L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

Ciao e grazie della visita.

Il contenuto di questo blog non viene piu' aggiornato regolarmente. Per le ultime notizie potete andare su:

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Saturday, March 9, 2013

Dei, legislatori ed impostori

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Dei, legislatori ed impostori

Dei, legislatori ed impostori

La quintessenza del potere pare essere il sadismo.

Premessa

Nella recensione all’ultimo saggio del Professor Biglino, avevo accennato al fatto che la Torah è soprattutto un libro storico e come tale va interpretato. Avevo anche portato come campione di testi caratterizzati in senso prevalentemente denotativo i poemi omerici. Riconosco che l’esempio non è del tutto calzante: avrei dovuto citare i "Commentari di Cesare", libri che interpretare in modo esoterico è del tutto illegittimo. In verità, per quanto attiene all’Iliade e all’Odissea, un’esegesi simbolica è possibile, ma purché i capolavori omerici siano collocati nel loro originario contesto storico-geografico, il mondo nordico, ed a condizione che i valori reconditi siano enucleati là dove essi sostanziano l’ispirazione dell’autore (o degli autori). Ad esempio, è palese che Calipso è la dea che allude alla morte, anzi ad una dimensione di confine tra la vita e l’oltremondo. Calipso, il cui nome significa “Nasconditrice”, offre ad Odisseo l’immortalità, ossia la possibilità di trascendere i limiti spazio-temporali, rinunciando al nòstos ed all’esistenza terrena. Anche la gara dell’arco, con Odisseo (o Filottete?) che scocca un dardo che passa attraverso i fori di dodici scuri, ha una valenza emblematica, adombrando il percorso del Sole nei dodici segni dello Zodiaco nonché l’itinerario umano lungo i cicli temporali. In quanto opere letterarie, Iliade ed Odissea, manifestano una sostanza simbolica, purché per simbolo non si intenda una fantasia etimologica né un significato che ad ogni costo vogliamo attribuire al testo. D’altronde l’essenza della poesia è nel suono e nel ritmo, ancora prima che essi si addensino in significati. Affermare che Itaca vale “teca dell’io” è un modo brillante per applicare un’idea che mi pare estranea al testo, considerando pure che gli Achei avevano una concezione dell’io diversa dalla nostra. Naturalmente potrei sbagliarmi e forse l’ingegner Chiarini ha ragione, ma, fino a quando si useranno para-etimologie per interpretare le saghe antiche, mi atterrò ad una concezione antropologica e non esoterica.

Il libro “Non c’è creazione nella Bibbia” ha suscitato, com’era prevedibile, un vespaio. Quello che si contesta all’autore del saggio è soprattutto la sua sostanziale adesione alle ipotesi di Sitchin, quindi degli studiosi di archeologia spaziale, secondo i quali in un lontano passato esseri di altri pianeti sarebbero approdati sulla Terra ed avrebbero contribuito a fondare antiche civiltà. E’ un’ipotesi e tale resta per chi scrive. Ulteriori acquisizioni nell’ambito della Paleontologia, della Glottologia, della Biologia, dall’Archeologia etc. la verificheranno o falsificheranno del tutto o in parte. [1]

La controversia si appunta per lo più su problemi linguistici, sulla vexata quaestio “Elohim”: sono dispute molto sottili e spesso ostiche su cui non intendiamo indugiare, rimandando a studi settoriali. Accenniamo solo alla traduzione proposta dagli esperti del forum “Consulenza ebraica”: essi sostengono che “Elohim” vale “Legislatori”. In particolare costoro controbattono, affermando che gli extraterrestri non c’entrano alcunché con la Bibbia, in quanto gli Habiru furono discendenti degli Atlantidei. Il Legislatore dell’universo è YHWH, il Pentateuco è una summa di eccelse verità che vanno colte sia in senso letterale sia metaforico, l’ingegneria genetica ed altre conoscenze scientifiche sono contenute nella Torah: queste, per sommi capi, le idee propugnate dagli specialisti di cui sopra. [2]

Ora, prescindendo dai termini di una diatriba spinosa, riteniamo che il merito maggiore del Professor Biglino e di ricercatori in sintonia con lui, sia l’aver contribuito a superare la visione edulcorata tipica della Paleoastronautica in voga nei decenni passati. Kolosimo et al. dipingevano progrediti e benevoli popoli delle stelle che elargirono gratis et amore Dei ad orde di trogloditi il dono prezioso della cultura. Tale concezione si sposa con la rosea pittura del mondo medio-orientale dove un’etnia attinse mirabili vette culturali e spirituali sì da elaborare un credo sublime. Ci pare che la storia fornisca qualche esempio in grado di dimostrare che il passato non fu tutto rose e fiori, non in ogni luogo, non sempre. Se veramente la religione degli Habiru promana da saggissimi legislatori ed intemerati profeti (abbiamo buone ragioni per dubitarne), non si comprende per quale motivo i frutti di cotanti Maestri furono e sono tanto amari. Tale fiduciosa interpretazione collide con quella di chi vede nelle chiese di ieri e di oggi per lo più degli apparati di potere, pur nella consapevolezza che alcune scuole esoteriche svilupparono concetti purissimi inerenti alla trascendenza, impegnandosi a trasmetterli ad una catena di iniziati. Si ha l’impressione, però, che già pristine confraternite poco custodissero degli ancestrali segreti. Le religioni comunque sono soffi spirituali cristallizzati o, peggio, nelle loro varianti exoteriche, dei sistemi per controllare le coscienze. [3]

Ben venga dunque chi concorre a demolire ingenui miti, oggi concretatisi nello stereotipo dei “fratelli dello spazio” intenti a prodigarsi per avvertire gli uomini che se continueranno ad inquinare il pianeta (sic), saranno dolori. D’altronde il canestro della frutta può nascondere una serpe: i Sumeri, diffondendo la coltivazione dei cereali, portarono più danni che benefici. Inoltre, se i loro antenati (supposizione in gran parte ancora da dimostrare) crearono la specie homo sapiens, siamo inclini a vedere in questo intervento una decisione dissennata, un’interferenza, poiché in contrasto con i processi naturali ed in quanto volte a creare una popolazione di servitori.

Nessuno ha mai osservato che gli Anunna plasmarono il lulu amelu (se il mito sumero codifica questa vicenda, ossia la creazione del Sapiens attraverso l’ibridazione genetica) non tanto per la necessità di usufruire di manodopera nelle miniere, ma per essere ossequiati, per una volontà di supremazia fine a sé stessa. Il potere non corrompe: è già corruzione. D’altronde le infami élites attuali (discendono da primitive dinastie di dominatori?) vessano i popoli non perché intendano spillare loro altro denaro che possiedono già in gran copia, ma talora per mera crudeltà, per ridurli alla fame e godere di tale spettacolo. Per quali ragioni alcune classi dirigenti dell’antichità (re, governatori, sacerdoti...) dovrebbero essere state tanto diverse, pur con luminose eccezioni? Si pensi agli Assiri ed al loro impero fondato sul terrore. [4]

Dunque, a nostro parere, è il declassamento di presunti “stranieri” il merito maggiore di Biglino. Tale declassamento è in atto pure nella pregevole serie “Ancient aliens”, documentario prodotto negli Stati Uniti dal canale “History channel”. Mentre le prime stagioni del prodotto privilegiavano l’immagine degli antichi astronauti latori di conoscenze e progresso, le ultime insinuano sempre più spesso che essi furono talora all’origine di conflitti, pestilenze e persino calamità “naturali”.

E’ una bella differenza. Tra un becero ottimismo ed un atteggiamento guardingo, saremmo proclivi ad alimentare il secondo.

[1] Basti qui un cenno glottologico che avvalora l’assunto di una genesi concreta della lingua: il sumero originariamente esprimeva solo referenti concreti. Per produrre termini astratti si aggiungeva l’affisso nam-. Ad esempio, lugal (re) --> nam-lugal: "regalità", dingir (dio) --> nam-dingir: "divinità".

[2] Invero, gli indizi atti a suffragare tale modello esegetico non sono pochi. Inoltre, con il passare del tempo, se ne raccolgono sempre di nuovi.

[3] Il vituperato Sitchin potrebbe essere stato nel giusto quando concepì, interpretando le tavolette fittili ed i poemi sumeri, un sistema solare dinamico, come d’altronde Velikovskij: si susseguono notizie di strane anomalie che stanno investendo il Sole ed i pianeti. Nibiru o no, qualcosa di aberrante pare agire ai confini del sistema solare. L’intensificazione dell’attività tettonica è probabilmente anche la conseguenza di influssi cosmici su cui i media di regime tacciono.

[4] Il classico di Nietzsche “La genealogia della morale” ci squaderna, pur nel taglio polemico ed infocato dell’autore, l’ipocrisia e l’opportunismo delle caste sacerdotali, ma siamo noi che non sappiamo apprezzare il sommo valore di sacrifici umani ed animali, di guerre, di stragi, di vendette, di ladrocinii e consimili delicatezze… Sono delicatezze che naturalmente si spiegano, chiamando in causa il contesto storico, la proiezione delle imperfezioni umane sul divino ed adducendo altri persuasivi argomenti. La Bibbia lascerebbe affiorare due orientamenti, uno nobile ed un altro meno. Sono riconducibili a due differenti entità poi fuse in una sola, come ritiene Friedman?

Sunday, May 15, 2011

Civiltà matrigne

http://zret.blogspot.com/2011/05/civilta-matrigne.html

Civiltà matrigne

La Paleoastronautica ha subìto in questi ultimi tempi una sensibile metamorfosi. Tramontati quasi del tutto gli ingenui sogni di un tempo, popolati da visitatori che incivilirono gli uomini, trasmettendo loro conoscenze e princìpi etici, la Clipeologia oggi comincia ad accarezzare ipotesi molto diverse: presunti alieni intervennero migliaia di anni fa, ma non per elargire doni (Timeo Danaos et dona ferentes), quanto per selezionare ominidi e trasformarli in schiavi (lulu) di “dei” infernali.

Non più astronavi rutilanti da cui scendevano “angeli” intenti a creare religioni atte a dirozzare genti nomadi dedite alla pastorizia, non più la rassicurante presenza di istruttori cosmici (alla Von Daniken et al.), ma spregiudicati e capricciosi extraterrestri che, dopo aver generato dei servitori, a loro immagine e somiglianza, pentitisi della loro creazione, decidono di sterminarli. Fazioni in strenua lotta e guerre nei cieli: qualcuno vuole preservare i “lavoratori primitivi", più che altro per continuare ad essere adorato e servito, qualcun altro intende distruggerli. “Schiavi degli invisibili”, pensiamo di decidere il nostro destino e che la natura sia perfida, quando gli stessi cataclismi cosiddetti “naturali” potrebbero essere stati delle armi di distruzione di massa, dei sistemi di controllo demografico, diluvio universale incluso.

Le infami “Georgia guidestones” indicano gli scopi delle élites che intendono falcidiare la popolazione del pianeta, ma queste carneficine non sono confinate nelle farneticazioni dei potenti di oggi, nei piani per un incombente futuro: tali stragi sono l’ignorato e collaudato stratagemma di civiltà matrigne. Dalle inondazioni universali alle ricorrenti pandemie, tra cui la rovinosa peste nera del 1346-1348, sino ai recenti sismi, la storia è costellata di calamità artificiali: altro che meteoriti o onde provenienti dal centro della Galassia o topi pulciosi! Il cielo è trafitto da luci che non sono stelle.

Così il documentario “Enigmi alieni: la guerra dei mondi” di History channel, pur nell’approccio a volte semplicistico al tema, rivela l’incredibile virata della Paleoastronautica, da ottimistica ricostruzione del passato a “teoria” della cospirazione ante litteram. Chi e perché ha agito dietro le quinte per dirigere gli eventi, da tempo immemorabile?

Gli antichi testi indiani, le tavolette sumeriche interpretate anche dal vituperato Sitchin che, dietro il suo sguardo sornione, sembra denunciare il pericolo costituito dagli Anunnaki, nonché molte altre tradizioni, ci mostrano in controluce i lineamenti di esseri sinistri.

Così oggi ferve il dibattito tra i sostenitori dei rapimenti come mezzo per elevare gli uomini o allenarli ad un futuro fantastico e chi vede nelle abductions l’interfaccia di un programma spaventoso tra ibridazione e psico-tecnologia, un progetto ideato da tagliagole cosmici, da vampiri di anime. Sono visioni più divergenti che incompatibili: ci pare che la prima abbia meno aggetto vista la durezza della situazione attuale.

Scie chimiche, armi segrete, terremoti indotti, malattie sempre più aggressive, schiavitù ed abbrutimento dell’umanità, cibo avvelenato, attività di depopulation, digitalizzazione dell’identità e chi più ne ha più ne metta… e noi ancora qui a pensare che sia tutta colpa di politici corrotti e di banchieri avidi.



Friday, August 6, 2010

Segni non decifrati

http://zret.blogspot.com/2010/08/segni-non-decifrati.html

Segni non decifrati

Riporto due episodi ufologici estrapolati dal novero di una casistica non molto nutrita e poco studiata. L’interessante casistica riguarda U.F.O. o loro rottami su cui furono scorti misteriosi segni che, ad oggi, restano indecifrati. Il primo evento si riferisce ad uno schianto accaduto nel 1954 in Messico ed è ricostruito da Peter Kolosimo; il secondo caso è correlato al noto incidente di Kecksburg.

"Nel 1954 l'attenzione di molti quotidiani fu polarizzata da una curiosa targa metallica rinvenuta nel Messico settentrionale, a poche decine di chilometri dal confine statunitense. La targa recava incisi segni che nessuno riuscì a decifrare. A quanto si disse, l'oggetto era precipitato al passaggio di un apparecchio fusiforme transitato nel cielo ad altissima velocità in direzione sud est. Il comando, che aveva preso in consegna la targa, si dichiarò dispostissimo a farla esaminare, ma, quando alcuni giornalisti si presentarono per scattare fotografie, l'oggetto non c'era più. Qualche giorno dopo, qualcuno affermò trattarsi d'un semplice contrassegno staccatosi da un missile spaziale americano, ma la prova di ciò non venne mai fornita: le autorità competenti 'dimenticarono' d'aver visto la lamina in questione".

Il 9 dicembre 1965, a Kecksburg (Pennsylvania), un ordigno infuocato fu visto cadere. I frammenti furono prelevati da personale militare e trasportati in una zona segreta. Verso le 16:30, molte centinaia di testimoni, ripartiti nei tre stati di Michigan, Ohio e Pennsylvania, oltre all'Ontario, in Canada, videro una palla di fuoco attraversare il cielo su un asse nord ovest/sud est. Anche molti piloti in volo al momento dei fatti notarono il fenomeno e riferirono di un'onda d'urto percepita in prossimità dell'oggetto. Alle 16:45, due bambini che giocavano in un bosco nei pressi della piccola cittadina di Kecksburg, avvistarono un oggetto luminoso, mentre precipitava nel bel mezzo della foresta. Si sviluppò un incendio che arse gli alberi circostanti. I bambini entrarono immediatamente in casa e raccontarono l'accaduto alla madre che avvisò i vigili del fuoco e la polizia.

La spiegazione ufficiale, all'epoca dei fatti, menzionò la caduta di un meteorite. La N.A.S.A. in seguito cambiò versione (di copertura), chiarendo che si era schiantato al suolo un satellite russo.

Ivan Sanderson calcolò la traiettoria della sfera infuocata, basandosi sulle testimonianze e stabilì che l'oggetto si era spostato ad una velocità di appena 1.600 chilometri all'ora. Ciò smentirebbe la tesi di un meteorite che sfreccia a velocità più elevate. Alcuni rapporti della N.A.S.A. indicarono che il satellite sovietico Cosmos 96 aveva effettivamente abbandonato la sua orbita il 9 dicembre 1965, ma alle 3.15 di notte (ossia circa tredici ore prima dei fatti occorsi in Pennsylvania): una simile sfasatura cronologica è del tutto incompatibile con l'orario dell'impatto sulla regione di Kecksburg, orario indicato dai testimoni oculari.

E’ chiaro che l'U.F.O. di Kecksburg, nonostante (o mercè) le "delucidazioni" fornite dall'ente spaziale statunitense, non fu un satellite: tra l'altro, alcuni osservatori, avvicinatisi al luogo dell'impatto, poterono osservare dei glifi su un oggetto che raffigurarono come una gigantesca campana di bronzo con striature dorate sulla superficie. Si tratta di grafemi formati per lo più da archi, asole e segmenti spezzati, talora uniti tra loro. Alcune fonti ufficiali provarono a liquidare le descrizioni dei testimoni, dichiarando che i simboli erano quelli dell’alfabeto cirillico. Anche senza essere esperti di scritture, si nota subito che i segni non sono caratteri del sistema ideato da Cirillo e Metodio.

Si può rilevare una vaga somiglianza formale tra i glifi di Kecksburg e l’antica scrittura semitica di Biblo, risalente all’inizio del II millennio a.C. E’ un sistema di tipo sillabico che il Dhorme ritiene di aver decriptato. Reputo, però, che l'analogia in parola sia il risultato di una coincidenza.

Fonti:

Cortex, Il controverso crash di Kecksburg, 2008
J. Friedrich, Le antiche scritture scomparse, Firenze, 1973, p. 155-161
P. Kolosimo, Ombre sulle stelle, Milano, 1966
R. Malini, Enciclopedia degli U.F.O., Firenze, Milano, 2003, s.v. Kecksburg




Saturday, July 24, 2010

Vivere e morire in un forno a microonde

http://www.tankerenemy.com/2010/07/vivere-e-morire-in-un-forno-microonde.html

Vivere e morire in un forno a microonde

In "Ombre sulle stelle", Peter Kolosimo offre una conferma (l'ennesima) delle ipotesi ventilate circa la funzione dell'alluminio disperso nell'atmosfera. L'ulteriore prova è contenuta in un libro che fu pubblicato in tempi non sospetti, ossia nell'ormai lontano 1966. Rincresce che Kolosimo, divulgatore non scevro di meriti, soprattutto per aver avvicinato il pubblico a temi eccentrici, con una scrittura piana ed un modo avvincente di porgere la materia, si esprima in toni entusiastici nei confronti dell'avventura spaziale. La celebrazione delle "magnifiche sorti o progressive", il panegirico dell'era missilistica, con i razzi corruschi, i satelliti, le stazioni orbitanti... stride con la realtà.

Erano altri tempi e questo giustifica almeno in parte il fanciullesco slancio di Kolosimo. Invero, i "progressi" tecnologici si sono tradotti in ben pochi benefici per la popolazione (nonostante le mirabolanti promesse), portando, invece, alla militarizzazione dello spazio circostante la Terra: oggi ruotano attorno al pianeta satelliti di ogni tipo e con le funzioni più disparate. Gli apparati per le telecomunicazioni e le "previsioni" meteorologiche si sono trasformati in strumenti di controllo e di morte. La gloriosa conquista dello spazio è culminata nella costruzione di una macchina bellica in grado di provocare terremoti e catastrofi climatiche, di devastare intere regioni, di controllare il pensiero. Lo scenario fantascientifico, evocato ingenuamente da Kolosimo, si è concretizzato in un incubo ad occhi aperti.

Scrive l'autore all'interno del capitolo Preludio cosmico: "Il 12 agosto 1960 entra in orbita il satellite Echo 1 che rimanda sul nostro globo un messaggio indirizzatogli da Washington. Il funzionamento dell'Echo è semplicissimo: la sua superficie di materiale plastico è rivestita da una pellicola di alluminio che riflette le onde elettromagnetiche; in altre parole, le emissioni radio dirette contro il pallone rimbalzano sulla Terra e possono essere captate (data la velocità a cui Echo si muove) da riceventi poste a grande distanza dalla stazione trasmittente. L'Echo è un satellite per le comunicazioni di tipo 'passivo': esso si limita, cioè, a rilanciare le onde che gli vengono inviate. Attivo è invece, il Courier 1-B, lanciato nell'ottobre 1960. Il nuovo ordigno è fornito di un cervello elettromagnetico capace di immagazzinare o trasmettere circa 340mila parole in cinque minuti. Viene poi, il 23 luglio 1962, il Telstar 1 che riceve la trasmissioni terrestri, le amplifica e le rispedisce verso la Terra. Questa microluna che apre l'era della mondovisione è un prodigio tecnico".

L'alluminio che riverbera i campi elettromagnetici: ecco perché, come scriviamo da anni, l'atmosfera è oggi un gigantesco forno a microonde, con tutte le immaginabili conseguenze sulla vita di chi abita sul nostro martoriato pianeta.

Fonte: P. Kolosimo, Ombre sulle stelle, Milano, 1966




Tuesday, July 13, 2010

Il mostro di Omsk

http://zret.blogspot.com/2010/07/il-mostro-di-omsk.html

Il mostro di Omsk

Peter Kolosimo, nel curioso saggio, "Ombre sulle stelle", 1966, riporta uno sconcertante episodio a cavallo tra criptozoologia ed esobiologia. Scrive l'autore:

"Una notte dell'autunno del 1927, un contadino abitante nei dintorni di Omsk fu svegliato di soprassalto da un rumore assordante. L'uomo saltò giù dal letto, chiedendosi da che cosa potesse essere stato provocato quel fracasso infernale; non ne ebbe subito la risposta, ma i nitriti disperati ed il tempestare degli zoccoli contro una parete di legno, gli fecero comprendere il luogo di provenienza di quel pandemonio.

Pensando ad un ladro, l'uomo uscì in cortile, impugnò un forcone e spalancò di colpo la porta della stalla. I due cavalli, pazzi di terrore, lo investirono, gettandolo a terra e galoppando verso l'aperta campagna. Sbigottito e malconcio, l'agricoltore si rialzò, andò a prendere una lanterna e tornò nella baracca, dove trovò un assembramento di vicini, accorsi allarmati, con lumi e bastoni.

Tutti allibirono, vedendo quanto era accaduto nella stalla. Il locale era attraversato in ogni senso da una quantità di fili argentei, di varia grandezza, tesi disordinatamente fra le pareti: essi si rivelarono resistentissimi tanto che gli uomini faticarono non poco a spezzarli a colpi di randello. Quando si furono aperti un varco in quell'intrico scintillante, scorsero nel soffitto un vasto squarcio: pareva che un macigno avesse sfondato il tetto, ma per quanto si guardassero intorno, i contadini non videro traccia del masso. Videro, invece, rintanata contro un mucchio di paglia, una 'cosa' dall'aspetto terrifico, senza dubbio viva: una massa biancastra grossa quanto una zucca che si contraeva ritmicamente. A rendere ancora più ripugnante lo spettacolo, quella 'cosa' rotolò verso la parete all'avvicinarsi degli agricoltori, rivelando sulla massa segni che potevano rivelare i tratti di un volto umano. Poi, scaturiti dalla mostruosa testa, lunghi tentacoli si tesero verso gli astanti. Qualcuno di loro scappò, ma altri si gettarono sulla malcapitata creatura, colpendola fino a ridurla ad un informe mucchio di viscida materia bianco-bluastra.

Un giornalista che, al seguito della milizia popolare si recò l'indomani a dare uno sguardo alla ‘casa stregata’, affermò che, dalle descrizioni dei contadini e da quanto era rimasto, quella 'cosa' assomigliava ad un polpo".

Con Kolosimo, ci domandiamo da dove venisse l'orrida creatura: precipitò forse dallo spazio? La singolare vicenda sembra suggerire che l'octopus di Omsk fosse un intruso proiettato sul nostro pianeta da un altro piano di realtà, un essere naufragato sulla terra, dopo aver attraversato un varco tra due mondi, apertosi improvvisamente. Il groviglio di fili rutilanti, che la creatura forse secerneva, pare evocare una situazione quasi biotecnologica, da romanzo di fantascienza pulp. Kolosimo chiosa: "Propendendo per l'origine spaziale del povero diavolo, si potrebbe cercare forse una spiegazione della fitta rete argentea, attribuendola al processo di disgregazione d'una capsula o d'uno scafandro di ignota composizione." Potrebbe essere, come il "polpo" di Omsk potrebbe essere stato un crononauta...

Comunque la si pensi, si tratta di un fenomeno fortiano tra i più enigmatici.


Fonte: P. Kolosimo, Ombre sulle stelle, Milano, 1966, pp. 354-355




Monday, May 3, 2010

I Grigi, ieri ed oggi

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I Grigi, ieri ed oggi

L'arte rupestre australiana annovera singolari graffiti con figure "radiografate" ed esseri di carattere “pluviale”, la cui sagoma è delineata e riempita da gocce. Tra gli studiosi di Clipeologia, hanno suscitato molto interesse alcuni petroglifi nelle grotte di Kimberley, regione dell’Australia settentrionale. Effigiati su rocce sedimentarie e sul granito, essi rappresentano figure analoghe ai Grigi, come sono descritti da migliaia di testimonianze in tutto il mondo. Alcune pitture create dagli Aborigeni, risalgono, secondo gli archeologi, a circa 5.000 anni or sono.

In effetti, la somiglianza è notevole: i volti a pera, gli occhi oblunghi e grandi evocano la fisionomia dei Greys. Nelle caverne di Kimberley, questi esseri, il volto circonfuso da un alone, si affollano sulle pareti fissando, l'osservatore con il loro sguardo spiritato.

E' difficile stabilire se veramente queste raffigurazioni siano l'indizio di una presenza non terrestre in un lontano passato o, invece, l'espressione di una visionaria arte sciamanica, quantunque forse le due interpretazioni si escludano a vicenda solo all'apparenza. Il ricercatore britannico Nigel Kerner le considera la prova di un contatto dell'umanità con i malevoli Grigi che risalerebbe ad epoche remote. Peter Kolosimo, il primo autore che in Italia catalogò in modo sistematico queste ed altre curiosità, di fronte agli "astronauti" preistorici, rimase prudente. Vero è che gli uomini del XX secolo tendono a vedere in certi graffiti rupestri delle creature aliene con tanto di tuta e casco o i classici Grigi macrocefali, ma potrebbe trattarsi di una percezione condizionata e distorta da paradigmi culturali.

Comunque sia, è utile rammentare che rappresentazioni di presunti
Grigi sono un Leit motiv nell'arte, nel folklore e nella letteratura un po' a tutte le latitudini (in Giordania, Terra di Sumer, Africa australe, Europa etc.), costituendo un'invariante che trova il suo pendant nella forma discoidale, per quanto attiene alle navi spaziali. (Si legga Continuità e discontinuità nella fenomenologia ufologica, 2010).

Sulla natura dei Grigi, le ipotesi pullulano: qualcuno li reputa extraterrestri originari di Zeta Reticuli o di Orione, altri li considera esseri interdimensionali. La maggior parte degli ufologi pensa ad androidi, in missione sulla Terra e su altri pianeti, inviati da razze che vivono in mondi lontanissimi dal nostro, altri ancora pensa ad uomini del futuro. Qualche ricercatore li vede come un popolo benevolo, ma forse si tratta di un’altra stirpe. Kerner individua nei Grigi freddi esecutori aglii ordini di una civiltà estinta: sarebbero quindi gli emissari di una nazione delle stelle forse intenta a compiere una missione dai fini per noi imponderabili.

Il tutto è avvolto in un crepuscolo enigmatico e dai contorni spesso inquietanti, come conturbante è l'aura color arancio o marrone che attornia la testa dei “Grigi australiani”: sembra la riproduzione di un'energia sprigionata dall'entità, una di quelle energie che normalmente sono invisibili, come tutto ciò che è essenziale.

Fonti:

N. Kerner, Why do we let ETs play “hide and seek “with us?, 2010
P. Kolosimo, Astronavi sulla preistoria, Milano, ristampa del 2004, p. 314
R. Malini, U.F.O., il dizionario enciclopedico, Milano, Firenze, 2003, s.v. razze aliene


Tuesday, October 13, 2009

Il dio di Sefar

http://zret.blogspot.com/2009/10/il-dio-di-sefar.html

Il dio di Sefar

Sono celeberrime le pitture rupestri del Tassili. Il Tassili n'Ajjer è un massiccio montuoso che si erge nel Sahara. Situato tra Libia ed Algeria, si estende in un'area di 500 kilometri quadrati. Nella lingua dei Tuareg, i nomadi del deserto, Tassili n'Ajjer significa "Altopiano dei fiumi", poiché questa plaga è solcata da wadi, alvei di fiumi oggi asciutti, in cui nella preistoria scorreva l'acqua. Nel parco naturale del Tassili, punteggiato di cipressi e di mirti, sono stati classificati circa 80.000 graffiti, studiati per la prima volta da Henri Lothe nel 1956.

Su alcune di queste opere preistoriche si sono sbizzarriti gli studiosi di paleoastronautica, in particolar modo Peter Kolosimo. Questi ricercatori hanno visto nei disegni di esseri con scafandri e strane maschere (talora sono raffigurati con tubi sulle terga e che escono dalla bocca) il ricordo di astronauti extraterrestri. Nel sito di Jabarren, il cui nome nell'idioma dei Tuareg vale "I Giganti", sono appunto effigiati, con dovizia di particolari e con linee piuttosto nette, questi singolari personaggi con quattro dita per mano. Testimonianze paleontologiche, etnografiche, iconografiche e mitologiche circa un'antica razza di giganti sono diffuse un po' in tutto il pianeta, anche se, di solito, i titani sono esadatittili. [1]

Tra le varie raffigurazioni, è famoso il cosiddetto "grande dio di Sefar": è un essere imponente dipinto in modo bidimensionale, con il contorno che traccia una testa bitorzoluta, quasi crestata (indossa una maschera?). Il torso è sproporzionato rispetto al resto del corpo. La creatura tiene le braccia aperte: porta un bracciale al polso ed un altro al braccio in corrispondenza di una strana protuberanza che si protende nell'incavo tra braccio ed avambraccio. Sullo sfondo si intravedono alcune figure sbiadite: antilopi e donne danzanti.

Scrivono Davide Bergami ed Antonella Bergonzoni, a proposito di questo colosso: "L'affresco noto come il 'dio di Sefar' è una figura mascherata antropomorfa alta 3,20 metri, attorniata da donne ed antilopi; siamo perplessi e letteralmente increduli di fronte a questa fantascientifica figura umanoide. Chi era? Un dio dimenticato? Un sacerdote? Oppure un semplice stregone?"

E' plausibile, secondo il mio avviso, che il personaggio sia uno sciamano e che l'intera composizione rappresenti un rituale magico. Potrebbe essere, invece, una scena che riproduce la visione dell'uomo-medicina: un essere titanico, che dimora in altro piano di realtà, viene percepito in particolari condizioni psichiche dallo sciamano. La teoria dell'antropologo Lewis-Williams chiama in causa, per interpretare immagini come questa, le percezioni entottiche, ossia i misteriosi scenari e le inquietanti entità che si mostrano agli occhi della mente, negli stati alterati di coscienza.

L'osservazione del dio di Sefar' mi ha evocato qualcos'altro: la testa "crestata" e la corporatura ricordano l'iconografia dei Dargos, i presunti alieni che rapirono il metronotte Pier Fortunato Zanfretta il 6 dicembre del 1978 a Marzano di Torriglia (Genova). Zanfretta dipinse gli extraterrestri come esseri alti quasi tre metri, dai lineamenti orribili. Le descrizioni del testimone non possiedono l'"oggettività" delle fotografie e quindi la somiglianza con il 'dio di Sefar' è casuale... Forse.


[1] A proposito dei Giganti, è recente la notizia circa il ritrovamento di enormi choppers nel bacino di un lago in Botswana. In realtà il rinvenimento risale agli anni '90, ma la scoperta è stata divulgata solo ora. Le asce litiche, lunghe più di trenta centimetri, non dovevano essere molto maneggevoli, a meno che ad usarle non fossero ominidi assai alti. Il motivo della notevole mole degli strumenti non è stato spiegato dagli studiosi e non si comprende la ragione per cui la scoperta sia stata resa nota dopo tanti anni. Forse, oltre alle selci scheggiate, sono state portate alla luce ossa di dimensioni inusuali?


Fonti:

D. Bergami, A. Bergonzoni, Algeria, Tassili n'Ajjer, 2005
P. Kolosimo, Astronavi sulla preistoria, Milano, ristampa 2004
H. Lothe, The search for the Tassili frescoes: The story of the prehistoric rock-paintings of the Sahara, 1959, 1973
R. Malini, U.F.O. Il dizionario enciclopedico, Firenze-Milano, 2003 s.v. Zanfretta
C. Mesa, M.J. Delgado, La connessione egizia del Tassili, 2009