L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

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Friday, August 23, 2013

Realtà e televisione

Ma non dovevano prendersi una pausa?

http://zret.blogspot.it/2013/08/realta-e-televisione.html

Realtà e televisione

Non abbiamo schermi contro lo schermo.

"Il mezzo è la realtà. Realtà è innanzitutto ciò che si può vedere, televedere. Questo positivismo ottico ha come conseguenza sia l’ampliamento sia il restringimento della nostra coscienza. Lo sdoppiamento della realtà conduce non raramente alla confusione della realtà ed entrambi al livellamento della realtà. Invece che ai film di guerra, ogni giorno assistiamo, da qualche parte, alla guerra come film.

Una maggioranza che silenziosamente sta a guardare dimostra la propria partecipazione permanente e la propria permanente indifferenza. La realtà diventa l’immagine della realtà, l’immagine stessa diventa realtà, anzi iperrealtà ed una realtà sostitutiva. Struttura ed effetti simili hanno le immagini della pubblicità, dei giornali e delle riviste; immagini come astrazione dalla realtà, realtà come astrazione. Su questo paradosso si basa in notevole misura soprattutto il realismo fotografico.

Il consumo di immagini e l’uso della realtà vanno inoltre di pari passo ed all’unisono con l’utile e la perdita che si traggono dalla realtà. La coscienza acuta è, nello stesso tempo, la coscienza smussata, quella informata è nel contempo manipolata. L’onnipresenza del nostro terzo occhio elettronico minaccia di renderci monocoli: veri Polifemi, accecati dalla realtà".

Dal saggio di Peter Sager, “Le nuove forme del realismo”, Milano, 1976

Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati - zret imbecille, sei tu che hai riprodotto materiale di Peter Sager

Sunday, October 28, 2012

Ammazza-romanzo ammazza-che supercazzola indipezzente


http://zret.blogspot.com/2012/10/ammazza-romanzo.html

Ammazza-romanzo

Chi oggi non si cimenta nella scrittura di un romanzo? Ci si improvvisa narratori: un altro scartafaccio va ad accatastarsi sugli scaffali delle librerie. Non solo, i circoli culturali organizzano ampollose conferenze di presentazione. La noia infinita di questi simposi letterari supera persino quello di paludati programmi televisivi, a base di "scienza e tecnologia". E’ la noia la palude da dove esalano i gas mefitici che amano respirare a pieni polmoni letterati abortiti, critici stitici ed il pubblico vanesio. Tutto è già stato scritto: a che pro aggiungere all’arcinoto il già noto?

Da quando Sofocle compose “Edipo re”, abbiamo compreso che ognuno ha il suo destino cieco, ineluttabile. Può cambiare la copertina, ma tutti questi giovani di brutte speranze hanno stuccato con la loro pretenziosa narrativa. Se almeno sapessero scrivere, ma il linguaggio si barcamena tra una fiacca imitazione di Pennac ed il gergo degli adolescenti. Passi. Codesti imbrattacarte non incarnano una visione del mondo purchessia: spiattellano solo la loro miserabile esistenza post-borghese. I loro romanzi sono simili ai bocconcini per cani e gatti: sono contenuti in scatole sfavillanti e decantati come sani e succulenti pasti, ma ti vengono i brividi a pensare con quali scarti sono prodotti.

Vero è che il mondo è spesso atroce, disgustoso, inquietante. Allora è meglio rifugiarsi nell’hortus conclusus della “letteratura”, nello snobismo dell’originalità a tutti i costi. Intrecci intricati, eroi sopra le righe, una finta presa sulla realtà, alla Saviano, mestierante delle "verità" preconfezionate dai media delle oligarchie. Non crediamo a chi afferma di essere animato dalla passione per la verità: se non è uno sciocco, è un tronfio retore dell’antimafia, della "legalità". Ecco le storie impregnate di cronaca nera alla Lucarelli, adatte al palato grossolano di utenti che si succhiano le serie televisive con Carabinieri in gonnella. Istituzioni sciroppose difendono il cittadino dai crimini catodici.

L’altra faccia della patacca è il racconto pseudo-storico, magari ambientato in un Medioevo di cartapesta dove il monaco ed il cavaliere si esprimono come un frequentatore di discoteche. Qual è la differenza tra un romanzo ed uno scemeggiato? Tutto è piatto, dozzinale, stiracchiato… sempre le solite risciacquature.

E’ molto più saggio, se se ne è capaci, scrivere fulminei aforismi o saggi appuntiti. La vita, questa linea spezzata tra la nascita e la morte, può congelarsi in un romanzo che sia altrettanto spezzato, incastrato, protruso. Ben venga allora lo strappo, non ricucito nel quietismo consolatorio della morale corrente, in stile recita scolastica. Sia il solco nella bonaccia del tedio, l’arricciatura sulla pagina liscia. Le contraddizioni si possono ricomporre quando squarciano il perbenismo, quando sovvertono il pensiero dominante. 


Wednesday, June 29, 2011

Conferme

http://zret.blogspot.com/2011/06/conferme.html

Conferme (link aggiornati da eSSSe)

Qualche giorno addietro, mi sono recato in libreria dove ho scoperto che ora, per invogliare i lettori all’acquisto, hanno escogitato un nuovo espediente: si stampano degli opuscoli che contengono il primo capitolo di due romanzi. Se si vuole poi sapere come le storie continuano e vanno a finire, si deve acquistare l’opera. Credo che l’esca funzionerà: che cosa cerca oggi il pubblico medio, se non di trascorrere qualche ora spensierata, seguendo le avventure di un eroe?

Si può veramente definire industria dell’intrattenimento e non so se sia più vuoto l’intrattenimento della discoteca offerto ad una generazione di perditempo o quello ammannito dall’editoria commerciale. Importante è inebetire la gente già ebete di suo, in più si raggranellano dei sonanti quattrini, il che non guasta. Si crea un circolo vizioso: da un lato si produce della paccottiglia cui i lettori si abituano, dall’altro i fruitori esigono libri sempre più dozzinali, scritti in modo scandalosamente misero, in "stile" Attivissimo. Il linguaggio, sempre più depauperato, non si presta ad un’interpretazione critica della realtà: è la neo-lingua orwelliana. Questo modus scribendi esibisce una visione piatta, dozzinale e falsa del mondo.

Il discorso si può estendere ad altri campi: il cinema, la televisione, la stampa etc. La “qualità” scade in modo spaventevole, mentre l’intelletto dei consumatori si atrofizza. Si comprende dunque perché autori ed artisti eccentrici e non organici al sistema non riscuotano alcun successo: si pensi, ad esempio, al narratore svizzero, Friedrich Dürrenmatt. Molti suoi titoli sono spiazzanti: l’’incipit è incongruo, l’epilogo è aperto o inconcludente, l’intreccio deraglia in digressioni innaturali, le descrizioni sono stranianti, i personaggi incompiuti e contraddittori. E’ evidente: è l’esatto contrario di quanto il lettore si attende: una trama avventurosa e ben costruita ed attanti inverosimilmente realistici. Soprattutto un lettore ingenuo cerca nel romanzo la conferma delle sue illusioni: il bene che trionfa sul male, pur dopo mille peripezie, la razionalità e la semplicità della vita. Peccato che l’esistenza sia irragionevole, complessa e che il reale sia antinomico.

Un’umanità infantile viene nutrita con queste chicche: romanzetti rassicuranti, in cui il turbinio delle vicende è simile ad una tempesta in un bicchier d’acqua; serie televisive pacchiane a base di Carabinieri intrepidi, investigatori bonari, sacerdoti simpatici, eroici medici, sdolcinate famiglie piccolo-borghesi... E’ una rappresentazione della società del tutto irrealistica, eppure esperita addirittura come “reale” solo perché costellata di luoghi comuni. E’ l’atteggiamento ingenuo di chi resta incantato di fronte ad una crosta in quanto riproduce, anche se in modo approssimativo, un paesaggio, mentre strabuzza gli occhi e protesta al cospetto di un’opera “astratta” in cui non riesce a cogliere una somiglianza qualsiasi con la natura.

Non si vuole che la persona ragioni, si ponga domande, esplori: bisogna assorbire “verità” preconfezionate, sorbirsi divertimenti massificati. Nella migliore delle ipotesi, si chiede al cittadino di seguire i vaniloqui di Bossi o le grullerie di Bersani, in compagnia di Maurizio Crozza: chi è il comico fra i due?

Chi oggi legge Cioran? Tacciato di astrusità e “pessimismo”, gli si antepongono pensatori come Fromm: con lui troviamo quello che agogniamo, ossia qualche benevolo rimprovero, ma specialmente una refrigerante doccia di concetti come amore, libertà, automiglioramento, coscienza, progresso umano, dignità, speranza, fiducia, amicizia... E’ musica soave per le nostre orecchie; vero è che oggi imperversano filosofastri, quali Galimberti ed Alberoni: la musica è diventata stucchevole e Fromm, rispetto a queste nullità, appare un gigante.

La vita è molto diversa: fatica, malattia, dolore e morte sono il nostro pane quotidiano. L’ultimo libro del guru New age, profeta che promette la felicità, la salute e persino l’ascensione al prezzo di venti euro o poco più, va bene per essere collocato sotto una sedia instabile.


Tuesday, January 25, 2011

Impero

http://zret.blogspot.com/2011/01/impero.html

Impero (il titolo giusto sarebbe "Invidia")

Absit iniuria verbis.

“Impero. Viaggio nell'Impero di Roma seguendo una moneta” è la nuova fatica di Alberto Angela. Nel libro il presentatore di veline televisive, spacciate con infinita improntitudine per programmi culturali, riciclatosi come divulgatore for dummies, ci catapulta, con un emozionante viaggio nel passato, addirittura nell’età imperiale, con la geniale trovata di seguire le avventure di un sesterzio che passa di mano in mano, dal postribolo al foro, dalle terme alla bottega… In questo modo il rampante rampollo di cotanto genitore (talis water talis filius) crede di catturare i lettori, forse con la patetica ambizione di scimmiottare l’indirizzo annalistico alla Braudel. La storia è dimensione quotidiana, colloquio con gli uomini e le donne comuni, i loro problemi ed aspirazioni, una tranche de vie.

Peccato che di saggi come questo siano già strapiene le biblioteche. A poco o a niente serve che Angela, improvvisatosi cicerone da sentenza classica pronunciata con inflessione trasteverina, ci ammanisca questo obeso “Bignami” (500 pagine) noioso fino alla morte e che non aggiunge un fico secco a quanto già ripete da tempo immemorabile l’incartapecorita storiografia ufficiale, anche quando crede di coprire le rughe con un po’ di trucco.

Scrive il dilettante di Storia romana: “Tutto è il frutto di un lavoro di ricerca su stele tombali, iscrizioni e testi antichi. Allo stesso modo, pressoché tutte le battute che sentirete pronunciare da tali personaggi sono 'originali': provengono infatti dalle opere di famosi autori latini come Marziale, Ovidio o Giovenale. E tappa dopo tappa, scoprendo il 'dietro le quinte' (sic) dell'Impero, ci accorgeremo di quanto il mondo dei romani, la prima grande globalizzazione della storia, fosse in fondo molto simile al nostro (sic)."

La spigolatura di fonti mal comprese ed ancora peggio introdotte è definita “ricerca”. Transeat. Che colui, però, riproduca in questo bleso guazzabuglio gli insopportabili solecismi e barbarismi con cui massacra impunemente la lingua italiana nel corso delle sue becere trasmissioni, è indegno. Già nella presentazione del testo, ci tocca subire “romani” usato come sostantivo con la minuscola, secondo un malvezzo tanto diffuso quanto errato, per poi ingollare i cacofonici francesismi “con dei, per dei, in dei…”

Sulle baggianate di cui straripa questo libraccio è meglio stendere un velo pietoso, anzi un bel velarium.

D’altronde se Alberto Angela non è ancora andato ad ingrossare la ciurma dei disinformatori, significa che è ancora più malmesso di loro e che, almeno fino a quando non sarà necessario, potrà continuare a scrivere scartafacci per un pubblico di deficienti e per alunni come "Trota".

Rassegniamoci. Il quadro attuale è questo: la banalità e l’ignoranza tirano. Il mercato editoriale sforna i romanzi d’appendicite di Umberto Eco, le lagne pseudo-ambientaliste di Luca Mercalli, i libri per bambini stupidi, tra cui, appunto, “Impero”. Ci mancano solo le figure dai contorni spessi, da colorare con le matite, ed il testo sarà perfetto.


Sunday, August 1, 2010

"Superquark": geoingegneria for dummies ed altre frottole

Ed ecco puntuale (o quasi) la rosicata.

http://www.tankerenemy.com/2010/08/superquark-geoingegneria-for-dummies-ed.html

"Superquark": geoingegneria for dummies ed altre frottole

La scienza fornisce alla società, col suggello della saggezza assoluta, ciò che per la sua vita le è utile: macchine e teorie d’ogni genere e per ogni uso – d’acciaio, di carta e di parole. (C. Michelstaedter, La persuasione e la rettorica)

Giovedì 29 luglio RAI Uno ha mandato in onda la settima petulante puntata di “Superquark”, la trasmissione condotta da Piero Angela. Nel programma è stato proposto, tra gli altri servizi, un documento sulla geoingegneria. Sul sito del format è presentato il tema nel modo seguente:

"Il dibattito sul riscaldamento globale continua. Alla Royal Society of Science in Gran Bretagna, si ricorre alle intuizioni (sic) della geoingegneria. Questa branca scientifica si pone in primo luogo l’obiettivo di rimuovere l’anidride carbonica (sic) dall’atmosfera per raffreddare il pianeta, e analizza la possibilità di riflettere luce solare verso lo spazio, creando ombra nel pianeta. Nel servizio di Francesca Marcelli, vedremo quali sono le soluzioni proposte".

Com'era prevedibile, il soggetto è stato affrontato in modo approssimativo e mendace, in ossequio alla migliore tradizione del didascalico zibaldone pseudo-scientifico. Sono stati ripetuti i soliti luoghi comuni sull'effetto-serra provocato dal biossido di carbonio, il capro espiatorio dei cosiddetti cambiamenti climatici, e sulle attività umane che causano, secondo illustri disinformatori, l'incremento delle temperature. Il servizio è stato molto reticente ed evasivo: non si è neppure accennato alle tecniche che consistono nella diffusione di biossido di zolfo, ufficialmente per diminuire l'effetto atmosfera. La giornalista si è limitata a menzionare gli alberi artificiali, le costruzioni su cui far crescere le alghe e le superfici riflettenti da collocare sui tetti delle abitazioni: sono geniali idee che esimi accademici britannici hanno proposto per catturare il biossido di carbonio e per raffreddare la Terra.

“Superquark” ha così posto la classica foglia di fico sullo spinoso argomento delle manipolazioni meteorologiche e climatiche (attualmente in corso in modo clandestino) con un duplice scopo: da un lato ripetere il mantra del riscaldamento planetario dovuto al biossido di carbonio, dall'altro cominciare a sdoganare il tema della geoingegneria, ma ricorrendo a modi obliqui ed elusivi. E' la consueta operazione di un programma che usa la "scienza", con il suo corollario di dogmi, come mezzo di ammaestramento dell'opinione pubblica. I telespettatori diventano simili ad animali addomesticati: vengono alimentati con mangimi e rimpinguati. Docili ed opimi saranno portati al macello.

L'autorevolezza degli idiots savant e scaltri accorgimenti retorici inculcano nel cittadino medio banalità, sciocchezze e menzogne incartate in scintillanti involucri "scientifici". Veramente con “Superquark” i contenuti "informativi" sono del tutto assimilabili a prodotti da centro commerciale: esposti su lindi scaffali e con le loro confezioni coloratissime, tolto l'enorme imballo, si rivelano merci scadenti e dozzinali.

La mercificazione della conoscenza è stata ostentata anche con l’insulso contributo dedicato alla stampa delle banconote: il "divin fanciullo", Alberto Angela, ha illustrato, con maniere zuccherose da maestrino del libro "Cuore", come si producono i denari cartacei. Naturalmente, gli aspetti economici legati alla stampa delle banconote sono stati ignorati: non solo il signoraggio è tabù, ma anche l’inflazione.

Pareva che il rampollo, nella sua fumettistica visione economica, stesse riferendosi alla cartamoneta del Monopoli. Anche per mezzo di un servizio all’apparenza innocuo, si è propagandata la solita disinformazione. Lupo Alberto vuole si creda che le banconote vengono ancora stampate, quando, in verità, è dal 2002 che l’euromoneta non è più prodotta con il fine di introdurre surrettiziamente il denaro elettronico, formidabile strumento di dominio. Chiunque prenda ed osservi una banconota, leggendo la data impressa (vedi foto a fondo articolo), potrà constatare qual è l’anno dell’ultima emissione.

Verso la fine del servizio [ minuto 7:27 ], è stato inquadrato un timbro che dimostrerebbe che le banconote continuano ad essere realizzate: il timbro evidenziava la seguente scritta in inglese: European central bank 29 Jan. 2010 approved. Sennonché, in inglese, il mese si indica prima del giorno! Questo significa che “Superquark” ha congegnato un altro falso e persino maldestro. Si possono poi riscontrare altre stranezze: il timbro che certificherebbe il controllo finale è apposto su un foglio che non è ancora nell’ultima fase di stampa (in tutta evidenza le banconote non appaiono complete); la parte superiore della banconota su cui è stampigliata la data risulta, non a caso, assente; l’affermazione che, dopo circa due anni, le banconote sono ritirate, perché ormai logore, per essere mandate al macero non corrisponde a verità. Infatti le banconote attualmente in circolazione e risalenti al 2002, sono in ottimo stato.

Sulla scandalosa recensione di un libraccio scritto da Dario Bressanini, nota critica volta a magnificare gli organismi geneticamente migliorati (sic) e con cui si è conclusa l’indigesta puntata, è pietoso tacere.



Sunday, December 6, 2009

Bibliografia

http://zret.blogspot.com/2009/12/bibliografia.html

Bibliografia

Spesso si chiedono consigli bibliografici per approfondire un tema che ci incuriosisce o ci appassiona. E' lodevole, poiché ampliare le proprie conoscenze, documentarsi sulle fonti e sugli studi critici può solo giovare. Tuttavia mi pare che si corra il rischio di perdersi in un labirinto e di smarrire l'obiettivo della lettura. Potranno essere pure utili dei saggi sulle pietre miliari del pensiero e della letteratura, ma la fruizione diretta dei classici è insostituibile: poco importa se non conosciamo le interpretazioni critiche di passi controversi, purché non rinunciamo alla bellezza di poemi e romanzi né ai profondi ammaestramenti delle opere filosofiche.

Alla fine la pletora degli studi rischia di intrappolare i testi, simile ad un groviglio di rovi che soffocano i fiori di campo. Questo è tanto più vero per i critici d'arte che, con le loro sovente sciocche e paludate elucubrazioni, incrostano i capolavori della pittura e della scultura.

Alcune persone mi chiedono suggerimenti su quali libri consultare prima di leggere i Vangeli: è assurdo. Se si è interessati ai Vangeli, li si affronti senza tante ambagi. Se useremo un po' di discernimento, ne scopriremo l'articolazione narrativa, la complessità semantica, la stratificazione storica. A che serve impelagarsi in ardue e talora cerebrali ricerche, per di più su una materia tanto ostica? Ognuno, senza preconcetti, si accosti ai Vangeli: ne trarrà dubbi o insegnamenti. Il dubbio alimenta domande che sono altrettante tappe sulla via della Queste. E' sicuro: l'optimum sarebbe leggere i testi in lingua originale ed avvicinarsi il più possibile all'archetipo, benché l'archetipo, in molti casi, sia un concetto-limite. Quindi, nel caso dei Vangeli, confrontarsi almeno con la Vetus Latina o con la Vulgata, per poi attingere i codici più antichi. Se ciò non è possibile, una buona traduzione, fa comunque alla bisogna. Con le traduzioni si perdono molti valori e molte sfumature, ma evitare di leggere un classico russo, perché non se ne conosce la lingua, è insensato.

Spesso è bene scavalcare tanti saggi che, lungi dal chiarire i testi, sono stati scritti per sviare e per fornire "interpretazioni" addomesticate in linea con la propaganda. Che cosa scopriremo, se risaliremo direttamente alle fonti, pur consci che anche le fonti talora sono inquinate! Occorre poi sempre mantenere uno spirito critico e rifiutare la dicotomia "credere", "non credere". Anche la vera fede non è cieca credulità, ma ascolto, apertura ed introspezione. E' incompatibile con l'indagine ogni atteggiamento fideistico.

Sono principi metodologici e pedagogici ormai dimenticati: gli storici antichi più avveduti erano abituati a documentarsi, a consultare gli archivi, a confrontare le fonti, a vagliarle, ad interpellare i testimoni degli eventi. Incorrevano in errori ed in distorsioni dovute a pregiudizi, ma uno scrittore come Giuseppe Flavio ci ha restituito uno spaccato della storia e della cultura ebraica di notevole caratura. Invano oggi cercheremmo una summa equivalente. Oggi gli "storici", quando non riportano le veline del sistema, si basano sui programmi condotti da Alberto Angela per le loro sapienti ricostruzioni. Gli studenti consultano la pessima enciclopedia della Rete.

Alcune situazioni sono paradossali: accademici ed eruditi discettano sui Catari, senza essersi mai recati in Linguadoca e senza per giunta ritenerlo necessario. La conoscenza che costoro ostentano del Catarismo è realistica quanto un fumetto ed altrettanto risibile. Gli scienziati sentenziano e pontificano, sciorinando formule e matrici. Si atteggiano ad orefici che esibiscono con compiacimento diamanti incastonati in anelli d'oro scintillante; in realtà mostrano della pacchiana bigiotteria acquistata in un mercatino dell'usato. Scommetto che moltissimi biologi non hanno mai osservato una foglia, pur sapendo tutto del Darwinismo... Peccato che il Darwinismo sia una sesquipedale idiozia. Poche nozioni e sbagliate.

A ben riflettere, le opere, pur capitali, sono ancora dei filtri: a volte è necessario andare oltre. E' esperienza istruttiva contemplare il paesaggio che ha ispirato un artista, rivivere un’esperienza che ha suscitato le riflessioni, cercare di immedesimarsi nella sua visione, sintonizzarsi sulle "frequenze" del luogo e del tempo, assorbire le energie...

Il libro per eccellenza non è formato da pagine né esibisce una copertina.

Occorre aprire l'occhio interiore per leggerlo: questo sì che è arduo!




Tuesday, November 3, 2009

La metamorfosi

http://zret.blogspot.com/2009/11/la-metamorfosi.html

La metamorfosi

Gregorio Samsa, svegliatosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo. (F. Kafka)

Una recente puntata di "Voyager" ha dedicato un servizio alla Massoneria. Il contributo, superficiale e fuorviante, si è tradotto in una specie di panegirico della Massoneria cosiddetta speculativa. Chi scrive ritiene che, sebbene alcune logge e certi affiliati a questa società segreta fossero animati da lodevoli intenti, presto cominciarono le infiltrazioni sicché, accantonati ideali forse astratti, ma nobili, già al principio del XIX secolo, la Massoneria era ormai tralignata e volta a perseguire un graduale, ma perverso programma egemonico. Se consideriamo la storia risorgimentale, sfrondandola degli allori e della retorica celebrativa, cogliamo in filigrana un piano che, coinvolgendo celebri "eroi" come Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini, portò a costruire le premesse degli abominevoli stati e superstati attuali. E' possibile che ancora oggi esistano logge innocue o che perseguono fini condivisibili, ma ormai la Massoneria è tutt'uno con i progetti e le scelleratezze delle vomitevoli élites globalizzatrici.

Purtroppo a questa degenerazione "Voyager" non ha neppure accennato: ne è scaturito un elogio dolciastro e falso di Washington, Franklin e "fratelli". Naturalmente non si è ricordato che Mazzini fu in odore di satanismo; satanista fu Benjamin Franklin. La perigliosa virata del programma condotto da Giacobbo è, però, solo uno dei tanti passi falsi di una trasmissione che sta sempre più sdrucciolando nella disinformazione e nella propaganda. "Voyager", già nato e cresciuto all'insegna dell'ambiguità, (si ricordi la sbilanciata e pilatesca puntata sulle scie chimiche), sta subendo, quasi certamente per pressioni dei servizi, un inquietante processo di sblendorizzazione.

Ne è sintomo la tendenza a ridimensionare questioni ed ipotesi eretiche che già prima erano trattate in modo da non irritare troppo l'inquisitore Kattivix ed i suoi ligissimi dipendenti [n.d.eSSSe: vi ricordate quand qualcuno diceva "non rientra nelle nostre priorita' occuparci dei disinformatori..." ?]. Come scrissi, il ridimensionamento prelude spesso alla negazione. Un altro indizio di questa "normalizzazione" è la creazione del nuovo format "Voyager storia", in cui un fiacco Giacobbo pare la pallida (ma rubiconda) controfigura di Alberto Angela, già parodia di sé stesso ed impegnato, in infantili programmi come "Ulisse", a fare strame della cultura antica e medievale, con il funesto contributo di ammuffiti "esperti".

E' veramente penoso subire i soporiferi e banali servizi sui gladiatori romani, sulle esplorazioni geografiche, sugli impavidi piloti della Prima guerra mondiale... : sembra di leggere le pagine consunte di un sussidiario usato nelle scuole elementari di trent'anni fa. La noia è infinita: temi triti e ritriti presentati sempre con lo stesso taglio convenzionale e per di più in modo menzognero. "Voyager storia" è una trasmissione didascalica, ma che non insegna alcunché, un'inutile replica di Ulisse, una minestra riscaldata insaporita solo con un pizzico di pepe, come gli U.F.O. di Mussolini.

Non ci attendiamo che la televisione di stato affronti temi rilevanti con serietà e sagacia, ma almeno tempo fa "Voyager" offriva qualche spunto, benché estemporaneo. Ora ci manca solo che a condurlo mandino Kattivix e la metamorfosi del programma sarà compiuta, una metamorfosi kafkiana...