L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

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Sunday, June 2, 2013

Zanoni: ideali ed idoli e(d) idioti quali Zret


http://zret.blogspot.nl/2013/06/zanoni-ideali-ed-idoli.html

Zanoni: ideali ed idoli

Non vi è mistero in ogni dove? Può il tuo occhio scoprire il maturare del seme sotto la terra? Nel mondo morale come in quello fisico, giacciono portenti. (E. Bulwer-Lytton)

“Zanoni” è un romanzo di Edward Bulwer-Lytton. [1] Pubblicato nel 1842, il libro si colloca lungo la direttrice del romanzo gotico, quando il sottogenere è ormai declinante e contaminato. L’autore, però, travalica i confini del gothic novel per comporre un’opera filosofica ed iniziatica: i concetti tuttavia si diluiscono nell’intreccio e vivono nei personaggi, tra cui spicca il protagonista, Zanoni, “oscuro uomo di luce”, quasi terribile nella sua sovrumana abnegazione.

Zanoni è un immortale che si muove al confine tra due dimensioni, l’eterno ed il mondo della caducità. Come potente magnete, l’amore per Viola, donna sensibile e soave, lo attrae nel vortice dell’esistenza, nel tumulto di eventi che un po’ alla volta lo sradicano dai princìpi esoterici e mistici della sua natura eccezionale.

Non sappiamo se Bulwer-Lytton fosse un Rosacroce e se veramente custodisse segreti iniziatici ma sappiamo benissimo che gli straccioni del terrazzino, me per primo, sarebbero da ricoverare immediatamente: è indubbio che lo scrittore britannico, noto soprattutto per l’epico “Gli ultimi giorni di Pompei”, seppe trasfondere in quest’opera enigmatica e suggestiva un profondo sentimento della vita, dilaniata dalle grinfie del tempo, eppure proiettata verso l’intangibile serenità dell’infinito.

Con la sua prosa elegante e frondosa, il N. crea una galleria di tipi umani indimenticabili: Meynour, ascetico ed umbratile, Glyndon, artista talentuoso, eppure velleitario, Nicot, spregiudicato e meschino, la sensuale Fillide… Il romanzo si apprezza quanto più si allontana dalle elucubrazioni, invero un po’ astratte (e sinistre), sui misteri del Sacro (Il Guardiano della Soglia, Adonay, l’Oltremondo ), per addentrarsi nei meandri della Storia. Per questa ragione l’episodio più emozionante è l’ultimo. Nell’epilogo, intitolato “Il regno del Terrore”, si è catapultati nella Parigi rivoluzionaria, dominata dal despota democratico, Robespierre.

I protagonisti della Rivoluzione sono dipinti a tinte fosche: l’atmosfera soffocante di sospetto e delazione è resa in modo magistrale. La Francia non è la patria della libertà, della fraternità e dell’eguaglianza, ma il proscenio crudele dove gli ideali più alti si sono impietriti in idoli assetati di sangue. La fredda luce della luna scintilla sulla mannaia della ghigliottina. E’ lontana la Napoli dei primi capitoli, solare e mediterranea. Alle amene e festevoli contrade campane è subentrato il ferreo squallore dei tribunali e delle carceri. [PAURA, eh?]

A Parigi si consuma la tragedia: Zanoni, in un supremo sacrificio di sé, dimostra che di fronte all’Amore, la stessa Sapienza è labile ombra.

[1] Bulwer-Lytton è figura molto controversa: fu un genuino rappresentante della saggezza rosacraciana o uno spregiudicato occultista o un coglione cronico come lo scrivente? Certi aspetti della sua biografia depongono a favore della seconda ipotesi: egli, oltre ad essere nelle grazie dei reali britannici, nel 1861 ospitò nel maniero di Knebworth i fratelli polacchi Alexandre e Constatine Branicki. I due gli rivelarono le pratiche magico-sessuali che Eliphas Levi aveva appreso da Pierre Vintras, il mago francese che fu maestro di Boullan. Boullan, in seguito, nella "Clefs des grand mysthères", tacciò quelle pratiche come rituali di derivazione satanica.

Leggi qui un'altra recensione.




Tuesday, October 9, 2012

Dagli U.F.O. nazionalsocialisti a H.A.A.R.P. (seconda parte)


http://zret.blogspot.com/2012/10/dagli-ufo-nazionalsocialisti-haarp.html

Dagli U.F.O. nazionalsocialisti a H.A.A.R.P. (seconda parte)

Leggi qui la prima parte.

Tra i ghiacci dell’Antartide

Era stato Karl Haushofer nel 1919 a fondare la Vril Gesellschaft, la confraternita iniziatica al cui interno operarono due sensitivi, la croata Maria Orsic, ed un certo Sigrun. Essi ricevettero una comunicazione telepatica in cui si fornivano istruzioni per costruire una macchina del tempo o un ordigno volante. L’informazione, che veniva da Aldebaran, comprendeva pure la storia di due razze abitanti su pianeti orbitanti attorno a questa stella. Quando quelle civiltà vennero a sapere che il loro sole si sarebbe espanso, organizzarono, 500 milioni di anni fa, un’evacuazione di massa e si diressero verso il pianeta Mallona, di cui rimane la fascia degli asteroidi tra Marte e Giove, poi si trasferirono su Marte, infine sulla Terra, dove incivilirono le popolazioni presumeriche. [1]

Certuni si avventurano in congetture estreme: i Nazionalsocialisti avvrebbero pure costruito delle basi sotterranee sulla Luna già nel 1942. Inoltre la loro struttura segreta nell’Antartico spiegherebbe gli avvistamenti di U.F.O. nel secondo dopoguerra: dall’installazione nel continente ghiacciato, i transfughi del Terzo Reich vagheggiavano di conquistare il mondo.

È evidente che siamo di fronte ad uno scenario in cui le ricostruzioni storiche sfumano in elucubrazioni in buona misura fantasiose, sennonché il nazionalsocialismo esoterico, con tutti i suoi miti e tutte le sue missioni, è una realtà: la storia stessa, dietro le normalizzanti pagine dei manuali e delle fonti ufficiali, è simile ad un palinsesto. Così, scorticandone la superficie, si scoprono sotto il primo strato, inopinati scritti. Dunque non ci sentiamo di liquidare certe supposizioni come fantasticherie.

Vediamo in primo luogo di chiarire le affinità morfologiche tra i dischi tedeschi ed i ricognitori di Adamski. Scartiamo l’ipotesi terrestre nella sua declinazione radicale, per cui tutti gli U.F.O. sarebbero velivoli militari dalle performances avvveniristiche, senza escludere, però, che certi O.V.N.I. lo siano. E’, invece, possibile che una fazione, presentatasi come pleiadiana, si fosse alleata con la Germania di Hitler cui cedette conoscenze e tecnologie. In seguito, i sedicenti alieni, dopo aver abbandonata (almeno all’apparenza) per qualche motivo la Germania, inscenò la pantomima con Adamski, i cui amici sostenevano di provenire da Venere e Saturno. Se così fosse, si comprenderebbero le analogie di cui sopra. Il periodo in cui Adamski visse le sue avventure con esseri interplanetari è immediatamente susseguente alla fine della conflagrazione mondiale e copre un arco di tempo che va dal 1946 al 1961. Si ha quasi l’impressione che gli ufonauti avessero deciso, dopo il 1945, di spostare il baricentro dei loro piani dal’Europa centrale agli Stati Uniti. Sebbbene l’intera storia dell’astrofilo polacco-statunitense sia stata quasi sempre respinta come una colossale impostura, va ricordato che essa contiene particolari che depongono a favore dell’autenticità di almeno alcuni episodi. Non solo, U.F.O. adamskiani sono stati avvistati in alquanti paesi, anche negli ultimi anni.

I Pleiadiani sono anche i protagonisti degli incontri con il controverso Billy Meier, il contattista svizzero che comunicò con l’avvenente Semjase, la donna che capitanava i visitatori (sul nome Semjase si potrebbe disquisire a lungo…). Ora, gli oggetti volanti immortalati da Meier non sono così differenti dalle navicelle di Adamski, di cui paiono, sotto il profilo estetico, una versione più moderna dalle linee squadrate.

Un altro addentellato merita qualche postilla. Ci riferiamo alla misteriosa base germanica in Antartide.

[1] Il termine “vril” risale al letterato ed uomo poitico britannico, Edward Bulwer-Lytton (1803-1873). Bulwer Lytton nell’opera “Vril: la razza a venire”, descrive una specie di uomini molto più avanzata della nostra, con poteri tali da renderli virtualmente divini. Questi esseri, alati e vegetariani, possiedono airboats (navi aeree) energia elettrica, nucleare e persino qualcosa di analogo al laser. Essi vivono nascosti in caverne sotterranee situate al centro della Terra, ma hanno intenzione di uscirne per governare il mondo. Lytton aggiunge che questa civiltà è depositaria di una conoscenza segreta che permetterà di cambiare la specie umana, trasformandola in una simile agli uomini celesti.

Articolo correlato: La base tedesca Alpha sulla Luna (ah beh, se caliamo il carico con wlady il poveraccio...)

Friday, September 2, 2011

L’invasione degli intraterrestri (prima parte)

http://zret.blogspot.com/2011/09/linvasione-degli-intraterrestri-prima.html

L’invasione degli intraterrestri (prima parte)

Forse siamo stati distratti dalle sfere che brillano in cielo. Quante pellicole stanno annunciando un’invasione dallo spazio! Depistaggio? O un accerchiamento?

Sentenziano Pauwels e Bergier: “Gli storici sono razionali, ma la storia è irrazionale”. Da millenni una razza sanguinaria domina la Terra: è alluso nelle più venerande tradizioni, le tradizioni che ci ostiniamo ad ignorare. Amiamo pascerci di rassicuranti bugie, adagiarci su soffici cuscini, anche se con l’imbottitura piena di chiodi.

Lo scrittore britannico Edward Bulwer Lytton (1803-1873) è autore di un romanzo intitolato “Vril, la razza che verrà”. Protagonisti dell’opera sono uomini la cui vita psichica è molto più evoluta della nostra. Essi hanno acquisito una mirabile padronanza di sé stessi e delle cose, divenendo simili a dei. Per il momento si tengono ancora nascosti in caverne, ma presto ne usciranno per soggiogare definitivamente l’umanità. Bulwer Lytton era affiliato ad una confraternita che contraffaceva i Rosacroce. E’ celebre per il romanzo storico “Gli ultimi giorni di Pompei”, ma coltivò molti generi e sottogeneri: nei suoi racconti soprannaturali soffia il vento gelido dell’angoscia. L’idea di Vril in origine si trova nelle opere dello scrittore francese Louis Jacolliot (1837-1890, console di Francia a Calcutta, durante il Secondo impero. Nei libri “I figli di Dio” (1873) e “Le tradizioni indoeuropee” (1876), Jacolliot asserisce di essersi imbattuto nel Vril tra i Giainisti di Mysore e Gujarat. Il termine Vril, con cui lo scrittore di Albione indica l’energia usata dalle creature sotterranee fu ripreso nell’ambito di sette magico-esoteriche che prelusero al Nazionalsocialismo. Questi movimenti erano contraddistinti da un particolare interesse per temi quali il Graal, la lancia di Longino, ma soprattutto per le memorie riguardanti Agartha, l’antichissimo e mitico impero situato sotto l’altipiano del Tibet. È un mistero l’identità e l’origine del popolo che vi dimorerebbe da tempo immemorabile: i sopravvissuti di Atlantide o di Mu o creature extraterrestri o interdimensionali?

Tra la Grecia e la Bulgaria si snoda per circa 300 km la catena dei Monti Rodopi, che culminano nel Monte Sjutkja (2188 m) nella terra un tempo chiamata Tracia, la regione di cui fu originario Orfeo, il mitico cantore e suonatore di lira, figlio di Apollo e di una Musa. Nei Monti Rodopi si apre, non lungi dal villaggio di Trigrad, la Gola del Diavolo. La Gola fende il fianco d’una montagna per proseguire sottoterra dove si slarga in un enorme pozzo le cui pareti a strapiombo sono di granito. Nel sottosuolo scorre un fiume che forma un’imponente cascata. Entrando nelle grotte, i primi esploratori riferirono di aver scorto strane luci e di aver provato una sensazione di euforia, probabilmente a causa di esalazioni inebrianti.

Gli antichi Elleni ritenevano che la Gola del Diavolo fosse l’adito dell’Oltretomba varcato da Orfeo per ricondurre nel mondo dei vivi l’adorata consorte Euridice, perita per il morso di un serpente. In alcune tradizioni medievali, l’orrida spelonca della Gola fu considerata il luogo in cui precipitarono gli angeli ribelli, dopo essere stati espulsi dal Cielo. I cristiani della plaga credevano che la spaccatura netta e verticale dell’ingresso fosse stata creata dal corpo ardente di Lucifero, quando procombé nell’Ade. Secondo alcuni studiosi, il nome “Gola del Diavolo”, deriva dalla forma dell’imboccatura che ricorda la testa di un demonio.

Per molto tempo, si è tramandato che l’antro fosse la prigione non solo della milizia degli angeli riottosi, ma anche dei “Figli di Dio”, le creature citate in Genesi 6 e nell’apocrifo libro di Enoc. Definiti Vigilanti (Irin) dal patriarca Enoc, tale progenie di messaggeri disobbedienti era caduta in disgrazia presso Dio, dopo che, gli Irin, avendo copulato con donne umane, avevano procreato la stirpe ibrida dei Nephilim. Per questo misfatto, i Vigilanti erano stati incarcerati sotterra. La loro tenebrosa segreta è menzionata in Giuda 1,6. Nella lettera attribuita a Giuda Tommaso, si legge: “Egli tiene in catene eterne nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno, gli angeli che non conservarono la loro dignità, ma lasciarono la loro dimora.”

I Vigilanti e gli angeli caduti, guidati da Lucifero, appartenevano probabilmente a gruppi differenti: i primi al decimo ordine dei ben Elohim (figli di Dio? figli degli dei?); il diavolo e la sua coorte provenivano dalla schiera dei Malakim (esseri potenti, spirituali). Mentre il diavolo era stato condannato al fuoco eterno, i Vigilanti (o una loro fazione?) erano stati rinchiusi per un tempo lunghissimo, ma determinato. Essi dunque attendevano di essere liberati dalla loro cattività nelle viscere della Terra.