L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

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Friday, December 19, 2014

I comandamenti del commis

su alcuni punti della rosicata sarei quasi d'accordo, ma che fatica leggere 'sta roba...

http://zret.blogspot.ch/2014/12/i-comandamenti-del-commis.html

I comandamenti del commis


Di recente Roberto Benigni ha imbambolato un pubblico di bambocci con due puntate sui “dieci comandamenti”. La pantomima è rivelatrice di quanto sia radicata l’ignoranza. Per disquisire sul Decalogo e per commentarlo, bisognerebbe conoscere il soggetto e saperlo contestualizzare. In verità, la ciarlatanesca rassegna sulle leggi vetero-testamentarie è stata solo un pretesto per una pseudo-analisi della “politica” attuale, secondo criteri falsamente moralistici e pedagogici che trasudano ipocrisia e paternalismo. Benigni è un pessimo maestro, dolciastro e sciocco, incapace di comprendere anche solo il senso letterale dei testi che egli profana, mentre crede di interpretarli. Famigerate furono le sue dilettantesche e sacrileghe “lezioni” sulla Commedia dantesca.

Se solo ci si premurasse di consultare un manuale scolastico di storia, si eviterebbe di prendere certe sonore cantonate. I Comandamenti che i bambini imparano a catechismo sono il risultato di una lunga rielaborazione culminata con Agostino nel IV sec. d.C.: le regole partorite del vescovo di Ippona poco o punto c’entrano con i precetti dettati da YHWH al suo popolo. Per nessuna ragione al mondo YHWH si sarebbe sognato di stabilire l’assurda, insensata norma “Non desiderare la donna d’altri” che dapprincipio [o come direbbe strakky: d'apprincipio] doveva suonare più o meno così: “Non gettare il malocchio sulle donne e le cose altrui”.

Il comandamento più importante e disatteso oggi da quasi tutti i “cristiani” nel mondo verteva sul divieto di farsi immagini delle cose che esistono sulla terra ed in cielo e di adorarle. La chiesa nicena eluse questa proibizione per inventarsi un Decalogo a suo uso e consumo. Sull’esecrazione dell’idolatria chi oggi insiste tra gli esponenti del clero o chi soltanto vi accenna? Tra le varie norme oggi dimenticate, ma che il dio degli Ebrei riteneva significativa menzioneremmo almeno la seguente: “Non cuocerai il capretto nel latte della madre”.

Questo rapido excursus ci permette di capire che trapiantare credenze antiche nel presente, oltre a denotare crasso analfabetismo, causa danni interpretativi irreparabili. Ogni evento ed ogni fenomeno culturale devono essere collocati nel loro milieu e studiati in rapporto alle circostanze sociali, economiche, antropologiche, spirituali etc. in cui essi si situano. Diversamente si tradisce il passato e lo si strumentalizza per fini di propaganda o, nel migliore dei casi, di becero intrattenimento.

Così sbagliano coloro che credono di poter fondare la dottrina dell’immortalità dell’anima, del Paradiso e dell’Inferno, richiamandosi alla Bibbia, in special modo alla Torah. Nella Bibbia i termini “nephesh” e “ruach” che spesso sono resi con “anima” o “spirito” non designavano un’essenza individuale imperitura.

L’oltretomba biblico è lo Sheol, simile all’Ade omerico ed a quello dei Sumeri, una plaga brumosa dove i morti sono ormai privi di coscienza e di identità. Qualche breve rimando al Paradiso ed all’Inferno come luoghi, rispettivamente, di beatitudine e di dannazione si reperisce nel Nuovo Testamento, ma sono passi contraddetti da altri e di valore metaforico, insufficienti comunque a definire una topografia precisa dell’aldilà cristiano che non esiste.

Semmai lo studio comparato delle religioni ci dimostra che di solito le genti dell’antichità in origine concepirono l’oltremondo come un luogo indistinto per poi, un po’ alla volta, approdare ad una concezione in cui sono fissate per le anime immortali precise sedi dove esse dimoreranno post mortem nonché punizioni o ricompense.

Ciò precisato, è evidente che la milionaria dissertazione di Benigni sul decalogo è priva di qualsiasi valore culturale, anche soltanto divulgativo. Questo nonostante le tronfie lodi ed i lautissimi compensi con cui è stato incensato l’abominevole spettacolo.

A proposito comunque di comandamenti, ne vorremmo suggerire uno ed è questo: “Spegnete il televisore e non siate mai benigni con Benigni”.

Articolo correlato: I veri dieci comndamenti

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Monday, August 29, 2011

Rosicata 3: Tom e Pablo, amici per le palle

http://zret.blogspot.com/2011/08/tom-e-pablo-amici-per-le-palle.html

Tom e Pablo, amici per le palle

Mi chiedo quale sia la relazione tra i disinformatori classici ed i negazionisti mascherati, ossia, per proporre un esempio: P.A. sa che *** lavora per lo stesso padrone? Ritengo di sì. Se il mondo della disinformazione, appendice dei servizi segreti, si fonda sulla segretezza, è anche vero che la complicità e la collusione possono agire da collante efficace.

Così un “contraddittorio” tra P.A. (sempre lui, il tuttologo del nulla) ed il nerovestito T.B., non è un dibattito tra il banditore delle false “verità” di regime e la ricerca indipendente, ma una tragica farsa. Bisogna riconoscerlo: ***, T.B., G.C. etc. sono personaggi di una certa caratura. Accattivanti, dotati di buona dialettica, non sono certo degli sprovveduti come la masnada di geologi “dall’età di tre anni”, ma non sono meno pericolosi e nocivi, anzi.

***, T.B. fingono di essere contro il sistema, ma nei forum dei loro siti pullulano i disinformatori più abietti ed infami. Questi forum sono bolge dantesche. Sembra di internarsi nei gironi più profondi dell’inferno, là dove sono puniti i fraudolenti: seduttori ed adulatori, barattieri, ipocriti, seminatori di discordia, falsari della parola, traditori.

Eppure, di quando in quando, vediamo i sopra non menzionati in televisione o leggiamo le loro interviste: suadenti, accorti, pacati, discettano di 911, di banchieri, di free energy e talvolta accennano pure alle scie chimiche. Che persone amabili e preparate! Che differenza rispetto agli sgherri della Rete, feroci, ignoranti, avventati, mentecatti, volgari sino alla coprofilia!

Rincresce che molti lettori rimangano impigliati nella ragna tesa da codesti scaltri e doppi personaggi, ma anche un ipocrita come Gino Strada cattura la simpatia dei cittadini: l’ipocrisia è la... strada per il successo, oltre che per l’inferno.

Un’altra domanda va posta: gli scherani obbediscono sempre agli ordini degli agenti di controllo o, più realisti del re, a volte, strafanno, aprendo delle brecce nel poderoso muro delle menzogne istituzionali? Talora si ha l’impressione che, simili a cani mordaci ed aggressivi, tendano il guinzaglio del padrone sino a svincolarsene.

La struttura è probabilmente, nel livello inferiore, un compartimento stagno: così, mentre P.A. e ***, nemici in pubblico, sono sodali dietro le quinte, i bravi sono veramente convinti che i due combattono dall’altra parte della barricata. Affinché la sceneggiata regga, viene affidato loro il compito di sbeffeggiare, ma non troppo e non in modo ossessivo, i vari T.B.,***, G.C., di stilare le loro penose classifiche per assegnare riconoscimenti burleschi, mentre i disinformatori di “alto” livello ed i gatekeepers fingono di beccarsi.

In questo losco giro di calunniatori, spioni, doppiogiochisti, delatori a cottimo, occhiuti informatori... tutto si confonde, tutto appare il contrario di tutto: T.B. assurge ad idolo, nonostante la sua rivista d’accatto e specialmente malgrado la sua ridicola controfigura, A.R. *** crea un sito “indipendente” tra i più visitati, ma che è la fossa comune di ogni residua libertà.

Qual è il destino che attende gli scagnozzi? E’ facile immaginarlo: improduttivi, incapaci, grulli, saranno presto esposti al pubblico ludibrio e congedati con disonore. Se saranno fortunati, poiché i sicari rischiano di finire in qualche pilastro di cemento.

La beffa più clamorosa e sconcertante sarà ricevere il benservito da chi credevano di contrastare, non di servire.

Rosicata 2: Fumo ed eufemismi

Roba vecchia ripostata dal commander-geometer

http://complottisti.blogspot.com/2011/08/fumo-ed-eufemismi.html

Fumo ed eufemismi

Alessandro Manzoni osserva che l’eufemismo è una figura ipocrita. Come non convenire? Il linguaggio è oggi più che mai snaturato da accorgimenti retorici: oltre all’eufemismo ed alla sua ganza, la litote, i discorsi sono costellati di espressioni sdolcinate e lievi idonee a smussare gli spigoli di una dura realtà, quando non servono a coprirla di spessi drappi.

I combattenti che sono massacrati su un fronte “sono caduti”. Sì, sono caduti per non rialzarsi più. Disgustosa è l’enfasi intrisa di ipocrisia, radicata sovente in una tradizione letteraria ampollosa e patriottarda: “E dimani cadrò”, scrive Giosuè Carducci in una sua celebre lirica. “Cadrò”, non “morrò”. E’ anche il tabù nei confronti della morte.

Glorificati ed elevati ad eroi, i soldati sono carne e sangue. La carne è da cannone. Il loro sangue è inchiostro con cui vergare solenni proclami, trasudanti unta eloquenza, in stile Napo Orso Capo, vero maestro della simulazione più gesuitica, le cui allocuzioni sono fimo fumante.

Se durante i due conflitti mondiali i coscritti cadevano durante un eroico attacco o l’altrettanto eroica difesa del suolo patrio, oggi i volontari che sono dilaniati da un ordigno in Afghanistan, cadono nel corso di una missione di pace. La guerra è diventata, con ossimoro che supera la stessa frode linguistica di Agostino, “umanitaria”. I bombardamenti sono “chirurgici, le bombe “democratiche”.

L’impostura lessicale si abbatte soprattutto sugli animali, questi oggetti che valgono meno degli oggetti. Quando un cavallo si è azzoppato in modo grave, viene abbattuto. I capi di bestiame, colpiti da un’epidemia, sono abbattuti, non uccisi. Sono muri che si abbattono, ergo cose. In questo ambito forse fermenta un oscuro senso di colpa, lo stesso senso di colpa che spingeva gli antichi Greci ad ornare con bende le corna del toro votato al sacrificio, destinato a dei assetati di sangue. Almeno, prima di procombere sotto la scure del sacrificante, il toro si sentiva al centro dell’attenzione. Furono le caste sacerdotali ad istigare le carneficine animali, persuasi a loro volta da “dei” carnefici. E’ incontrovertibile: il sacerdote è letteralmente colui che compie le azioni sacre, ma “sacer” vale anche “terribile”, “esecrando”. La lingua, denudata dei suoi insinceri paludamenti, manifesta l’orrore di certe contraddizioni.

Abraham non dovette sacrificare il figlio Isaac, ma immolò un montone. E’ sempre un’uccisione, anche se molti la giudicano veniale.

Che cosa pensare del verbo “fare” sempre impiegato per riferirsi alle vittime causate da una guerra, una calamità, un incidente, una strage di stato? “L’attentato ha fatto undici morti”. Il verbo anodino per eccellenza diluisce in una grisaille la tragedia della morte per consegnarla alla mercificazione degli uomini: la produzione tanatologica è allineata alle altre produzioni. Gli eventi mortali sono catene di montaggio… ben oliate. [2]

Un altro settore deturpato dalla falsità eufemistica è l’economia: le tasse sono “contributi”; i prezzi di prodotti e servizi non vengono aumentati, ma “rimodulati”. Salari, stipendi e pensioni non sono tagliati, bensì “ridefiniti”. L’età per il collocamento a riposo non è elevata, ma “adeguata alle aspettative di vita”.

Le scuole non sono soppresse o unite, ma “la loro distribuzione sul territorio è ispirata a princìpi di razionalizzazione”. Le risorse non sono decurtate, bensì “ottimizzate”. I finanziamenti non sono ridotti, piuttosto “assegnati secondo criteri funzionali alle reali esigenze”. Se un insegnante viene a sapere che l’offerta didattico-educativa “sarà valorizzata attraverso una razionalizzazione”, significa che avrà una classe di 35 allievi! Il linguaggio della didattica rigurgita di leziosi eufemismi e di diciture tanto comiche quanto altisonanti. Gli obiettivi del piano didattico sono ormai la “mission d’istituto” (sic); il fine di un’attività è il “focus”; la fase di una procedura è lo "step"; la preparazione di base degli studenti è l”’imput” (con la m!) e ridicolaggini simili su cui è meglio non soffermarsi.

Campioni di lingua bastarda sono, come è noto, i giornalisti o sedicenti tali, ma con codesta genia di beoti rivaleggia la stirpe degenere dei sindacalisti, il cui idioletto è un non-linguaggio, un vuoto pneumatico, il nulla divenuto un brusio. I sindacalisti sono imbonitori, parolai: se non esalassero il fumo dei loro discorsi, sarebbero invisibili.

Ci emanciperemo mai dall’ipoteca dell’eufemismo e dalla mistificazione linguistica? Si avvererebbe un sogno, se un dì potessimo seguire un notiziario o leggere un quotidiano in cui la lingua fosse usata in modo cristallino ed onesto. Una lingua di questo tipo, però, presuppone una coscienza altrettanto cristallina ed onesta. Dunque la vedo grama.

[1] Laura Bossi, nel saggio “Storia naturale dell’anima”, 2003, ricorda che “in occasione dei massacri di animali perpetrati in Europa, durante l’epidemia epizootica, è apparso nel linguaggio degli allevatori, per indicare l’uccisione, il termine ‘smaltimento’, come si direbbe di una merce avariata”.

[2] Ben venga, però, il verbo “fare” quando ne abusa Paolo Cattivissimo: si acconguaglia ad uno che è completamente... fatto. Absit iniuria verbis.

Articolo correlato: Freeanimals, 41 eroi caduti finora per la democrazia, 2011

Sunday, August 7, 2011

Romeo, il gatto dell'ateneo

Torniamo agli antichi splendori con questa rosicata gigantesca.

http://www.tankerenemy.com/2011/08/romeo-il-gatto-dellateneo.html

Romeo, il gatto dell'ateneo

9 commenti:

corrado ha detto...

la propaganda va avanti su tutti i fronti, acquisendo adesso anche anarchici che negano l'esistenza delle scie chimiche e reputano "roba da fascisti" chiedere l'abolizione del signoraggio (LINK)


Nel frattempo un servizio della CNN mostra la presenza di piombo, ARSENICO ed altri prodotti tossici nei seggiolini per auto per bambini - LINK

In Malawi vaccinano a mano armata 131 bambini e condannano alla prigione il padre di uno di loro
- LINK

Segnalo due brevetti sulla manipolazione mentale tradotti in Italiano:

tramite frequenze sonore non udibili all'orecchio umano

tramite segnali elettromagnetici generati da monitor di PC e televisioni

Chi pensa che i nostri padroni non le utilizzino sbaglia di brutto

Straker ha detto...

Il potere affila le armi.

Trotterella ha detto...

@Corrado
mi viene in mente che la codifica mp3 o le altre similari siano dei cavalli di Troia per inserire appunto frequenze di disturbo.
Di qui la falsa lotta delle case discografiche contro la pirateria che invece, secondo me, è estremamente funzionale ai loro scopi.

gigettosix ha detto...

Ottimo articolo, le università sono diventate macchine per fare soldi senza contare la proliferazione di master inutili e costosissimi.
Ma anche qui se stiamo a vedere, tra i piani della cosiddetta "rinascita democratica" P2 rientrava proprio: l'abolizione del valore legale dei titoli di studio.
Studiare sta diventando un sistema sempre più macchinoso ed inutile, l'unico modo rimasto per fare carriera è votarsi al leccaulismo e al negazionismo.
Pensiamo solo alle ridicole affermazioni di un noto dottore che mette in causa ragni volanti e nega l'esistenza di scie circolari.

Straker ha detto...

Pensiamo solo alle ridicole affermazioni di un noto dottore che mette in causa ragni volanti e nega l'esistenza di scie circolari.

Sinone.

Zret ha detto...

Corrado, la tua analisi dell'anarchismo è molto sagace. Naturalmente le eccezioni esistono, ma le ideologie comprimono e reprimono. Anche molti siti comunisti negano le scie chimiche. E' indiscutibile che il materialismo storico ha prodotto una visione del mondo rigida oltre che inadatta a dar conto di chi agisce dietro le quinte.

Ciao

Zret ha detto...

Trotterella, ritengo tu abbia ragione.

Ciao

Zret ha detto...

Gigettosix, pure nel caso del sistema accademico vale la gradualità: gli atenei vengono snaturati un po' alla volta, in modo quasi impercettibile. Ecco perché oggi sfornano uno come Sinone-Spiderman, mentre domani sarà ancora peggio.

Ciao

Straker ha detto...

E che dire di Daniele Montanino (Underek)?

Università di Lecce.

Saturday, July 30, 2011

Fumo ed eufemismi

http://zret.blogspot.com/2011/07/fumo-ed-eufemismi.html

Fumo ed eufemismi (credevo che parlasse di fumo e corrado penna)

Alessandro Manzoni osserva che l’eufemismo è una figura ipocrita. Come non convenire? Il linguaggio è oggi più che mai snaturato da accorgimenti retorici: oltre all’eufemismo ed alla sua ganza, la litote, i discorsi sono costellati di espressioni sdolcinate e lievi idonee a smussare gli spigoli di una dura realtà, quando non servono a coprirla di spessi drappi.

I combattenti che sono massacrati su un fronte “sono caduti”. Sì, sono caduti per non rialzarsi più. Disgustosa è l’enfasi intrisa di ipocrisia, radicata sovente in una tradizione letteraria ampollosa e patriottarda: “E dimani cadrò”, scrive Giosuè Carducci in una sua celebre lirica. “Cadrò”, non “morrò”. E’ anche il tabù nei confronti della morte.

Glorificati ed elevati ad eroi, i soldati sono carne e sangue. La carne è da cannone. Il loro sangue è inchiostro con cui vergare solenni proclami, trasudanti unta eloquenza, in stile Napo Orso Capo, vero maestro della simulazione più gesuitica, le cui allocuzioni sono fimo fumante.

Se durante i due conflitti mondiali i coscritti cadevano durante un eroico attacco o l’altrettanto eroica difesa del suolo patrio, oggi i volontari che sono dilaniati da un ordigno in Afghanistan, cadono nel corso di una missione di pace. La guerra è diventata, con ossimoro che supera la stessa frode linguistica di Agostino, “umanitaria”. I bombardamenti sono “chirurgici, le bombe “democratiche”.

L’impostura lessicale si abbatte soprattutto sugli animali, questi oggetti che valgono meno degli oggetti. Quando un cavallo si è azzoppato in modo grave, viene abbattuto. I capi di bestiame, colpiti da un’epidemia, sono abbattuti, non uccisi. Sono muri che si abbattono, ergo cose. In questo ambito forse fermenta un oscuro senso di colpa, lo stesso senso di colpa che spingeva gli antichi Greci ad ornare con bende le corna del toro votato al sacrificio, destinato a dei assetati di sangue. Almeno, prima di procombere sotto la scure del sacrificante, il toro si sentiva al centro dell’attenzione. Furono le caste sacerdotali ad istigare le carneficine animali, persuasi a loro volta da “dei” carnefici. E’ incontrovertibile: il sacerdote è letteralmente colui che compie le azioni sacre, ma “sacer” vale anche “terribile”, “esecrando”. La lingua, denudata dei suoi insinceri paludamenti, manifesta l’orrore di certe contraddizioni.

Abraham non dovette sacrificare il figlio Isaac, ma immolò un montone. E’ sempre un’uccisione, anche se molti la giudicano veniale.

Che cosa pensare del verbo “fare” sempre impiegato per riferirsi alle vittime causate da una guerra, una calamità, un incidente, una strage di stato? “L’attentato ha fatto undici morti”. Il verbo anodino per eccellenza diluisce in una grisaille la tragedia della morte per consegnarla alla mercificazione degli uomini: la produzione tanatologica è allineata alle altre produzioni. Gli eventi mortali sono catene di montaggio… ben oliate. [2]

Un altro settore deturpato dalla falsità eufemistica è l’economia: le tasse sono “contributi”; i prezzi di prodotti e servizi non vengono aumentati, ma “rimodulati”. Salari, stipendi e pensioni non sono tagliati, bensì “ridefiniti”. L’età per il collocamento a riposo non è elevata, ma “adeguata alle aspettative di vita”.

Le scuole non sono soppresse o unite, ma “la loro distribuzione sul territorio è ispirata a princìpi di razionalizzazione”. Le risorse non sono decurtate, bensì “ottimizzate”. I finanziamenti non sono ridotti, piuttosto “assegnati secondo criteri funzionali alle reali esigenze”. Se un insegnante viene a sapere che l’offerta didattico-educativa “sarà valorizzata attraverso una razionalizzazione”, significa che avrà una classe di 35 allievi! Il linguaggio della didattica rigurgita di leziosi eufemismi e di diciture tanto comiche quanto altisonanti. Gli obiettivi del piano didattico sono ormai la “mission d’istituto” (sic); il fine di un’attività è il “focus”; la fase di una procedura è lo "step"; la preparazione di base degli studenti è l”’imput” (con la m!) e ridicolaggini simili su cui è meglio non soffermarsi.

Campioni di lingua bastarda sono, come è noto, i giornalisti o sedicenti tali, ma con codesta genia di beoti rivaleggia la stirpe degenere dei sindacalisti, il cui idioletto è un non-linguaggio, un vuoto pneumatico, il nulla divenuto un brusio. I sindacalisti sono imbonitori, parolai: se non esalassero il fumo dei loro discorsi, sarebbero invisibili.

Ci emanciperemo mai dall’ipoteca dell’eufemismo e dalla mistificazione linguistica? Si avvererebbe un sogno, se un dì potessimo seguire un notiziario o leggere un quotidiano in cui la lingua fosse usata in modo cristallino ed onesto. Una lingua di questo tipo, però, presuppone una coscienza altrettanto cristallina ed onesta. Dunque la vedo grama.

[1] Laura Bossi, nel saggio “Storia naturale dell’anima”, 2003, ricorda che “in occasione dei massacri di animali perpetrati in Europa, durante l’epidemia epizootica, è apparso nel linguaggio degli allevatori, per indicare l’uccisione, il termine ‘smaltimento’, come si direbbe di una merce avariata”.

[2] Ben venga, però, il verbo “fare” quando ne abusa Paolo Cattivissimo: si acconguaglia ad uno che è completamente... fatto. Absit iniuria verbis.

Articolo correlato: Freeanimals, 41 eroi caduti finora per la democrazia, 2011


Saturday, June 25, 2011

Bufala

http://complottisti.blogspot.com/2011/06/bufala.html

Bufala

Nell'attuale società, il disfacimento del linguaggio è al tempo stesso causa e conseguenza del declino generale, comunque ne è uno specchio fedele. Tra i tanti esempi che denunciano una crisi irreversibile del pensiero è l'uso improprio di vocaboli il cui valore è completamente stravolto in una commistione di saccenteria ed ignoranza.

Pensiamo al termine "teoria": la "teoria" è un modello interpretativo della realtà. Purtroppo è invalso di adoperare tale parola come sinonimo di "opinione", "idea", ma siamo in presenza di un uso dozzinale, per lo meno inidoneo, poiché una teoria, essendo una formulazione e sistemazione di principi generali di una scienza o di una sua parte, o di una dottrina filosofica, implica un'esegesi della realtà, una peculiare visione del mondo. Infatti il lessema in questione discende dal verbo greco "theoreo" che vale "guardare", "osservare". [n.d.eSSSe - da wiki: Il termine teoria (dal greco θεωρέω theoréo "guardo, osservo", composto da θεά theà, "dea" e ὁράω horào, "vedo") indica, nel linguaggio comune, un'idea nata in base ad una qualche ipotesi, congettura, speculazione o supposizione, anche astratte rispetto alla realtà.]

Tralasciamo i problemi spinosi dell'antitesi e talora intersezione tra modelli e "fatti, tra teoria e prassi, dobbiamo ribadire che la prima è una concezione, un tentativo di organizzare dati e fenomeni per includerli in un corpus. E' evidente che tale organizzazione è selettiva, ossia alcuni aspetti della realtà vengono scartati, affinché non minino la coerenza del quadro di riferimento. Inoltre, come ci insegnano Feyerabend e Kuhn, le teorie sono paradigmi, non scevri di declinazioni (e derive) ideologiche, paradigmi che possono essere superati o addirittura negati, attraverso salti che generano discontinuità.

E' chiaro che le teorie sono astrazioni con cui si tenta di razionalizzare la realtà, di estrapolare un disegno da una congerie di elementi disparati ed eterogenei. Non ci si avvalga dunque del termine teoria per indicare un'ipotesi che è, invece, una proposizione, un dato iniziale ammesso provvisoriamente per servire di base ad un ragionamento, ad una dimostrazione, ad una spiegazione e che sarà giustificato dalle conseguenze, dall'esperienza.

Si eviti di riferirsi ad un complesso di fenomeni osservati come ad una teoria: è così del tutto errata la dicitura "teoria delle scie chimiche", poiché le attività chimico-biologiche confluiscono in un contesto empirico, coincidono con un riscontro, avulsi da una visione del mondo, sebbene possano fornire indizi per l’interpretazione di particolari eventi.

Quanto più una teoria è generale e tenta di dar conto di un amplissimo settore dell'universo, tanto più essa è astratta e filosofica, laddove l'empiria è situata agli antipodi delle strutture concettuali. Dunque al vertice dei sistemi teorici troviamo gli impianti deduttivi della matematica, contrapposta alle discipline ancorate alla percezione, all'analisi ed alla classificazione dei fenomeni. In modo opportuno il matematico e pensatore britannico, Alfred North Whitehead (1861-1947), nota che la filosofia prende le mosse dalla complessa e multiforme esperienza della vita per tentarne una generalizzazione teorica, consapevole che ogni teoria è un “azzardo” ed una semplificazione ideale ed inadeguata, bisognosa di continui aggiustamenti.

Si apprezzi l’atteggiamento anti-dogmatico e dinamico della concezione dovuta a Whitehead.

Chi confonde teoria, ipotesi, dottrina, osservazioni, esperienze, pareri... in un unico calderone, non ha compreso alcunché di temi epistemologici e linguistici ed è d'uopo che si dedichi, se ne è capace, ad allevare bufale. Almeno acquisirà dimestichezza con bufale reali e ci risparmierà le sue sgrammaticate elucubrazioni.


Wednesday, June 1, 2011

Teoria

http://zret.blogspot.com/2011/06/teoria.html

Teoria

Nell'attuale società, il disfacimento del linguaggio è al tempo stesso causa e conseguenza del declino generale, comunque ne è uno specchio fedele. Tra i tanti esempi che denunciano una crisi irreversibile del pensiero è l'uso improprio di vocaboli il cui valore è completamente stravolto in una commistione di saccenteria ed ignoranza.

Pensiamo al termine "teoria": la "teoria" è un modello interpretativo della realtà. Purtroppo è invalso di adoperare tale parola come sinonimo di "opinione", "idea", ma siamo in presenza di un uso dozzinale, per lo meno inidoneo, poiché una teoria, essendo una formulazione e sistemazione di principi generali di una scienza o di una sua parte, o di una dottrina filosofica, implica un'esegesi della realtà, una peculiare visione del mondo. Infatti il lessema in questione discende dal verbo greco "theoreo" che vale "guardare", "osservare".

Tralasciamo i problemi spinosi dell'antitesi e talora intersezione tra modelli e "fatti, tra teoria e prassi, dobbiamo ribadire che la prima è una concezione, un tentativo di organizzare dati e fenomeni per includerli in un corpus. E' evidente che tale organizzazione è selettiva, ossia alcuni aspetti della realtà vengono scartati, affinché non minino la coerenza del quadro di riferimento. Inoltre, come ci insegnano Feyerabend e Kuhn, le teorie sono paradigmi, non scevri di declinazioni (e derive) ideologiche, paradigmi che possono essere superati o addirittura negati, attraverso salti che generano discontinuità.

E' chiaro che le teorie sono astrazioni con cui si tenta di razionalizzare la realtà, di estrapolare un disegno da una congerie di elementi disparati ed eterogenei. Non ci si avvalga dunque del termine teoria per indicare un'ipotesi che è, invece, una proposizione, un dato iniziale ammesso provvisoriamente per servire di base ad un ragionamento, ad una dimostrazione, ad una spiegazione e che sarà giustificato dalle conseguenze, dall'esperienza.

Si eviti di riferirsi ad un complesso di fenomeni osservati come ad una teoria: è così del tutto errata la dicitura "teoria delle scie chimiche", poiché le attività chimico-biologiche confluiscono in un contesto empirico, coincidono con un riscontro, avulsi da una visione del mondo, sebbene possano fornire indizi per l’interpretazione di particolari eventi.

Quanto più una teoria è generale e tenta di dar conto di un amplissimo settore dell'universo, tanto più essa è astratta e filosofica, laddove l'empiria è situata agli antipodi delle strutture concettuali. Dunque al vertice dei sistemi teorici troviamo gli impianti deduttivi della matematica, contrapposta alle discipline ancorate alla percezione, all'analisi ed alla classificazione dei fenomeni. In modo opportuno il matematico e pensatore britannico, Alfred North Whitehead (1861-1947), nota che la filosofia prende le mosse dalla complessa e multiforme esperienza della vita per tentarne una generalizzazione teorica, consapevole che ogni teoria è un “azzardo” ed una semplificazione ideale ed inadeguata, bisognosa di continui aggiustamenti.

Si apprezzi l’atteggiamento anti-dogmatico e dinamico della concezione dovuta a Whitehead.

Chi confonde teoria, ipotesi, dottrina, osservazioni, esperienze, pareri... in un unico calderone, non ha compreso alcunché di temi epistemologici e linguistici ed è d'uopo che si dedichi, se ne è capace, ad allevare bufale. Almeno acquisirà dimestichezza con bufale reali e ci risparmierà le sue sgrammaticate elucubrazioni.



Wednesday, May 25, 2011

Volgarità

Questa e' una delle piu' belle rosicate di zretino

http://complottisti.blogspot.com/2011/05/volgarita.html

Volgarità

Volgarità è la parola che aderisce alla specie umana di questi tempi laidi. Per la strada incrociamo volti slavati, trasudanti abiezione. Manca la grandezza: i vizi di uomini e donne degeneri, affetti da una tara ontologica più che genetica, sono piccoli piccoli; la loro malvagità è meschina, infida.

Basta scrutare quei volti rincagnati, gli occhi vacui, le fronti basse, i menti schiacciati, le labbra filiformi. Basta ascoltare le voci acidule, fesse, blese. Ci si imbatte in corpi sformati, in bipedi sciancati, in cosi impettiti. Non è bruttezza, ma squallore, vuoto, perché Tersite stesso, tracotante e sgraziato, è un eroe, benché negativo. Invano cercheremo dei peccati capitali degni di questo nome. I peccati sono scoloriti, rimpiccioliti: disgustano per la loro sordida ipocrisia, per la loro petulante bassezza. Le sconcezze sono esibite in modo sfacciato, come fossero azioni gloriose.

La volgarità è nel linguaggio degli untuosi "giornalisti", nella becera "scienza" adulatrice dei potenti, nell’irreparabile imbecillità dei negazionisti e degli ebeti estensori di Nonciclopedia, servi dei servi, nei leccati "intellettuali".

La volgarità trionfa nell'architettura tronfia di città mortuarie, nei libri la cui sciatteria è patinata da copertine lucide, nelle frasi fatte a base di "bufale", "nel senso che", "assolutamente", "come dire?"...

La volgarità è nella massa motosa ed informe, a suo agio nel brago della televisione, nel fango della "politica", nella melma del divertimento a comando.

Qualcuno ritiene che si debbano smuovere le coscienze. Troveremo delle coscienze da smuovere?


Tuesday, January 25, 2011

Impero

http://zret.blogspot.com/2011/01/impero.html

Impero (il titolo giusto sarebbe "Invidia")

Absit iniuria verbis.

“Impero. Viaggio nell'Impero di Roma seguendo una moneta” è la nuova fatica di Alberto Angela. Nel libro il presentatore di veline televisive, spacciate con infinita improntitudine per programmi culturali, riciclatosi come divulgatore for dummies, ci catapulta, con un emozionante viaggio nel passato, addirittura nell’età imperiale, con la geniale trovata di seguire le avventure di un sesterzio che passa di mano in mano, dal postribolo al foro, dalle terme alla bottega… In questo modo il rampante rampollo di cotanto genitore (talis water talis filius) crede di catturare i lettori, forse con la patetica ambizione di scimmiottare l’indirizzo annalistico alla Braudel. La storia è dimensione quotidiana, colloquio con gli uomini e le donne comuni, i loro problemi ed aspirazioni, una tranche de vie.

Peccato che di saggi come questo siano già strapiene le biblioteche. A poco o a niente serve che Angela, improvvisatosi cicerone da sentenza classica pronunciata con inflessione trasteverina, ci ammanisca questo obeso “Bignami” (500 pagine) noioso fino alla morte e che non aggiunge un fico secco a quanto già ripete da tempo immemorabile l’incartapecorita storiografia ufficiale, anche quando crede di coprire le rughe con un po’ di trucco.

Scrive il dilettante di Storia romana: “Tutto è il frutto di un lavoro di ricerca su stele tombali, iscrizioni e testi antichi. Allo stesso modo, pressoché tutte le battute che sentirete pronunciare da tali personaggi sono 'originali': provengono infatti dalle opere di famosi autori latini come Marziale, Ovidio o Giovenale. E tappa dopo tappa, scoprendo il 'dietro le quinte' (sic) dell'Impero, ci accorgeremo di quanto il mondo dei romani, la prima grande globalizzazione della storia, fosse in fondo molto simile al nostro (sic)."

La spigolatura di fonti mal comprese ed ancora peggio introdotte è definita “ricerca”. Transeat. Che colui, però, riproduca in questo bleso guazzabuglio gli insopportabili solecismi e barbarismi con cui massacra impunemente la lingua italiana nel corso delle sue becere trasmissioni, è indegno. Già nella presentazione del testo, ci tocca subire “romani” usato come sostantivo con la minuscola, secondo un malvezzo tanto diffuso quanto errato, per poi ingollare i cacofonici francesismi “con dei, per dei, in dei…”

Sulle baggianate di cui straripa questo libraccio è meglio stendere un velo pietoso, anzi un bel velarium.

D’altronde se Alberto Angela non è ancora andato ad ingrossare la ciurma dei disinformatori, significa che è ancora più malmesso di loro e che, almeno fino a quando non sarà necessario, potrà continuare a scrivere scartafacci per un pubblico di deficienti e per alunni come "Trota".

Rassegniamoci. Il quadro attuale è questo: la banalità e l’ignoranza tirano. Il mercato editoriale sforna i romanzi d’appendicite di Umberto Eco, le lagne pseudo-ambientaliste di Luca Mercalli, i libri per bambini stupidi, tra cui, appunto, “Impero”. Ci mancano solo le figure dai contorni spessi, da colorare con le matite, ed il testo sarà perfetto.


Thursday, April 29, 2010

A scuola da Attivissimo

Ecco a voi una nuova puntata di:

"Non rientra nelle nostre priorita' occuparci dei disinformatori"

http://zret.blogspot.com/2010/04/scuola-da-attivissimo.html

A scuola da Attivissimo

I manuali scolastici sono strumenti per l'indottrinamento delle nuove generazioni. Se ne traggono sempre nuove conferme. Nei testi di Storia, si continua a presentare la teoria dell'evoluzionismo, come fosse una verità incontrovertibile. Non si accenna mai neppure alla teoria degli equilibri punteggiati di Eldredge e Gould, formulazione che, rispetto al Darwinismo classico, appare un po' più sensata, poiché, per lo meno, fotografa una realtà paleontologica. La stessa panspermia, pur essendo stata ipotizzata dal noto Crick, idolo dei biologi mainstream, è oggetto di ostracismo. Crani fossili di scimpanzè nei rutilanti, ma inutili apparati iconografici, sono spacciati per reperti appartenenti ad ominidi progenitori di Homo Sapiens, presunti antropoidi dai nomi improbabili. Pare che la diffusione del Darwinismo ed il suo radicamento nell'enciclopedia dello studente medio sia proporzionale alla sua assurdità, straboccante di incongruenze, prodigiose apparizioni di nuove specie, piante ed animali chimerici...

Il plagio continua con la storia antica: le piramidi naturalmente erano tombe di faraoni, i Sumeri furono la più antica civiltà etc. Gobleki Tepe? Passata sotto silenzio. In una recente pubblicazione per il biennio, sulla copertina campeggia una singolare ed inquietante riproduzione di un manufatto attribuito alla cultura pre-sumerica di Ubaid: la scultura rappresenta una creatura dalle sembianze se non rettiliane, molto inusuali, mentre tiene al seno il piccolo. Nella didascalia della foto, riportata all'interno del capitolo dedicato alle civiltà mesopotamiche, si legge banalmente: "Donna che allatta un bambino" (sic)...

Quali e quante siano le menzogne che deturpano i libri di storia contemporanea è facile immaginare: gli Alleati, incarnazione del Bene, salvarono l'Europa della tirannia nazionalsocialista. Che Hitler fu una creatura degli Oscurati (da Prescott Bush a Winston Churchill, passando per mille altri criminali) è un tabù destinato a rimanere tale per molto tempo ancora. La concezione orizzontale della storia imperversa sicché gli allievi sono portati a credere che nel passato più o meno recente si siano combattute guerre tra stati realmente opposti tra loro, dimenticando che molti conflitti sono stati e sono ancor oggi orchestrati e fomentati dalle élites di burattinai all'insaputa dei popoli, carne da cannone.

I libercoli di Educazione cinica poi sono immondi: rigurgitano di luoghi comuni, di ipocriti e vomitevoli pamphlets contro la mafia e la xenofobia.

Con la Geografia l'orrore tocca l'apogeo: letture impregnate di un ambientalismo d'accatto, alla Al Gore, demonizzazione del biossido di carbonio ad ogni piè sospinto, panegirici dolciastri del Trattato di Lisbona, dell'O.N.U. e simili turpitudini. Non mancano le pubblicità, nella forma surrettizia di ruffiane istantanee, che esibiscono lattine di intrugli venefici e cellulari cancerogeni. Come se non bastasse, il linguaggio è talmente sciatto e sclerotico che pare questi libracci si siano giovati della mirabile consulenza linguistica di Attivissimo.

Purtroppo non si salvano dalla disinformazione neppure i libri che dovrebbero essere innocui: di recente mi sono imbattuto in uno scartafaccio di Inglese. Prescindiamo pure dal guazzabuglio di dialoghi idioti, di esercizi farraginosi, di parti grammaticali sgangherate ed incomprensibili (sono libri con cui riuscirebbe a disimparare l'inglese persino Oscar Wilde), suscita comunque sdegno che, anche in codesti zibaldoni, siano introdotte letture menzognere: in una si decantavano gli organismi geneticamente modificati come panacea. In particolare, nell'articolo si affermava che i cereali, frutto delle biotecnologie, consentiranno di sconfiggere la cecità tra i bambini del cosiddetto Terzo mondo.

Potrei seguitare con gli esempi, ma est modus in rebus.

Alla fine ci si chiede quale criterio ci potrà guidare nella scelta tra un manuale scolastico e la pubblicazione di uno "scienziato" affiliato al C.I.C.A.P. La carta: alcuni rotoli di carta igienica si apprezzano per la maggiore morbidezza.



8 commenti:

Straker ha detto...

"Siccome che", "a un dato momento appunto", "assolutamente sì", "assolutamente no", "sbufalamento", "bufala", "sciachimista", "taroccato", etc. La scuola cicappina avanza, mentre Dante si rivolta nella tomba. Santa Gelmini, salvaci tu.

Zret ha detto...

"Nel senso che"...

Zret ha detto...

"Abbiamo sbufalato le teorie degli sciachimisti". "Debunker significa sbufalatore". (P.A.)

wlady ha detto...

Molti studiosi dovrebbero convincersi che anch'essi, al pari degli scrittori debbono sottostare alle leggi della narrazione.

Le strutture narrative determinano la verosimiglianza dei fatti, e la storia, più della letteratura, ha il dovere della verosimiglianza, della coerenza.

Per questo motivo i libri di storia migliori sono alla fine quelli che riferiscono i fatti minori e non quelli eclatanti.

Vincenzo Cerami scriveva in un suo libro che: "La storia della moda, della televisione, e della canzone, del costume, delle insegne, della pubblicità, delle forme automobilistiche ci dice più sul nostro mondo di quanto possa fare il manuale che si studia a scuola".

Cordialmente, wlady

paolo ha detto...

Esiste anche il neologisma 'fuffa' caro a quella gentaglia da cui mi pare discenda anche, di conseguenza, il termine 'fuffaro'. Non so da dove l'abbiano pescato ma continuano ad usarlo ad ogni piè sospinto.

Fatto sta che i 'debunkers' non hanno molto cervello nè molta preparazione culturale. Si capisce che sono stati mandati allo sbaraglio.

Zret ha detto...

Paolo, se, per disgrazia ci si imbatte, in uno degli scartafacci scritti da certi beoti, è tutto un fiorire di orridi neologismi, di solecismi e brutture linguistiche, ma tant'è, la decadenza della società è rispecchiata ed incarnata dalla putrefazione della lingua.

Wlady, apprezzo molto una sentenza dell'artista concettuale Atkinson che affermò: "La cultura è tutto, anche il modo di camminare". Il taglio antropologico, privilegiato dalla corrente annalistica, potrebbe accostare le nuove generazioni alla storia. Certo, occorrerebbe sostituire alla pseudo-storia scritta dai vincitori, la vera storia e questa è impresa che appartiene quasi all'utopia.

Ciao e grazie.

ANGELO CICCARELLA ha detto...

Compito nostro, quale alternativa alla scuola e al ministro (in)competente - Gelmini o chiunque altro, pari sono - è portare alla conoscenza della gente di buona volontà, una bibliografia ragionata controcorrente, che spazi dalla fisica alla storia all'antropologia, che metta in evidenza personalità e geni dimenticati perché non politicamente corretti. In Italia, sin dagli anni settanta, sono stati stampati libri da piccoli editori coraggiosi, che rispondono a tale esigenza di verità.
Caro Zret, il lavoro che fai tu, Il Corriere Metapolitico, Straker e pochissimi altri - ci sono anche io - è eccezionale ma non basta, dobbiamo diffondere la cultura non istituzionalizzata, uno spirito critico e non passivo nei confronti del sistema: più persone aderiranno più consapevolezza si verrà a creare. Risvegliare le coscienze.
Angelo Ciccarella

Zret ha detto...

Angelo, tra i tanti scienziati che meriterebbero di essere valorizzati, citerei almeno Sermonti e Corbucci.

Cerchiamo di destare dal torpore qualcuno. I tuoi articoli su X times e sulla Rete sono ottimi contributi in questa direzione.

Sempre valido il detto evangelico: " La verità va gridata dai tetti".

Ciao e grazie.

Tuesday, November 3, 2009

La metamorfosi

http://zret.blogspot.com/2009/11/la-metamorfosi.html

La metamorfosi

Gregorio Samsa, svegliatosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo. (F. Kafka)

Una recente puntata di "Voyager" ha dedicato un servizio alla Massoneria. Il contributo, superficiale e fuorviante, si è tradotto in una specie di panegirico della Massoneria cosiddetta speculativa. Chi scrive ritiene che, sebbene alcune logge e certi affiliati a questa società segreta fossero animati da lodevoli intenti, presto cominciarono le infiltrazioni sicché, accantonati ideali forse astratti, ma nobili, già al principio del XIX secolo, la Massoneria era ormai tralignata e volta a perseguire un graduale, ma perverso programma egemonico. Se consideriamo la storia risorgimentale, sfrondandola degli allori e della retorica celebrativa, cogliamo in filigrana un piano che, coinvolgendo celebri "eroi" come Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini, portò a costruire le premesse degli abominevoli stati e superstati attuali. E' possibile che ancora oggi esistano logge innocue o che perseguono fini condivisibili, ma ormai la Massoneria è tutt'uno con i progetti e le scelleratezze delle vomitevoli élites globalizzatrici.

Purtroppo a questa degenerazione "Voyager" non ha neppure accennato: ne è scaturito un elogio dolciastro e falso di Washington, Franklin e "fratelli". Naturalmente non si è ricordato che Mazzini fu in odore di satanismo; satanista fu Benjamin Franklin. La perigliosa virata del programma condotto da Giacobbo è, però, solo uno dei tanti passi falsi di una trasmissione che sta sempre più sdrucciolando nella disinformazione e nella propaganda. "Voyager", già nato e cresciuto all'insegna dell'ambiguità, (si ricordi la sbilanciata e pilatesca puntata sulle scie chimiche), sta subendo, quasi certamente per pressioni dei servizi, un inquietante processo di sblendorizzazione.

Ne è sintomo la tendenza a ridimensionare questioni ed ipotesi eretiche che già prima erano trattate in modo da non irritare troppo l'inquisitore Kattivix ed i suoi ligissimi dipendenti [n.d.eSSSe: vi ricordate quand qualcuno diceva "non rientra nelle nostre priorita' occuparci dei disinformatori..." ?]. Come scrissi, il ridimensionamento prelude spesso alla negazione. Un altro indizio di questa "normalizzazione" è la creazione del nuovo format "Voyager storia", in cui un fiacco Giacobbo pare la pallida (ma rubiconda) controfigura di Alberto Angela, già parodia di sé stesso ed impegnato, in infantili programmi come "Ulisse", a fare strame della cultura antica e medievale, con il funesto contributo di ammuffiti "esperti".

E' veramente penoso subire i soporiferi e banali servizi sui gladiatori romani, sulle esplorazioni geografiche, sugli impavidi piloti della Prima guerra mondiale... : sembra di leggere le pagine consunte di un sussidiario usato nelle scuole elementari di trent'anni fa. La noia è infinita: temi triti e ritriti presentati sempre con lo stesso taglio convenzionale e per di più in modo menzognero. "Voyager storia" è una trasmissione didascalica, ma che non insegna alcunché, un'inutile replica di Ulisse, una minestra riscaldata insaporita solo con un pizzico di pepe, come gli U.F.O. di Mussolini.

Non ci attendiamo che la televisione di stato affronti temi rilevanti con serietà e sagacia, ma almeno tempo fa "Voyager" offriva qualche spunto, benché estemporaneo. Ora ci manca solo che a condurlo mandino Kattivix e la metamorfosi del programma sarà compiuta, una metamorfosi kafkiana...