http://zret.blogspot.com/2011/01/esperienza.html
Esperienza
“L’esperienza è maestra”, si suole ripetere. Invero, i bambini imparano a non avvicinare la mano ad una fiamma, dopo che si sono scottati e poco altro. Se consideriamo la storia dell’umanità, ci accorgiamo che non abbiamo continuato a ripetere gli stessi errori, ma che abbiamo compiuto sbagli via via più gravi: così, dietro il sipario del progresso scientifico e tecnologico, l’uomo è ancora “quello della pietra e della fionda”.
Il discorso vale per molti di noi: dopo essere incorsi in errori di ogni tipo, ricadiamo nelle consuete trappole. Noncuranza, superficialità, egoismo ci spingono verso i soliti comportamenti, come la limatura di ferro è attratta dal magnete. Vero è che la dimenticanza è a volte vitale a tal punto che è necessario disimparare dalle esperienze: come potremmo convivere con l’acerbo rincrescimento per certe decisioni avventate? Il rammarico può diventare un’ipoteca sul futuro, paralizzando la volontà per paura di sbagliare di nuovo.
Tuttavia è triste constatare come, con il passare del tempo, rimuoviamo quei vissuti che potrebbero essere un orientamento o, per lo meno, un monito: abbiamo sofferto le pene dell’inferno e ci irritiamo per un contrarietà. Siamo stati scorticati dal dolore fisico e morale e ci esulceriamo l’animo per una bazzecola. Siamo bambini: non siamo cresciuti e la stessa “civiltà” è ferma ad uno stadio infantile.
Eppure basterebbe poco per essere felici. No. Infastiditi da quisquilie, sembra che il nostro scopo sia rovinare quei rari istanti di spensieratezza concessici da un destino avaro ed arcigno. Così, se non precipitiamo nel baratro della disperazione, ci incagliamo nelle secche della noia, del disgusto. Qualcosa non quadra nell’uomo, in senso ontologico. Siamo appagati solo se ci tormentiamo: una spina di masochismo è piantata nel fianco.
Se gettiamo lo sguardo all’umanità attuale, vediamo che l’incapacità di apprendere dagli errori è assoluta: sprovveduti almeno quanto superbi, gli omuncoli ignorano gli ammaestramenti del passato.
Persino gli anziani, dimentichi di terribili carestie, scialacquano. Pur avendo vissuto la guerra, con aria attediata, gettano uno sguardo fuggevole alle atroci carneficine che, tra una donna popputa ed un attore dallo sguardo tenebroso, la televisione ci mostra.
Quando verrà il nostro turno, dimostreremo di aver appreso solo ad essere quello che, nel bene e nel male, siamo sempre stati.
Buoni proponimenti? L’ultimo errore è solo il primo di un’altra lunghissima serie.
Il discorso vale per molti di noi: dopo essere incorsi in errori di ogni tipo, ricadiamo nelle consuete trappole. Noncuranza, superficialità, egoismo ci spingono verso i soliti comportamenti, come la limatura di ferro è attratta dal magnete. Vero è che la dimenticanza è a volte vitale a tal punto che è necessario disimparare dalle esperienze: come potremmo convivere con l’acerbo rincrescimento per certe decisioni avventate? Il rammarico può diventare un’ipoteca sul futuro, paralizzando la volontà per paura di sbagliare di nuovo.
Tuttavia è triste constatare come, con il passare del tempo, rimuoviamo quei vissuti che potrebbero essere un orientamento o, per lo meno, un monito: abbiamo sofferto le pene dell’inferno e ci irritiamo per un contrarietà. Siamo stati scorticati dal dolore fisico e morale e ci esulceriamo l’animo per una bazzecola. Siamo bambini: non siamo cresciuti e la stessa “civiltà” è ferma ad uno stadio infantile.
Eppure basterebbe poco per essere felici. No. Infastiditi da quisquilie, sembra che il nostro scopo sia rovinare quei rari istanti di spensieratezza concessici da un destino avaro ed arcigno. Così, se non precipitiamo nel baratro della disperazione, ci incagliamo nelle secche della noia, del disgusto. Qualcosa non quadra nell’uomo, in senso ontologico. Siamo appagati solo se ci tormentiamo: una spina di masochismo è piantata nel fianco.
Se gettiamo lo sguardo all’umanità attuale, vediamo che l’incapacità di apprendere dagli errori è assoluta: sprovveduti almeno quanto superbi, gli omuncoli ignorano gli ammaestramenti del passato.
Persino gli anziani, dimentichi di terribili carestie, scialacquano. Pur avendo vissuto la guerra, con aria attediata, gettano uno sguardo fuggevole alle atroci carneficine che, tra una donna popputa ed un attore dallo sguardo tenebroso, la televisione ci mostra.
Quando verrà il nostro turno, dimostreremo di aver appreso solo ad essere quello che, nel bene e nel male, siamo sempre stati.
Buoni proponimenti? L’ultimo errore è solo il primo di un’altra lunghissima serie.
Siamo bambini: non siamo cresciuti e la stessa “civiltà” è ferma ad uno stadio infantile.
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Siamo appagati solo se ci tormentiamo: una spina di masochismo è piantata nel fianco.
È normale che questi signori facciano riferimenti autobiografici. Scrivono della loro cattiveria e della loro avidità, delle loro menzogne, egoismi e meschinità.
Solo che, di solito, li attribuiscono ad altri.
È sorprendente come, per questa volta, zret estenda anche a sé stesso le sue paranoie, senza riservarle esclusivamente agli altri.
È sorprendente come, per questa volta, zret estenda anche a sé stesso le sue paranoie
ReplyDeleteGli è sfuggito mastro ;)
E' tutto dire, ma è riuscito a superare sé stesso con uno dei peggiori post che abbia mai pubblicato!
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