cavoli Anto', di questo passo non ti resta che il suicidio
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Scopo del Blog
Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.
Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.
Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.
Ciao e grazie della visita.
Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:
http://indipezzenti.blogspot.ch/
https://www.facebook.com/Task-Force-Butler-868476723163799/
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Wednesday, February 10, 2016
Monday, January 11, 2016
Saturday, November 7, 2015
Wednesday, April 22, 2015
La grande mietitura
http://zret.blogspot.ch/2015/04/la-grande-mietitura.html

La grande mietitura

Diogene Laerzio riporta, ascrivendolo a Senofane, un aneddoto riguardante Pitagora:
“Si dice che un giorno, passando vicino a qualcuno che maltrattava un
cane, Pitagora, colmo di compassione, pronunciò queste parole: 'Smettila
di colpirlo! Sento la sua anima: è quella di un amico che ho
riconosciuto dal timbro della voce'”.
L’episodio relativo al celebre filosofo, matematico e taumaturgo, la cui figura è circonfusa da un alone leggendario, evocando la dottrina orfico-pitagorica della trasmigrazione dell’anima, ci spinge a chiederci se veramente negli animali alberghi un’essenza immortale.
Fiorella Rustici nel suo più recente saggio, Morte e dintorni, afferma che un “frammento” dell’anima di un parente estinto può trasferirsi in un animale, di solito un cane, un gatto o in un altro amico d’affezione, in cui i vivi prima o dopo si imbattono. Sono forme di compensazione, autoinganni o avevano visto giusto quei pensatori antichi che professavano la dottrina della metempsicosi?
Non lo sappiamo: fatto sta che, in questi tempi ferrigni, nera era in cui l’umanità è sempre più abbrutita e meccanizzata, come supremo paradosso, ci pare di cogliere un barlume di sentimento proprio negli occhi degli animali. A volte persino ci sembra che essi abbiano uno sguardo velato di malinconia.
Anche in questo caso dobbiamo domandarci se siano proiezioni di affetti umani, in una sorta di transfert consolatorio, oppure se veramente un soffio spirituale possa diluirsi negli esseri viventi e persino essere condensato nelle pietre, nei granelli di sabbia.
Qualcuno ha scritto: “Tutti gli alberi hanno un’anima; non tutti gli uomini”. Sarà meglio che il genere umano provi a riscoprire la sua essenza più profonda, prima della grande mietitura.
L’episodio relativo al celebre filosofo, matematico e taumaturgo, la cui figura è circonfusa da un alone leggendario, evocando la dottrina orfico-pitagorica della trasmigrazione dell’anima, ci spinge a chiederci se veramente negli animali alberghi un’essenza immortale.
Fiorella Rustici nel suo più recente saggio, Morte e dintorni, afferma che un “frammento” dell’anima di un parente estinto può trasferirsi in un animale, di solito un cane, un gatto o in un altro amico d’affezione, in cui i vivi prima o dopo si imbattono. Sono forme di compensazione, autoinganni o avevano visto giusto quei pensatori antichi che professavano la dottrina della metempsicosi?
Non lo sappiamo: fatto sta che, in questi tempi ferrigni, nera era in cui l’umanità è sempre più abbrutita e meccanizzata, come supremo paradosso, ci pare di cogliere un barlume di sentimento proprio negli occhi degli animali. A volte persino ci sembra che essi abbiano uno sguardo velato di malinconia.
Anche in questo caso dobbiamo domandarci se siano proiezioni di affetti umani, in una sorta di transfert consolatorio, oppure se veramente un soffio spirituale possa diluirsi negli esseri viventi e persino essere condensato nelle pietre, nei granelli di sabbia.
Qualcuno ha scritto: “Tutti gli alberi hanno un’anima; non tutti gli uomini”. Sarà meglio che il genere umano provi a riscoprire la sua essenza più profonda, prima della grande mietitura.
Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati
Pubblicato da
Zret
Thursday, April 9, 2015
Il misconosciuto caso di Vittorio Brancatelli ed il destino dell’anima
http://zret.blogspot.ch/2015/04/il-misconosciuto-caso-di-vittorio.html

Il misconosciuto caso di Vittorio Brancatelli ed il destino dell’anima

Il
misconosciuto incontro del terzo tipo di cui fu protagonista il
siciliano Vittorio Brancatelli conferma un’ipotesi divergente circa il
destino post-mortem. Questa congettura peregrina è stata
ventilata da taluni ufologi e rilanciata, sotto il pretesto della
finzione, nel romanzo di Valerio Pedretti, “Oblion, la cospirazione”.
Nel 2002 Brancatelli pubblicò un libro intitolato “L’aliena. Messaggi dalla galassia - Cronaca di un incontro ravvicinato”. Nel volume l’autore rievoca la sua avventura ed il rendez vous con un’aliena che lo rese edotto a proposito del significato inerente alla vita umana, in una prospettiva cosmica.
Prealpi lombarde, Rifugio Grassi, a ridosso di Lecco. Vittorio stava compiendo un’escursione, quando vide in cielo una scia ed un oggetto volante che, sorvolato lo spartiacque, scomparve dietro le cime brianzole. Udì poi una deflagrazione, mentre il terreno sotto di lui tremò. Pensando che fosse precipitato un aereo, l’uomo, spinto dalla curiosità, s’inoltrò verso il luogo donde proveniva un bagliore. Giuntovi, egli scorse un enorme ordigno di forma ovale che irradiava una luce molte intensa. Quindi decise di entrare nel velivolo attraverso un portellone che si richiuse subito dopo il suo ingresso. Proseguendo all’interno della nave spaziale, si ritrovò in una sala di comando, dove giaceva, pallida e sofferente, una creatura dai capelli biondi ricadenti sugli omeri.
A questo punto cominciò un dialogo in italiano con la pilota dell’astronave. Ella gli palesò di chiamarsi Arvea e di essere un’Ispettrice dell’Impero galattico. In seguito si intrattenne con l’inatteso ospite su vari temi concernenti le relazioni tra la Terra e gli altri pianeti, le federazioni galattiche, gli extraterrestri e la sorte dell’anima individuale dopo il decesso.
Alcune “rivelazioni” di Arvea meritano particolare attenzione. Ne riportiamo qualche stralcio saliente, tratto dalla conversazione intercorsa con Vittorio Brancatelli.
Vittorio (d’ora in poi V.) “Da dove vieni e chi sei?”
(Arvea, d’ora in avanti A.) “Vengo dal centro della galassia cui appartiene anche questo sistema solare. Esiste un Impero che dirige i sistemi solari ormai da millenni. Io sono una pedina dell’Impero, mi occupo di esplorazioni e supervisiono l’amministrazione nei suoi confini”.
(V) “Perché la Terra è all’oscuro di tutto questo? Perché non vi rivelate e non integrate noi terrestri nel vostro sistema?”
(A) “Vuoi proprio saperlo?” mi scrutava valutandomi. “Non ti piacerà questa mia risposta! Voi terrestri siete integrati nell’Impero [...] La vostra Terra è la prigione dell’Impero!”
Ero confuso: pensavo che ciò che lei diceva potesse esser vero, ma non riuscivo a capire come io e tutta l’umanità potessimo essere prigionieri. Quando eravamo stati deportati e come?
(A) “Devi sapere prima un’altra cosa, che non rientra nelle vostre conoscenze, anche se qualche barlume a volte affiora. Noi – ed includo anche voi terrestri, poiché siete, almeno nella parte essenziale, uguali a tutti gli altri esseri dell’universo – noi, ripeto, non siamo esseri materiali. Siamo degli esseri immateriali! Voi direste, spirituali! Non siamo corpi né siamo costituiti di materia. [...] Noi tutti, siamo esseri eterni ed immortali che vivono fin dall’inizio del tempo.
Nella mia classe sociale siamo soliti, ormai da molto, usare corpi come quelli umani e lo facciamo introducendoci in essi e cambiandoli a piacimento, senza dover morire per questo o avere sensazione di morte. Gli altri, che non hanno e non avranno mai il potere, devono morire per reincarnarsi e sono contenti di dimenticare le esistenze precedenti, in modo da cominciare ogni nuova vita con slanci rinnovati e nuovo vigore.
Per voi terrestri è diverso! Voi, almeno una parte, eravate come me di classe superiore, ma non avete accettato l’Impero, le sue usanze, le sue tradizioni: le avete contestate mettendo in discussione le basi stesse dell’Impero che si fonda su una conoscenza millenaria e sulla fiducia nelle istituzioni. Voi terrestri siete in parte i contestatori scomodi dell’Impero. Le autorità, non potendo più fidarsi di voi né potendo uccidervi, poiché distruggerebbero solo un corpo, vi condannano all’oblio ed all’ignoranza, mischiati coi delinquenti comuni. Questa è la vera morte dell’anima: l’ignoranza! […]
Ladri, assassini, contestatori, sognatori petulanti, attaccabrighe, oppositori politici sono catturati ed uccisi, spogliati del proprio corpo, trattati affinché dimentichino ogni cosa, surgelati e spediti, con apposite navi, sul pianeta Gea, la vostra Terra. Siete iniettati in corpi appena partoriti da donne che saranno le vostre madri. Siete partoriti nel dolore e nell’incertezza. Ciò rappresenta per voi la nascita. Siete così soggetti alle leggi di questo pianeta, alla sua ignorante brutalità, alle malattie, all’invecchiamento ed alla morte.
Voi, però, in quanto esseri spirituali, non potete morire né essere costretti in alcun luogo. Ad ogni morte fisica, che rende libera l’essenza vitale che siete voi stessi, siete ancora catturati con apposite trappole poste intorno alla Terra stessa. Siete processati ancora una volta, condannati e quindi trattati per dimenticare.
Il ciclo si ripete: venite re-iniettati in nuovi corpi appena partoriti. Continuate così a reincarnarvi vita dopo vita, senza che vi sia permesso di ricordare alcunché, senza avere altre conoscenze oltre quelle che riuscite a scoprire con la vostra intelligenza e forse grazie a qualche ricordo che riesce a trapelare, malgrado i trattamenti.
Nessuno ricorda le vite precedenti!”
(V) “La Terra è dunque una prigione! Io sono un deportato! Ecco il grande segreto della Terra. Altro che le religioni, con le loro risposte piene di mistero. Altro che misteri! Non si vuole che noi sappiamo!”
(A) “L’Impero galattico si fonda su gerarchie assegnate ed immutabili in cui gli stessi esseri sono al potere da millenni e difficilmente avvengono cambiamenti. La forma di governo attuale è frutto di esperienze e modifiche avvenute secolo dopo secolo, che hanno affinato e reso sempre più perfetto il meccanismo burocratico e di governo stesso, per cui ogni possibile variante operativa diversa da quella attuale è già stata precedentemente sperimentata.
Gli esseri al potere conoscono tutto ciò che ti ho rivelato. Le masse, invece, sono tenute nell’ignoranza per meglio guidarle e mantenere l’ordine e lo status quo. Ogni tanto qualcuno, più irrequieto o più abile, riesce a ricordare. Vorrebbe modificare qualcosa, si agita, diventa irrefrenabile nel suo intento di cambiare; quando diventa palesemente pericoloso per il sistema, il suo corpo viene ucciso. Il suo essere spirituale è addormentato e catturato, trattato per dimenticare. Imprigionato in un cubetto di ghiaccio, è poi trasportato insieme con altri sul pianeta Gea, la vostra Terra. Sarà scaricato in mare in prossimità di uno dei poli del pianeta: quando il ghiaccio si scioglierà, sarà di nuovo libero. Al risveglio non ricorderà nulla, non riconoscerà neanche il pianeta, non potrà comunicare con alcuno; si lascerà quindi guidare dall’impulso che sente prepotente e cercherà un nuovo corpo per rinascere”.
Come giudicare queste informazioni? Sono le fantasie di un aspirante contattista o se ne può enucleare qualche verità? Oggettivamente l’episodio e la conversazione possiedono alcunché di fumettistico. Tuttavia il riferimento alle anime che sono intrappolate e costrette a riprendere un involucro corporeo lungo un ciclo di innumerevoli esistenze, oltre ad adombrare l’antica dottrina della metempsicosi (o metensomatosi), si allaccia alla supposizione nata nel campo di un’ufologia di frangia, secondo cui, dopo il trapasso, l’essenza spirituale dell’individuo è in qualche modo imprigionata ed obbligata a proseguire in un itinerario ciclico. Rispetto alla credenza orfica, però, non si intravede, nell’ambito delle ricerche xenologiche, per gli esseri psichici una liberazione, garantita agli iniziati da una progressiva crescita e presa di coscienza: la successione delle vite sembrerebbe non avere fine, in una specie di eterno ritorno dell’uguale.
Per quale scopo le anime sono “accalappiate” non è ben delucidato nel libro: si può ipotizzare che la psyché sia usata da creature mortali che, parassitando gli esseri dotati di una natura pneumatica, possono così sopravvivere ed accumulare conoscenze lungo la catena delle varie “reincarnazioni”. E’, più o meno, l’ipotesi malanghiana delle memorie aliene attive. Mutatis mutandis, ricorda pure un celebre aforisma del filosofo gnostico Basilide che scrisse: “L’uomo è un accampamento di demoni”. Il che è grave; ancora più grave perché, non sapendo di esserlo, l’uomo rischia di rimanere alla mercé di esseri che controllano la vita e la morte. Ad libitum?
Fonte: V. Brancatelli, L’aliena. Messaggi dalla galassia – Cronaca di un incontro ravvicinato, 2002
Nel 2002 Brancatelli pubblicò un libro intitolato “L’aliena. Messaggi dalla galassia - Cronaca di un incontro ravvicinato”. Nel volume l’autore rievoca la sua avventura ed il rendez vous con un’aliena che lo rese edotto a proposito del significato inerente alla vita umana, in una prospettiva cosmica.
Prealpi lombarde, Rifugio Grassi, a ridosso di Lecco. Vittorio stava compiendo un’escursione, quando vide in cielo una scia ed un oggetto volante che, sorvolato lo spartiacque, scomparve dietro le cime brianzole. Udì poi una deflagrazione, mentre il terreno sotto di lui tremò. Pensando che fosse precipitato un aereo, l’uomo, spinto dalla curiosità, s’inoltrò verso il luogo donde proveniva un bagliore. Giuntovi, egli scorse un enorme ordigno di forma ovale che irradiava una luce molte intensa. Quindi decise di entrare nel velivolo attraverso un portellone che si richiuse subito dopo il suo ingresso. Proseguendo all’interno della nave spaziale, si ritrovò in una sala di comando, dove giaceva, pallida e sofferente, una creatura dai capelli biondi ricadenti sugli omeri.
A questo punto cominciò un dialogo in italiano con la pilota dell’astronave. Ella gli palesò di chiamarsi Arvea e di essere un’Ispettrice dell’Impero galattico. In seguito si intrattenne con l’inatteso ospite su vari temi concernenti le relazioni tra la Terra e gli altri pianeti, le federazioni galattiche, gli extraterrestri e la sorte dell’anima individuale dopo il decesso.
Alcune “rivelazioni” di Arvea meritano particolare attenzione. Ne riportiamo qualche stralcio saliente, tratto dalla conversazione intercorsa con Vittorio Brancatelli.
Vittorio (d’ora in poi V.) “Da dove vieni e chi sei?”
(Arvea, d’ora in avanti A.) “Vengo dal centro della galassia cui appartiene anche questo sistema solare. Esiste un Impero che dirige i sistemi solari ormai da millenni. Io sono una pedina dell’Impero, mi occupo di esplorazioni e supervisiono l’amministrazione nei suoi confini”.
(V) “Perché la Terra è all’oscuro di tutto questo? Perché non vi rivelate e non integrate noi terrestri nel vostro sistema?”
(A) “Vuoi proprio saperlo?” mi scrutava valutandomi. “Non ti piacerà questa mia risposta! Voi terrestri siete integrati nell’Impero [...] La vostra Terra è la prigione dell’Impero!”
Ero confuso: pensavo che ciò che lei diceva potesse esser vero, ma non riuscivo a capire come io e tutta l’umanità potessimo essere prigionieri. Quando eravamo stati deportati e come?
(A) “Devi sapere prima un’altra cosa, che non rientra nelle vostre conoscenze, anche se qualche barlume a volte affiora. Noi – ed includo anche voi terrestri, poiché siete, almeno nella parte essenziale, uguali a tutti gli altri esseri dell’universo – noi, ripeto, non siamo esseri materiali. Siamo degli esseri immateriali! Voi direste, spirituali! Non siamo corpi né siamo costituiti di materia. [...] Noi tutti, siamo esseri eterni ed immortali che vivono fin dall’inizio del tempo.
Nella mia classe sociale siamo soliti, ormai da molto, usare corpi come quelli umani e lo facciamo introducendoci in essi e cambiandoli a piacimento, senza dover morire per questo o avere sensazione di morte. Gli altri, che non hanno e non avranno mai il potere, devono morire per reincarnarsi e sono contenti di dimenticare le esistenze precedenti, in modo da cominciare ogni nuova vita con slanci rinnovati e nuovo vigore.
Per voi terrestri è diverso! Voi, almeno una parte, eravate come me di classe superiore, ma non avete accettato l’Impero, le sue usanze, le sue tradizioni: le avete contestate mettendo in discussione le basi stesse dell’Impero che si fonda su una conoscenza millenaria e sulla fiducia nelle istituzioni. Voi terrestri siete in parte i contestatori scomodi dell’Impero. Le autorità, non potendo più fidarsi di voi né potendo uccidervi, poiché distruggerebbero solo un corpo, vi condannano all’oblio ed all’ignoranza, mischiati coi delinquenti comuni. Questa è la vera morte dell’anima: l’ignoranza! […]
Ladri, assassini, contestatori, sognatori petulanti, attaccabrighe, oppositori politici sono catturati ed uccisi, spogliati del proprio corpo, trattati affinché dimentichino ogni cosa, surgelati e spediti, con apposite navi, sul pianeta Gea, la vostra Terra. Siete iniettati in corpi appena partoriti da donne che saranno le vostre madri. Siete partoriti nel dolore e nell’incertezza. Ciò rappresenta per voi la nascita. Siete così soggetti alle leggi di questo pianeta, alla sua ignorante brutalità, alle malattie, all’invecchiamento ed alla morte.
Voi, però, in quanto esseri spirituali, non potete morire né essere costretti in alcun luogo. Ad ogni morte fisica, che rende libera l’essenza vitale che siete voi stessi, siete ancora catturati con apposite trappole poste intorno alla Terra stessa. Siete processati ancora una volta, condannati e quindi trattati per dimenticare.
Il ciclo si ripete: venite re-iniettati in nuovi corpi appena partoriti. Continuate così a reincarnarvi vita dopo vita, senza che vi sia permesso di ricordare alcunché, senza avere altre conoscenze oltre quelle che riuscite a scoprire con la vostra intelligenza e forse grazie a qualche ricordo che riesce a trapelare, malgrado i trattamenti.
Nessuno ricorda le vite precedenti!”
(V) “La Terra è dunque una prigione! Io sono un deportato! Ecco il grande segreto della Terra. Altro che le religioni, con le loro risposte piene di mistero. Altro che misteri! Non si vuole che noi sappiamo!”
(A) “L’Impero galattico si fonda su gerarchie assegnate ed immutabili in cui gli stessi esseri sono al potere da millenni e difficilmente avvengono cambiamenti. La forma di governo attuale è frutto di esperienze e modifiche avvenute secolo dopo secolo, che hanno affinato e reso sempre più perfetto il meccanismo burocratico e di governo stesso, per cui ogni possibile variante operativa diversa da quella attuale è già stata precedentemente sperimentata.
Gli esseri al potere conoscono tutto ciò che ti ho rivelato. Le masse, invece, sono tenute nell’ignoranza per meglio guidarle e mantenere l’ordine e lo status quo. Ogni tanto qualcuno, più irrequieto o più abile, riesce a ricordare. Vorrebbe modificare qualcosa, si agita, diventa irrefrenabile nel suo intento di cambiare; quando diventa palesemente pericoloso per il sistema, il suo corpo viene ucciso. Il suo essere spirituale è addormentato e catturato, trattato per dimenticare. Imprigionato in un cubetto di ghiaccio, è poi trasportato insieme con altri sul pianeta Gea, la vostra Terra. Sarà scaricato in mare in prossimità di uno dei poli del pianeta: quando il ghiaccio si scioglierà, sarà di nuovo libero. Al risveglio non ricorderà nulla, non riconoscerà neanche il pianeta, non potrà comunicare con alcuno; si lascerà quindi guidare dall’impulso che sente prepotente e cercherà un nuovo corpo per rinascere”.
Come giudicare queste informazioni? Sono le fantasie di un aspirante contattista o se ne può enucleare qualche verità? Oggettivamente l’episodio e la conversazione possiedono alcunché di fumettistico. Tuttavia il riferimento alle anime che sono intrappolate e costrette a riprendere un involucro corporeo lungo un ciclo di innumerevoli esistenze, oltre ad adombrare l’antica dottrina della metempsicosi (o metensomatosi), si allaccia alla supposizione nata nel campo di un’ufologia di frangia, secondo cui, dopo il trapasso, l’essenza spirituale dell’individuo è in qualche modo imprigionata ed obbligata a proseguire in un itinerario ciclico. Rispetto alla credenza orfica, però, non si intravede, nell’ambito delle ricerche xenologiche, per gli esseri psichici una liberazione, garantita agli iniziati da una progressiva crescita e presa di coscienza: la successione delle vite sembrerebbe non avere fine, in una specie di eterno ritorno dell’uguale.
Per quale scopo le anime sono “accalappiate” non è ben delucidato nel libro: si può ipotizzare che la psyché sia usata da creature mortali che, parassitando gli esseri dotati di una natura pneumatica, possono così sopravvivere ed accumulare conoscenze lungo la catena delle varie “reincarnazioni”. E’, più o meno, l’ipotesi malanghiana delle memorie aliene attive. Mutatis mutandis, ricorda pure un celebre aforisma del filosofo gnostico Basilide che scrisse: “L’uomo è un accampamento di demoni”. Il che è grave; ancora più grave perché, non sapendo di esserlo, l’uomo rischia di rimanere alla mercé di esseri che controllano la vita e la morte. Ad libitum?
Fonte: V. Brancatelli, L’aliena. Messaggi dalla galassia – Cronaca di un incontro ravvicinato, 2002
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Pubblicato da
Zret
Saturday, January 3, 2015
Esiste il male?
http://zret.blogspot.ch/2015/01/esiste-il-male.html
Esiste il male?

Il materialismo e lo spiritualismo sono soperchierie. (C. G. Jung)
Un po’ di tempo fa ho incontrato alcuni miei ex allievi con cui ho avuto il piacere di sviscerare, quasi fosse un dialogo di Platone, alcuni argomenti abissali. [chissa' quanto si sono divertiti gli ex-allievi...]
Abbiamo deciso di stabilire il presupposto secondo cui il male non esiste. Tutti gli esseri viventi, in misura maggiore o minore, lo sperimentano, ma si può arguire che il male oggettivamente sussiste? E’ sufficiente una valutazione personale per attestarne la presenza?
Gli atei e materialisti, manifestando ragionevolezza, negano la presenza del male, poiché reputano che tutto avvenga secondo necessarie leggi di natura. Se il ghepardo sbrana la gazzella, siamo di fronte ad una situazione del tutto naturale. Anche se un astro, esplodendo, causa la fine di numerose e raffinate civiltà galattiche, assistiamo ancora ad un evento normale, inscritto nei processi fisici del cosmo. La natura è quel che è: ciò che gli uomini percepiscono come doloroso o ingiusto, dipende solo da un giudizio di valore, giacché non sussiste nelle cose. Secondo tale concezione, ha torto Siddharta Gautama quando lamenta che “la vita è dolore”. No, la vita è così e basta. La natura può sembrare crudele, ma è perfetta.
In modo quasi paradossale i new agers, che si piccano di essere spiritualisti, sono d’accordo con i materialisti: essi ripetono che “tutto è perfetto”. Secondo questa interpretazione, pure il caso-limite di uno psicopatico che tortura un bambino per settimane e che lo uccide dopo aver inflitto alla vittima inaudite sofferenze, sarebbe razionale, possedendo una sua logica indefettibile. E’ spiegato con i soliti argomenti: il karma e la necessità di evolvere. Una summa di questo pensiero si può leggere in un articolo di Luciano Giannazza intitolato “E’ colpa tua”: stando all’autore tutto quello che ci accade, di bello e di brutto, sarebbe stato deciso da noi a priori per evolvere… c’est naturel! Prendiamo un altro caso estremo: il giovane che qualche giorno addietro è stato ustionato con l’acido da una sua ex fidanzata, prima di rinascere, avrebbe stabilito che per lui sarebbe stato molto istruttivo e di enorme giovamento sul piano spirituale incorrere in questo piccolo contrattempo. Et voilà: è stato accontentato!
E’ ovvio che sia i materialisti sia i new agers inciampano in alcune difficoltà teoriche, ma i primi sono maggiormente da apprezzare: infatti, con coerenza, negano il male ma pure Dio e l’immortalità dell’anima. Certo non sanno spiegare né come né perché sorga il male umano, quel surplus di violenza del tutto incompatibile con la struggle for life. Uccidere per sopravvivere è un fatto di natura, ma il seviziare ha una funzione darwiniana? E’ indubbio: anche certi animali seviziano, ma tale comportamento sembra avere una sua valenza biologica: la gatta che tormenta il topolino, dopo averlo catturato, insegna ai gattini come cacciare le prede.
Nel complesso le aporie che devono affrontare i materialisti sono meno ostiche di quelle su cui scivolano i new agers. I materialisti abbracciano anche l’idea del determinismo che è una forma di fatalismo: tutto avviene secondo precise leggi di natura. Giustamente essi non si interrogano sul problema del male, ma sbagliano, come i new agers, quando s’impegnano in crociate contro la superstizione e le ingiustizie sulla Terra. Se non sussiste il male, non ha ragion d’essere neppure l’etica, che è distinzione tra bene e male: perciò di fronte alle sciagure, alle guerre, all’ignoranza, all’oscurantismo, il vero ateo materialista deve rimanere indifferente, come è imperturbabile al cospetto di un ragno che divora un insetto.
Gli “spiritualisti”, invece, vogliono salvare capra e cavoli: affermano il libero arbitrio, ma lo neutralizzano con l’idea del karma; dichiarano che tutto è perfetto, compiuto, ma spronano gli uomini affinché maturino ed evolvano; siamo noi a costruire l’esistenza ed il mondo, ma seguendo un percorso predeterminato a priori in modo inconsapevole. Ne risulta un guazzabuglio, un’accozzaglia di sciocchezze in cui ogni concetto si disintegra in una contraddizione insanabile. Il fatalismo più radicale si incista nella più recisa affermazione della libertà umana.
A proposito di incongruenze, ho notato che alcuni atei e materialisti sono propensi a credere nell’immortalità dell’anima. Ebbene, questa è una gigantesca, irriducibile incoerenza: se, infatti, esiste solo la materia-energia, l’eternità è prerogativa delle particelle del tutto prive di coscienza. Dopo il decesso ci attende il nulla e non è poi una prospettiva così spaventosa, se ricordiamo l’insegnamento di Epicuro. La sopravvivenza dell’individuo dopo la morte fisica presuppone che esista un quid immateriale ed imperituro di cui siamo parte o manifestazione: se non ci piace chiamarlo Dio, definiamolo Anima, Coscienza, Assoluto, Essenza, Essere… Raffiguriamolo anche in modo diverso da come lo presentano le religioni tradizionali, magari come un Dio imperfetto o qualcosa del genere, ma non è consequenziale escluderlo. Un irreligioso non può stare con il piede in due staffe: respingere Dio e, nel contempo, aspettarsi di continuare a vivere in un altro piano, per la “contradizion che no’l consente”.
Tornando al tema del male, è evidente che le argomentazioni dei miscredenti sono, tutto sommato, persuasive, se si prescinde da almeno un aspetto. Il male, che essi riescono ad espellere dalla porta, rientra dalla finestra, quando si considera che l’universo è intrinsecamente irrazionale, solo per il motivo che esiste. Ora l’irrazionalità, sebbene non sia sinonimo di male, implica un risvolto illogico, una mancanza di senso che ci obbligano poi ad arrampicarci sugli specchi per tentare di spiegare l’inspiegabile. Solo il Nulla è perfetto, ma il Nulla non esiste. Visto che qualcosa esiste, quel qualcosa, porta su di sé, come una tartaruga il carapace, il problema del male. Esistere (ex-sistere, ossia stare fuori) significa essere collocato nello spazio e nel tempo: spazio e tempo contengono in sé l’entropia, l’imperfezione che sono difetti del tutto.
Infine la “realtà” è codificata attraverso la lingua: essa, anzi, per molti versi precede e fonda il “reale”. Dunque se le comunità linguistiche hanno sentito l’esigenza di coniare un termine per designare il male, esso in qualche maniera esiste. Esiste nel lògos (discorso) e, in ragione di una corrispondenza biunivoca e sincronica, esiste pure nel mondo.
Un po’ di tempo fa ho incontrato alcuni miei ex allievi con cui ho avuto il piacere di sviscerare, quasi fosse un dialogo di Platone, alcuni argomenti abissali. [chissa' quanto si sono divertiti gli ex-allievi...]
Abbiamo deciso di stabilire il presupposto secondo cui il male non esiste. Tutti gli esseri viventi, in misura maggiore o minore, lo sperimentano, ma si può arguire che il male oggettivamente sussiste? E’ sufficiente una valutazione personale per attestarne la presenza?
Gli atei e materialisti, manifestando ragionevolezza, negano la presenza del male, poiché reputano che tutto avvenga secondo necessarie leggi di natura. Se il ghepardo sbrana la gazzella, siamo di fronte ad una situazione del tutto naturale. Anche se un astro, esplodendo, causa la fine di numerose e raffinate civiltà galattiche, assistiamo ancora ad un evento normale, inscritto nei processi fisici del cosmo. La natura è quel che è: ciò che gli uomini percepiscono come doloroso o ingiusto, dipende solo da un giudizio di valore, giacché non sussiste nelle cose. Secondo tale concezione, ha torto Siddharta Gautama quando lamenta che “la vita è dolore”. No, la vita è così e basta. La natura può sembrare crudele, ma è perfetta.
In modo quasi paradossale i new agers, che si piccano di essere spiritualisti, sono d’accordo con i materialisti: essi ripetono che “tutto è perfetto”. Secondo questa interpretazione, pure il caso-limite di uno psicopatico che tortura un bambino per settimane e che lo uccide dopo aver inflitto alla vittima inaudite sofferenze, sarebbe razionale, possedendo una sua logica indefettibile. E’ spiegato con i soliti argomenti: il karma e la necessità di evolvere. Una summa di questo pensiero si può leggere in un articolo di Luciano Giannazza intitolato “E’ colpa tua”: stando all’autore tutto quello che ci accade, di bello e di brutto, sarebbe stato deciso da noi a priori per evolvere… c’est naturel! Prendiamo un altro caso estremo: il giovane che qualche giorno addietro è stato ustionato con l’acido da una sua ex fidanzata, prima di rinascere, avrebbe stabilito che per lui sarebbe stato molto istruttivo e di enorme giovamento sul piano spirituale incorrere in questo piccolo contrattempo. Et voilà: è stato accontentato!
E’ ovvio che sia i materialisti sia i new agers inciampano in alcune difficoltà teoriche, ma i primi sono maggiormente da apprezzare: infatti, con coerenza, negano il male ma pure Dio e l’immortalità dell’anima. Certo non sanno spiegare né come né perché sorga il male umano, quel surplus di violenza del tutto incompatibile con la struggle for life. Uccidere per sopravvivere è un fatto di natura, ma il seviziare ha una funzione darwiniana? E’ indubbio: anche certi animali seviziano, ma tale comportamento sembra avere una sua valenza biologica: la gatta che tormenta il topolino, dopo averlo catturato, insegna ai gattini come cacciare le prede.
Nel complesso le aporie che devono affrontare i materialisti sono meno ostiche di quelle su cui scivolano i new agers. I materialisti abbracciano anche l’idea del determinismo che è una forma di fatalismo: tutto avviene secondo precise leggi di natura. Giustamente essi non si interrogano sul problema del male, ma sbagliano, come i new agers, quando s’impegnano in crociate contro la superstizione e le ingiustizie sulla Terra. Se non sussiste il male, non ha ragion d’essere neppure l’etica, che è distinzione tra bene e male: perciò di fronte alle sciagure, alle guerre, all’ignoranza, all’oscurantismo, il vero ateo materialista deve rimanere indifferente, come è imperturbabile al cospetto di un ragno che divora un insetto.
Gli “spiritualisti”, invece, vogliono salvare capra e cavoli: affermano il libero arbitrio, ma lo neutralizzano con l’idea del karma; dichiarano che tutto è perfetto, compiuto, ma spronano gli uomini affinché maturino ed evolvano; siamo noi a costruire l’esistenza ed il mondo, ma seguendo un percorso predeterminato a priori in modo inconsapevole. Ne risulta un guazzabuglio, un’accozzaglia di sciocchezze in cui ogni concetto si disintegra in una contraddizione insanabile. Il fatalismo più radicale si incista nella più recisa affermazione della libertà umana.
A proposito di incongruenze, ho notato che alcuni atei e materialisti sono propensi a credere nell’immortalità dell’anima. Ebbene, questa è una gigantesca, irriducibile incoerenza: se, infatti, esiste solo la materia-energia, l’eternità è prerogativa delle particelle del tutto prive di coscienza. Dopo il decesso ci attende il nulla e non è poi una prospettiva così spaventosa, se ricordiamo l’insegnamento di Epicuro. La sopravvivenza dell’individuo dopo la morte fisica presuppone che esista un quid immateriale ed imperituro di cui siamo parte o manifestazione: se non ci piace chiamarlo Dio, definiamolo Anima, Coscienza, Assoluto, Essenza, Essere… Raffiguriamolo anche in modo diverso da come lo presentano le religioni tradizionali, magari come un Dio imperfetto o qualcosa del genere, ma non è consequenziale escluderlo. Un irreligioso non può stare con il piede in due staffe: respingere Dio e, nel contempo, aspettarsi di continuare a vivere in un altro piano, per la “contradizion che no’l consente”.
Tornando al tema del male, è evidente che le argomentazioni dei miscredenti sono, tutto sommato, persuasive, se si prescinde da almeno un aspetto. Il male, che essi riescono ad espellere dalla porta, rientra dalla finestra, quando si considera che l’universo è intrinsecamente irrazionale, solo per il motivo che esiste. Ora l’irrazionalità, sebbene non sia sinonimo di male, implica un risvolto illogico, una mancanza di senso che ci obbligano poi ad arrampicarci sugli specchi per tentare di spiegare l’inspiegabile. Solo il Nulla è perfetto, ma il Nulla non esiste. Visto che qualcosa esiste, quel qualcosa, porta su di sé, come una tartaruga il carapace, il problema del male. Esistere (ex-sistere, ossia stare fuori) significa essere collocato nello spazio e nel tempo: spazio e tempo contengono in sé l’entropia, l’imperfezione che sono difetti del tutto.
Infine la “realtà” è codificata attraverso la lingua: essa, anzi, per molti versi precede e fonda il “reale”. Dunque se le comunità linguistiche hanno sentito l’esigenza di coniare un termine per designare il male, esso in qualche maniera esiste. Esiste nel lògos (discorso) e, in ragione di una corrispondenza biunivoca e sincronica, esiste pure nel mondo.
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Zret
Friday, December 19, 2014
I comandamenti del commis
su alcuni punti della rosicata sarei quasi d'accordo, ma che fatica leggere 'sta roba...
http://zret.blogspot.ch/2014/12/i-comandamenti-del-commis.html

http://zret.blogspot.ch/2014/12/i-comandamenti-del-commis.html
I comandamenti del commis

Di
recente Roberto Benigni ha imbambolato un pubblico di bambocci con due
puntate sui “dieci comandamenti”. La pantomima è rivelatrice di quanto
sia radicata l’ignoranza. Per disquisire sul Decalogo e per commentarlo,
bisognerebbe conoscere il soggetto e saperlo contestualizzare. In
verità, la ciarlatanesca rassegna sulle leggi vetero-testamentarie è
stata solo un pretesto per una pseudo-analisi della “politica” attuale,
secondo criteri falsamente moralistici e pedagogici che trasudano
ipocrisia e paternalismo. Benigni è un pessimo maestro, dolciastro e
sciocco, incapace di comprendere anche solo il senso letterale dei testi
che egli profana, mentre crede di interpretarli. Famigerate furono le
sue dilettantesche e sacrileghe “lezioni” sulla Commedia dantesca.
Se solo ci si premurasse di consultare un manuale scolastico di storia, si eviterebbe di prendere certe sonore cantonate. I Comandamenti che i bambini imparano a catechismo sono il risultato di una lunga rielaborazione culminata con Agostino nel IV sec. d.C.: le regole partorite del vescovo di Ippona poco o punto c’entrano con i precetti dettati da YHWH al suo popolo. Per nessuna ragione al mondo YHWH si sarebbe sognato di stabilire l’assurda, insensata norma “Non desiderare la donna d’altri” che dapprincipio [o come direbbe strakky: d'apprincipio] doveva suonare più o meno così: “Non gettare il malocchio sulle donne e le cose altrui”.
Il comandamento più importante e disatteso oggi da quasi tutti i “cristiani” nel mondo verteva sul divieto di farsi immagini delle cose che esistono sulla terra ed in cielo e di adorarle. La chiesa nicena eluse questa proibizione per inventarsi un Decalogo a suo uso e consumo. Sull’esecrazione dell’idolatria chi oggi insiste tra gli esponenti del clero o chi soltanto vi accenna? Tra le varie norme oggi dimenticate, ma che il dio degli Ebrei riteneva significativa menzioneremmo almeno la seguente: “Non cuocerai il capretto nel latte della madre”.
Questo rapido excursus ci permette di capire che trapiantare credenze antiche nel presente, oltre a denotare crasso analfabetismo, causa danni interpretativi irreparabili. Ogni evento ed ogni fenomeno culturale devono essere collocati nel loro milieu e studiati in rapporto alle circostanze sociali, economiche, antropologiche, spirituali etc. in cui essi si situano. Diversamente si tradisce il passato e lo si strumentalizza per fini di propaganda o, nel migliore dei casi, di becero intrattenimento.
Così sbagliano coloro che credono di poter fondare la dottrina dell’immortalità dell’anima, del Paradiso e dell’Inferno, richiamandosi alla Bibbia, in special modo alla Torah. Nella Bibbia i termini “nephesh” e “ruach” che spesso sono resi con “anima” o “spirito” non designavano un’essenza individuale imperitura.
L’oltretomba biblico è lo Sheol, simile all’Ade omerico ed a quello dei Sumeri, una plaga brumosa dove i morti sono ormai privi di coscienza e di identità. Qualche breve rimando al Paradiso ed all’Inferno come luoghi, rispettivamente, di beatitudine e di dannazione si reperisce nel Nuovo Testamento, ma sono passi contraddetti da altri e di valore metaforico, insufficienti comunque a definire una topografia precisa dell’aldilà cristiano che non esiste.
Semmai lo studio comparato delle religioni ci dimostra che di solito le genti dell’antichità in origine concepirono l’oltremondo come un luogo indistinto per poi, un po’ alla volta, approdare ad una concezione in cui sono fissate per le anime immortali precise sedi dove esse dimoreranno post mortem nonché punizioni o ricompense.
Ciò precisato, è evidente che la milionaria dissertazione di Benigni sul decalogo è priva di qualsiasi valore culturale, anche soltanto divulgativo. Questo nonostante le tronfie lodi ed i lautissimi compensi con cui è stato incensato l’abominevole spettacolo.
A proposito comunque di comandamenti, ne vorremmo suggerire uno ed è questo: “Spegnete il televisore e non siate mai benigni con Benigni”.
Articolo correlato: I veri dieci comndamenti
Se solo ci si premurasse di consultare un manuale scolastico di storia, si eviterebbe di prendere certe sonore cantonate. I Comandamenti che i bambini imparano a catechismo sono il risultato di una lunga rielaborazione culminata con Agostino nel IV sec. d.C.: le regole partorite del vescovo di Ippona poco o punto c’entrano con i precetti dettati da YHWH al suo popolo. Per nessuna ragione al mondo YHWH si sarebbe sognato di stabilire l’assurda, insensata norma “Non desiderare la donna d’altri” che dapprincipio [o come direbbe strakky: d'apprincipio] doveva suonare più o meno così: “Non gettare il malocchio sulle donne e le cose altrui”.
Il comandamento più importante e disatteso oggi da quasi tutti i “cristiani” nel mondo verteva sul divieto di farsi immagini delle cose che esistono sulla terra ed in cielo e di adorarle. La chiesa nicena eluse questa proibizione per inventarsi un Decalogo a suo uso e consumo. Sull’esecrazione dell’idolatria chi oggi insiste tra gli esponenti del clero o chi soltanto vi accenna? Tra le varie norme oggi dimenticate, ma che il dio degli Ebrei riteneva significativa menzioneremmo almeno la seguente: “Non cuocerai il capretto nel latte della madre”.
Questo rapido excursus ci permette di capire che trapiantare credenze antiche nel presente, oltre a denotare crasso analfabetismo, causa danni interpretativi irreparabili. Ogni evento ed ogni fenomeno culturale devono essere collocati nel loro milieu e studiati in rapporto alle circostanze sociali, economiche, antropologiche, spirituali etc. in cui essi si situano. Diversamente si tradisce il passato e lo si strumentalizza per fini di propaganda o, nel migliore dei casi, di becero intrattenimento.
Così sbagliano coloro che credono di poter fondare la dottrina dell’immortalità dell’anima, del Paradiso e dell’Inferno, richiamandosi alla Bibbia, in special modo alla Torah. Nella Bibbia i termini “nephesh” e “ruach” che spesso sono resi con “anima” o “spirito” non designavano un’essenza individuale imperitura.
L’oltretomba biblico è lo Sheol, simile all’Ade omerico ed a quello dei Sumeri, una plaga brumosa dove i morti sono ormai privi di coscienza e di identità. Qualche breve rimando al Paradiso ed all’Inferno come luoghi, rispettivamente, di beatitudine e di dannazione si reperisce nel Nuovo Testamento, ma sono passi contraddetti da altri e di valore metaforico, insufficienti comunque a definire una topografia precisa dell’aldilà cristiano che non esiste.
Semmai lo studio comparato delle religioni ci dimostra che di solito le genti dell’antichità in origine concepirono l’oltremondo come un luogo indistinto per poi, un po’ alla volta, approdare ad una concezione in cui sono fissate per le anime immortali precise sedi dove esse dimoreranno post mortem nonché punizioni o ricompense.
Ciò precisato, è evidente che la milionaria dissertazione di Benigni sul decalogo è priva di qualsiasi valore culturale, anche soltanto divulgativo. Questo nonostante le tronfie lodi ed i lautissimi compensi con cui è stato incensato l’abominevole spettacolo.
A proposito comunque di comandamenti, ne vorremmo suggerire uno ed è questo: “Spegnete il televisore e non siate mai benigni con Benigni”.
Articolo correlato: I veri dieci comndamenti
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Zret
Wednesday, December 10, 2014
Oblion, la cospirazione
http://zret.blogspot.ch/2014/12/oblion-la-cospirazione.html
Oblion, la cospirazione
Essere, non solo esistere.
Viviamo in tempi paradossali. Così, se intendiamo estrarre dal mondo una scheggia di verità, dobbiamo rivolgerci alla fiction, mentre i media istituzionali curano la produzione di sceneggiati a puntate: si pensi al patetico teleromanzo sull’Ebola.
Dagli interessi coltivati dall’autore, Valerio Petretto, ho subito fiutato che il suo romanzo, “Oblion, la cospirazione”, era un’audace prospettiva su motivi border line. Non mi sbagliavo: il giovane scrittore, sin dalle prime pagine, ci scaraventa nel buco nero di una congiura spaventosa.
Il testo, più simile ad una sceneggiatura cinematografica che ad un’opera narrativa, si avvale di un montaggio adrenalinico e di spiazzanti analessi, mentre rincorre la verità che non vogliamo accettare: gli uomini, intrappolati ed intorpiditi nella materia, non sono liberi e la storia è una gigantesca menzogna.
Molti leggeranno il libro come un racconto di fantascienza, avvincente e ricco di colpi di scena, immedesimandosi negli eroi, Max e Johanna, cui tocca scoprire il duplice imbroglio: quello della vita e quello della morte. “Oblion”, però, è molto di più: nonostante la prosa un po' trascurata e la convenzionalità delle descrizioni, la fatica di Petretto cattura il lettore per la sua presa sul tema del destino, una specie di “eterno ritorno” senza scopo né speranza di riscatto.
Mentre l’autore concatena le sequenze che conducono all’allucinante epilogo, ci accorgiamo che le catene dell’illusione sono strette ancora di più. Riusciremo mai a spezzarle?
Viviamo in tempi paradossali. Così, se intendiamo estrarre dal mondo una scheggia di verità, dobbiamo rivolgerci alla fiction, mentre i media istituzionali curano la produzione di sceneggiati a puntate: si pensi al patetico teleromanzo sull’Ebola.
Dagli interessi coltivati dall’autore, Valerio Petretto, ho subito fiutato che il suo romanzo, “Oblion, la cospirazione”, era un’audace prospettiva su motivi border line. Non mi sbagliavo: il giovane scrittore, sin dalle prime pagine, ci scaraventa nel buco nero di una congiura spaventosa.
Il testo, più simile ad una sceneggiatura cinematografica che ad un’opera narrativa, si avvale di un montaggio adrenalinico e di spiazzanti analessi, mentre rincorre la verità che non vogliamo accettare: gli uomini, intrappolati ed intorpiditi nella materia, non sono liberi e la storia è una gigantesca menzogna.
Molti leggeranno il libro come un racconto di fantascienza, avvincente e ricco di colpi di scena, immedesimandosi negli eroi, Max e Johanna, cui tocca scoprire il duplice imbroglio: quello della vita e quello della morte. “Oblion”, però, è molto di più: nonostante la prosa un po' trascurata e la convenzionalità delle descrizioni, la fatica di Petretto cattura il lettore per la sua presa sul tema del destino, una specie di “eterno ritorno” senza scopo né speranza di riscatto.
Mentre l’autore concatena le sequenze che conducono all’allucinante epilogo, ci accorgiamo che le catene dell’illusione sono strette ancora di più. Riusciremo mai a spezzarle?
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Zret
Tuesday, December 2, 2014
I segreti della Massoneria
http://zret.blogspot.ch/2014/12/i-segreti-della-massoneria.html
I segreti della Massoneria

Certi
misteri non sono così misteriosi: quali saranno mai i segreti della
Massoneria? Le attuali Logge perseguono per lo più fini ben diversi da
quelli che si prefiggevano le Obbedienze settecentesche.
Oggigiorno fra i gradi bassi (i cosiddetti gradi blu) gli obiettivi, se si esclude qualche eccezione, sono molto prosaici: ottenere potere, ricchezza e notorietà. Iscrivendosi ad una Loggia, si possono ricevere benefici di vario tipo: sono aderenze e strumenti utili per una rapida scalata sociale.
Salendo nella gerarchia, gli affiliati, un po’ alla volta, sono resi partecipi di conoscenze esoteriche tra cui i rituali per dominare la natura, per influire sugli eventi e per entrare in contatto con le dimensioni invisibili. Siamo in un ambito faustiano.
Lo scopo ultimo, però, a nostro parere, è un altro. Lo si intuisce, considerando la paura della morte che alberga negli esseri umani; nelle creature pseudo-umane codesta paura conflagra nel terrore. Esse aspirano a conseguire l’immortalità, un’immortalità purchessia, vuoi sotto forma di ancoraggio ad un’anima vuoi come trasferimento delle memorie cerebrali da un encefalo ad un altro.
Qualcuno ha promesso ai Fratelli dei gradi più alti che non morranno in cambio di... E’ davvero in corso una guerra per la vita eterna. Essi forse temono (o sanno?) che, dopo la morte fisica, li attende o il nulla o l’inferno (interminabile?). Per questa ragione si attaccano tenacemente a surrogati e simulacri di esistenze, a somiglianza di ostriche allo scoglio.
I potenti, come tutti, sono impotenti di fronte al destino ultimo. Tanto temerari e tracotanti con i popoli, al cospetto della Fine tremano a guisa di bimbi sperduti nel buio.
“To be or not to be? This is the question”. A volte non pensiamo che sia desiderabile il non essere rispetto ad un’esistenza (anche post mortem) ignobile e dolorosa? Noi sì, non loro. La loro ossessione è l’immortalità, dono mortale per i mortali.
Oggigiorno fra i gradi bassi (i cosiddetti gradi blu) gli obiettivi, se si esclude qualche eccezione, sono molto prosaici: ottenere potere, ricchezza e notorietà. Iscrivendosi ad una Loggia, si possono ricevere benefici di vario tipo: sono aderenze e strumenti utili per una rapida scalata sociale.
Salendo nella gerarchia, gli affiliati, un po’ alla volta, sono resi partecipi di conoscenze esoteriche tra cui i rituali per dominare la natura, per influire sugli eventi e per entrare in contatto con le dimensioni invisibili. Siamo in un ambito faustiano.
Lo scopo ultimo, però, a nostro parere, è un altro. Lo si intuisce, considerando la paura della morte che alberga negli esseri umani; nelle creature pseudo-umane codesta paura conflagra nel terrore. Esse aspirano a conseguire l’immortalità, un’immortalità purchessia, vuoi sotto forma di ancoraggio ad un’anima vuoi come trasferimento delle memorie cerebrali da un encefalo ad un altro.
Qualcuno ha promesso ai Fratelli dei gradi più alti che non morranno in cambio di... E’ davvero in corso una guerra per la vita eterna. Essi forse temono (o sanno?) che, dopo la morte fisica, li attende o il nulla o l’inferno (interminabile?). Per questa ragione si attaccano tenacemente a surrogati e simulacri di esistenze, a somiglianza di ostriche allo scoglio.
I potenti, come tutti, sono impotenti di fronte al destino ultimo. Tanto temerari e tracotanti con i popoli, al cospetto della Fine tremano a guisa di bimbi sperduti nel buio.
“To be or not to be? This is the question”. A volte non pensiamo che sia desiderabile il non essere rispetto ad un’esistenza (anche post mortem) ignobile e dolorosa? Noi sì, non loro. La loro ossessione è l’immortalità, dono mortale per i mortali.
Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati
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Zret
Friday, November 21, 2014
Appunti sparsi sull'anima, la reincarnazione e la predazione spirituale
http://scienzamarcia.blogspot.ch/2014/11/appunti-sparsi-sullanima-la.html
Pochi giorni fa ho curiosato tra le testimonianze di premorte, e ho guardato il video di una testimonianza di un'aspirante suicida che manca di poco il proprio curore sparandosi al petto.
La narrazione, tutta incentrata sul racconto dell'orribile sofferenza delle anime che si trovano nell'inferno, la perdita del contatto con Gesù, il perdono di Gesù che l'avrebbe salvata, lascia molto perplessi. D'altronde chi vive queste esperienze di premorte vede di regola delle figure religiose che corrispondono alla propria fede. Se ci fosse davvero l'incontro con delle entità positive e benigne, non si capisce perché dovrebbero operare in tale maniera, avvalorando i pregiudizi della gente (giacché una religione al massimo potrebbe essere quella vera, ma certamente non posso essere tutte vere allo stesso tempo).
L'inganno pare essere quindi un marchio distintivo di molte, se non tutte, queste esperienze, e di inganni avevo parlato in due articoli precedenti (uno, due), il secondo dei quali scritto con in collaborazione con Zret ed un'altra lettrice.
Appunti sparsi sull'anima, la reincarnazione e la predazione spirituale
Pochi giorni fa ho curiosato tra le testimonianze di premorte, e ho guardato il video di una testimonianza di un'aspirante suicida che manca di poco il proprio curore sparandosi al petto.
La narrazione, tutta incentrata sul racconto dell'orribile sofferenza delle anime che si trovano nell'inferno, la perdita del contatto con Gesù, il perdono di Gesù che l'avrebbe salvata, lascia molto perplessi. D'altronde chi vive queste esperienze di premorte vede di regola delle figure religiose che corrispondono alla propria fede. Se ci fosse davvero l'incontro con delle entità positive e benigne, non si capisce perché dovrebbero operare in tale maniera, avvalorando i pregiudizi della gente (giacché una religione al massimo potrebbe essere quella vera, ma certamente non posso essere tutte vere allo stesso tempo).
L'inganno pare essere quindi un marchio distintivo di molte, se non tutte, queste esperienze, e di inganni avevo parlato in due articoli precedenti (uno, due), il secondo dei quali scritto con in collaborazione con Zret ed un'altra lettrice.
Se
quasi tutte le religioni praticate sulla terra sin dalle origini
dell'uomo considerano l'uomo (e a volte non solo l'uomo) come un essere
dotato di spirito, ci sono molte prove
ed indizi che fanno supporre che ai nostri corpi fisici siano correlate
delle anime (forse letteralmente imprigionate nei corpi), ed alcuni (sedicenti?)
"rapiti dagli alieni" affermano che i propri rapitori si riferiscono
talora ai corpi come a dei "contenitori". Tali entità extraterrestri
sarebbero quindi in possesso di una tecnologia avanzata capace di
immettere l'anima in un corpo. Più che legittimo, ovviamente essere
scettici a riguardo, eppure tutto ciò corrisponderebbe bene a quanto
ipotizzato in quel vecchio articolo. Anche Truman Cash
afferma che sistono esseri alieni in grado con dei congegni elettronici
di imprigionare un'anima, farle perdere la memoria delle vite passate, e
di inserirla in un corpo.
Come mi scrive un amico, qualcosa di simile viene riportato dalla tradizione indiana.
Vi è una fiorita letteratura vedantica sulla questione karma ed esseri celesti o demoniaci (ovviamente alieni) che si occupano della transumanza da un corpo all'altro degli smemorati spirituali (noi).
Testo reperibile in italiano V e VI canto dello Srimad Bhagavatam Purana tradotto da Bhaktivedanta Prabhupada. Ma è bene leggere anche gli altri canti e volendo proseguire fino al XII. In parte anche il libro tibetano dei morti tocca l'argomento.
Aggiungo il particolare che nell'egiziano libro dei morti
si descrive un faraone che deve superare un percorso nell'oltretomba
irto di difficoltà popolato da esseri spirituali malvagi, vedi ad
esempio il seguente passo:
Liberami da questi Spiriti-Custodi
armati di lunghi Coltelli,
le cui dita fanno terribilmente male!
Io lo so, massacrare i servitori di Osiride è la loro gioia...
Che essi non abbiano quindi alcun potere su di me,
che non mi possano trascinare al loro scannatoio!
I faraoni, presumibilmente, e/o la casta sacerdotale egizia, aveva accesso a conoscenze esoteriche di un certo peso.
Anche nella Prima Apocalisse di Giacomo (testo gnostico composto presumibilmente verso la fine del secondo secolo d.C.) vengono espressi dei concetti simili:
Anche nella Prima Apocalisse di Giacomo (testo gnostico composto presumibilmente verso la fine del secondo secolo d.C.) vengono espressi dei concetti simili:
Il Signore disse a lui: 'Giacomo, ecco, ti rivelerò la redenzione. Quando sei afferrato e subisci queste sofferenze, una moltitudine si armerà contro di te per afferrarti. E in particolare tre di loro ti ghermiranno - coloro che siedono come esattori di pedaggio. Non solo chiedono il pedaggio, ma portano via le anime con un furto. Quando si cade in loro potere, uno di loro che è a guardia ti dirà: 'Chi sei tu e da dove vieni?' Gli risponderai: 'Io sono un figlio e sono dal Padre'. Egli ti chiederà: 'Che tipo di figlio sei ed a quale Padre appartieni?' Dirai: 'Vengo dal Padre pre-esistente e sono un figlio pre-esistente."Nel suo libro Yoga tibetano del sogno e del sonno, Tenzin Wangal Rinpoche (tanto beneficiato dalla fondazione Rockefeller) accenna alla vita in quel periodo che sta sospeso tra una incarnazione e l'altra, ma le informazioni che egli veicola potrebbero essere molto vaghe se non addirittura confuse o false. La cosa che non mi convince è che egli, pur accennando ad una fase di "intermezzo" tra una incarnazione e l'altra, non accenna all'esistenza di entità malvagiee predatrici. Costui si limita infatti a dire che, se ci si abitua ad essere coscienti nel sonno, si può essere coscienti in quel periodo di "intermezzo" tra una e l'altra incarnazione. Forse è vero, e forse no, o forse si tratta soltanto di una verità parziale, dal momento che, se non si conoscono i pericoli cui si va incontro, la coscienza vigile potrebbe non bastare.
Quanto
a Truman Cash, ho dato un'occhiata ai suoi libri. Nel primo sono
presenti molte osservazioni interessanti e logiche, ma sulla realtà
delle esperienze da lui raccontate non mi pronuncio. E' noto infatti che
gli esperimenti con ayahuasca, ibogaina e DMT mostrano che chi assume certe sostanze sperimenta
fenomeni simili all'abduction (rapimento alieno), pure se si trovano in una situazione di
esperimento controllato, ovvero se una persona osserva i loro corpi e
verifica che non si spostano dalla stanza dell'esperimento.
Qualcuno potrà obiettare che il contatto avviene su un piano che non è esattamente quello fisico, ma quello delle energie sottili, del doppio eterico, ma quando si parla di impianti nella testa che vengono inseriti su per il naso i conti non tornano.
Robert Monroe sulle esperienze fuori dal corpo (OBE)
Ho letto anche l'inizio del secondo libro nel quale Cash ricorda la sua vita passata nientemene che come Ramses II e afferma di essere vissuto, come anima incarnata in quel corpo, 3219 anni fa.
Alla luce delle scoperte della Nuova Cronologia, questa data appare posticcia, e solo un essere che vuole tenerci rinchiusi in un castello di false conoscenze (o quanto meno un essere ancora irretito da secolari inganni) potrebbe riferire quella data.
Come al solito più si indaga e più ci si trova persi in un gioco di specchi e di inganni. E mentre noi sconosciamo il senso delle cose per tanto versi più importanti in assoluto, ci sono entità malvagie che continuano a distruggere la Terra ed i suoi abitanti. Il fine di questa perversa opera di avvvelenamento difficilmente si potrà comprendere se si crede che il mondo (e l'uomo in particolare) sia fatto solo di materia.
In realtà credo proprio che uno dei fini nascosti delle scie chimiche sia quello di distaccare sempre di più l'uomo e la sua mente dalla sua coscienza disincarnata, o anima che dir si voglia. L'influsso negativo delle scie chimiche e dei campi elettromagnetici sulla ghiandola pineale potrebbero essere uno dei mezzi per ottenere questo obiettivo.
In fine dei conti forse è una forma di parassitismo fisico e animico, quella che potrebbe spiegare gran parte dei nostri malanni e dei nostri affanni.
Leggi anche:
UNA RICERCA RACCONTA COSA SUCCEDE QUANDO MORIAMO. LA COSCIENZA CONTINUA ANCHE SE L'ATTIVITA' CEREBRALE CESSA
Qualcuno potrà obiettare che il contatto avviene su un piano che non è esattamente quello fisico, ma quello delle energie sottili, del doppio eterico, ma quando si parla di impianti nella testa che vengono inseriti su per il naso i conti non tornano.
Robert Monroe sulle esperienze fuori dal corpo (OBE)
Ho letto anche l'inizio del secondo libro nel quale Cash ricorda la sua vita passata nientemene che come Ramses II e afferma di essere vissuto, come anima incarnata in quel corpo, 3219 anni fa.
Alla luce delle scoperte della Nuova Cronologia, questa data appare posticcia, e solo un essere che vuole tenerci rinchiusi in un castello di false conoscenze (o quanto meno un essere ancora irretito da secolari inganni) potrebbe riferire quella data.
Come al solito più si indaga e più ci si trova persi in un gioco di specchi e di inganni. E mentre noi sconosciamo il senso delle cose per tanto versi più importanti in assoluto, ci sono entità malvagie che continuano a distruggere la Terra ed i suoi abitanti. Il fine di questa perversa opera di avvvelenamento difficilmente si potrà comprendere se si crede che il mondo (e l'uomo in particolare) sia fatto solo di materia.
In realtà credo proprio che uno dei fini nascosti delle scie chimiche sia quello di distaccare sempre di più l'uomo e la sua mente dalla sua coscienza disincarnata, o anima che dir si voglia. L'influsso negativo delle scie chimiche e dei campi elettromagnetici sulla ghiandola pineale potrebbero essere uno dei mezzi per ottenere questo obiettivo.
In fine dei conti forse è una forma di parassitismo fisico e animico, quella che potrebbe spiegare gran parte dei nostri malanni e dei nostri affanni.
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Ipnosi, Uomini, Grifasi e gli ET
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corrado
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Anima
Sunday, November 9, 2014
Truman Cash ed il destino dell’anima
http://zret.blogspot.ch/2014/11/truman-cash-ed-il-destino-dellanima.html
Truman Cash ed il destino dell’anima

La verità è eccentrica e non si abbassa al livello infimo dei normalizzatori.
Truman Cash è un ufologo misconosciuto, autore di due libri, "The programming of a planet" e "The eye of Ra". Entrambi i volumi risalgono alla metà degli anni ‘90 del XX secolo. Cash condivide molte delle sue intuizioni con William Cooper, Karla Turner, William Bramley, Simon Parkes, Corrado Malanga, Barbara Bartholic, Susan Reed e James Bartley. Nei suoi saggi il ricercatore si sofferma soprattutto su due temi: l'ipnoterapia ed i rapimenti.
L'approccio è inusuale, poiché Cash studia le abductions persino ai tempi di Atlantide e nell'antichità, in Egitto e Sumeria dove esseri non terrestri seminarono concetti e riti "religiosi" per soggiogare le masse. Idea centrale dei saggi vergati dallo studioso è quella delle implant stations, ossia centri per trasferire le anime nei corpi. Queste "stazioni" sono una chiave per comprendere i fenomeni di abduction. Le stazioni sono impiegate per catturare le anime, che sono "libere", e trapiantarle in un altro soma. Creature insettoidi generano un potente campo elettromagnetico che attira la psyché: essa, non potendo resistere all'attrazione di uno splendore caldo ed avvolgente, finisce in una "camera dalla luce bianca" per essere riprogrammata e preparata per un'altra esistenza. Gli involucri corporei sono altresì duplicati.
Stando a Cash, molte esperienze di pre-morte sono orchestrate da creature malevole in sembianze angeliche. Anche il fulgore alla fine del tunnel, chiarore scorto molto spesso dai morenti, è la luce intensa proveniente dalle camere di programmazione situate sulle astronavi e nelle installazioni degli alieni. Il tutto naturalmente avviene contro la volontà dei sequestrati.
Lo scenario è simile a quello descritto di William Bramley: egli ritiene che gli Altri abbiano bisogno di intrappolare e sedurre gli esseri spirituali che sono così condannati al ciclo della metempsicosi.
La situazione descritta da questa ufologia di frangia è già evocata in alcuni testi gnostici come l’”Apocalisse di Giacomo”, ove si legge: "Ora, quando Giacomo udì queste cose, si asciugò le lacrime dagli occhi e molto amaro [...] Il Signore disse a lui: 'Giacomo, ecco, ti rivelerò la redenzione. Quando sei afferrato e subisci queste sofferenze, una moltitudine si armerà contro di te per afferrarti. E in particolare tre di loro ti ghermiranno - coloro che siedono come esattori di pedaggio. Non solo chiedono il pedaggio, ma portano via le anime con un furto. Quando si cade in loro potere, uno di loro che è a guardia ti dirà: 'Chi sei tu e da dove vieni?' Gli risponderai: 'Io sono un figlio e sono dal Padre'. Egli ti chiederà: 'Che tipo di figlio sei ed a quale Padre appartieni?' Dirai: 'Vengo dal Padre pre-esistente e sono un figlio pre-esistente".
Alcuni investigatori, più che ad un “furto di anime”, come paventato dal sibillino e frammentario libello gnostico, pensano ad una sottrazione di energia per opera di vampiri psichici. In quel limbo, quella terra di nessuno che separa il mondo ilico dalle sfere ultraterrene, le coscienze potrebbero essere alla mercé di larve bisognose di nutrirsi con le energie dei defunti. È plausibile che queste entità siano in grado di generare visioni paradisiache con prati dal verde smagliante, giardini ameni, cieli tersi e luminosi? Sono i magnifici paesaggi che i protagonisti delle esperienze di pre-morte ricordano di aver ammirato estasiati, dopo aver di solito percorso una galleria il cui sbocco era inondato da una luce sfavillante. Codesti luoghi sono il frutto di un elaborato inganno teso ai danni di “anime” poi ghermite per essere incluse in contenitori atti ad ospitare memorie “esterne” o per altri fini?
Fiorella Rustici, nella sua ultima fatica, “Morte e dintorni”, tra le righe allude alla circostanza secondo cui qualcuno governerebbe per scopi non nobili l’avventura delle anime attraverso il tempo e le incarnazioni. Ciò si collega alla legge del karma, ritenuta dall’autrice iniqua e – si può aggiungere – suscettibile di limitare (o annullare?) in modo sensibile il “libero arbitrio”.
Il quadro sin qui delineato è molto controverso e bisogna chiedersi se il travaso delle anime sia associato anche alla clonazione dei corpi, inoltre ci si domanda che ruolo assumano, nell’ambito di queste interpretazioni, l’energia elettromagnetica e, a mo’ di antidoto contro gli inganni alieni, la DMT, cioè la dimetiltriptamina. La DMT è una triptamina psichedelica endogena, presente in molte piante e nel fluido cerebrospinale degli esseri umani, sintetizzata per la prima volta nel 1931 dal chimico Richard Manske. Strutturalmente la DMT è analoga al neurotrasmettitore serotonina, all'ormone melatonina e ad altre triptamine psicoattive come psilocibina, psilocina e bufotenina. Cash et altri opinano che la DMT, insieme con pratiche di meditazione, possa essere utile per mantenere vigile la coscienza. Il pensiero corre alle “pozioni” chimiche che sono somministrate agli esseri umani attraverso le chemtrails e non solo. Si va ben oltre gli obiettivi militari della geoingegneria clandestina...
A prescindere dagli interrogativi aperti, bisogna sottolineare le convergenze tra Cash e numerosi altri autori: essi, ad esempio, oltre a collocare al vertice del Collegio invisibile “visitatori” dall’aspetto di mantidi, adombrano una sorta di riciclaggio delle anime. Queste coincidenze reperibili negli studi di scrittori che spesso non si conoscono e non si conoscevano, corroborano la plausibilità delle loro ipotesi.
Intanto, da una sperduta lontananza simile ad un’eco fioca, provengono le ammonizioni della Gnosi antica circa i pericoli incombenti, una volta varcata la soglia... come se non bastassero i problemi che ci affliggono, mentre dimoriamo in questo “pianeta infelice”.
Fonti:
T. Cash, The programming of a planet, 1994
V. Petretto, Le scoperte di Truman Cash, 2014
Zret, Post mortem, 2011
Truman Cash è un ufologo misconosciuto, autore di due libri, "The programming of a planet" e "The eye of Ra". Entrambi i volumi risalgono alla metà degli anni ‘90 del XX secolo. Cash condivide molte delle sue intuizioni con William Cooper, Karla Turner, William Bramley, Simon Parkes, Corrado Malanga, Barbara Bartholic, Susan Reed e James Bartley. Nei suoi saggi il ricercatore si sofferma soprattutto su due temi: l'ipnoterapia ed i rapimenti.
L'approccio è inusuale, poiché Cash studia le abductions persino ai tempi di Atlantide e nell'antichità, in Egitto e Sumeria dove esseri non terrestri seminarono concetti e riti "religiosi" per soggiogare le masse. Idea centrale dei saggi vergati dallo studioso è quella delle implant stations, ossia centri per trasferire le anime nei corpi. Queste "stazioni" sono una chiave per comprendere i fenomeni di abduction. Le stazioni sono impiegate per catturare le anime, che sono "libere", e trapiantarle in un altro soma. Creature insettoidi generano un potente campo elettromagnetico che attira la psyché: essa, non potendo resistere all'attrazione di uno splendore caldo ed avvolgente, finisce in una "camera dalla luce bianca" per essere riprogrammata e preparata per un'altra esistenza. Gli involucri corporei sono altresì duplicati.
Stando a Cash, molte esperienze di pre-morte sono orchestrate da creature malevole in sembianze angeliche. Anche il fulgore alla fine del tunnel, chiarore scorto molto spesso dai morenti, è la luce intensa proveniente dalle camere di programmazione situate sulle astronavi e nelle installazioni degli alieni. Il tutto naturalmente avviene contro la volontà dei sequestrati.
Lo scenario è simile a quello descritto di William Bramley: egli ritiene che gli Altri abbiano bisogno di intrappolare e sedurre gli esseri spirituali che sono così condannati al ciclo della metempsicosi.
La situazione descritta da questa ufologia di frangia è già evocata in alcuni testi gnostici come l’”Apocalisse di Giacomo”, ove si legge: "Ora, quando Giacomo udì queste cose, si asciugò le lacrime dagli occhi e molto amaro [...] Il Signore disse a lui: 'Giacomo, ecco, ti rivelerò la redenzione. Quando sei afferrato e subisci queste sofferenze, una moltitudine si armerà contro di te per afferrarti. E in particolare tre di loro ti ghermiranno - coloro che siedono come esattori di pedaggio. Non solo chiedono il pedaggio, ma portano via le anime con un furto. Quando si cade in loro potere, uno di loro che è a guardia ti dirà: 'Chi sei tu e da dove vieni?' Gli risponderai: 'Io sono un figlio e sono dal Padre'. Egli ti chiederà: 'Che tipo di figlio sei ed a quale Padre appartieni?' Dirai: 'Vengo dal Padre pre-esistente e sono un figlio pre-esistente".
Alcuni investigatori, più che ad un “furto di anime”, come paventato dal sibillino e frammentario libello gnostico, pensano ad una sottrazione di energia per opera di vampiri psichici. In quel limbo, quella terra di nessuno che separa il mondo ilico dalle sfere ultraterrene, le coscienze potrebbero essere alla mercé di larve bisognose di nutrirsi con le energie dei defunti. È plausibile che queste entità siano in grado di generare visioni paradisiache con prati dal verde smagliante, giardini ameni, cieli tersi e luminosi? Sono i magnifici paesaggi che i protagonisti delle esperienze di pre-morte ricordano di aver ammirato estasiati, dopo aver di solito percorso una galleria il cui sbocco era inondato da una luce sfavillante. Codesti luoghi sono il frutto di un elaborato inganno teso ai danni di “anime” poi ghermite per essere incluse in contenitori atti ad ospitare memorie “esterne” o per altri fini?
Fiorella Rustici, nella sua ultima fatica, “Morte e dintorni”, tra le righe allude alla circostanza secondo cui qualcuno governerebbe per scopi non nobili l’avventura delle anime attraverso il tempo e le incarnazioni. Ciò si collega alla legge del karma, ritenuta dall’autrice iniqua e – si può aggiungere – suscettibile di limitare (o annullare?) in modo sensibile il “libero arbitrio”.
Il quadro sin qui delineato è molto controverso e bisogna chiedersi se il travaso delle anime sia associato anche alla clonazione dei corpi, inoltre ci si domanda che ruolo assumano, nell’ambito di queste interpretazioni, l’energia elettromagnetica e, a mo’ di antidoto contro gli inganni alieni, la DMT, cioè la dimetiltriptamina. La DMT è una triptamina psichedelica endogena, presente in molte piante e nel fluido cerebrospinale degli esseri umani, sintetizzata per la prima volta nel 1931 dal chimico Richard Manske. Strutturalmente la DMT è analoga al neurotrasmettitore serotonina, all'ormone melatonina e ad altre triptamine psicoattive come psilocibina, psilocina e bufotenina. Cash et altri opinano che la DMT, insieme con pratiche di meditazione, possa essere utile per mantenere vigile la coscienza. Il pensiero corre alle “pozioni” chimiche che sono somministrate agli esseri umani attraverso le chemtrails e non solo. Si va ben oltre gli obiettivi militari della geoingegneria clandestina...
A prescindere dagli interrogativi aperti, bisogna sottolineare le convergenze tra Cash e numerosi altri autori: essi, ad esempio, oltre a collocare al vertice del Collegio invisibile “visitatori” dall’aspetto di mantidi, adombrano una sorta di riciclaggio delle anime. Queste coincidenze reperibili negli studi di scrittori che spesso non si conoscono e non si conoscevano, corroborano la plausibilità delle loro ipotesi.
Intanto, da una sperduta lontananza simile ad un’eco fioca, provengono le ammonizioni della Gnosi antica circa i pericoli incombenti, una volta varcata la soglia... come se non bastassero i problemi che ci affliggono, mentre dimoriamo in questo “pianeta infelice”.
Fonti:
T. Cash, The programming of a planet, 1994
V. Petretto, Le scoperte di Truman Cash, 2014
Zret, Post mortem, 2011
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Zret
Wednesday, January 29, 2014
Noli me tangere
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Noli me tangere

Ogni
esperienza ha la sua età. Rammento le intense emozioni che provai
quando lessi il romanzo breve di Herman Hesse, “Sotto la ruota”, la
storia di un adolescente che, pieno di speranze, si affaccia alla vita
per esserne schiacciato nell’arco di breve tempo. Non so se, rileggendo
il libro dell’autore tedesco, a distanza di tanti anni, sarei capace di
rivivere quelle ineffabili sensazioni.
Non sono le esperienze che ci permettono di maturare, piuttosto è il primo contatto con la realtà a donarci un’esperienza vergine ed ingenua, anzi è l’attitudine a non toccare le cose a preservarne la loro magia. Codesta è la vera comunione con il mondo.
Forse è per questo che il vissuto più coinvolgente è la visione del firmamento notturno. Ricordo quando, alcuni lustri addietro, contemplai la Via Lattea. Era una notte luminosa e cristallina: l’arcata della galassia, cosparsa di stelle, si dispiegava su un oceano profondissimo. La percezione era tutt’uno con il sentimento dell’infinito e della bellezza, perché nessuna riflessione e nessuna domanda sul senso del Tutto si insinuavano ad offuscare la sublime purità dello spettacolo.
Le cose, per essere comprese, non devono essere neppure sfiorate: è preferibile abbracciarle con lo stupore, accoglierle nell’anima.
“Amai solo le rose che non colsi”, scrive Guido Gozzano in una sua celebre poesia. Così si può veramente amare una voce senza volto o l’ombra del silenzio o perdersi nelle dissolvenze di un sogno. Per vivere un’avventura, per intraprendere un viaggio nell’infinito, è sufficiente ammirare una stilla di pioggia, mentre scivola sul vetro.
La felicità (se esiste) è simile ad un cristallo fragilissimo: basta un nonnulla per mandarla in frantumi. Il narratore Barbey d’Aurevilly osserva che le persone davvero felici tengono un contegno misurato, non lasciano quasi trasparire la loro gioia. Incedono come se stessero portando un vassoio su cui sono collocati dei calici pieni sin quasi all’orlo.
La vita e la felicità si sbriciolano, non appena le sfiora il tempo, quando le inseriamo nel diagramma della logica.
La vera esperienza ama immergersi nell’ignoto e nell’incanto affinché restino tali.
Non sono le esperienze che ci permettono di maturare, piuttosto è il primo contatto con la realtà a donarci un’esperienza vergine ed ingenua, anzi è l’attitudine a non toccare le cose a preservarne la loro magia. Codesta è la vera comunione con il mondo.
Forse è per questo che il vissuto più coinvolgente è la visione del firmamento notturno. Ricordo quando, alcuni lustri addietro, contemplai la Via Lattea. Era una notte luminosa e cristallina: l’arcata della galassia, cosparsa di stelle, si dispiegava su un oceano profondissimo. La percezione era tutt’uno con il sentimento dell’infinito e della bellezza, perché nessuna riflessione e nessuna domanda sul senso del Tutto si insinuavano ad offuscare la sublime purità dello spettacolo.
Le cose, per essere comprese, non devono essere neppure sfiorate: è preferibile abbracciarle con lo stupore, accoglierle nell’anima.
“Amai solo le rose che non colsi”, scrive Guido Gozzano in una sua celebre poesia. Così si può veramente amare una voce senza volto o l’ombra del silenzio o perdersi nelle dissolvenze di un sogno. Per vivere un’avventura, per intraprendere un viaggio nell’infinito, è sufficiente ammirare una stilla di pioggia, mentre scivola sul vetro.
La felicità (se esiste) è simile ad un cristallo fragilissimo: basta un nonnulla per mandarla in frantumi. Il narratore Barbey d’Aurevilly osserva che le persone davvero felici tengono un contegno misurato, non lasciano quasi trasparire la loro gioia. Incedono come se stessero portando un vassoio su cui sono collocati dei calici pieni sin quasi all’orlo.
La vita e la felicità si sbriciolano, non appena le sfiora il tempo, quando le inseriamo nel diagramma della logica.
La vera esperienza ama immergersi nell’ignoto e nell’incanto affinché restino tali.
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Sunday, September 15, 2013
Federica Di Noi, Io, donna clonata
http://zret.blogspot.it/2013/09/federica-di-noi-io-donna-clonata.html
Federica Di Noi, Io, donna clonata
Nel breve libro, “Io, donna clonata”, Federica Di Noi riporta le sconcertanti informazioni di un affabile sconosciuto che la mette al corrente di un’élite
abituata a ricorrere alla clonazione per conseguire l’immortalità. E’
un’immortalità biologica, l’unica possibile, stando all’enigmatico
rivelatore.
Questo lignaggio, da millenni al vertice di un potere occulto, propugna un’ideologia materialista e transumanista che nega lo spirito e le dimensioni invisibili.
Anche solo per spirito di contraddizione, spronati dall’opuscolo, siamo inclini ad esplorare il tema dell’anima, ad interrogarci su un destino umano che, nel bene e nel male, forse non si riduce ad un involucro inerte, sia pure “eterno”.
Si tengano pure la loro miserabile immortalità da zombies.
Questo lignaggio, da millenni al vertice di un potere occulto, propugna un’ideologia materialista e transumanista che nega lo spirito e le dimensioni invisibili.
Anche solo per spirito di contraddizione, spronati dall’opuscolo, siamo inclini ad esplorare il tema dell’anima, ad interrogarci su un destino umano che, nel bene e nel male, forse non si riduce ad un involucro inerte, sia pure “eterno”.
Si tengano pure la loro miserabile immortalità da zombies.
Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati
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Zret
Sunday, July 28, 2013
La legge dell'attrazione (seconda parte)
http://zret.blogspot.it/2013/07/la-legge-dellattrazione-seconda-parte.html
La legge dell'attrazione (seconda parte)

Leggi qui la prima parte
La “legge dell’attrazione” è un magnete. In parole semplici, il pensiero positivo attrae eventi favorevoli; il pensiero negativo disgrazie. Talora si ha il sentore che sia così, ma è davvero così?
Succede che una serie fausta di accadimenti sia all’improvviso interrotta da una calamità. Più di rado accade che una situazione disperata di botto conosca una risoluzione. Questi repentini cambi sono dipesi da altrettanti mutamenti del pensiero? Per favore, non invochiamo il pensiero inconscio: se è il pensiero inconscio a determinare gli accadimenti, allora codesta “legge” perde ogni valore, in quanto avulsa dall’intenzione e dalla volontà che sono conscie per definizione.
Si può poi continuare a definirla “legge”, quando anche una sola volta essa è smentita? Da un punto di vista epistemologico, no. Semmai potrebbe essere una tendenza, un orientamento in gran parte imponderabile.
Va riconosciuto che in una circostanza la legge in esame funziona. Coloro che scrivono libri sull’argomento e che soprattutto organizzano dispendiosi corsi e seminari sul potere dell’intenzione e compagnia cantando, calamitano verso di sé i metalli... soprattutto l’oro. E’ ovvio che per apprender tecniche efficaci si debbono spendere somme esorbitanti.
Nel Medioevo si soleva ripetere che “gli astri inclinano: non determinano”. E’ solo un patetico stratagemma linguistico. Se ho un piano inclinato, è inevitabile che un oggetto vi scivoli. Più o meno velocemente, secondo il grado dell’inclinazione, ma l’oggetto scivolerà.
Qualcuno obietta, affermando che una catena di accadimenti propizi o infausti si spezza a causa del karma. Che bella obiezione! Molto efficace! Si tenta di sciogliere un nodo concettuale, intrecciando un altro nodo inestricabile. E’ come se si volesse illustrare ad uno studente italiano un complesso teorema in cinese, dopo che non è stato compreso usando la lingua madre.
Altri sostengono che, quando una persona nasce (o rinasce), essa si sceglie un fato che le consentirà di “evolvere”, di “maturare”. Tuttavia davvero può scegliere o qualcuno o qualcosa impone l’opzione? Se rinasce, la scelta è condizionata dal karma, quindi non è libera. Se nasce, essa definisce un tracciato da percorrere di cui, una volta precipitata sulla terra, l’anima non ricorderà alcunché. Da una decisione inconsapevole può scaturire una consapevole azione lungo il proprio cammino?
Non sto disconoscendo l’influsso del pensiero sull’esistenza, ma credo che esso sia confinato nell’interiorità: può aiutare a tollerare la sorte rea, persino a cogliervi un disegno (inventato?). Si può diventare “saggi”, imparando ad attribuire il giusto valore alle cose, ad essere riconoscenti per quanto ci è stato elargito, a collocare l’esperienza umana nei limiti in cui essa è circoscritta. Reputo, invece, che creare il proprio destino con il potere dell’intenzione sia una chimera.
Invano cercheremo nei filosofi classici e moderni, negli artisti una posizione univoca rispetto al problema. Al Suae quisque fortunae faber “Ciascuno è artefice della propria sorte” di Appio claudio Cieco, si oppone il Fata volentes ducunt, nolentes trahunt, “Il destino conduce chi non oppone resistenza, trascina chi si ribella” di Seneca.
Si nota uno sviluppo, pur con alcune “retromarce”: mentre nei pensatori e poeti più antichi prevale il convincimento circa la necessità (emblematico il convincimento di Sofocle), in quelli successivi comincia a delinearsi l’idea del libero arbitrio che culmina con la "condanna ad essere liberi" di Sartre.
Anche il magistero evangelico è lacerato dalla contraddizione. In Matteo 10:30 è scritto: “Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono contati”. Luca 12:7 rincalza: “Anzi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati”. Questi versetti proclamano una chiara visione per cui la vita umana è decisa ab aeterno. Altri passi evangelici, invece, puntano sulla scelta, quindi sulla libera adesione all’insegnamento del Messia.
Non se ne esce: la Provvidenza e la Grazia sono, alla resa dei conti, inconciliabili con il libero arbitrio. Pertanto o si ricorre ai soliti sofismi ed al triplo salto mortale carpiato di certi teologi che provano a salvare capra e cavoli, oppure si nega in modo reciso uno dei due termini con tutte le conseguenze facilmente immaginabili.
Esiste il destino come zoccolo duro che nulla e nessuno può scalfire? Lo vedremo nella prossima parte, considerando il tema del tempo e la questione della “frattura”.
La “legge dell’attrazione” è un magnete. In parole semplici, il pensiero positivo attrae eventi favorevoli; il pensiero negativo disgrazie. Talora si ha il sentore che sia così, ma è davvero così?
Succede che una serie fausta di accadimenti sia all’improvviso interrotta da una calamità. Più di rado accade che una situazione disperata di botto conosca una risoluzione. Questi repentini cambi sono dipesi da altrettanti mutamenti del pensiero? Per favore, non invochiamo il pensiero inconscio: se è il pensiero inconscio a determinare gli accadimenti, allora codesta “legge” perde ogni valore, in quanto avulsa dall’intenzione e dalla volontà che sono conscie per definizione.
Si può poi continuare a definirla “legge”, quando anche una sola volta essa è smentita? Da un punto di vista epistemologico, no. Semmai potrebbe essere una tendenza, un orientamento in gran parte imponderabile.
Va riconosciuto che in una circostanza la legge in esame funziona. Coloro che scrivono libri sull’argomento e che soprattutto organizzano dispendiosi corsi e seminari sul potere dell’intenzione e compagnia cantando, calamitano verso di sé i metalli... soprattutto l’oro. E’ ovvio che per apprender tecniche efficaci si debbono spendere somme esorbitanti.
Nel Medioevo si soleva ripetere che “gli astri inclinano: non determinano”. E’ solo un patetico stratagemma linguistico. Se ho un piano inclinato, è inevitabile che un oggetto vi scivoli. Più o meno velocemente, secondo il grado dell’inclinazione, ma l’oggetto scivolerà.
Qualcuno obietta, affermando che una catena di accadimenti propizi o infausti si spezza a causa del karma. Che bella obiezione! Molto efficace! Si tenta di sciogliere un nodo concettuale, intrecciando un altro nodo inestricabile. E’ come se si volesse illustrare ad uno studente italiano un complesso teorema in cinese, dopo che non è stato compreso usando la lingua madre.
Altri sostengono che, quando una persona nasce (o rinasce), essa si sceglie un fato che le consentirà di “evolvere”, di “maturare”. Tuttavia davvero può scegliere o qualcuno o qualcosa impone l’opzione? Se rinasce, la scelta è condizionata dal karma, quindi non è libera. Se nasce, essa definisce un tracciato da percorrere di cui, una volta precipitata sulla terra, l’anima non ricorderà alcunché. Da una decisione inconsapevole può scaturire una consapevole azione lungo il proprio cammino?
Non sto disconoscendo l’influsso del pensiero sull’esistenza, ma credo che esso sia confinato nell’interiorità: può aiutare a tollerare la sorte rea, persino a cogliervi un disegno (inventato?). Si può diventare “saggi”, imparando ad attribuire il giusto valore alle cose, ad essere riconoscenti per quanto ci è stato elargito, a collocare l’esperienza umana nei limiti in cui essa è circoscritta. Reputo, invece, che creare il proprio destino con il potere dell’intenzione sia una chimera.
Invano cercheremo nei filosofi classici e moderni, negli artisti una posizione univoca rispetto al problema. Al Suae quisque fortunae faber “Ciascuno è artefice della propria sorte” di Appio claudio Cieco, si oppone il Fata volentes ducunt, nolentes trahunt, “Il destino conduce chi non oppone resistenza, trascina chi si ribella” di Seneca.
Si nota uno sviluppo, pur con alcune “retromarce”: mentre nei pensatori e poeti più antichi prevale il convincimento circa la necessità (emblematico il convincimento di Sofocle), in quelli successivi comincia a delinearsi l’idea del libero arbitrio che culmina con la "condanna ad essere liberi" di Sartre.
Anche il magistero evangelico è lacerato dalla contraddizione. In Matteo 10:30 è scritto: “Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono contati”. Luca 12:7 rincalza: “Anzi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati”. Questi versetti proclamano una chiara visione per cui la vita umana è decisa ab aeterno. Altri passi evangelici, invece, puntano sulla scelta, quindi sulla libera adesione all’insegnamento del Messia.
Non se ne esce: la Provvidenza e la Grazia sono, alla resa dei conti, inconciliabili con il libero arbitrio. Pertanto o si ricorre ai soliti sofismi ed al triplo salto mortale carpiato di certi teologi che provano a salvare capra e cavoli, oppure si nega in modo reciso uno dei due termini con tutte le conseguenze facilmente immaginabili.
Esiste il destino come zoccolo duro che nulla e nessuno può scalfire? Lo vedremo nella prossima parte, considerando il tema del tempo e la questione della “frattura”.
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Zret
Monday, June 24, 2013
Il quinto tipo
http://zret.blogspot.it/2013/06/il-quinto-tipo.html
Il quinto tipo
Un
giovane autore, Giacomo Banchelli, ha deciso di cimentarsi nel tema
delle interferenze aliene con un romanzo, “Il quinto tipo I capitoli del
mutamento”. Prima di lui, già il disegnatore e sceneggiatore Giuseppe
Di Bernardo aveva attinto all’immaginario malanghiano per “The secret”, la coinvolgente saga a fumetti con mattatore Adam Mack.
Banchelli dipana un intreccio dove il protagonista, Jonathan, entra in contatto con la realtà al tempo stesso più vicina all’uomo e più da lui ignorata, l’universo della Coscienza. Così i vari eventi, l’incontro con un bonario docente universitario, Roberto Montebelli, la storia d’amore con la sensibile Francesca, le peripezie nell’installazione extraterrestre in cui svolge un ruolo decisivo il militare Stefano… promuovono la catalisi dell’introspezione, spingendo il lettore ad interrogarsi su argomenti vertiginosi.
“Il quinto tipo” è un libro di fantascienza, ma sui generis, con l’ambizione a suggerire una ricostruzione del passato in modo da giustificare il nostro atroce presente ed un incerto futuro. Le implicazioni filosofiche sono, però, risolte nel racconto, spesso ipercinetico e convulso; sono proposte attraverso la prospettiva interna di Jonathan, adolescente inquieto e ribelle. Il suo rifiuto del sistema configura una sorta di Bildungsroman, ma la maturazione avviene in modo repentino, specialmente perché gli avvenimenti precipitano nel breve volgere di poche settimane. All’epifania interiore, che porta il ragazzo a scoprire il luminoso abisso dell’Anima, fa da contrappunto l’apocalissi nel cielo dove una malvagia entità si palesa, al culmine di un cataclisma che devasta un’ampia regione del Mediterraneo.
La tensione vibra un po’ in tutto il romanzo e solo brevi pause offrono un ritmo più disteso: le riposanti ore trascorse da Jonathan e Francesca sotto un ciliegio, il pranzo a casa del professore, la rigenerante sosta in campagna, dopo la fuga rocambolesca dalla base… E’ singolare: Banchelli, nonostante appartenga alla recente generazione tecnotronica, sa schiudersi, di quando in quando, alla natura, superando il solipsismo di tanti scrittori contemporanei, prigionieri delle loro snobistiche nevrosi.
Rinuncia poi ad un epilogo chiuso, lasciando in bilico il destino dei personaggi e dell’umanità, forse prossima ad essere annientata in una catastrofe di proporzioni cosmiche.
Nonostante qualche asperità linguistica, “Il quinto tipo” si gradisce soprattutto per l’incalzante montaggio e per l’asciuttezza dei dialoghi. La narrazione può essere ancora, in qualche caso, catartica o almeno consolatoria di una condizione umana del tutto disumana. D’altronde restano ormai solo le narrazioni e le illusioni… che sono in fondo la stessa cosa.
Banchelli dipana un intreccio dove il protagonista, Jonathan, entra in contatto con la realtà al tempo stesso più vicina all’uomo e più da lui ignorata, l’universo della Coscienza. Così i vari eventi, l’incontro con un bonario docente universitario, Roberto Montebelli, la storia d’amore con la sensibile Francesca, le peripezie nell’installazione extraterrestre in cui svolge un ruolo decisivo il militare Stefano… promuovono la catalisi dell’introspezione, spingendo il lettore ad interrogarsi su argomenti vertiginosi.
“Il quinto tipo” è un libro di fantascienza, ma sui generis, con l’ambizione a suggerire una ricostruzione del passato in modo da giustificare il nostro atroce presente ed un incerto futuro. Le implicazioni filosofiche sono, però, risolte nel racconto, spesso ipercinetico e convulso; sono proposte attraverso la prospettiva interna di Jonathan, adolescente inquieto e ribelle. Il suo rifiuto del sistema configura una sorta di Bildungsroman, ma la maturazione avviene in modo repentino, specialmente perché gli avvenimenti precipitano nel breve volgere di poche settimane. All’epifania interiore, che porta il ragazzo a scoprire il luminoso abisso dell’Anima, fa da contrappunto l’apocalissi nel cielo dove una malvagia entità si palesa, al culmine di un cataclisma che devasta un’ampia regione del Mediterraneo.
La tensione vibra un po’ in tutto il romanzo e solo brevi pause offrono un ritmo più disteso: le riposanti ore trascorse da Jonathan e Francesca sotto un ciliegio, il pranzo a casa del professore, la rigenerante sosta in campagna, dopo la fuga rocambolesca dalla base… E’ singolare: Banchelli, nonostante appartenga alla recente generazione tecnotronica, sa schiudersi, di quando in quando, alla natura, superando il solipsismo di tanti scrittori contemporanei, prigionieri delle loro snobistiche nevrosi.
Rinuncia poi ad un epilogo chiuso, lasciando in bilico il destino dei personaggi e dell’umanità, forse prossima ad essere annientata in una catastrofe di proporzioni cosmiche.
Nonostante qualche asperità linguistica, “Il quinto tipo” si gradisce soprattutto per l’incalzante montaggio e per l’asciuttezza dei dialoghi. La narrazione può essere ancora, in qualche caso, catartica o almeno consolatoria di una condizione umana del tutto disumana. D’altronde restano ormai solo le narrazioni e le illusioni… che sono in fondo la stessa cosa.
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Zret
e dopo il quinto tipo, pensando a zret consiglio il sesto scemo:
e dopo il quinto tipo, pensando a zret consiglio il sesto scemo:
Friday, May 3, 2013
Iperestesia
http://zret.blogspot.co.uk/2013/05/iperestesia_2.html
Iperestesia

Accade
talora che, mentre la mente si annebbia nel dormiveglia o in un altro
stato di semi-incoscienza, i pensieri si cristallizzino nitidi, persino
adamantini. Accade talora che ricordi sbiaditi, ormai lontani, si
materializzino sino ad indurirsi in oggetti, mentre gli oggetti si
sciolgono in ombre evanescenti. Accade talora che un presagio,
l’immagine di un sogno, la larva di un’età defunta si manifestino in
presenze tangibili. Accade talora che un’idea si accampi in tutta la sua
concreta immaterialità. Misterioso potere della memoria e dell’anima
che estraggono e giocano carte sempre nuove!
Spesso dura un istante, anzi lo spazio tra due istanti. Tosto si ritorna alla rassicurante, falsa ordinarietà.
Spesso dura un istante, anzi lo spazio tra due istanti. Tosto si ritorna alla rassicurante, falsa ordinarietà.
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Zret
Friday, March 15, 2013
Il pesatore di anime
http://zret.blogspot.co.uk/2013/03/il-pesatore-di-anime.html
Il pesatore di anime
“Il
pesatore di anime” è un racconto lungo di André Maurois (1885-1967). La
storia è un’incursione nel mondo del fantastico e del soprannaturale.
Il protagonista, il dottor Howard Bruce James, è un medico che opera
all’ospedale San Barnaba, a Londra. Qui, in gran segreto, con l’ausilio
di un assistente e di un ex commilitone francese, che è il narratore
omodiegetico, il primario compie degli esperimenti per tentare di
catturare l’anima. Mentre essa esala dai corpi dei deceduti, egli riesce
ad impirigionarla in un’ampolla di vetro.
Il protagonista è un uomo austero e riflessivo le cui ricerche non sono animate da un’indole prometeica, ma dal sentimento più nobile ed al tempo stesso più ordinario, l’amore per una donna. E’ un’attrice di talento, dalla salute cagionevole. Il Dottor James aspira ad unirsi all’anima dell’amata, in una fusione perfetta ed eterna di là dalla morte.
Ambientato parte nella Londra caliginosa dei docks, parte nella Costa azzurra della belle époque, “Il pesatore di anime” è una novella condotta con sobrietà dei mezzi espressivi: dialoghi essenziali dove i due sodali si interrogano sull’enigma dell’immortalità, scorci di interni rischiarati da luci fredde, narrazione per lo più lineare che non indulge né al colpo di scena né al gusto per il macabro.
La lezione di Hofmann, Poe e Wells si stempera in una misura malinconica, non scevra di un lieve umorismo nei rispetti di una psicostasia, la pesatura dell’anima, intesa in senso meramente materiale. Più che un racconto sulla dimensione ultraterrena, “Il pesatore di anime” è una delicata elegia con al centro l’amicizia e soprattutto una passione riservata ma non per questo meno intensa.
Nell’epilogo l’ex camerata di James scopre che una serie di circostanze avverse ha infranto il folle progetto dell’amico, congiungersi per sempre all’essenza della donna diletta. Il globo di vetro, che avrebbe dovuto contenere le anime dei due innamorati, è in frantumi… come tutti i sogni umani.
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Zret (anto', cosa c'entra strakerenemy nelle label?)Il protagonista è un uomo austero e riflessivo le cui ricerche non sono animate da un’indole prometeica, ma dal sentimento più nobile ed al tempo stesso più ordinario, l’amore per una donna. E’ un’attrice di talento, dalla salute cagionevole. Il Dottor James aspira ad unirsi all’anima dell’amata, in una fusione perfetta ed eterna di là dalla morte.
Ambientato parte nella Londra caliginosa dei docks, parte nella Costa azzurra della belle époque, “Il pesatore di anime” è una novella condotta con sobrietà dei mezzi espressivi: dialoghi essenziali dove i due sodali si interrogano sull’enigma dell’immortalità, scorci di interni rischiarati da luci fredde, narrazione per lo più lineare che non indulge né al colpo di scena né al gusto per il macabro.
La lezione di Hofmann, Poe e Wells si stempera in una misura malinconica, non scevra di un lieve umorismo nei rispetti di una psicostasia, la pesatura dell’anima, intesa in senso meramente materiale. Più che un racconto sulla dimensione ultraterrena, “Il pesatore di anime” è una delicata elegia con al centro l’amicizia e soprattutto una passione riservata ma non per questo meno intensa.
Nell’epilogo l’ex camerata di James scopre che una serie di circostanze avverse ha infranto il folle progetto dell’amico, congiungersi per sempre all’essenza della donna diletta. Il globo di vetro, che avrebbe dovuto contenere le anime dei due innamorati, è in frantumi… come tutti i sogni umani.
Thursday, February 7, 2013
Segnalazioni: gli omosessuali contro il matrimonio gay e la correlazione tra attacchi di panico e disbiosi
http://scienzamarcia.blogspot.co.uk/2013/02/segnalazioni-gli-omosessuali-contro-il.html
Segnalazioni: gli omosessuali contro il matrimonio gay e la correlazione tra attacchi di panico e disbiosi
Nel silenzio dei mass media la più rappresentativa delle organizzazioni
omosessuali francesi afferma delle verità fin troppo ovvie: non serve il
matrimonio per le coppie omosessuali, il matrimonio è una istituzione
per le coppie uomo-donna che generano figli ed i figli adottivi hanno
bisogno di due genitori, un uomo e una donna. Maggiori informazioni
leggendo l'articolo «Sono gay, francese e contro le lobby. Non voglio né matrimonio né l’adozione. E ora provate a dire che sono omofobo»
Appare evidente come ancora una volta, l'intento dell'élite globalista è
distruggere la famiglia tradizionale, con ogni mezzo necessario.
Mentre le comunicazioni su skype si avviano ad essere intercettate (o forse dovremmo dire che lo sono da tempo) scopriamo su un articolo del sole 24 ore che i gesuiti potrebbero essere implicati nella creazione dell'ordine degli Illuminati .
In Islanda si è verificata una morìa di pesci, forse l'ennesimo orribile crimine compiuto con armi "esotiche".
Pochi lo sanno ma anche l'ansia e gli attacchi di panico possono essere causati dalla disbiosi intestinale, a tal proposito potete leggere la testimonianza di una persona che ha trovato sollievo ai suoi attacchi di panico curando l'intestino (quanto alle repliche presuntuose di chi si ostina a negare lasciano il tempo che trovano) .
A conferma di quanto su detto segnalo un lungo ed interessante articolo sul sito dei genitori contro l'autismo che correla in maniera più specifica la proliferazione di candida nell'intestino (uno dei tanti risvolti della disbiosi intestinale) agli attacchi di panico e ad altre problematiche comportamentali. Non concordo però su molte delle indicazioni contenute riguardo al trattamento della candida anche con farmaci di sintesi; infatti è noto che l'uso della nistatina, se in un primo momento debella la candida, espone poi l'intestino alla possibilità di infezioni da candida ancora più ostinate (come informa il dottor Panfili nel suo libro sulla Candida). Anche la dottoressa Campbell-MacBride esprime le stesse perplessità.
Cambiando completamente argomento smoegnalo infine un interessante l'articolo sulla reincarnazione pubblicato sul sito living spirits.
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corrado
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Anima,
cospirazione,
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