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Cromlech
Le più belle poesie si scrivono sopra le pietre, coi ginocchi piagati e le menti aguzzate dal silenzio. (A. Merini)
Ossa di giganti, antichi abitatori di una terra incognita, flagellata dai venti glauchi dell’oceano. Sono lì confitte nell’orizzonte, chiostra solenne nella notte su cui piove la grandine delle stelle: tracce di mondi perduti dove l’eco degli eoni corre tra i ciuffi di eriche e gli anfratti delle scogliere.
Come voci acuminate intagliano il profilo di brughiere solitarie. Sono coti donde si sprigionano le scintille della pioggia.
Forse allora il tempo era immobile, impietrito nello stupore di un mondo aurorale. Dall’alto il firmamento riversava cascate di luce che subito si cristallizzavano e la Via Lattea cingeva in un radioso abbraccio il silenzio.
Oggi, se ci aggiriamo tra questi monoliti, custodi di segreti per sempre suggellati, se penetriamo nel santuario del passato, tra ombre di druidi salmodianti, le nostre vane parole si stremano ad interrogare il buio, solcato appena da vene esangui.
Ossa di giganti, antichi abitatori di una terra incognita, flagellata dai venti glauchi dell’oceano. Sono lì confitte nell’orizzonte, chiostra solenne nella notte su cui piove la grandine delle stelle: tracce di mondi perduti dove l’eco degli eoni corre tra i ciuffi di eriche e gli anfratti delle scogliere.
Come voci acuminate intagliano il profilo di brughiere solitarie. Sono coti donde si sprigionano le scintille della pioggia.
Forse allora il tempo era immobile, impietrito nello stupore di un mondo aurorale. Dall’alto il firmamento riversava cascate di luce che subito si cristallizzavano e la Via Lattea cingeva in un radioso abbraccio il silenzio.
Oggi, se ci aggiriamo tra questi monoliti, custodi di segreti per sempre suggellati, se penetriamo nel santuario del passato, tra ombre di druidi salmodianti, le nostre vane parole si stremano ad interrogare il buio, solcato appena da vene esangui.
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