L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

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Tuesday, March 20, 2012

Il problema del libero arbitrio in Searle (seconda ed ultima parte)

http://zret.blogspot.co.uk/2012/03/il-problema-del-libero-arbitrio-in.html

Il problema del libero arbitrio in Searle (seconda ed ultima parte)

Leggi qui la prima parte.

Come si vede, il problema rimane. Si deve osservare che il filosofo pone la questione in termini essenziali, bilaterali, evitando di ricorrere a categorie ed enti non indispensabili. Qui intendo seguire il suo esempio di ragionamento, pur con il rischio di qualche schematismo. Mi chiedo se il modello del cervello quantistico possa essere il presupposto del libero arbitrio: ci troviamo di fronte alla solita frattura tra il microcosmo ed il macrocosmo. Le particelle subnucleari, intrinsecamente anarchiche, dovrebbero, attraverso una serie di processi che ci sono ignoti, organizzarsi in modo da generare situazioni razionali e requisiti adatti all’esplicazione della libera volontà. Come ciò possa avvenire, ammesso che possa accadere, è un enigma. Si potrebbe congetturare che le suddette particelle siano dotate di libero arbitrio, come gli uomini: questa supposizione, però, non chiarisce, tra le altre cose, per quale motivo il cosiddetto mondo fisico sia inquadrato in “leggi” inderogabili. Quando un grave cade, precise condizioni ne determinano velocità, accelerazione, direzione. Non mi risulta che una pietra possa decidere di deviare il percorso di caduta o addirittura di salire, anziché di precipitare. Si dovrebbe postulare che, per una ragione misteriosa, il libero arbitrio si manifesta insieme con la coscienza: purtroppo non solo non sappiamo che cosa sia la coscienza né come e perché emerga, ma dovremmo poi assegnare la volizione non determinata almeno agli animali superiori, con inevitabili ripercussioni filosofiche.

Non è bastevole invocare la persuasione della libertà per fondarla: se così fosse, dovremmo affermare che i colori hanno un’esistenza reale, perché siamo sicuri che esistono nel mondo là fuori, attaccati agli oggetti. Il libero arbitrio potrebbe essere un’illusione della mente, come le illusioni ottiche generate da certe figure. Appellarsi al senso comune è ingannevole: il common sense ci induce a sentirci liberi, come ci spinge a credere che la materia sia una “cosa” esterna, concreta, oggettiva, mentre di ciò non si può essere certi. Molte credenze sono assimilate a verità, ma non è così. Se il libero arbitrio esiste, lo si potrebbe giudicare una deviazione rispetto ai processi naturali del macrocosmo che, per quanto ne sappiamo, presentano una sostanziale regolarità. L’origine ed il fine della deviazione, però, risultano oscuri, invece la coscienza (l’identità, l’io) e la fede nella volizione non condizionata potrebbero costituire una concomitanza, un’illusione nell’illusione. Questa credenza è simile a quella che ci stimola a vivere, come se fossimo immortali (e non lo siamo) o alle ingenue idee dei bambini che pensano di poter spostare gli oggetti con il pensiero.

Searle, pur assai severo con molti orientamenti materialistici, per non tradire il monismo di cui è assertore, reputa che gli stati cerebrali siano alla base degli stati mentali. Se non ci si discosta da questa interpretazione, riesce arduo spiegare come un substrato biologico possa estrinsecare una condizione che, se non è immateriale, appare comunque irriducibile, sul piano ontologico, alla sua essenza organica. Lo scotto che si deve pagare è, però, il dualismo, con tutte le disastrose dicotomie tra res cogitans e res extensa che la dualità cartesiana comporta. Di converso, abbiamo già visto quante e quali siano le antinomie e le incongruenze che infirmano i sistemi, di stampo monista, idealistici e para-idealistici. Veramente, come chiosa Searle, “il problema del libero arbitrio ci accompagnerà ancora per molto tempo. I vari tentativi di aggirarlo, come il compatibilismo, ottengono solo di farlo riemergere in un’altra forma”. Per quanto mi riguarda, sarei incline, da un punto di vista meramente teorico, a non ammettere l’esistenza del libero arbitrio. E’ impossibile dimostrarne l’esistenza e quindi costruire un’etica per di più apodittica. Né si può derivare la libera volizione da un decreto di Dio, poiché bisognerebbe introdurre un’ipostasi non accertabile per giustificare un’idea non accertabile. Sarebbe come aggiungere un anello ad una catena per tener legato un cane, ma senza attaccare la catena ad un palo.

Ammetto comunque che è arduo pronunciare l’ultima parola circa tale vexata quaestio, di fatto indecidibile, sebbene sia più facile addurre argomenti contro il libero arbitrio che a favore.

Tuesday, June 14, 2011

Anelli nell'io

Interessante la label "Monismo". L'ho sempre detto che zret e' un mona.

http://zret.blogspot.com/2011/06/anelli-nellio.html

Anelli nell'io

"Anelli nell'io Che cosa c'è al (sic) cuore della coscienza" è il recente saggio di Douglas Hofstadter. L'autore, noto per il ponderoso "Gödel, Escher, Bach: un'eterna ghirlanda brillante" nella nuova fatica "ci offre la summa dei suoi studi, una riflessione sui temi ed i quesiti centrali della filosofia e della spiritualità, dall'anima alla volontà, dal libero arbitrio alla coscienza".

Come si può intuire, Hofstadter, in questo testo più brillante che profondo, mette molta carne al fuoco, tentando di sondare l'enigma dell'identità umana. Hofstadter trae spunto da alcune conclusioni del logico e matematico Gödel per una variegata e spumeggiante indagine, costellata di titoli-calembour, di ingegnose metafore, di giochi linguistici e narrativi, di cerebrali elucubrazioni. Le risposte sull'anima (seità), in un libro tanto pirotecnico sono simili a fuochi d'artificio, scintillanti ma effimeri.

Certamente il saggio è da apprezzare per la crucialità dei temi affrontati: la frattura tra macrocosmo e microcosmo, l'essenza dell'io, la relazione tra cervello e consapevolezza, il rapporto tra sistemi simbolici ed io, la circolarità dell'esperienza umana, l'inconciliabilità di monismo e dualismo. Tuttavia non mi pare che Hofstadter, la cui formazione scientifica è un'ipoteca benché, nella fattispecie, leggera, approdi a lidi molto diversi da quelli cui erano arrivati altri filosofi prima di lui. Per H. L'identità è "un'allucinazione allucinata di un'allucinazione", un po' come per Hume l'anima che il pensatore scozzese reputava un'illusione condensata da mere abitudini percettive. Per il Nostro l'anima è una specie di banconota priva di per sé di valore intrinseco, un epifenomeno dell'encefalo che misteriosamente affiora dal movimento di particelle, dai segnali sinaptici. Che cosa resta dell'individuo dopo la morte? Niente, tranne un patterns di simboli, strutture concettuali che si trasferiscono da un cervello ad un altro. Questi patterns sono comunque destinati a svanire nel nulla prima o poi, come un software nel momento in cui l'hardware è distrutto.

Da materialista quale è, anche se il suo è un materialismo "debole", aperto a prospettive antropologiche, H. nega che possa esistere una mente staccata dal substrato organico, perché tale assunto genera un dualismo, "carico di arbitrarietà e di illogicità". Stimolante per i dubbi sollevati più che per le controverse tesi che "Anelli nell'io" snocciola, siamo indotti a ripensare "solide" certezze: il fondamento dell'etica e la libera volontà. Veramente ci siamo mai chiesti dove, come e perché il moto delle particelle e gli stati quantistici assurgano non solo a coscienza, ma a coscienza libera? Si è costretti a postulare l'esistenza di Dio, garante della morale, con il risultato di rendere un problema già intricato ancora più caotico. Siamo di fronte ad una totale irriducibilità tra fenomeni del micro-cosmo e gli atti che ingenuamente definiamo "liberi": "esigenze e decisioni sono il risultato di eventi fisici dentro le teste? Come possono essere libere? La volontà è una volontà libera? Possiamo sbizzarrirci a desiderare tutto quello che vogliamo, ma il più delle volte il nostro desiderio verrà frustrato". Deo gratias! Finalmente un autore che, rifuggendo da lenocinii, dimostra il coraggio di uccidere una vacca sacra, il libero arbitrio nonché l'assolutezza della morale.

Un altro idolo da abbattere è la fede nell'io come sostanza: non sappiamo se lo sia e, se pure è un arco di pietra, come scrive H., e non un arcobaleno, non possiamo dimostrarlo. In modo paradossale, la seità tanto fugace e labile, è, però, "la cosa più reale per ciascuno di noi": la microscopica coscienza di sé, amplificata dalla sofferenza, occupa tutto l'universo.

Osserva H. che quasi tutti i neuro-scienziati sono, obtorto collo, dualisti, ossia sono costretti ad ammettere che la mente è ontologicamente diversa dal cervello: egli è in totale disaccordo. Sebbene il dualismo sia irto di difficoltà, è la concezione che può salvare l'anima. Il riduzionismo porta ad un cul de sac: che risuoni in questo vicolo cieco una magnifica fuga di Bach è una ben magra e malinconica consolazione. O forse è meglio così.

[1] Il logico e matematico austriaco, naturalizzato statunitense, aveva dimostrato che nei sistemi formali, ad esempio, nei "Principia mathematica" di Russell e Whitehead, si danno proposizioni non dimostrabili o derivabili nel sistema stesso, pur essendo “vere” (incompletezza dell'aritmetica).


Friday, September 10, 2010

Appunti sull’Idealismo di ieri e di oggi (prima parte)

http://zret.blogspot.com/2010/09/appunti-sullidealismo-di-ieri-e-di-oggi.html

Appunti sull’Idealismo di ieri e di oggi (prima parte)

Non aveva forse torto Jung quando scrisse che “Lo spiritualismo è una soperchieria come il materialismo.” Le correnti immaterialiste, nel loro rigido monismo, riescono a demolire molti pregiudizi scientifici, ma, a loro volta, incorrono in alcune incongruenze, non meno significative delle contraddizioni in cui si impantana il materialismo. Un approccio obiettivo al tema indurrebbe ad accettare una concezione dualista (non nel senso di manichea). Mi pare paradossale che l’Idealismo, lato sensu, sia e sia stato propugnato da filosofi che, a tutti i costi, hanno voluto valorizzare il libero arbitrio. A ben vedere, la libertà umana è poco compatibile con tali concezioni.

La filosofia idealista nega alla materia un’esistenza autonoma rispetto al Soggetto che la situa. Tra le varie declinazioni del pensiero idealista, il sistema di Fichte è quello più netto e chiaro in proposito: la natura è Non-io posta dall’Io affinché l’Io possa affermarsi. Asserire che il mondo sensibile è solo un’illusione significa scontrarsi con il senso comune ed accettare delle notevoli conseguenze teoriche.

In primis, la cosiddetta realtà materiale diviene in toto una costruzione della Coscienza. Il cervello non decodifica ed organizza i segnali che provengono da un inesistente esterno, ma elabora un’immagine quadridimensionale su “suggerimento” della Mente universale (si pensi a Berkeley). E’ evidente quindi che non soltanto le qualità secondarie (colori, suoni, odori…) sono del tutto soggettive, ma anche le qualità primarie (forma, dimensioni). Inoltre, visto che queste qualità si collocano in un continuum categorizzato di ordine spazio-temporale, è logico inferire che gli eventi tutti accadono nella Mente e non là fuori. Gli eventi sono pensieri esteriorizzati. Se intendiamo essere consequenziali, giacché tutto avviene nell’istante atemporale della Mente che produce i pensieri-accadimenti, è palese che il libero arbitrio è un inganno, a meno che non si voglia congetturare che ciascuna mente individuale crea e proietta il mondo, perché ci troveremmo di fronte a miliardi di mondi differenti. Invece, in base ad un piano prestabilito, quasi tutti percepiscono il rosso come rosso, mentre non esistono, per quanto ne sappiamo, milioni di modi difformi in cui si può percepire lo stesso colore rosso. Tutto fu, è e sarà come è nell’attimo ucronico.

Pertanto le correnti
New age che esortano ad influire con il pensiero sulla materia e quindi sugli accadimenti (oggetti nella sequenza spazio-temporale) non hanno molto senso, non trovano una chiara giustificazione teoretica. Infatti, in primo luogo, non si può incidere su ciò che non esiste; inoltre non è la mente individuale ad agire, poiché essa è agita da una Mente cosmica.

In tale Weltanschauung, la realtà è letteralmente sogno: è un sogno ad occhi aperti. La dimensione onirica, che non è differente sul piano qualitativo, è solo più sfocata e multiforme, se confrontata con il daydream.

Accettato il modello idealista, come si devono interpretare tutti gli eventi? Come in un sogno, il “fatto” ha natura esclusivamente coscienziale. Propongo un esempio. Se X, per distrazione, sbatte contro una mensola all’altezza della testa, procurandosi un bernoccolo, l’accaduto va così spiegato. Nella mente di X, la Mente transpersonale ha creato la mensola con tutte le sue qualità primarie e secondarie. Ha altresì deciso che tale evento occorresse in quel preciso istante e secondo predefinite modalità (la distrazione): il dolore causato dalla durezza del legno e dagli spigoli della mensola è dovuto al cervello che lo attua in concomitanza con l’urto.

Qui si potrebbe integrare la dottrina idealista con quella occasionalista di Malebranche che è l’unica in grado di render conto di come lo spirito possa agire sul corpo. Le creature non possono intervenire sul mondo materiale, se non attraverso la mediazione di Dio. E’ Dio a generare nell’anima una determinata sensazione, allorché il corpo (illusorio) è modificato in un certo modo ed a dare al corpo un determinato movimento, quando l’anima lo “vuole”.

La vita, come è concepita dunque dagli indirizzi idealistici e dalle tradizioni orientali, in cui il mondo è lila, gioco, è appunto un video-gioco. Ciò in senso quasi letterale.