http://zret.blogspot.com/2011/01/impero.html
Impero (il titolo giusto sarebbe "Invidia")
Absit iniuria verbis.
“Impero. Viaggio nell'Impero di Roma seguendo una moneta” è la nuova fatica di Alberto Angela. Nel libro il presentatore di veline televisive, spacciate con infinita improntitudine per programmi culturali, riciclatosi come divulgatore for dummies, ci catapulta, con un emozionante viaggio nel passato, addirittura nell’età imperiale, con la geniale trovata di seguire le avventure di un sesterzio che passa di mano in mano, dal postribolo al foro, dalle terme alla bottega… In questo modo il rampante rampollo di cotanto genitore (talis water talis filius) crede di catturare i lettori, forse con la patetica ambizione di scimmiottare l’indirizzo annalistico alla Braudel. La storia è dimensione quotidiana, colloquio con gli uomini e le donne comuni, i loro problemi ed aspirazioni, una tranche de vie.
Peccato che di saggi come questo siano già strapiene le biblioteche. A poco o a niente serve che Angela, improvvisatosi cicerone da sentenza classica pronunciata con inflessione trasteverina, ci ammanisca questo obeso “Bignami” (500 pagine) noioso fino alla morte e che non aggiunge un fico secco a quanto già ripete da tempo immemorabile l’incartapecorita storiografia ufficiale, anche quando crede di coprire le rughe con un po’ di trucco.
Scrive il dilettante di Storia romana: “Tutto è il frutto di un lavoro di ricerca su stele tombali, iscrizioni e testi antichi. Allo stesso modo, pressoché tutte le battute che sentirete pronunciare da tali personaggi sono 'originali': provengono infatti dalle opere di famosi autori latini come Marziale, Ovidio o Giovenale. E tappa dopo tappa, scoprendo il 'dietro le quinte' (sic) dell'Impero, ci accorgeremo di quanto il mondo dei romani, la prima grande globalizzazione della storia, fosse in fondo molto simile al nostro (sic)."
La spigolatura di fonti mal comprese ed ancora peggio introdotte è definita “ricerca”. Transeat. Che colui, però, riproduca in questo bleso guazzabuglio gli insopportabili solecismi e barbarismi con cui massacra impunemente la lingua italiana nel corso delle sue becere trasmissioni, è indegno. Già nella presentazione del testo, ci tocca subire “romani” usato come sostantivo con la minuscola, secondo un malvezzo tanto diffuso quanto errato, per poi ingollare i cacofonici francesismi “con dei, per dei, in dei…”
Sulle baggianate di cui straripa questo libraccio è meglio stendere un velo pietoso, anzi un bel velarium.
D’altronde se Alberto Angela non è ancora andato ad ingrossare la ciurma dei disinformatori, significa che è ancora più malmesso di loro e che, almeno fino a quando non sarà necessario, potrà continuare a scrivere scartafacci per un pubblico di deficienti e per alunni come "Trota".
Rassegniamoci. Il quadro attuale è questo: la banalità e l’ignoranza tirano. Il mercato editoriale sforna i romanzi d’appendicite di Umberto Eco, le lagne pseudo-ambientaliste di Luca Mercalli, i libri per bambini stupidi, tra cui, appunto, “Impero”. Ci mancano solo le figure dai contorni spessi, da colorare con le matite, ed il testo sarà perfetto.
Peccato che di saggi come questo siano già strapiene le biblioteche. A poco o a niente serve che Angela, improvvisatosi cicerone da sentenza classica pronunciata con inflessione trasteverina, ci ammanisca questo obeso “Bignami” (500 pagine) noioso fino alla morte e che non aggiunge un fico secco a quanto già ripete da tempo immemorabile l’incartapecorita storiografia ufficiale, anche quando crede di coprire le rughe con un po’ di trucco.
Scrive il dilettante di Storia romana: “Tutto è il frutto di un lavoro di ricerca su stele tombali, iscrizioni e testi antichi. Allo stesso modo, pressoché tutte le battute che sentirete pronunciare da tali personaggi sono 'originali': provengono infatti dalle opere di famosi autori latini come Marziale, Ovidio o Giovenale. E tappa dopo tappa, scoprendo il 'dietro le quinte' (sic) dell'Impero, ci accorgeremo di quanto il mondo dei romani, la prima grande globalizzazione della storia, fosse in fondo molto simile al nostro (sic)."
La spigolatura di fonti mal comprese ed ancora peggio introdotte è definita “ricerca”. Transeat. Che colui, però, riproduca in questo bleso guazzabuglio gli insopportabili solecismi e barbarismi con cui massacra impunemente la lingua italiana nel corso delle sue becere trasmissioni, è indegno. Già nella presentazione del testo, ci tocca subire “romani” usato come sostantivo con la minuscola, secondo un malvezzo tanto diffuso quanto errato, per poi ingollare i cacofonici francesismi “con dei, per dei, in dei…”
Sulle baggianate di cui straripa questo libraccio è meglio stendere un velo pietoso, anzi un bel velarium.
D’altronde se Alberto Angela non è ancora andato ad ingrossare la ciurma dei disinformatori, significa che è ancora più malmesso di loro e che, almeno fino a quando non sarà necessario, potrà continuare a scrivere scartafacci per un pubblico di deficienti e per alunni come "Trota".
Rassegniamoci. Il quadro attuale è questo: la banalità e l’ignoranza tirano. Il mercato editoriale sforna i romanzi d’appendicite di Umberto Eco, le lagne pseudo-ambientaliste di Luca Mercalli, i libri per bambini stupidi, tra cui, appunto, “Impero”. Ci mancano solo le figure dai contorni spessi, da colorare con le matite, ed il testo sarà perfetto.
Ci mancano solo le figure dai contorni spessi, da colorare con le matite, ed il testo sarà perfetto.
ReplyDeleteQuelli che zret legge ce l'hanno tutti. Ecco perché il libro non gli è piaciuto.
Ah, ecco cosa provoca la distruzione dei boschi attorno a Sanremo; le rosicate di Zret!!!!
ReplyDeleteE' incredibile il livello di idiozia a cui riesce ad arrivare nella sua invidia....
Ma quanto sta rosycando, diobono!!! :D
ReplyDeleteGli piacerebbe avere un cursus honorum come questo:
Figlio d'arte del noto divulgatore scientifico Piero, lo accompagnò nei suoi viaggi sin da bambino, apprendendo bene molte lingue europee e impadronendosi di una cultura cosmopolita. Dopo essersi diplomato in Francia si iscrisse al corso di Scienze naturali all'università La Sapienza di Roma, laureandosi infine con 110 e lode ed un premio per la tesi, poi pubblicata. Continuò gli studi frequentando diversi corsi di specializzazione in università americane, divenendo esperto di paleontologia e paleoantropologia.
Ha poi frequentato diversi corsi di specializzazione presso alcune Università statunitensi (Harvard, Columbia University, UCLA)
Per oltre 10 anni, ha svolto attività di scavo e di ricerca sul campo partecipando a numerose spedizioni internazionali alla ricerca dei resti fossili di antenati dell’uomo (paleoantropologia) nella Repubblica Democratica del Congo (Ishango) nel 1983 e nel 1984; in Tanzania (Olduvai e Laetoli assieme a Tim White e Don Johanson gli scopritori del celebre ominide “Lucy” [e qui rodo io, ndr]) nel 1986, 1987 e 1988; nel Sultanato dell’Oman nell' '89, in Etiopia (valle dell’Awash) e in Mongolia nel deserto del Gobi, alla ricerca anche di resti di dinosauri e di mammiferi primitivi, nel 1991.
LINK
Saluti
Michele
@ Hanmar
ReplyDeleteCosa vuoi che siano queste cosette rispetto ad una vita passata a cercare e diffondere idiozie in rete e a guardare il cielo da un terrazzino...
Invece i libri di o'professore antonio marcianò non li vuole proprio nessuno, nemmeno se si fosse pagati per prenderli, ahahahah
ReplyDeleteROSIC ROSIC ROSIC
@Hanmar:
ReplyDeleteFrak! Di fronte a un CV del genere l'invidia è quasi giustificata. :P
Chapeau!
Invidia, invidia, invidia!
ReplyDeleteSe fosse almeno un po' intelligente scoverebbe i punti deboli dei testi (qualcuno si trova sempre!) e li evidenzierebbe, ma l'invidia rabbiosa acceca e toglie lucidità, rivelando quale sia la sua pesante condizione esistenziale. Ma riesce ad esistere o ha fallito anche in quello?
Ma riesce ad esistere o ha fallito anche in quello?
ReplyDeleteIo lo ho sempre sostenuto, sia Zret che il suo noto fratellino sono così imbecilli che in una gara di idioti arriverebbero secondi.
In questo modo il rampante rampollo di cotanto genitore (talis water talis filius) crede di catturare i lettori, forse con la patetica ambizione di scimmiottare l’indirizzo annalistico alla Braudel. La storia è dimensione quotidiana, colloquio con gli uomini e le donne comuni, i loro problemi ed aspirazioni, una tranche de vie.
ReplyDeletePoveraccio, va' a spaccare pietre con la testa.
ilpeyote talis water talis frater