L'immensa sputtanata a Zelig

Il blog che si sta visitando potrebbe utilizzare cookies, anche di terze parti, per tracciare alcune preferenze dei visitatori e per migliorare la visualizzazione. fai click qui per leggere l'informativa Navigando comunque in StrakerEnemy acconsenti all'eventuale uso dei cookies; clicka su esci se non interessato. ESCI
Cliccare per vederla

Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

http://indipezzenti.blogspot.ch/

https://www.facebook.com/Task-Force-Butler-868476723163799/

Showing posts with label Piergiorgio Odifreddi. Show all posts
Showing posts with label Piergiorgio Odifreddi. Show all posts

Monday, March 1, 2010

Chi ha scritto la Bibbia?

http://zret.blogspot.com/2010/03/chi-ha-scritto-la-bibbia.html

Chi ha scritto la Bibbia?

Non si riconosce alla storia il suo ruolo. Ancella del potere, è oggi mera propaganda. Originariamente la storia era testimonianza oculare il più possibile obiettiva (historia, che vale indagine, deriva da histor, "testimone", a sua volta da una radice id con il significato di "vedere", "sapere"): chiunque oggi si impegni in una vera ricerca storiografica è ostracizzato o più spesso ignorato sicché il pensiero unico continua a dominare.

In uno scrupoloso saggio intitolato Chi ha scritto la Bibbia?, Richard Elliot Friedmann si cimenta nell'impresa di stabilire la paternità dei libri che formano il Pentateuco. Basandosi su studi filologici ed esegetici e su scoperte archeologiche, il saggista, ricapitolando ed aggiustando i risultati di investigazioni che datano dal XVII secolo, formula la tesi secondo cui nella Torah confluiscono quattro fonti: J, E, D, P. J è la tradizione jahvista il cui milieu è il regno di Giuda; E è il testo elaborato all'interno del regno di Israele probabilmente da un Levita di Silo; D è il documento ascrivibile forse al profeta Geremia; P è l'insieme delle tradizioni sacerdotali elaborate da un appartenente al clero aronnita. Egli usa un linguaggio solenne, ieratico e, a differenza dei redattori di JE, reputa fondamentale l’osservanza dei sacrifici. Le prime due fonti sono i nuclei più antichi.

La conclusione interlocutoria ed aperta ad ulteriori approfondimenti nonché correzioni, è la seguente: la Torah è un corpus culturalmente omogeneo, ma risultato di stratificazioni, addizioni e sottrazioni. Friedmann, che colloca E alla fine dell'VIII secolo, evidenzia come molte profezie bibliche siano annotazioni post eventum, riferibili ad un preciso contesto politico e religioso che gli autori conoscevano, perché testimoni o vissuti poche generazioni dopo gli eventi raccontati.

Il merito maggiore del libro scritto dal biblista è la chiarezza espositiva: di solito la filologia è disciplina noiosa, adatta ad eruditi che si incaponiscono per anni su una lectio difficilior, ma che non sono in grado di apprezzare la bellezza di un poema. Friedmann, però, nel suo agile testo, amplia la trattazione verso la cultura materiale, la politica, l'economia, le usanze… riuscendo a delineare un quadro credibile degli Ebrei (tra VIII e V sec. a.C.), lontano sia dall'agiografia sia dall'atteggiamento iconoclasta e sdegnoso, tipico di certi moderni nei confronti degli antichi. Tale equidistanza è apprezzabile: infatti, oggi giorno, da un lato assistiamo a chi si arrocca su posizioni dogmatiche, accusando chi mette in discussione alcune certezze fideistiche di essere un miscredente blasfemo; dall'altro, improvvisati "teologi" alla Odifreddi si avventurano nel campo della storia e delle religioni antiche, tutto distruggendo, senza aver inteso alcunché.

Un altro aspetto pregevole del saggio è la sua somiglianza con un’inchiesta: infatti, raccogliendo indizi di vario genere e con un procedimento induttivo, l’erudito riesce a stabilire con un buon grado di plausibilità gli autori di J, E, D, P. Ne emerge un dualismo, in parte riconducibile alla divisione tra Regno di Israele e Regno di Giuda, dopo la morte del re Salomone, ma anche al contrasto, benché dissimulato, tra corrente mosaica e corrente aronnita.

Ben venga questo spirito di onesta ricerca: chiarire che la Torah (testo composito, pur nella sua unità) fu scritta da uomini (per lo più appartenenti al clero o profeti) con intenti nobili, ma anche con fini pragmatici ed ideologici, non mina la fede in Dio. Lo stesso discorso vale per l'esegesi dei Vangeli: qualunque sia l'approdo delle discussioni, la dimensione spirituale non è neppure sfiorata. Certo, molti paradigmi interpretativi cambieranno, ma l'esistenza di Dio che, di per sé, non può essere né razionalmente dimostrata né negata, nulla c'entra con le indagini storiche e documentarie. Anzi rinunciare ad usare le proprie capacità intellettuali alla ricerca di possibili verità significa, a mio avviso, non usare, affinché fruttino, gli evangelici talenti.

Si tratta di confrontarsi con ipotesi che cozzano con pregiudizi diffusi: ad esempio, Friedmann vede nel Dio degli Ebrei una divinità originata dalla fusione tra Jahweh (YHWH) ed El/Elohim. Egli porta anche alla luce strati di credenze pagane poi inglobati nella fede monoteistica ebraica: si pensi al serpente di bronzo, ai culti sulle alture tra le tribù del Nord. Il biblista rintraccia anche il collegamento con la cultura egizia: i cherubini dell'Arca, nomi egizi come Mosè, Ofni e Fines etc. Non sono le fantasticherie di scrittori esperti in archeomisteri, ma acquisizioni documentate e che emergono da una disamina linguistica, stilistica e strutturale dei testi e dallo studio dei manufatti archeologici.

Intendiamo privare di qualsiasi valore le ricostruzioni storiche? Se non intendiamo applicare metodi rigorosi per investigare l'antichità, potremo poi rivendicare un approccio coraggioso e non allineato, quando si scava nella storia più o meno recente?

Bisogna, però, evitare di commettere anche un altro errore, ossia pensare che, una volta che la storiografia e le altre discipline scientifiche hanno messo a fuoco un soggetto, rimanga solo da accumulare conoscenze su conoscenze e dati su dati, per esaurirlo. Restano, infatti, certi temi preclusi ad un'indagine razionale, come è necessario valicare certi confini per intraprendere studi pionieristici, senza dimenticare che alcuni ambiti sono estranei alle analisi empiriche ed alle dissertazioni logiche.

I significati simbolici ed esoterici della Tradizione (anche quella biblica) si percepiscono - se si percepiscono - con altri sensi.



Sunday, September 13, 2009

Status quo

http://zret.blogspot.com/2009/09/status-quo.html

Status quo

Un'analisi essoterica

Come l'amico Corrado, anch'io mi chiedo spesso come sia possibile che molti siti considerati di informazione non allineata, tacciano sulle scie chimiche e su soggetti altrettanto scabrosi, benché pubblichino articoli su temi sgraditi al sistema (ad esempio, il pericolo costituito dalle vaccinazioni e dall'energia nucleare).

Si può ipotizzare che manchi una presa di coscienza o che si tenda a chiudere gli occhi di fronte a verità in grado di stravolgere la propria visione del mondo. E' possibile che, in realtà, questi portali siano specchietti per allodole: si pubblicano ricerche sui vaccini, sugli organismi geneticamente modificati..., con la certezza che, nel migliore dei casi, i lettori firmeranno un'inutile petizione. Intanto gli impianti per la produzione dell'energia atomica sorgono da per tutto e veleni di ogni tipo sono inoculati con le siringhe rigorosamente sterilizzate. No. Non credo si tratti neppure della paura nutrita nei confronti dei potenti, di timore per le loro minacce e ritorsioni. Il sistema prevede un margine di "dissidenza" che non solo non intacca lo status quo, ma lo consolida.

L'opposizione viene incanalata verso terreni istituzionali, un po' alla volta viene anestetizzata, fino a quando non le è sottratta la vigoria che la animava all'inizio. Vediamo un esempio. Possiamo pensare che Bario Tozzi sia davvero contrario al nucleare? E' solo una sceneggiata: con la sua finta opposizione acquisisce la stima ed il sostegno di chi comprende quali sono i rischi per l'ambiente e per gli esseri viventi. Creatosi una buona reputazione, può continuare a nascondere l'operazione scie chimiche, a pronunciare aspre invettive contro il biossido di carbonio e tutto rimane com'è, anzi peggiora di giorno in giorno. Non mi stupirei se gli "ambientalisti" che tuonano contro gli inceneritori ricevessero congrui compensi dalle società che costruiscono questi impianti. Tanto nessuna protesta, nessuno studio sul pericolo connesso alle nanoparticelle dissuaderà mai un governo dalle sue azioni criminali. Tuttavia una parvenza di libertà e di dialettica viene così preservata e l'opinione pubblica si convince di vivere in una democrazia, per quanto imperfetta. L'importante è proprio questo: evitare che il cittadino compia una rivoluzione copernicana, comprendendo che lo stato non è inefficiente e corrotto, (nondimeno perfettibile), ma il nemico giurato sempre e comunque della nazione. Questa consapevolezza potrebbe cominciare ad incrinare il potere che tanto più si rafforza, quanto più le differenti, eterogenee, disordinate, velleitarie e spesso manipolate forme di contestazione, già in conflitto tra loro, si affannano a mettere alla berlina screditati politici, ma venerando idoli di cartapesta, come grillo, di pietro, travaglio e guitti simili.

Il quadro "culturale" è poi di uno squallore incredibile: in Italia, tra i pochi "intellettuali" che sembrano critici si annoverano figuri come Eco ed Odifreddi, vere nullità, ma sopravvalutate. Recentemente il Professor Francesco Lamendola ha dedicato un articolo ad Umberto Eco: resterà amareggiato il nostro amico, l'ottimo Orsovolante, quando scoprirà che non sono l'unico detrattore del semifreddo semiologo. In verità, il Professor Lamendola è stato fin troppo generoso con codesto fautore di una pedagogia invertita ed esponente del famigerato C.I.C.A.P. Infatti gli ha elegantemente riconosciuto qualche piccolo merito che io piuttosto attribuirei al ghost writer di Eco, ma il giudizio complessivo è una stroncatura senza appello per chi incarna la più spocchiosa ignoranza, dispensata come sublime sapere.

In questa breve riflessione sulle strategie gattopardesche adottate dagli Oscurati e dai loro turpi emissari, concludo con un cenno agli scienziati di frontiera ed ai divulgatori di innovativi filoni di ricerca, nel campo della fisica, della biologia, della chimica etc. Se si esclude qualche eccezione, tra cui spicca l'egregio Professor Nacci, il cui operato meritorio è culminato nella pubblicazione di testi gratuitamente consultabili in Rete sulle terapie anti-tumorali, per il resto mi pare che ci si adoperi per organizzare conferenze e per vendere libri. E' un contributo non disprezzabile, ma poco significativo, poiché non incide sul nostro mondo che abbisognerebbe di una svolta non solo teorica, ma pure pratica.

Ormai stiamo per recitare il De profundis per la "scienza" accademica ancora arroccata su Lavoisier e Darwin, ma si sta formando la nuova accademia della scienza dell'etere. Nella loro torre eburnea, splendida ma lontana dalla realtà, i nuovi ricercatori speculano su campi di torsione, campi morfogenetici, monopoli magnetici, particelle di Dio (sic), geometria sacra…, ma paiono poco inclini a tradurre le acquisizioni teoriche in strumenti ed applicazioni per tentare di invertire il processo degenerativo.

Se la Scienza, intesa in senso lato e nel valore nobile della parola, è senza coscienza, come osservava Tesla e se, aggiungo, non promuove un tangibile cambiamento, permeando di sé gli intelletti, gli strati più sensibili della società e le sue dinamiche, che scienza è? Sarà una costruzione intellettuale bellissima ma astratta. Non intendo affermare che la scienza debba tradursi in tecnologia, intesa come dominio e sfruttamento della natura, perché anzi dovrebbe proprio concretarsi in forme equilibrate per evitare la distruzione della Terra e l'annichilimento delle coscienze, per contrastare i piani di distruzione attuati dalle élites.

In questo ambito, giocano un ruolo negativo i sabotaggi operati dal sistema, (si pensi a come vengono osteggiate le ricerche sulla fusione fredda), ma forse alcune frange della nuova scienza sono gestite e controllate dai potenti affinché ancora una volta ci si illuda che il rinnovamento sia dietro l'angolo, mentre si preparano stragi, guerre, carestie e ladrocini.