a secco, contro 5,61 e 9,13 microgrammi di altri due pazienti inseriti nel caso controllo: ben 153 volte superiore alla norma!
Lo studio ammonisce:
Data la patologia della paziente e l’alta concentrazione di alluminio nella biopsia cutanea, gli autori desiderano richiamare l’attenzione in merito all’utilizzo di sali d’alluminio noti per essere efficaci nella preparazione di vaccini singoli o multipli. Il possibile rilascio di alluminio può indurre altre patologie imputabili alla nota tossicità di questo metallo.
I sali di alluminio e altri adiuvanti dei vaccini sono utilizzati per aumentare la risposta anticorpale, ma svolgono questa loro funzione attraverso la ipersensibilizzazione e/o la disregolazione del polo umorale del sistema immunitario [Th2] che, in termini immunologici, equivale a tirare un calcio ad un alveare.
Mentre la presenza di questi adiuvanti consente ai produttori di indurre una stimolazione anticorpale utilizzando meno antigeni [una scelta di profitto], questa reazione anticorpale indotta sinteticamente produce effettivamente un aumento anticorpale ma non assicura che la risposta anticorpale si concentri sull’antigene corretto, contibuendo quindi a minare il concetto di antigene-affinità che dovrebbe essere alla base di misurazione dell’efficacia di un vaccino. Infatti, questi anticorpi stimolati in modo totalmente innaturale generano reazioni incrociate [ad esempio contro la proteina basica della mielina - MBP], causano la rottura della tolleranza del sistema immunitario nel riconoscimento di ciò che è proprio rispetto a ciò che è estraneo [concetto del self e del non-self], scatenando reazioni autoimmunitarie.
E’ decisamente curioso come l’idrossido d’alluminio è iniettato in miliardi di persone ed è utilizzato da un secolo come adiuvante nei vaccini, ma il suo meccanismo d’azione ancora oggi non è del tutto chiaro ed è oggetto di studi approfonditi solo da cinque anni, ovvero dopo che vi sono stati tentativi [mai andati a buon fine] di eliminare la presenza di mercurio nei vaccini.
Sappiamo che l’idrossido di alluminio induce una risposta immunitaria attaverso l’attivazione della risposta infiammatoria all’interno delle cellule mieloidi, attraverso l’attivazione di una chiave immunomediata dell’infiammazione che è nota per indurre la morte celluare. Tuttavia, senza comprendere l’esatto meccanismo d’azione, risulta inaccettabile poter accettare per principio un simile pericolo per la salute dei neonati.
Qui di seguito trovate allegata una fotografia che racchiude [se non fosse che nulla c'è da ridere] il folle concetto dichiarato dal nostro Ministero della Salute in merito alla tossicità dell’alluminio, vecchio al 2003, e che spesso entra a far parte delle definizioni fuorvianti dei nostri media in merito agli imprecisati ”recenti studi di sicurezza dei vaccini del Board Scientifico Vaccinale” assunti come prova per rigettare la correlazione autismo e vaccinazioni

Il fosfato di alluminio contiene il 41,79% di alluminio molecolare mentre l’idrossido di alluminio ne contiene il 34,58%, e dato che ogni dose di ESAVALENTE ILLEGALE contiene rispettivamente 1,45 mg di fosfato di alluminio e 0,95 mg di idrossido di alluminio, risulta che ogni dose contiene 935 mcg di ALLUMINIO MOLECOLARE.  Se poi pensiamo che al vaccino ESAVALENTE oggi combinano nella stessa seduta il vaccino ANTIPNEUMOCOCCICO che contiene altri 125 mcg di ALLUMINIO MOLECOLARE, se la matematica non è un’opinione comporta un carico totale di ALLUMINIO MOLECOLARE di 1060 mcg.
Pertanto, cari medici vaccinatori, quando iniettate 1060 mcg di ALLUMINIO MOLECOLARE in un neonato di 6 kg siete coscienti del potenziale danno che state provocando?
Lo scorso anno, uno studio pubblicato sulla rivista Current Medicinal Chemistry  [intitolato "Adiuvanti vaccinali con alluminio: sono sicuri?"] ha sottolineato i problemi di sicurezza:
L’alluminio è una neurotossina sperimentalmente dimostrata e l’adiuvante più comunemente utilizzato nei vaccini. Nonostante i quasi 90 anni di uso diffuso degli adiuvanti in alluminio, la comprensione medica e della scienza medica in merito al meccanismo di azione è ancora notevolmente scarsa. C’è anche una notevole scarsità di dati al riguardo della tossicologia e farmacocinetica di questi composti. Nonostante questo, la nozione che l’alluminio nei vaccini è sicuro sembra essere ampiamente accettata. La ricerca sperimentale, tuttavia, dimostra chiaramente che gli adiuvanti con alluminio inducono gravi disturbi immunologici negli esseri umani. In particolare, l’alluminio sotto forma di adiuvante comporta un rischio di reazioni autoimmunitarie, infiammazione cerebrale a lungo termine e relative complicazioni neurologiche, e possono avere profonde e diffuse conseguenze negative sulla salute. A nostro parere, la possibilità che il beneficio del vaccino è stato sopravvalutato e il rischio di potenziali effetti negativi sottovalutato, non è stata valutata rigorosamente dalla comunità medica e scientifica”.
Un altro studio pubblicato nel 2011 sulla rivista Journal of Inorganic Biochemistry ha sollevato il tema della correlazione tra autismo e vaccinazioni, concentrandosi sul ruolo cruciale degli adiuvanti in alluminio come agenti neurotossici. Vale veramente la pena leggere l’abstract dello studio, in quanto non sarà mai possibile ritrovare queste informazioni in alcun quotidiano, rivista o programma televisivo nazionale
I Disturbi dello Spettro Autistico [DSA] sono gravi malattie mulsistemiche dello sviluppo e rivestono una urgente preoccupazione nella salute pubblica. Disfunzioni del sistema immunitario e disfunzioni cerebrali sono alla base delle carenze determinate nei DSA. L’alluminio, adiuvante più comunemente utilizzato nei vaccini, è una dimostrata tossina neurotossica e forte stimolatore immunitario. Quindi, l’alluminio ha le potenzialità per indurre disturbi neuroimmunitari. Nel valutare il grado di tossicità nei bambini, devono essere considerati alcuni punti chiave:
  • i bambini non dovrebbero essere mai considerati come “piccoli adulti”, in quanto la loro particolare ed unica fisiologia li rende vulnerabili agli insulti tossici;
  • se la sola esposizione all’Alluminio con pochi vaccini può portare alla compromissione cognitiva e immunitaria negli adulti, è irragionevole non domandarsi se i programmi vaccinali dell’infanzia [spesso contenenti 18 vaccini con vari adiuvanti] sono davvero sicuri;
Applicando i criteri di Hill per stabilire la causalità tra l’esposizione e l’esito, abbiamo valutato se l’esposizione all’Alluminio dei vaccini può contribuire all’aumento della prevalenza dei DSA nel mondo occidentale; i nostri risultati dimostrano che:
  1. i bambini provenienti dai paesi con la più alta prevalenza di DSA hanno una maggiore esposizione ai vaccini contenenti alluminio;
  2. l’aumento dell’esposizione agli adiuvanti con Alluminio è correlata  con l’aumento della prevalenza di DSA osservata negli ultimi decenni negli Stati Uniti,
  3. esiste una correlazione significativa tra la quantità di Alluminio somministrata in età pre-scolare e la prevalenza attuale di DSA in sette paesi occidentali, in particolare a 3-4 mesi d’età
  4. l’applicazione dei criteri di Hill per questi dati indica che la correlazione tra l’Alluminio dei vaccini e i DSA può essere causale;
  5. poichè i bambini rappresentano una frazione della popolazione più a rischio di esposizione all’Alluminio, una valutazione più rigorosa della sicurezza degli adiuvanti in Alluminio è giustificata.
L’Alluminio non ha alcuna nota funzione benefica in biologia. E’ necessario aumentare la consapevolezza della pericolosità di questo metallo nel ruolo del cancro alla mammella, per la sua proprietà d’azione “metalloestrogena”, e per la sua presenza anche nei prodotti per la cura del corpo [per esempio negli antitraspiranti], nei farmaci, nell’ambiente, e nel nostro cibo.
Ricordo il concetto più volte espresso dal 2008 dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare [EFSA] che ha affermato come la quantità settimanale di alluminio nella dieta [di una persona adulta!] non dovrebbe superare 1 mg/Kg di peso corporeo, riducendo di ben sette volte la soglia precedente, eppure si prosegue ad iniettare Alluminio in quantità criminali nel corpicino dei neonati [e qualcuno  ha anche la faccia tosta di paragonare la dose diretta dell'iniezione intramuscolare in un neonato con la dose ipotetica assunta con la dieta dall'adulto].
Nel documento dell’EFSA si fa riferimento ad alimenti [pane, dolci, biscotti, cereali, spinaci, funghi, lattuga], ai latti artificiali per neonati [necessità di fare controlli]; si ritengono trascurabili le quantità di alluminio cedute da rotoli, vaschette, utensili da cucina e sono assolte le lattine. Si cita anche che:
Dopo l’assorbimento, l’alluminio si distribuisce in tutti i tessuti degli animali e dell’uomo accumulandosi in alcuni di essi, in particolare nelle ossa. Il principale trasportatore degli ioni di alluminio nel plasma è la proteina legante il ferro, la transferrina. L’alluminio è in grado di penetrare nel cervello e raggiungere la placenta e il feto“.
E’ ormai chiaro che in osservanza del principio di precauzione, i vaccini che contengono Alluminio [e qualunque altro prodotto tossico] non dovrebbero essere somministrati in neonati di pochi mesi. Alluminio e Vaccini: accoppiata devastante per il cervello

1) lo studio citato è solo un abstract http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22425036
2) riguarda UN SOLO CASO
3) lo straccione "dimentica" di citare la 'fonte'  http://tinyurl.com/7fam7kl ovvero infowars ovvero Alex Jones ovvero uno dei peggiori esseri sulla faccia della terra, e ha 'adattato' il testo (di minchia) con riferimenti all'Italia
4) qui  http://emedicine.medscape.com/article/1099188-overview che cos'è VERAMENTE (anche se divulgativo, il tutto) uno pseudolinfoma
5) leggetevi questo http://tinyurl.com/clfcguf sui vaccini e annessi e connessi, aggiornato al gennaio 2012, che smonta decine e decine di troiate, e smettetela di fracassare i cabbasisi con certe minchiate.
tdm