L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

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Saturday, August 6, 2011

Scettici e dogmatici (seconda parte)

http://zret.blogspot.com/2011/08/scettici-e-dogmatici-seconda-parte.html

Scettici e dogmatici (seconda parte)

Leggi qui la prima parte.

Di fronte a questo spettacolo di una bellezza terribile, Antonio si sente smarrito, teme di precipitare nell’abisso, ma soprattutto è turbato dalle parole dell’interlocutore: “Scopo non c’è! Come potrebbe avere uno scopo Dio? Quale esperienza ha potuto informarlo? Quale riflessione farlo decidere? Prima dell’inizio, non avrebbe agito; agire adesso sarebbe inutile… Come sulla terra, gli esseri che la popolano vi capitano successivamente, così in cielo sorgono astri nuovi – effetti differenti di varie cause. … L’ammettere in Dio parecchi atti di volontà, è come ammettere parecchie cause e distruggere la sua unità. La volontà in Lui non è separabile dall’essenza. Non ha potuto avere un’altra volontà, non potendo avere un’altra essenza e, poiché dall’eternità esiste, eternamente agisce. … Il nulla non esiste! Il vuoto non esiste! … Vi sono ovunque corpi che si muovono sul fondo inalterabile della distesa e se questa fosse in qualche modo limitata, non sarebbe più la distesa, ma un corpo. … La distesa è compresa in Dio il quale non è certo una porzione dello spazio, una tale o talaltra grandezza, ma l’immensità. … Tu gli parli, lo adorni persino di virtù, invece di riconoscere che possiede tutte le perfezioni. Concepire qualcosa al di là sarebbe concepire Dio al di là di Dio, l’essere sopra l’essere. Egli è dunque l’unico Essere, l’unica sostanza. Se la sostanza potesse dividersi, perderebbe la propria natura, non sarebbe più sé stessa, Dio non esisterebbe più. E’ indivisibile, come è infinito; se avesse un corpo, sarebbe composto di parti e non sarebbe più unico né infinito. Dunque non è una persona. … Tu vuoi che Dio non sia Dio: giacché, se provasse amore, collera e compassione, passerebbe dalla perfezione ad una perfezione maggiore o minore. Egli non può abbassarsi ad un sentimento né contenersi in una forma. … Non c’è dubbio che il male lascia indifferente Dio, dato che la terra ne è piena. Pensi che lo tolleri per impotenza o lo conservi per malvagità? … Se fu lui a creare l’universo, superflua è la sua Provvidenza. Se la Provvidenza esiste, la creazione è difettosa…. Non conoscerai mai l’universo nella sua completa estensione, di conseguenza non puoi farti un’idea della sua cagione né avere una giusta nozione di Dio… Tu, però, sei sicuro di vedere? Sei anche sicuro di vivere? Forse nulla esiste”.

Il Diavolo – si sa – è “loico”: la ragione sembra essere dalla sua parte. Ecco perché nessun argomento dialettico potrà mai instillare la fede che è paradosso, contraddizione, “scandalo”. Pascal e Kierkegaard l’avevano inteso. Fedeli, gettate le armi della dimostrazione: esse sono cedevoli, inservibili.

Ci si desta un giorno con il dubbio che tutto sia vano, tutto fortuito. E’ vero che personaggi come Hawking e la Hack riescono a conciliare l’ateismo con il convincimento che il cosmo ha una sua ratio, ma la loro è un’operazione accademica, una visione stiracchiata e piena di falle. Gli atei, persuasi che Dio non è, sono dogmatici: sui dogmi ci si adagia, come fossero soffici cuscini. Beati loro: una certezza, per quanto negativa, è sempre preferibile ad un groviglio di domande. O no? E’ una sfida incessante continuare ad esistere, tentando in ogni modo di arginare le ondate di assurdità che erompono dal caos. Qui l’attimo non è secolo, non è millennio: è eone. “Scopo non c’è”: è l’assenza di un fine che tortura le nostre ore piene-vuote. Se tutto è contingente, siamo in una lotteria cosmica, dove il dolore e la gioia, la morte e la vita sono distribuiti a vanvera. A volte ci pungola il dubbio che il senso che rintracciamo negli eventi sia una costruzione mentale a posteriori, come le figure che vediamo, a causa della pareidolia, nelle forme accidentali delle nuvole. Il significato è un’illusione ottica della coscienza: d’altronde di fronte a pochi densi sincronismi, quanti sono i lanci insensati!

Ci si chiede come sia possibile che ogni speranza, ogni richiesta si infrangano contro un muro di gelido silenzio. Ci si chiede come e perché un Dio degno di questo nome possa ignorare la sofferenza più indicibile. Ci inventiamo mille spiegazioni, elaboriamo mille elucubrazioni: Dio permette il male, ma siamo noi a sceglierlo, Dio non è perfetto, Dio ci vuole mettere alla prova, intende temprarci con i patimenti, Dio siamo noi, Dio è coscienza non del tutto consapevole, per evolvere (?) occorre il male, il male non esiste… Meglio stare zitti che balbettare: restiamocene con i nostri quesiti, taciti, muti, impassibili, come sfingi.

Così assistiamo impotenti e straniti al tramonto di Dio, mentre le tenebre si diffondono sulla Terra, simili a neri, appuntiti artigli.


Saturday, July 2, 2011

Scettici e dogmatici (prima parte)

http://zret.blogspot.com/2011/07/scettici-e-dogmatici-prima-parte.html

Scettici e dogmatici (prima parte)

So che alcuni oggi cercano a tastoni e non sanno più di chi fidarsi. A costoro dico: credete a chi cerca la verità, non credete a chi la trova. (A. Gide)

Il termine “scettico”, contrariamente a quanto pensa il volgo, non significa “incredulo”, “proclive a dubitare di tutto”, ma derivando dal verbo greco “sképtomai”, scrutare, cercare, indagare... designa chi è dedito all’osservazione critica. [veramente scettico deriva da skeptikos - vedi qui]

Lo “skeptikòs” è quindi agli antipodi non solo del dogmatico, che dispensa una verità preconfezionata (scientifica, religiosa etc.), ma anche dell’agnostico. Costui, infatti, rifiuta per principio di occuparsi di problemi che la ragione umana non può comprendere ed analizzare. L’agnostico considera inconoscibile quanto oltrepassa i dati empirici studiati con il metodo delle "scienze" positive. Quanto siano ingenue le posizioni degli agnostici è evidente: in verità essi, nel momento in cui postulano, una realtà là fuori (che esista e che sia indipendente dalla coscienza sono idee indimostrabili), confluiscono nella stessa genia degli assiomatici religiosi contro cui spesso si avventano.

Il vero scettico dunque è un Suchende, un cercatore: egli mostra un’attitudine euristica né ritiene che solo il raziocinio possa essere utile per esplorare i vari campi dello scibile. Egli non si perita di accostarsi a temi delicati: la coscienza, il cosmo, Dio. Pur ricorrendo ai più disparati strumenti interpretativi e ad una gran copia di fonti, le conclusioni dello scettico possono essere soltanto provvisorie, dubitative, aperte a revisioni e calibrature.

Lo scettico non è ateo: l’ateo è un credente con il segno meno. Come il credente, possiede una certezza apodittica, da cui discendono vari teoremi. E’ invidiabile la vita del miscredente e dell’uomo dalla fede tetragona: nessuna perplessità può turbare la loro olimpica calma. I fenomeni più grandiosi, nel bene o nel male, non possono scalfire la loro visione del mondo: l’ateo attribuisce le meraviglie dell’universo al caso, all’evoluzione naturale; il credente le ascrive a Dio. Il male assurdo, incomprensibile, irrazionale… conferma il primo nella sua negazione di Dio; costringe l’altro a miliardi di funambolismi, quando non ha la sicumera di affermare che il male non esiste.

Per quanto mi riguarda, non posso asserire di essere miscredente, perché, in tal caso, diventerei un dogmatico. Tuttavia mi pare che l’universo e Dio siano molto elusivi. Con il passare del tempo, ho come l’impressione che Dio si sia eclissato. Chissà: abbiamo forse sempre sbagliato a concepire il Creatore. Egli non è come lo immaginiamo. Distratto ed indolente, osserva il cosmo e le civiltà che lo popolano da una lontananza abissale. Non si spiegherebbe diversamente il diluvio di mali che ci inonda da tempo immemorabile. Non mi si tedii con la logora storia del “libero” arbitrio, di Eva che mangiò il frutto proibito (in verità ella non lo mangiò!), del serpente tentatore. E’ come se un matematico tentasse di spiegare complesse equazioni ad un bambino di tre anni: intercorre uno scarto irriducibile.

In un’opera misconosciuta ma pregevole di Flaubert (la gloria di molti autori è affidata sovente a libri sopravvalutati, nella fattispecie “L’educazione sentimentale”), “La tentazione di Sant’Antonio”, una specie di tragico e sontuoso affresco della condizione umana, nella visionaria parte finale, è inscenato il botta e risposta tra l’eremita ed il Diavolo. Il Maligno, posto l’anacoreta sul dorso, lo trasporta in un’ascensione vertiginosa tra gli spazi siderali per incalzarlo con le sue affilate argomentazioni. Lucifero mostra al santo “il firmamento che è soltanto un tessuto di stelle, la luna che pare un pezzo di ghiaccio rotondo, piena di una luce immobile, tra crateri spenti, sotto un cielo completamente nero… gli astri si moltiplicano, brillano, la Via Lattea allo zenith si dispiega come un’immensa cintura. … Vede gli astri giungere da lontano e sospesi come pietre di una fionda, descrivere le orbite, spingere su le orbite…”