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Scettici e dogmatici (prima parte)
So che alcuni oggi cercano a tastoni e non sanno più di chi fidarsi. A costoro dico: credete a chi cerca la verità, non credete a chi la trova. (A. Gide)
Il termine “scettico”, contrariamente a quanto pensa il volgo, non significa “incredulo”, “proclive a dubitare di tutto”, ma derivando dal verbo greco “sképtomai”, scrutare, cercare, indagare... designa chi è dedito all’osservazione critica. [veramente scettico deriva da skeptikos - vedi qui]
Lo “skeptikòs” è quindi agli antipodi non solo del dogmatico, che dispensa una verità preconfezionata (scientifica, religiosa etc.), ma anche dell’agnostico. Costui, infatti, rifiuta per principio di occuparsi di problemi che la ragione umana non può comprendere ed analizzare. L’agnostico considera inconoscibile quanto oltrepassa i dati empirici studiati con il metodo delle "scienze" positive. Quanto siano ingenue le posizioni degli agnostici è evidente: in verità essi, nel momento in cui postulano, una realtà là fuori (che esista e che sia indipendente dalla coscienza sono idee indimostrabili), confluiscono nella stessa genia degli assiomatici religiosi contro cui spesso si avventano.
Il vero scettico dunque è un Suchende, un cercatore: egli mostra un’attitudine euristica né ritiene che solo il raziocinio possa essere utile per esplorare i vari campi dello scibile. Egli non si perita di accostarsi a temi delicati: la coscienza, il cosmo, Dio. Pur ricorrendo ai più disparati strumenti interpretativi e ad una gran copia di fonti, le conclusioni dello scettico possono essere soltanto provvisorie, dubitative, aperte a revisioni e calibrature.
Lo scettico non è ateo: l’ateo è un credente con il segno meno. Come il credente, possiede una certezza apodittica, da cui discendono vari teoremi. E’ invidiabile la vita del miscredente e dell’uomo dalla fede tetragona: nessuna perplessità può turbare la loro olimpica calma. I fenomeni più grandiosi, nel bene o nel male, non possono scalfire la loro visione del mondo: l’ateo attribuisce le meraviglie dell’universo al caso, all’evoluzione naturale; il credente le ascrive a Dio. Il male assurdo, incomprensibile, irrazionale… conferma il primo nella sua negazione di Dio; costringe l’altro a miliardi di funambolismi, quando non ha la sicumera di affermare che il male non esiste.
Per quanto mi riguarda, non posso asserire di essere miscredente, perché, in tal caso, diventerei un dogmatico. Tuttavia mi pare che l’universo e Dio siano molto elusivi. Con il passare del tempo, ho come l’impressione che Dio si sia eclissato. Chissà: abbiamo forse sempre sbagliato a concepire il Creatore. Egli non è come lo immaginiamo. Distratto ed indolente, osserva il cosmo e le civiltà che lo popolano da una lontananza abissale. Non si spiegherebbe diversamente il diluvio di mali che ci inonda da tempo immemorabile. Non mi si tedii con la logora storia del “libero” arbitrio, di Eva che mangiò il frutto proibito (in verità ella non lo mangiò!), del serpente tentatore. E’ come se un matematico tentasse di spiegare complesse equazioni ad un bambino di tre anni: intercorre uno scarto irriducibile.
In un’opera misconosciuta ma pregevole di Flaubert (la gloria di molti autori è affidata sovente a libri sopravvalutati, nella fattispecie “L’educazione sentimentale”), “La tentazione di Sant’Antonio”, una specie di tragico e sontuoso affresco della condizione umana, nella visionaria parte finale, è inscenato il botta e risposta tra l’eremita ed il Diavolo. Il Maligno, posto l’anacoreta sul dorso, lo trasporta in un’ascensione vertiginosa tra gli spazi siderali per incalzarlo con le sue affilate argomentazioni. Lucifero mostra al santo “il firmamento che è soltanto un tessuto di stelle, la luna che pare un pezzo di ghiaccio rotondo, piena di una luce immobile, tra crateri spenti, sotto un cielo completamente nero… gli astri si moltiplicano, brillano, la Via Lattea allo zenith si dispiega come un’immensa cintura. … Vede gli astri giungere da lontano e sospesi come pietre di una fionda, descrivere le orbite, spingere su le orbite…”
Il termine “scettico”, contrariamente a quanto pensa il volgo, non significa “incredulo”, “proclive a dubitare di tutto”, ma derivando dal verbo greco “sképtomai”, scrutare, cercare, indagare... designa chi è dedito all’osservazione critica. [veramente scettico deriva da skeptikos - vedi qui]
Lo “skeptikòs” è quindi agli antipodi non solo del dogmatico, che dispensa una verità preconfezionata (scientifica, religiosa etc.), ma anche dell’agnostico. Costui, infatti, rifiuta per principio di occuparsi di problemi che la ragione umana non può comprendere ed analizzare. L’agnostico considera inconoscibile quanto oltrepassa i dati empirici studiati con il metodo delle "scienze" positive. Quanto siano ingenue le posizioni degli agnostici è evidente: in verità essi, nel momento in cui postulano, una realtà là fuori (che esista e che sia indipendente dalla coscienza sono idee indimostrabili), confluiscono nella stessa genia degli assiomatici religiosi contro cui spesso si avventano.
Il vero scettico dunque è un Suchende, un cercatore: egli mostra un’attitudine euristica né ritiene che solo il raziocinio possa essere utile per esplorare i vari campi dello scibile. Egli non si perita di accostarsi a temi delicati: la coscienza, il cosmo, Dio. Pur ricorrendo ai più disparati strumenti interpretativi e ad una gran copia di fonti, le conclusioni dello scettico possono essere soltanto provvisorie, dubitative, aperte a revisioni e calibrature.
Lo scettico non è ateo: l’ateo è un credente con il segno meno. Come il credente, possiede una certezza apodittica, da cui discendono vari teoremi. E’ invidiabile la vita del miscredente e dell’uomo dalla fede tetragona: nessuna perplessità può turbare la loro olimpica calma. I fenomeni più grandiosi, nel bene o nel male, non possono scalfire la loro visione del mondo: l’ateo attribuisce le meraviglie dell’universo al caso, all’evoluzione naturale; il credente le ascrive a Dio. Il male assurdo, incomprensibile, irrazionale… conferma il primo nella sua negazione di Dio; costringe l’altro a miliardi di funambolismi, quando non ha la sicumera di affermare che il male non esiste.
Per quanto mi riguarda, non posso asserire di essere miscredente, perché, in tal caso, diventerei un dogmatico. Tuttavia mi pare che l’universo e Dio siano molto elusivi. Con il passare del tempo, ho come l’impressione che Dio si sia eclissato. Chissà: abbiamo forse sempre sbagliato a concepire il Creatore. Egli non è come lo immaginiamo. Distratto ed indolente, osserva il cosmo e le civiltà che lo popolano da una lontananza abissale. Non si spiegherebbe diversamente il diluvio di mali che ci inonda da tempo immemorabile. Non mi si tedii con la logora storia del “libero” arbitrio, di Eva che mangiò il frutto proibito (in verità ella non lo mangiò!), del serpente tentatore. E’ come se un matematico tentasse di spiegare complesse equazioni ad un bambino di tre anni: intercorre uno scarto irriducibile.
In un’opera misconosciuta ma pregevole di Flaubert (la gloria di molti autori è affidata sovente a libri sopravvalutati, nella fattispecie “L’educazione sentimentale”), “La tentazione di Sant’Antonio”, una specie di tragico e sontuoso affresco della condizione umana, nella visionaria parte finale, è inscenato il botta e risposta tra l’eremita ed il Diavolo. Il Maligno, posto l’anacoreta sul dorso, lo trasporta in un’ascensione vertiginosa tra gli spazi siderali per incalzarlo con le sue affilate argomentazioni. Lucifero mostra al santo “il firmamento che è soltanto un tessuto di stelle, la luna che pare un pezzo di ghiaccio rotondo, piena di una luce immobile, tra crateri spenti, sotto un cielo completamente nero… gli astri si moltiplicano, brillano, la Via Lattea allo zenith si dispiega come un’immensa cintura. … Vede gli astri giungere da lontano e sospesi come pietre di una fionda, descrivere le orbite, spingere su le orbite…”
zret tu sei un coglione è una cosa diversa
ReplyDeleteE’ invidiabile la vita del miscredente e dell’uomo dalla fede tetragona: nessuna perplessità può turbare la loro olimpica calma.
ReplyDeleteMa ... sta parlando di quell'imbecille di suo fratello e delle scie cOmiche?
Perché non fa un post sui creduloni decerebrati, visto che è uno di loro?
ReplyDeleteche palle zret
ReplyDeleteche palle
che
pa
ll
e
cheppalle
si e' capito?
Per quanto mi riguarda, non posso asserire di essere miscredente, perché, in tal caso, diventerei un dogmatico.
ReplyDeleteIn pratica non sai nemmeno tu chi cazzo sei...
@Divilinux, secondo me lo sa benissimo chi e': un fuffaro, cacciaballe, imbroglione, falsario e chi piu' ne ha piu' ne metta che spilla soldi ai 4 gonzi che lo seguono.
ReplyDeleteE su questo ci marcia...
@frankbat
ReplyDeleteE su questo ci marcia... no
;)
Scettici e dogmatici (prima parte)
ReplyDeleteAzz. c'e' pure la minaccia di una seconda parte ...
Minchia che noia mortale.
ReplyDeletePeccato, fino l'altro giorno le sue balle mi facevano ridere, ora incentivano il sonno
ReplyDeleteMadonna quanto è noioso zret.
ReplyDeleteCapirà mai che è del tutto inutile mettere paroloni altisonanti nei suoi articoli. Peggiorano solo la situazione.
Zret, trovati una donna e molla tuo fratello, dammi retta.