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Dei, legislatori ed impostori
La quintessenza del potere pare essere il sadismo.
Premessa
Nella recensione all’ultimo saggio del Professor Biglino, avevo accennato al fatto che la Torah
è soprattutto un libro storico e come tale va interpretato. Avevo anche
portato come campione di testi caratterizzati in senso prevalentemente
denotativo i poemi omerici. Riconosco che l’esempio non è del tutto
calzante: avrei dovuto citare i "Commentari di Cesare", libri che
interpretare in modo esoterico è del tutto illegittimo. In verità, per
quanto attiene all’Iliade e all’Odissea, un’esegesi simbolica è
possibile, ma purché i capolavori omerici siano collocati nel loro
originario contesto storico-geografico, il mondo nordico, ed a
condizione che i valori reconditi siano enucleati là dove essi
sostanziano l’ispirazione dell’autore (o degli autori). Ad esempio, è
palese che Calipso è la dea che allude alla morte, anzi ad una
dimensione di confine tra la vita e l’oltremondo. Calipso, il cui nome
significa “Nasconditrice”, offre ad Odisseo l’immortalità, ossia la
possibilità di trascendere i limiti spazio-temporali, rinunciando al
nòstos ed all’esistenza terrena. Anche la gara dell’arco, con Odisseo (o
Filottete?) che scocca un dardo che passa attraverso i fori di dodici
scuri, ha una valenza emblematica, adombrando il percorso del Sole nei
dodici segni dello Zodiaco nonché l’itinerario umano lungo i cicli
temporali. In quanto opere letterarie, Iliade ed Odissea, manifestano
una sostanza simbolica, purché per simbolo non si intenda una fantasia
etimologica né un significato che ad ogni costo vogliamo attribuire al
testo. D’altronde l’essenza della poesia è nel suono e nel ritmo, ancora
prima che essi si addensino in significati. Affermare che Itaca vale
“teca dell’io” è un modo brillante per applicare un’idea che mi pare
estranea al testo, considerando pure che gli Achei avevano una
concezione dell’io diversa dalla nostra. Naturalmente potrei sbagliarmi e
forse l’ingegner Chiarini ha ragione, ma, fino a quando si useranno
para-etimologie per interpretare le saghe antiche, mi atterrò ad una
concezione antropologica e non esoterica.
Il libro “Non c’è creazione nella Bibbia” ha suscitato, com’era
prevedibile, un vespaio. Quello che si contesta all’autore del saggio è
soprattutto la sua sostanziale adesione alle ipotesi di Sitchin,
quindi degli studiosi di archeologia spaziale, secondo i quali in un
lontano passato esseri di altri pianeti sarebbero approdati sulla Terra
ed avrebbero contribuito a fondare antiche civiltà. E’ un’ipotesi e tale
resta per chi scrive. Ulteriori acquisizioni nell’ambito della
Paleontologia, della Glottologia, della Biologia, dall’Archeologia etc.
la verificheranno o falsificheranno del tutto o in parte. [1]
La controversia si appunta per lo più su problemi linguistici, sulla vexata quaestio “Elohim”:
sono dispute molto sottili e spesso ostiche su cui non intendiamo
indugiare, rimandando a studi settoriali. Accenniamo solo alla
traduzione proposta dagli esperti del forum “Consulenza ebraica”: essi sostengono che “Elohim” vale “Legislatori”. In particolare costoro controbattono, affermando che gli extraterrestri non c’entrano alcunché con la Bibbia, in quanto gli Habiru furono discendenti degli Atlantidei. Il Legislatore dell’universo è YHWH,
il Pentateuco è una summa di eccelse verità che vanno colte sia in
senso letterale sia metaforico, l’ingegneria genetica ed altre
conoscenze scientifiche sono contenute nella Torah: queste, per sommi
capi, le idee propugnate dagli specialisti di cui sopra. [2]
Ora, prescindendo dai termini di una diatriba spinosa, riteniamo che il
merito maggiore del Professor Biglino e di ricercatori in sintonia con
lui, sia l’aver contribuito a superare la visione edulcorata tipica
della Paleoastronautica in voga nei decenni passati. Kolosimo et al.
dipingevano progrediti e benevoli popoli delle stelle che elargirono
gratis et amore Dei ad orde di trogloditi il dono prezioso della
cultura. Tale concezione si sposa con la rosea pittura del mondo
medio-orientale dove un’etnia attinse mirabili vette culturali e
spirituali sì da elaborare un credo sublime. Ci pare che la storia
fornisca qualche esempio in grado di dimostrare che il passato non fu
tutto rose e fiori, non in ogni luogo, non sempre. Se veramente la
religione degli Habiru promana da saggissimi legislatori ed
intemerati profeti (abbiamo buone ragioni per dubitarne), non si
comprende per quale motivo i frutti di cotanti Maestri furono e sono
tanto amari. Tale fiduciosa interpretazione collide con quella di chi
vede nelle chiese di ieri e di oggi per lo più degli apparati di potere,
pur nella consapevolezza che alcune scuole esoteriche svilupparono
concetti purissimi inerenti alla trascendenza, impegnandosi a
trasmetterli ad una catena di iniziati. Si ha l’impressione, però, che
già pristine confraternite poco custodissero degli ancestrali segreti.
Le religioni comunque sono soffi spirituali cristallizzati o, peggio,
nelle loro varianti exoteriche, dei sistemi per controllare le
coscienze. [3]
Ben venga dunque chi concorre a demolire ingenui miti, oggi concretatisi
nello stereotipo dei “fratelli dello spazio” intenti a prodigarsi per
avvertire gli uomini che se continueranno ad inquinare il pianeta (sic),
saranno dolori. D’altronde il canestro della frutta può nascondere una
serpe: i Sumeri, diffondendo la coltivazione dei cereali,
portarono più danni che benefici. Inoltre, se i loro antenati
(supposizione in gran parte ancora da dimostrare) crearono la specie
homo sapiens, siamo inclini a vedere in questo intervento una decisione
dissennata, un’interferenza, poiché in contrasto con i processi naturali
ed in quanto volte a creare una popolazione di servitori.
Nessuno ha mai osservato che gli Anunna plasmarono il lulu amelu (se il
mito sumero codifica questa vicenda, ossia la creazione del Sapiens
attraverso l’ibridazione genetica) non tanto per la necessità di
usufruire di manodopera nelle miniere, ma per essere ossequiati, per una
volontà di supremazia fine a sé stessa. Il potere non corrompe: è già
corruzione. D’altronde le infami élites attuali (discendono da
primitive dinastie di dominatori?) vessano i popoli non perché intendano
spillare loro altro denaro che possiedono già in gran copia, ma talora
per mera crudeltà, per ridurli alla fame e godere di tale spettacolo.
Per quali ragioni alcune classi dirigenti dell’antichità (re,
governatori, sacerdoti...) dovrebbero essere state tanto diverse, pur
con luminose eccezioni? Si pensi agli Assiri ed al loro impero fondato
sul terrore. [4]
Dunque, a nostro parere, è il declassamento di presunti “stranieri” il
merito maggiore di Biglino. Tale declassamento è in atto pure nella
pregevole serie “Ancient aliens”, documentario prodotto negli Stati Uniti dal canale “History channel”.
Mentre le prime stagioni del prodotto privilegiavano l’immagine degli
antichi astronauti latori di conoscenze e progresso, le ultime insinuano
sempre più spesso che essi furono talora all’origine di conflitti,
pestilenze e persino calamità “naturali”.
E’ una bella differenza. Tra un becero ottimismo ed un atteggiamento guardingo, saremmo proclivi ad alimentare il secondo.
[1] Basti qui un cenno glottologico che avvalora l’assunto di una genesi
concreta della lingua: il sumero originariamente esprimeva solo
referenti concreti. Per produrre termini astratti si aggiungeva
l’affisso nam-. Ad esempio, lugal (re) --> nam-lugal: "regalità",
dingir (dio) --> nam-dingir: "divinità".
[2] Invero, gli indizi atti a suffragare tale modello esegetico non sono
pochi. Inoltre, con il passare del tempo, se ne raccolgono sempre di
nuovi.
[3] Il vituperato Sitchin potrebbe essere stato nel giusto quando
concepì, interpretando le tavolette fittili ed i poemi sumeri, un
sistema solare dinamico, come d’altronde Velikovskij: si susseguono
notizie di strane anomalie che stanno investendo il Sole ed i pianeti.
Nibiru o no, qualcosa di aberrante pare agire ai confini del sistema
solare. L’intensificazione dell’attività tettonica è probabilmente anche
la conseguenza di influssi cosmici su cui i media di regime tacciono.
[4] Il classico di Nietzsche “La genealogia della morale” ci squaderna,
pur nel taglio polemico ed infocato dell’autore, l’ipocrisia e
l’opportunismo delle caste sacerdotali, ma siamo noi che non sappiamo
apprezzare il sommo valore di sacrifici umani ed animali, di guerre, di
stragi, di vendette, di ladrocinii e consimili delicatezze… Sono
delicatezze che naturalmente si spiegano, chiamando in causa il contesto
storico, la proiezione delle imperfezioni umane sul divino ed adducendo
altri persuasivi argomenti. La Bibbia lascerebbe affiorare due
orientamenti, uno nobile ed un altro meno. Sono riconducibili a due
differenti entità poi fuse in una sola, come ritiene Friedman?
Un dipinto di Gustave Dorè, tetro e buio.surrealistico che accompagna la breve ma intensa lirica.
Ciao