L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

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Thursday, May 1, 2014

Tesla e Reich: contatti con gli extraterrestri? (prima parte)

http://zret.blogspot.it/2014/04/tesla-e-reich-contatti-con-gli.html

Tesla e Reich: contatti con gli extraterrestri? (prima parte)


Nikola Tesla e Wilhelm Reich sono due figure piuttosto simili pur nelle inevitabili differenze:

• entrambi appartengono, per così dire, ad una scienza border line;
• ambedue furono ricercatori geniali ed eterodossi;
• sia l’uno sia l’altro furono spesso incompresi e, soprattutto Reich, perseguitati dal sistema;
• Tesla e Reich si imbatterono nella questione extraterrestre;
• di entrambi, infine, alcuni studi furono requisiti dall’F.B.I.

In questa breve indagine, vorremmo soffermarci sul nesso tra questi due “giganti” e presunte civiltà extraterrestri.

Nikola Tesla, uomo di genio, inventore autodidatta nacque a Smiljan (nell’attuale Croazia) il 10 luglio 1856. Suo padre era un pope della Chiesa ortodossa serba; sua madre era una donna di genio, di grande inventiva e dalla memoria prodigiosa. Le origini sono umili. A diciassette anni, Nikola cominciò a vedere nella mente delle immagini d'apparecchiature, come se fossero state proiettate davanti a lui su uno schermo. Principiò a mettere a punto questi dispositivi senza disegni, schemi e calcoli ma per semplice memoria visiva, riuscendo sempre a farli funzionare. Tesla aveva il potere di memorizzare all'istante tutto quello che vedeva, anche una pagina intera di qualunque libro, senza leggerla, solo con un colpo d'occhio. Era una portentosa facoltà ereditata dalla madre.Trasferitosi negli Stati Uniti, inventò un ripetitore telefonico ed un metodo per produrre correnti alternate ad alta tensione e ad alta frequenza. La corrente alternata, appunto che tutti noi oggi usiamo, si deve a lui.

Il geniale inventore, già ai primi del XX secolo, aveva dichiarato di aver progettato un’autovettura in grado di alimentarsi grazie alla corrente presente naturalmente nell'etere. Era una fonte di energia infinita, sicura e pulita.

L'acquisizione più importante dell'inventore slavo riguarda l'energia libera, che è presente in tutto l'universo e con cui creò apparecchi avveniristici, per ogni genere di necessità: sono apparati che funzionano senza fonte artificiale e che dunque non necessitano di energia prodotta da centrali e distribuita da tralicci e cavi con conseguente inquinamento elettromagnetico. Egli poteva manipolare l'etere a suo piacimento: l’etere sembrava svelargli i suoi misteri e si lasciava adoperare in tutti i modi, senza mai danneggiarlo.

Nel 1943, anno in cui Tesla morì, tutti i documenti dello scienziato sul raggio della morte ed altri schemi e progetti furono misteriosamente trafugati. Parte di quei documenti è stata citata in un documento segreto del governo statunitense su un’arma ad elettroni (documento declassificato nel 1980). Il principio è quello di sparare contro il bersaglio un "proiettile" di energia, composto da materia elettricamente carica composta da elettroni, neutroni e protoni. Il tutto avviene attraverso un processo di ionizzazione dell’aria. L’applicazione letale di questa tecnologia è stata chiamata Pulsed Impulsive Kill Laser (P.I.K.L.). Una bella eredità, non c'è che dire... proprio come le armi sismiche, di cui Tesla è, suo malgrado, l’ideatore.

L'invenzione più bizzarra fu il teslascopio, una ricetrasmittente progettata con lo scopo di comunicare con forme di vita extraterrestre.

Lo strumento divenne popolare in seguito ad un'intervista rilasciata dallo scienziato e pubblicata dal “Time” il 20 luglio 1931 all’interno di una sezione dedicata a commemorare i settantacinque anni dell’inventore.

Ho concepito un dispositivo che permetterà all'uomo di trasmettere energia in grandi quantità, migliaia di cavalli, da un pianeta ad un altro, senza alcuna problema di distanza. Penso che nulla sia più importante della comunicazione interplanetaria che di certo un giorno avverrà e la certezza ci siano altre forme di vita nell'universo che lavorano, che soffrono, che si struggono, come noi, produrrà un effetto magico sull'umanità, creando una fratellanza universale che durerà finché l'uomo avrà vita”.

Mentre compiva ricerche sull'elettricità atmosferica, Nikola Tesla si imbatté in alcuni segnali periodici che ritenne appartenessero a qualche sorgente non-terrestre. Alcune ricerche hanno Tesla aveva forse ricevuto un segnale radio astronomico simile a quelli generati dalla magnetosfera di Giove?

Nel 1896 Tesla dichiarò in un'intervista:

La possibilità di riuscire ad interagire con i Marziani è l'estrema applicazione del mio principio di propagazione delle onde elettriche, principio che potrebbe essere ben applicato per la trasmissione di notizie in ogni luogo del pianeta...Ogni città del globo si troverebbe come su un immenso circuito. In questo modo una notizia inviata da New York giungerebbe nel Regno Unito, in Africa, in Australia in un istante. Che grande cosa sarebbe!

L'annuncio di Tesla circa i segnali elettromagnetici extraterrestri del 1899 ed i successivi non furono visti di buon occhio dalla comunità scientifica del tempo.

Non potrò mai dimenticare la sensazione che ebbi quando capii di esser stato spettatore di qualcosa che avrebbe probabilmente avuto incalcolabili conseguenze sull'umanità. Mi sentii come se avessi appena assistito alla nascita di una nuova conoscenza o alla rivelazione di una grande verità. Persino ora, ad esempio, posso vividamente richiamare l'avvenuto. La prima osservazione che feci chiaramente mi atterrì, essendo presente in essa qualcosa di misterioso, non definibile sovrannaturale […] I cambiamenti che notai avevano luogo periodicamente e con una chiara sequenza di numeri e serie che, però, non avevo mai sentito fino ad allora. Certo, era familiare a simili interferenze elettriche generate dal Sole, dalle aurore boreali o dalla corrente terrestre ed ero perfettamente sicuro che queste variazioni di segnale non erano dovute a nessuno di queste cause. La natura dei miei esperimenti precludeva la possibilità che si avessero cambiamenti provocati da interferenze atmosferiche. In seguito passò poco tempo finché non giunse il pensiero, fulmineo, che le interferenze da me osservate potessero essere causate da un controllo intelligente. Tuttavia non riuscii a decifrare il loro codice. Il sentimento che sta via via crescendo dentro di me è che io sia stato il primo ad aver assistito al saluto di un pianeta ad un altro. Vi era un obiettivo dietro questi segnali elettrici e fu con questa convinzione che annunciai alla Red Cross Society, quando mi venne chiesto di indicare una delle più grandi conquiste dei futuri cento anni, che sarebbe stata pobabilmente la conferma e l'interpretazione di quanto questi pianeti vogliano dirci. Da quando sono tornato a New York, alcuni urgenti lavori hanno consumato la mia attenzione, ma non ho mai smesso di pensare a quegli esperimenti ed osservazioni che compii in Colorado. Cerco in ogni modo di perfezionare i miei apparecchi di laboratorio e, non appena saranno pronti, riprenderò le mie ricerche dal punto in cui le ho dovuto lasciare”.

Nel 1902, mentre era intento a visitare gli Stati Uniti, Lord Kelvin disse di concordare con Tesla sul fatto che Marte stesse inviando segnali agli Stati Uniti.

Nel 1909 Tesla affermò:

Non abbiamo alcuna prova che Marte sia abitato [...] Personalmente ho la mia debole convinzione che le interferenze elettriche che ho scoperto nel 1899 e che concordano con le mie analisi, siano state provocate dal Sole, dalla Luna o da Venere. Alcuni studi da me eseguiti in seguito dimostrarono che dovevano essersi necessariamente propagati da Marte”.

Mentre nel 1909 il prof. Pickering annunciava la sua idea di creare una serie di specchi in Texas, con l'obiettivo di segnalare presenze di Marziani, Tesla introdusse la sua idea di comunicare con altri pianeti.

L'idea stessa naturalmente presuppone che questi specchi dovranno essere creati in modo da riflettere il sole in raggi paralleli. Al momento questo è quanto l'uomo può ottenere, ma nessuno può porre limiti al futuro ed alle nuove conquiste dell'uomo.[…] Questa combinazione di strumenti si ritrova nel mio trasmettitore senza fili. È evidente, dunque, che nei miei esperimenti del 1899 e 1900, io già creai interferenze sul segnale di Marte, interferenze incomparabilmente più potenti di quanto si potesse ottenere da un qualunque riflettore luminoso, di qualunque larghezza”.

Nel 1921 Tesla scrisse a propsito della sua esperienza, in merito alla quale credeva che i segnali provenissero da Marte, escludendo la previsione del 1901 secondo la quale i segnali che ricevette si sarebbero potuti originare da Venere, anziché dal pianeta rosso.

Alcuni potrebbero schernire questa affermazione sulla comunicazione con i nostri divini vicini, come per Marte o potrebbero pensarla come una burla, ma sono stato profondamente convinto da quel segnale da quando compii la prima osservazione a Colorado Springs. A quel tempo non esisteva alcun altro sistema wireless al di fuori del mio che potesse provocare un'interferenza tale da poter essere percepita oltre poche miglia. Per di più le condizioni in cui realizzai l'esperimento erano ideali ed ero ben ispirato nel mio lavoro. Il carattere delle interferenze che registrai precludeva ogni possibilità sulla loro natura terrestre ed eliminai, inoltre, gli influssi che Sole, Luna o Venere avrebbero potuto originare. Come allora annunciai, il segnale consisteva in una regolare ripetizione di numeri e successivi studi mi hanno convinto che dovevano essersi propagati da Marte, il pianeta che proprio in quel momento passava vicino alla Terra”.

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Friday, August 9, 2013

Esopolitica o esondazione di menzogne?

http://zret.blogspot.it/2013/08/esopolitica-o-esondazione-di-menzogne.html

Esopolitica o esondazione di menzogne?

Secondo Robert Dean, gli extraterrestri (per la precisione esseri multidimensionali) intendono preparare il genere umano al grande balzo che lo porterebbe verso un’era di pace e fratellanza. I fratelli dello spazio sarebbero smaniosi di elargire i loro mirabolanti doni e di risolvere i problemi che affliggono il pianeta: la sovrappopolazione, la fame, le malattie, l’inquinamento, le guerre…

Non sappiamo se sganasciarci dalle risate o se strapparci le vesti per la disperazione. Ragioniamo. Siamo dei cavernicoli che dispongono di rudimentali utensili? Siamo in attesa di un salto tecnologico risolutivo, ammesso e non concesso che la tecnologia sia la risposta? Non mi sembra proprio.

I militari da decenni sono dotati di avveniristiche tecnologie che hanno sempre e solo usato contro l’umanità. Carpite agli alieni o cedute da loro in cambio di… , le élites plutocratiche usano, tra le altre cose, l’energia del punto zero (o energia della fluttuazione quantistica del “vuoto”) – ricordo di passaggio che con l’energia imprigionata in una lampadina si potrebbero far ribollire tutti gli oceani del pianeta. La carenza di fonti energetiche è solo un falso problema, come l’incremento demografico: in verità, Gaia potrebbe ospitare miliardi di uomini in condizioni per lo meno discrete, senza depredare e distruggere l’ambiente, se il governo mondiale non avesse boicottato e e se non continuasse a boicottare TUTTE le vere opportunità. Devo citare la Cannabis indica che, se non fosse stata demonizzata e bandita, ci avrebbe emancipato dal petrolio, dalla velenosa plastica e da molte patologie?

Non è vero dunque che è necessario un progresso tecnico per liquidare le questioni cruciali. Il problema semmai è un altro: i ritrovati esistono, ma sono nelle mani sbagliate. Inoltre si valorizzano tutte le invenzioni più nocive tese al controllo dei cittadini ed alla loro degradazione.

Si dimentica il caso di Gary Mc Kinnon, il giovane britannico che alcuni anni fa, violati i siti della N.A.S.A., della Marina, dell’Esercito, del Dipartimento della “difesa”, dell’Aeronautica e del Johnson Space Center, scoprì documenti scottanti: immagini che ritraevano città ed oggetti artificiali (indizi di una civiltà, passata o presente) sulla Luna e su Marte nonché oggetti volanti non identificati in orbita attorno alla Terra.

Non solo: Mc Kinnon reperì la fotografia di un velivolo simile ad un’enorme portaerei che orbitava in vicinanza dell’atmosfera terrestre, non molto diversa dai “sigari” più volte avvistati nei cieli.

Il “pirata” informatico così descrisse il veicolo volante: “In un certo qual modo assomigliava ad un satellite, ma era costruito secondo parametri che non avevo mai visto prima: non c’erano rivetti né giunture. Era come un blocco di materiale omogeneo. Aveva la forma di un sigaro con cupole geodetiche sopra, sotto, a destra, a sinistra e su entrambe le estremità”.

Di che cosa si trattava? Non era per forza un velivolo alieno, bensì un vascello “non terrestre”. Sarebbe questo, infatti, l’aggettivo usato per definire gli ufficiali dello U.S. Space Command (Comando spaziale degli Stati Uniti), i cui nomi sarebbero scritti in appositi registri che segnalano i trasferimenti di personale da una “nave” ad un’altra… navi non terrestri, perché dislocate al di fuori del nostro pianeta.

Il caso dell’ardimentoso scozzese dimostra che i vertici di Gaia non hanno bisogno di portentose tecnologie di origine aliena: le hanno già e probabilmente le impiegano in combutta con i loro alleati esterni ai danni di un’umanità da sempre ingannata.

Un’era di pace e fratellanza dunque? Temiamo di no. Piuttosto ci attende un’era di disfacimento e di letargia. Questo non significa che non esistano fazioni evolute, ma probabilmente sono non interventiste o agiscono in modo molto defilato, mentre, in questo gioco di specchi, saranno forse esseri predatori e maleficentissimi a spacciarsi per “liberatori”.

Strano, ma vero: costoro che pure manifestano, a parole, tanta inquietudine per un pianeta sempre più devastato, non accennano MAI alla geoingegneria clandestina. Gatta ci cova… A proposito di gatti: alle famigerate mutilazioni di bovini ed equini, si sono aggiunte in questi ultimi tempi orribili amputazioni di cani e gatti. Sarebbero gli artefici di queste atrocità ed i militari collusi i nostri redentori?

Salvatori? Dio ci salvi dai salvatori.


Sunday, May 19, 2013

Progetto Transgenesi

http://zret.blogspot.it/2013/05/progetto-transgenesi.html

Progetto Transgenesi

Le mutilazioni animali: quali sono gli scopi?

Le "mutilazioni animali" sono un fenomeno noto anche come "mysterious animals mutilations" (M.A.M.) e che occorre da circa quarant'anni anni negli Stati Uniti, in Canada, in America meridionale, Australia, Cina ed Europa. Qualche caso è stato segnalato pure in Africa. Nell'aprile del 1971, i casi di mutilazione di bestiame aumentarono improvvisamente negli Stati Uniti, specialmente nel Nuovo Messico ed in Colorado. Furono reperite all'interno di allevamenti e fattorie carcasse di bovini sgozzati, dissanguati, privi di occhi, di orecchie, degli organi (polmoni, fegato, milza, pancreas), dell’encefalo, delle ghiandole e via discorrendo. Le vittime sono spesso femmine gravide o fattrici.

Linda Moulton Howe, giornalista, scrittrice e regista di documentari scientifici, è la maggiore studiosa delle M.A.M.: ella ha passato in rassegna le principali ipotesi esplicative dell'inquietante fenomeno, contribuendo in parte a diffondere l'idea degli alieni macellai.

Secondo vari ricercatori, le mutilazioni del bestiame possono essere ricondotte alle seguenti cause: l'aggressione di animali selvatici; l'azione di roditori, corvidi ed altri volatili necrofagi su bovini ed ovini morti per malattia; riti satanici; messaggi cruenti legati ad organizzazioni criminali presenti nel mondo degli allevatori; mistificazioni. Alcuni studiosi scettici di fronte all'assenza degli organi interni, chiamano in causa l'autolisi, un processo decompositivo a causa del quale gli organi interni si trasformano in un fluido che si disperde all'interno del corpo degli animali. Costoro tendono a sorvolare sulle incisioni molto precise con cui è tagliata e staccata la pelle degli animali: paiono incisioni praticate con strumenti laser. La sofisticata tecnica chirurgica, la cauterizzazione, l'assenza di tracce attorno alle carcasse ed il non infrequente avvistamento di U.F.O. in concomitanza con le M.A.M. hanno indotto alcuni ufologi ad attribuirle ad extraterrestri carnefici.

Riteniamo che l’ipotesi secondo la quale le mutilazioni sono compiute da intrusi malevoli sia più che plausibile. Quali potrebbero essere, però, gli scopi di queste macabre asportazioni che, negli ultimi anni – come acclarato dalla sopra menzionata Moulton Howe - coinvolgono sempre più spesso specie animali, quali cani e gatti, un tempo immuni? Vediamo di indicare i possibili obiettivi all’origine del raccapricciante fenomeno per poi svolgere qualche breve riflessione conclusiva.

• Le mutilazioni sarebbero finalizzate ad estrarre campioni organici da cui evincere il livello di contaminazione ambientale.
• Gli organi sarebbero rescissi perché, una volta estratti gli ormoni e le proteine, diventerebbero nutrimento per gli alieni.
• Gli ormoni, le proteine ed il sangue sarebbero impiegati per compiere ibridazioni genetiche sia sugli animali prelevati ed uccisi sia sugli esseri umani.
• I liquidi biologici e gli ormoni sarebbero usati per la creazione di cloni (ipotesi Malanga): individui clonati starebbero gradatamente popolando il pianeta in modo del tutto inavvertito.

Ci sentiamo di scartare d’emblée la prima congettura, giacché, se ci si prefigge di stabilire il grado di intossicazione di un animale, è sufficiente portar via un lembo di pelle, un ciuffo di peli, estrarre un po’ di sangue etc., senza che sia necessario né torturare gli animali né trucidarli. Le ultime tre supposizioni risultano tra loro compatibili: è possibile che le entità biologiche extraterrestri si cibino di ormoni e di altre sostanze biologiche. Forse sono necessarie al loro metabolismo. Non si può poi escludere che sia in corso un vasto programma di incrocio cromosomico sia volto a degradare la specie Homo sapiens sapiens sia teso alla generazione di esseri clonati.

L’avvistamento di elicotteri neri privi di contrassegni in connessione con il prelievo del bestiame consente di arguire che i militari sono spesso coinvolti in queste abominevoli azioni, sulla base di “patti scellerati “conclusi con gli Altri, negli anni ’40 del XX secolo o forse prima. A tale proposito, si deve reputare che il fenomeno delle M.A.M. sia tipico dell’ultimo mezzo secolo: non sembra se ne trovi traccia tra gli scrittori antichi. Ad esempio, Giulio Ossequente nel Liber prodigiorum, riporta numerosi portenti e manifestazioni fortiane che talora anticipano la casistica dell’ufologia contemporanea, ma non accenna ad alcunché di confrontabile con le mutilazioni in oggetto. Ulteriori ricerche, estese alla letteratura ed al retaggio di pristine civiltà sparse nel globo, potrebbero tuttavia smentire tale asserzione.

Il Dottor Althuser, interpellato dalla Moulton Howe, ha eseguito esami istologici le cui sbalorditive conclusioni corroborano l’ipotesi di un’interferenza aliena. Egli ha enucleato i seguenti punti.

“Le escissioni delle mutilazioni animali non mostrano alcun residuo di carbonio. Eppure la vita della Terra è basata sul carbonio ed i tessuti esposti al calore di un laser dovrebbero evidenziare tracce di carbonio che sembrano grani di pepe nero sotto l’ingrandimento del microscopio”.

"Le analisi rivelano che le rescissioni sono state compiute in fretta e furia con uno strumento sprigionante energia termica".

“Le dissezioni sono avvenute con una precisione millimetrica ed una minima dissipazione di calore sulla linea di taglio”.

“I tessuti evidenziano l'esposizione a temperature elevate, probabilmente superiori a 300 gradi Fahrenheit”.

“"Per le escissioni deve essere stato usato un dispositivo che agisce molto rapidamente, ma non si può sapere di che apparecchio si tratti, perché nessun residuo microscopico di carbonio è stato trovato nei siti della mutilazione".

La monolitica censura dell’inquietante problema – sebbene rare, sono registrate anche orribili mutilazioni umane – spinge a pensare che il governo segreto conosca imbarazzanti ed inconfessabili verità circa la contropartita offerta agli Stranieri da cui, come ci informa Philip Corso, le superpotenze ottennero mirabolanti tecnologie. Insomma i “bravi ragazzi” ci vendettero e forse gli accordi non furono rispettati. Ormai, però, è tardi per tornare indietro: la situazione è da tempo fuori controllo. Il “Progetto Transgenesi” sta per essere completato soprattutto grazie alla famigerata Biogeoingegneria?

Nota: il presente articolo è nato mercé uno scambio di idee ed informazioni con Ghigo di Freeskies. A lui va il mio ringraziamento.

Articolo correlato: L. Moulton Howe, Citizens hearing disclosure: anomalies of animal excisions, 2013


Monday, October 1, 2012

Dagli U.F.O. nazionalsocialisti a H.A.A.R.P. (Prima parte)

http://zret.blogspot.co.uk/2012/09/dagli-ufo-nazionalsocialisti-haarp.html

Dagli U.F.O. nazionalsocialisti a H.A.A.R.P. (Prima parte)

I dischi del Terzo Reich

Alcuni studiosi hanno evidenziato la somiglianza tra i cosiddetti U.F.O. del Terzo Reich ed i ricognitori di George Adamski, concludendo che i dischi volanti avvistati e fotografati dal corifeo del contattismo (e da qualcun altro) erano macchine del nostro pianeta, la cui tecnologia era stata messa a punto nella Germania nazionalsocialista. E’ questa la cosiddetta ipotesi terrestre propugnata in Italia soprattutto da Renato Vesco, ufologo genovese della prima generazione: Vesco, tra il 1968 ed il 1972, pubblicò tre volumi in cui sosteneva che i flying saucers erano velivoli progettati e costruiti segretamente in Canada da scienziati e tecnici britannici.

E’ indubbio: gli oggetti adamskiani mostrano un aspetto pressoché sovrapponibile a quello dei prototipi tedeschi. Sono navicelle con abitacolo e scafo pressappoco a forma di campana e con tre semisfere nella parte inferiore. Cercheremo di spiegare le ragioni di questa analogia nella prossima tranche dell’articolo.

Tra i vari ricercatori, Alfredo Lissoni ha indugiato con particolare pazienza sul tema dell’aviazione segreta appartenente al Terzo Reich, dunque, per un’analisi del soggetto, rinviamo al suo recente saggio, “U.F.O., i dossier top secret”. Qui ci limitiamo ad indicare alcune coordinate.

Gli U.F.O. nazionalsocialisti (in tedesco Haunebu, Hauneburg-Geräte o Reichsflugscheiben, ossia “dischi volanti del Reich”), talvolta definiti V7, sono presunti velivoli dalla sofisticata tecnologia, la cui realizzazione è collegata ad alcune forme di esoterismo, inteso come contatto medianico con entità di altri mondi o dimensioni.

Le rivelazioni sugli U.F.O. tedeschi si inquadrano nell’effettivo sviluppo di velivoli a reazione per opera della Germania: si pensi all'Me 262, ai missili guidati o balistici come il V1 ed il V2, la cui tecnologia gettò le basi per i primi programmi missilistici e spaziali sia dell'Unione Sovietica sia degli Stati Uniti.

I resoconti sugli U.F.O. nazionalsocialisti si situano nel contesto di alcuni avvenimenti storici: la Germania di Hitler, dopo aver rivendicato il territorio della Nuova Svevia in Antartide, vi inviò una spedizione nel 1938. Progettò anche altre esplorazioni. Inoltre lo scienziato Viktor Schauberger condusse esperimenti su una turbina di sua invenzione: ne scaturirono ricerche riguardanti una tecnica di propulsione avanzata. Infine, durante la Seconda guerra mondiale, furono avvistati da aviatori sia tedeschi sia alleati degli oggetti sferici, i famosi foo fighters, che i piloti dell’una e dell’altra parte credettero aerei nemici.

Nel 1950 l’esperto italiano di turbine, Giuseppe Belluzzo, pubblicò degli articoli in cui si avallavano le voci sui dischi nazionalsocialisti: l’ingegnere descrisse apparecchi circolari che erano stati concepiti a partire dal 1942 contemporaneamente da Italia e Germania. A questi prototipi si interessarono i rispettivi capi di stato. Stando a Belluzzo, erano state applicate tecnologie convenzionali, come la turbina a combustione interna ed il turboreattore per aerei. Poco tempo dopo, lo scienziato germanico, Rudolph Schriever, confermò di aver disegnato dischi volanti durante il periodo nazionalsocialista.

L'ingegnere aeronautico Roy Fedden asserì che i Tedeschi stavano lavorando, sul finire del conflitto, a svariati progetti aeronautici piuttosto inconsueti. Egli dichiarò: “Ho visto abbastanza dei loro progetti e piani di produzione da comprendere che se i Tedeschi fossero riusciti a prolungare la guerra solo per alcuni mesi, avremmo dovuto reggere il confronto con una serie di sviluppi nel combattimento aereo del tutto nuovi e mortali”.

Il capitano Edward J. Ruppelt, a capo del Progetto di investigazione ufologica, noto come "Blue Book", nel 1956 affermò: "Alla fine della Seconda guerra mondiale, i Tedeschi stavano sviluppando molti tipi innovativi di aerei e missili balistici. La maggior parte dei progetti si trovava per lo più allo stadio preliminare, ma si trattava degli unici velivoli conosciuti che avrebbero potuto anche solo avvicinarsi alle prestazioni degli oggetti cui si riferiscono i testimoni degli U.F.O."

Con il celeberrimo libro “Il mattino dei maghi” di Pauwels e Bergier ci si interna in sinistri e fantastici meandri: ivi gli U.F.O. sono collegati alla società Vril. La Vril, secondo gli autori succitati ed altri scrittori successivi, prese contatto con una stirpe aliena, da cui ricevette il know how per costruire, con la cooperazione della società Thule, delle navicelle spaziali dalle sbalorditive funzioni. Dopo la sconfitta dell’Asse, alcuni esponenti della Vril ripararono in un’installazione nell'Antartico.

Tuesday, August 23, 2011

Perché approdarono?

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Perché approdarono?

George Adamski, nel volume “I dischi volanti torneranno”, scrive: “Nell’ottobre 1946 gli Stati Uniti inviarono il loro primo segnale radar in direzione della Luna. Il bersaglio era il centro della faccia visibile della Luna, poiché i nostri scienziati intendevano calcolare accuratamente la distanza tra il nostro pianeta ed il suo satellite per mezzo della misurazione del tempo impiegato dal segnale a percorrerla, attraversando lo spazio esterno ed a ritornare sulla Terra. … Secondo gli extraterrestri con i quali ebbi il piacere di discutere questo argomento, il segnale radar emesso colpi la Luna ai margini della faccia rivolta verso la Terra e fu riecheggiato nello spazio, mettendo in allarme le sentinelle che lo percepirono, attraverso i loro strumenti su Venere e su Marte. Per la sua stranezza esso fu interpretato come una richiesta di soccorso. Immediatamente furono trasmessi segnali in risposta e, quando a questi non seguì alcuna reazione, furono inviate alcune astronavi ad investigare che si diressero verso la parte del nostro pianeta da cui era partito il segnale originario. […]

Poiché gli astronauti non avevano familiarità con la conformazione del terreno e con la nostra atmosfera (i Terrestri avevano compiuto alcuni esperimenti con ordigni nucleari ed alcune bombe atomiche erano state fatte esplodere non molto tempo prima verso la fine della guerra, creando condizioni innaturali) o con l’intensità del campo magnetico terrestre, gli atterraggi conclusisi tragicamente furono più numerosi di quanto si possa immaginare. Frank Scully cita diversi di questi casi nel suo libro ‘Behind flying saucers’. … Nel 1946 i nostri scienziati cominciarono a captare strani segnali in codice che essi non furono in grado di interpretare. Dai calcoli emerse che le trasmissioni provenivano dai pianeti nostri vicini, a dispetto delle teorie scientifiche accettate fino a quel momento e che affermavano con dovizia di motivazioni che la vita vi era impossibile. Altri segnali parevano provenire dallo spazio aperto, uno stato di cose inspiegabile ed incredibile, a meno che non si prendesse in considerazione l’esistenza di veicoli spaziali. Questi segnali sono captati tuttora!”

L’informazione riportata dal controverso Adamski dovrebbe riferirsi alla prima registrazione termica della Luna risalente al 1946 ed eseguita dai radioastronomi Dicke e Beringer, alla frequenza di 24 GHz. Robert Henry Dicke (1916-1997) fu un fisico statunitense noto soprattutto per i suoi studi sulla radiazione cosmica di fondo. Durante la Seconda guerra mondiale lavorò allo sviluppo del radar al Massachusets Institute of Technology (M.I.T.). Quivi progettò uno strumento per misurare la radiazione nelle microonde. Lo strumento, noto come radiometro di Dicke, fu puntato verso il cielo alla ricerca di una radiazione proveniente dalle galassie: l’esito fu negativo e portò alla conclusione, poi rivelatasi corretta, che, se esisteva tale radiazione, essa doveva avere una temperatura inferiore a 20 gradi Kelvin.

Da quanto riferito, si evince che Adamski attribuisce l’ondata di avvistamenti U.F.O., peculiare degli anni ‘40 del XX secolo (specialmente dal 1945 al 1948) non alle esplosioni nucleari, che per le loro sconvolgenti conseguenze sugli equilibri fisici ed eterici del sistema solare, allarmarono, secondo altri contattisti, le civiltà dello spazio, ma al segnale irradiato nel 1946. Forse fu la concomitanza dei due eventi a determinare il fenomeno descritto dal celebre astrofilo, ossia la comparsa nei cieli statunitensi e di altre nazioni di navicelle provenienti da mondi lontani. Ad ogni modo una situazione di armonia era stata infranta; fu l’avvento di una nuova epoca, nel bene e nel male.[1]

L’informazione di Adamski non è da sottovalutare: “I dischi volanti torneranno” è un’opera ricca di notizie interessanti, lontana dal sensazionalismo che connota le frange esaltate del contattismo.[2] Sebbene alcune parti siano infirmate dall’ingenua fede nel progresso e nella scienza, uno studioso paziente potrà a distanza di circa mezzo secolo – il testo apparve nel 1959 – reperirvi anticipazioni, spunti e persino conferme. E’ vero che l’autore offre una visione probabilmente edulcorata ed unilaterale degli incontri con i "Fratelli dello spazio", ma non manca in lui la pur embrionale coscienza delle trame tessute da una struttura di potere segreta che egli chiama il “Gruppo del silenzio”.

Come è risaputo, Adamski, insieme con altri ricercatori e contattati, contribuì a definire, si accetti o si rifiuti la sua visione della questione extraterrestre in tutto o in parte, un’ufologia empirica e con ambizioni umanitarie. Oggi ci sembra che i suoi libri, oltre a rivestire un interesse antropologico, delineino, tra luci ed ombre, i capisaldi di una disciplina che si è poi arenata o ha subìto uno snaturamento. L’approccio strumentale, per quanto limitato, è preferibile alle elucubrazioni fantasiose e totalizzanti.

A tale proposito, osserva Angelo Ciccarella: “Oggi l'ufologo si cimenta in campi sdrucciolevoli, quelli dell'interpretazione del fenomeno, della sua natura e si appiattisce, senza uno straccio di verifica, sui racconti dei presunti rapiti sotto stato alterato di coscienza. Da qui reinventa una nuova cosmovisione dell'uomo e della vita, riempie il pantheon di antichi dèi e prevede disastri immani”.

Di fronte allo scadimento di un’ufologia ibrida con velleità filosofiche (si lasci la Filosofia ai pensatori) e persino onnicomprensive, si è tentati di rivisitare i classici degli anni ’50, ’60 e ‘70, per evitare di accodarsi ad esegesi demoniache o, di converso, salvifiche di sapore New age. Forse si riuscirà ad intravedere un barlume nei tenebrosi meandri di in cui ci aggiriamo.

[1] Carlo Barbera ricorda che le bombe nucleari del 1945 su Hiroshima e Nagasaki e tutti gli esperimenti nucleari successivi causarono uno strappo nell'aura del pianeta donde l'incidente di Roswell, i numerosi avvistamenti di U.F.O., le prime intrusioni aliene. Esistono ponti tra una dimensione ed un'altra, attraverso cui passano esseri, verso cui si accalcano creature imprigionate in un livello basso, anelanti ad entrare in questa realtà? Barbera ci ricorda che Aleister Crowley, con i suoi rituali, evocò inquietanti creature di altri piani dimensionali: tra queste Lam, un essere macrocefalo simile ai Grigi, protagonisti dell’ufologia a partire dagli anni '60 del XX secolo. Lo scienziato Jack Parsons e lo scrittore di fantascienza, Ron Hubbard, seguaci di Crowley, attuarono nel 1946 le Operazioni Babalon. La loro intenzione era quella di usare la magia sessuale per generare un figlio nei reami spirituali. Tali sinistri rituali furono compiuti nello stesso periodo in cui l’aura del pianeta era lacerata dalle esplosioni atomiche. Numerosi contattisti tra gli anni ‘50 e ‘60 del XX secolo, riportando le ammonizioni di presunti extraterrestri, insistettero sui pericoli connessi all’uso dell’energia nucleare non solo per Gaia, ma anche per i fragili equilibri del sistema solare e della nostra galassia.

[2] Tra le varie indicazioni rilevanti, accenno qui solo alla rarefazione delle nuvole cui Adamski attribuisce un accorciamento della vita media.


Fonti:

G. Adamski, I dischi volanti torneranno, Roma, 1978 pp. 21-23 e passim
Enciclopedia dell’Astronomia e della Cosmologia, Milano, 2005, s.v. Dicke



Wednesday, July 6, 2011

Messaggi dall'universo

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Messaggi dall'universo

L’attuale noioso e stagnante panorama della letteratura ufologica, è stato finalmente avvivato dalla pubblicazione del testo vergato da Stan Romanek, scritto in collaborazione con J. Allan Danelek, Messaggi dall’universo, Milano, 2011.

Romanek è un cittadino del Colorado, i cui incontri con gli extraterrestri sono considerati tra i più documentati. Egli è in possesso di video, di numerose fotografie e di prove fisiche del suo vissuto. Il primo avvistamento di Romanek risale al 27 dicembre 2000. Egli, da allora, sostiene di aver avuto più di cento esperienze individuali.

Romanek ha, in passato, prodotto fotografie di cicatrici sul suo corpo, dovute - stando al testimone - ai suoi rapitori. Egli ha anche esibito fotografie di segni di combustione nel cortile dell'appartamento in cui abita nonché di un U.F.O. mentre decolla. Il contattato ha anche elaborato strane equazioni, la cui autenticità ha causato infuocate controversie. Nel 2003, quando l'uomo viveva in Nebraska, installò una videocamera per riprendere quello che egli pensava fosse un voyeur. Grande fu la sua sorpresa, allorché si accorse che il video mostrava presumibilmente la testa di un furtivo extraterrestre in atto di sbirciare attraverso la finestra di casa.

A Romanek si devono pure delle sibilline predizioni, frutto dei suoi abboccamenti con i visitatori. Egli reputa che l'umanità sia ormai prossima a qualcosa di cruciale: è necessario prepararsi per affrontare il cambiamento che è un bivio. Se non compiamo il passo decisivo per maturare, saremo perduti, sebbene il rapito ritenga che il percorso temporale stia deviando verso una situazione un po' più propizia rispetto a quanto paventato, allontanandoci dal Nuovo ordine mondiale
”.

E’ quanto scrivevo tempo fa, nell'articolo "Le linee temporali", prima che il libro fosse tradotto in italiano. La lettura del volume conferma che l’approccio di Romanek è eccezionale: l’autore è lontano sia dalla saggistica pedantesca ed inconcludente alla Pinotti sia dal superficiale ottimismo dei contattisti. Le aperture, gli addentellati e le convergenze di “Messaggi dall’universo” si focalizzano su domande cruciali: Chi sono? Che cosa vogliono? Sono benevoli o ostili? Il Nostro non risponde, ma offre un vastissimo e, a mio parere, più che credibile campionario di esperienze: grazie a tale inventario si potrà aprire qualche prospettiva. L’insegnamento che si trae dal testo è forse nell’invito a superare il dualismo alieni buoni o alieni cattivi, come schematismi monopolari: si comprende come certe dicotomie siano funzionali al potere ed alle ideologie dominanti. Gli Altri sono gli Altri: le categorie, come sempre, pur comode, vincolano ad una sola interpretazione, ma la realtà è molto più complessa, contraddittoria, talvolta spaventosa, di come la concepiamo.

E’ vero che alcune ipotesi di Romanek derivano dalla prassi dell’ìpnosi regressiva, da reputare una breccia attraverso cui si infiltrano entità oscure, più che un affidabile metodo per disseppellire esperienze giacenti nell’inconscio. Nondimeno il ruolo svolto dalle ricostruzioni tramite ipnosi è esiguo, mentre spazio amplissimo assume un’esperienza vissuta sulla propria pelle (letteralmente…): abductions con la loro eredità di microlesioni cutanee ed epistassi, contatti con creature sfuggenti, sfere rosse che sfrecciano nelle stanze, filmati e fotogrammi strabilianti, linee telefoniche sotto controllo, inspiegabili incendi di apparecchiature, pedinamenti…

Sulla storia grava l’ombra dei servizi e pure del governo occulto: Romanek non è uno studioso di cospirazioni, ma si imbatte in sabotaggi e minacce di chiara origine. L’intreccio tra casistica ufologica ed interessi strategici è inestricabile e Romanek ne dà conto con l’ingenuità ma la schiettezza tipica del cittadino medio, il cui ordinario consenso nei confronti delle istituzioni può essere incrinato solo dall’irruzione nella vita dello straordinario.

Mi limito ad elencare alcuni temi dell’opera, poiché anche solo sfiorarli tutti richiederebbe troppo tempo. Sono contenuti da approfondire e da comparare con altri disseminati nella saggistica non solo xenologica: la commistione tra fenomenologia U.F.O. e manifestazioni metapsichiche, il dodicesimo pianeta, i ponti di Einstein-Rosen, il legame tra l’idioma dei visitatori e l’aramaico, l’energia del punto zero, l’apertura di un portale nel 2012, l’ipercubo, i Grigi e le Mantidi, gli esperimenti genetici e gli ibridi…

Romanek, che probabilmente non è informato circa la bio-geoingegneria, per serendipità ci fornisce delle utili chiavi di lettura più di tanti ricercatori, magari ancora atrofizzati sullo scopo della manipolazione climatica. Le complicate equazioni prodotte da Romanek sembrano riguardare la possibilità di influire sul continuum spazio-temporale, attraverso l’uso dell’energia elettrodinamica(?): è quanto, secondo fonti attendibili, stanno tentando i militari per mezzo del binomio chimica ed elettromagnetismo. Sempre in modo involontario, il testimone chiarisce per quale motivo gli aerei chimici siano tanto spesso impegnati a dissolvere le nuvole.

Alle disavventure della storia si alternano indugi riflessivi: il più profondo tocca la questione per eccellenza, l’interrogativo su Dio. A pagina 271 si legge: “Grandpa (un presunto Grigio, n.d.r.) ci disse che Dio va di là dalla comprensione umana, ma che anch’essi stanno ancora cercando di capire il concetto di divinità”.

Non siamo i soli nell’universo a porsi domande.


Sunday, June 26, 2011

Tutte le sfumature del Grigio (seconda ed ultima parte)

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Tutte le sfumature del Grigio (seconda ed ultima parte)

Leggi qui la prima parte.

Suzanne Hansen vive in Nuova Zelanda dove gestisce sia un gruppo di sostegno agli experiencers sia un’associazione di ricerca. Ella è protagonista di alcune interazioni con presunte intelligenze esterne: attraverso sedute di regressione ipnotica, la donna ricordò una connessione anteriore alla sua nascita. Si percepì all’età di otto anni, quando vide una sfera di luce blu che i Grigi le spiegarono sarebbe divenuta suo figlio. Suzanne riferì un altro interessante episodio: un giorno, mentre stava per portare a termine la sua prima gravidanza, fu prelevata e portata a bordo di un’astronave, scortata da due creature. Gli ufonauti le comunicarono che si sarebbe dovuta unire a qualcuno. La puerpera rammentò di essersi sentita infusa di luce, mentre un Grigio chiarì che nel mondo erano migliaia i bambini venuti alla luce nell’ambito di un progetto per propiziare cambiamenti positivi ed il miglioramento della specie umana.

Josh, un experiencer australiano, affermò di aver visitato in astrale un grande vascello in cui incontrò anime ed una grande varietà di esseri gioiosi e saggi in grado di cambiare le loro sembianze, da quelle umane a nastri di luce, con un atto della volizione. Notò che gli occupanti dell’astronave erano composti da bolle effervescenti di energia.

La britannica Helen Sanderson, autrice di un libro di prossima pubblicazione, riferisce il vissuto della figlia Fay. Prima che Fay nascesse, gli extraterrestri separarono l’embrione dal corpo della gestante in diverse occasioni, al fine di eseguire le regolazioni che le avrebbero consentito di vivere sia sulla terra sia sulle navi spaziali. I visitatori riescono a compiere tale operazione, separando l’anima dal soma per mezzo di rotazioni degli strati di Merkavah (anelli) attorno al nostro corpo in direzioni diverse ed a differenti velocità(?). Questo accade in molti casi di rapimento: è prelevata l’anima (o il corpo astrale? n.d.r.) e l’involucro materiale lasciato, ma quando l’anima viene reintrodotta, essa ricorda la sua gestione-estrazione, portandone la memoria sotto forma di contusioni e cicatrici sulla pelle.

Un’altra contattata, Hayley, si avventura nelle seguenti delucidazioni: gli Altri sono impegnati in esperimenti genetici. Il cambiamento avverrà come un’onda che attraverserà la specie Homo sapiens sapiens. Esiste una connessione tra tutto e tutti, tra noi ed il divino.

Mary Rodwell collega queste ed altre relazioni alla teoria dell’universo olografico, evidenziando che alla natura profonda del cosmo soggiace l’interconnessione di ogni fenomeno: siamo quindi tutti anime con ruoli precisi, ma nella stessa danza cosmica. [1]

Senza indugiare nell’analisi delle varie testimonianze (si possono leggere, se si vuole approfondire gli articoli della categoria Ufologia) mi sembra meritevole di qualche glossa l’esperienza di Fay la cui interpretazione dei rapimenti, delle loro modalità e fini, pare un tentativo, per opera di un’astuta intelligenza, di schermare una ben diversa verità. La giustificazione dei segni sul corpo come effetto di uno choc dell’anima è capziosa.

In ogni caso, non si può escludere che sia in atto un'evoluzione della specie umana o di parte di essa, sebbene si resti molto perplessi di fronte a certi resoconti che non sono molto dissimili da quelli di altri rapiti i quali, però, hanno vissuto le abductions in modo traumatico. L’esegesi cambia, ma il substrato sovente combacia. E' vero che, come scrive Nietzsche, “non esistono i fatti, ma le interpretazioni”, tuttavia…

[1] Sul retroterra concettuale del modello in oggetto, si potrà leggere tra breve “La teoria dell’universo olografico: alcune implicazioni filosofiche”.

Fonti:

Mary Rodwell, Gli alieni siamo noi, traduzione di M. Baiata, in X Times n. 31 e 32
Id., Extraterrestri, coscienza umana e dimensioni dell’anima, l’intima connessione, 2011, traduzione di noiegliextraterrestri


Sunday, June 12, 2011

Voltaire e gli Altri

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Voltaire e gli Altri

Voltaire, pseudonimo di Francois-Marie Arouet (Parigi, 1694 -1778), il celebre scrittore e filosofo francese, è autore, tra i molti scritti, di una lettera al Conte di San Germano. Tale epistola sarebbe stata donata da un nobile d’oltralpe ad Eugenio Siragusa, il contattista siciliano che il 30 aprile del 1962 incontrò, secondo la sua testimonianza, sul Monte Sona, massiccio dell’Etna, alcuni visitatori non terrestri, ricevendo un messaggio di pace e di amore universale.

Il Conte di San Germano, noto anche come Saint-Germain (1698? – Eckernförde, Schleswig, 27 febbraio 1784) fu avventuriero, alchimista e fascinoso personaggio, ospite alla corte di Francia nel XVIII secolo. Il suo nome è legato a molte leggende circa i suoi mirabili poteri. Nel 1763 conobbe il veneziano Giacomo Casanova.

Si supponeva avesse scoperto l’acqua della giovinezza e la “pietra filosofale” da lui impiegata per fabbricare l’oro ed i gioielli con cui amava adornarsi. Si diceva che avesse più di duemila anni e che fosse l’Ebreo errante o il figlio di una principessa araba o di una salamandra. Per qualche tempo fu in grande favore presso Luigi XV e Madame de Pompadour. Amava ricordare le nozze di Cana dove era stato uno degli ospiti quando Gesù trasformò l’acqua in vino. [1] Morì in Germania, ma i moderni gruppi rosacrociani, che lo dichiarano uno di loro, negano il suo decesso e lo identificano con un adepto immortale”.

Nel carteggio con il conte, Voltaire scrive: “6 giugno 1761. Vi rispondo alla lettera del mese di aprile. [...] La vostra lunga strada nel tempo sarà rischiarata dalla mia amicizia per voi anche nel momento in cui mi confidate i più terribili dei vostri segreti, rivelazioni sulla metà del XX secolo. Le immagini parlanti non avranno potuto conservarsi nel ricordo a causa del tempo. Possano le vostre meravigliose macchine volanti ricondurvi a me. Addio, amico mio. Voltaire, gentiluomo del re”.

A che cosa si riferiva Voltaire, menzionando le “immagini parlanti” e le “macchine volanti”? L’illuminista, tramite il suo corrispondente, era stato reso forse partecipe di alcuni arcani di cui il misterioso conte era depositario? Il valente ufologo messicano, Scott Corrales, considera i racconti su Saint Germain, sul contemporaneo Cagliostro e su altre enigmatiche figure, dall’antichità sino alla nostra epoca, al centro di tradizioni suggestive, collegate a temi di frontiera: le creature di altri mondi, le dimensioni parallele, i viaggi nel tempo, la ricerca dell’immortalità, la presenza di confraternite esoteriche dagli scopi indecifrabili...

E’ plausibile che il conte non fosse un impostore, ma un iniziato in grado di squarciare il velo del tempo e dello spazio, per gettare uno sguardo sul futuro? Troppo facilmente bolliamo come imbroglioni personaggi che, forse mescolando le carte per evitare di esporsi e di bruciarsi, erano, invece, degli uomini(?) le cui conoscenze travalicavano gli angusti confini del sapere ordinario. Con la loro condotta sfuggente e contraddittoria, vollero custodire delle cognizioni occulte per tramandarle ad eletti o rivelarle solo in modo parziale ed indiretto, poiché certi segreti sono come i fulmini: sono sfolgoranti, ma possono incenerire.


[1] Preciso che, sulla base di recenti studi, il Messia non tramutò, in occasione dello sposalizio di Cana, l’acqua in vino, ma viceversa. Ciò ha veramente senso, ricordando il milieu in cui probabilmente sbocciò il Cristianesimo.


Fonti:

R. Cavendish, Storia della magia dalle origini ai nostri giorni, Milano, 1985, p. 174. L’autore è uno scettico che irride tutte le conoscenze e le pratiche esoteriche, relegandole nel novero delle superstizioni e della ciarlataneria. Nondimeno il suo saggio è ricco di informazioni.
S. Corrales, Vicini invisibili, 2010, traduzione a cura di Zret
Il caso “Amicizia”, documentario video
R. Malini, U.F.O., il dizionario enciclopedico, Firenze, Milano, 2003, s.v. Siragusa Eugenio


Saturday, April 30, 2011

Predatori di anime

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Predatori di anime

“Predatori di anime” è il secondo episodio della serie a fumetti “The secret”, albo ideato da Giuseppe di Bernardo, cui si devono l’originale soggetto e l’arguta sceneggiatura. In questo numero le tavole sono dell’esordiente Rosario Raho: il suo disegno asciutto e quasi araldico culmina nei quadri di paesaggi notturni in cui Raho riesce a suggerire, miracoli del bianco e nero, la fosforescenza degli U.F.O. La grafica essenziale ben si adatta soprattutto a raffigurare situazioni in cui sono protagonisti dei bambini (i precursori anagrafici degli eroi) con il loro immaginario ingenuo e fantasioso.[1]

La seconda avventura di “The secret”, che vede protagonista lo scanzonato Adam Mack, sviluppa i tratti anti-realistici già presenti in nuce nel primo episodio: lo spazio e soprattutto i piani temporali si moltiplicano e si intersecano, attraverso il gioco dei rimandi, delle analessi e delle psichedeliche esplorazioni dell’inconscio. Si sarebbe tentati di asserire che il cuore pulsante di “Predatori di anime”, non è tanto il tema dei parassiti alieni, ma la riflessione sul tempo: in che misura la dimensione cronologica è “oggettiva”? Il tempo rettilineo, simile al tragitto unidirezionale di una freccia, non è forse una trappola della mente?

Su questo orizzonte euristico si stagliano le vicende di Mack e degli altri personaggi, dai nomi evocativi: Robyn, Soul, Conrad Malcor (l’alter ego di un noto ufologo). Sono figure, se si esclude il “dottore degli alieni”, schizzate con attenzione al ruolo più che alla psicologia, come si conviene ad una storia che, gradatamente, colloca nelle giuste posizioni gli attanti.

Nel districarsi della trama, tra colpi di scena e retrospezioni in bilico tra avventura e lirismo, spesso con un pizzico di brio, si ricostruisce un po’ alla volta l’antefatto. Di Bernardo predilige una narrazione per scatti ed addizioni ad un racconto disteso: la continuità espositiva risulta in questo modo spezzata nell’entralecement con effetti stranianti. Si dura fatica a riavvolgere gli eventi, secondo un processo rassicurante di causa ed effetto, mentre le stesse teorie malanghiane, con un’incursione nella tradizione celtica, perdono qualsiasi tono apodittico, anzi velate come sono di una sottile ironia, si assimilano agli altri ingredienti narrativi.

Nonostante il gusto del racconto per il racconto, il lettore è indotto a porsi il quesito-epigrafe da cui si irradia la storia: “L'uomo è davvero al vertice della piramide alimentare o è a sua volta l'inconsapevole nutrimento di spaventose creature?” Le risposte sono mere ipotesi e le stesse ipotesi si aprono in una raggiera di percorsi più o meno praticabili, ma la domanda non solo è ben posta: è doverosa. Ne va del nostro futuro.

[1] La presentazione porta la firma di Dario Maria Gulli che, insieme con la citazione delle fonti cui si è ispirato “Predatori di anime”, anticipa una collaborazione fra “The secret” ed “X Times”, la rivista diretta dall’ottima Lavinia Pallotta.



Tuesday, January 25, 2011

Avvistamento di un U.F.O. a Ventimiglia il 15 gennaio 2011

E questa fa il paio con le astronavi di Plutone

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Avvistamento di un U.F.O. a Ventimiglia il 15 gennaio 2011

Un amico mi ha segnalato un avvistamento risalente al giorno 15 gennaio 2011. Il giovane, L., si trovava, alle ore 16:20, insieme con la fidanzata, a Ventimiglia nel piazzale antistante la stazione ferroviaria, quando l’attenzione della ragazza è stata attratta da ciò che riteneva fosse un paracadute. L. ha allora rivolto lo sguardo in alto, accorgendosi che non si trattava di un paracadute, ma di un oggetto di colore bianco, dai riflessi giallognoli e di forma oblunga, quasi assimilabile ad un sigaro. L’ordigno, che è rimasto immobile per alcuni minuti al di sopra delle colline che fiancheggiano a nord la cittadina di frontiera, sembrava ruotare ed avere delle luci alle estremità.

Al testimone è sembrato che l’U.F.O. fosse come avvolto da una bolla d’aria tremolante e che due antenne si dipartissero dal centro del velivolo, rispettivamente dalla parte inferiore e superiore. Il misterioso aeromobile è stato scorto pure da due guardie giurate. L’aspetto notevole dell’episodio è il movimento dell’oggetto che, dopo essere rimasto sospeso, è sceso di quota, tracciando una zeta. All’improvviso l’U.F.O. è scomparso. Erano le 16:35.

Purtroppo L. non ha potuto immortalare l’U.F.O. poiché il suo telefono cellulare, un vecchio modello, non consente di realizzare scatti.

Eventuali altri testimoni sono invitati a riferire le loro esperienze per aggiungere altri particolari dell’osservazione.

L. è disposto ad essere intervistato da un esperto. Gli ufologi interessati ad approfondire il caso possono scrivere al seguente indirizzo: avalonat.22virgilio. it



Monday, November 8, 2010

In edicola i nuovi numeri delle riviste "X Times" e "Fenix"

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In edicola i nuovi numeri delle riviste "X Times" e "Fenix"

Presto saranno in edicola i nuovi numeri delle riviste "X Times" e "Fenix". Tra gli altri articoli di "X Times", segnalo l'inchiesta sull'U.F.O. crash a San Antonio (Texas) con immagini e testimonianze in esclusiva.

Diverse le ipotesi (non si escludono a vicenda) sugli schianti di oggetti volanti non identificati: sono abbattuti da sistemi d'arma terrestri? Precipitano in seguito a duelli nei cieli tra squadriglie di civiltà esterne, come sembrano confermare gli antichi testi indiani che descrivono epici scontri fra i vimana, "carri volanti"? Cadono per avarie o a causa di particolari condizioni geo-magnetiche?



Qui le copertine di "X Times" e "Fenix".


Tuesday, November 2, 2010

Gli U.F.O. di Paolo Diacono

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Gli U.F.O. di Paolo Diacono

Con il nome di Paolo Diacono (nome derivato dal suo grado ecclesiastico) ci si riferisce a Paolo Varnefrido (Cividale del Friuli 720 ca. – Montecassino 799), storico e grammatico longobardo. Educato alla corte di Pavia, fu per cinque anni (782-786) maestro di grammatica alla corte di Carlo Magno. Nel 787 si ritirò nell’abbazia di Montecassino. Autore di trattati sulla lingua, lettere, omelie, del poemetto didascalico De specibus praeteriti perfecti e dell’Exspositio super regula sancti Benedicti, è celebre soprattutto per la sua fortunatissima Historia Langobardorum, storia del popolo longobardo dalle origini fino al re Liutprando (morto nel 744).

L’opera di Paolo Diacono in sei libri, composta dopo il 774, considerata una delle più insigni fra i testi storiografici del Medioevo, contiene alcune descrizioni relative a fenomeni celesti anomali che meritano un’attenta analisi, poiché, come vedremo, non sono “semplici” avvistamenti di U.F.O. ante litteram.

Nel libro IV, cap. 15 si legge: Tunc etiam signum sanguineum in caelo apparuisse visum est et quasi hastae sanguineae et lux clarissima per totam noctem. “Allora parve che in cielo fosse apparso un segno sanguigno e come delle aste color sangue ed una luce scintillante per tutta la notte”.

Il segno fu scorto in cielo durante il regno di Agilulfo, sovrano dal 590 al 616. L’autore, nel ricordare un fenomeno tanto straordinario, mostra prudenza, espressa per mezzo della forma verbale “visum est” (parve, sembrò), ma non si perita di insistere sul fulgore irreale che rischiarò le tenebre notturne. La raffigurazione è di ardua esegesi: potrebbe riferirsi ad un aerolite, sennonché il colore rutilante e soprattutto la citazione delle “hastae” fiammeggianti (lance) inducono a vedervi i cosiddetti “sigari volanti”, peculiari dell’ufologia contemporanea.[1]

Nel libro V, cap. 31 lo scrittore annota: Insequenti post tempore mense augusto a parte orientis stella cometis apparuit nimis fulgentibus radiis, quae post semet ipsam reversa disparuit. Nec mora, gravis pestilentia ab eadem parte orientis secuta, Romanum populum devastavit. “In seguito, nel mese di agosto, apparve nella parte orientale del cielo una cometa dai raggi fulgidissimi che successivamente ruotò su sé stessa e sparì. Pochissimo tempo dopo, una grave pestilenza si diffuse da oriente e decimò il popolo romano”.

In questo passo è difficile vedere un fenomeno astronomico: infatti la “cometa” gira intorno al proprio asse, mostrando un movimento non riconducibile ad un meteorite o ad un asteroide. E’ inquietante la concomitanza tra l’avvistamento dell’ordigno nel firmamento e l’epidemia che colpì la città di Roma, allora sede dell’esarca bizantino e del pontefice. Alcuni studiosi hanno individuato un sincronismo tra contagi ed avvistamenti di misteriosi oggetti volanti: l’erudito longobardo ci offre una delle più antiche (e rare) testimonianze di tale coincidenza.

Infine in VI, 9, Paolo Diacono scrive: Hac tempestate noctu stella iuxta Vergilias caelo sereno inter Domini Natalem et Theophaniam apparuit, omnimodo obumbrata, veluti cum luna sub nube est constituta. Post haec, mense februario, die media stella ab occasu exiit, quae cum magno fulgore in partes orientis declinavit. Dehinc mense martio Bebius eructuavit per dies aliquot et omnia virentia circumquaque prae pulvere et cinere illius exterminata sunt. “In quel tempo, di notte, apparve una stella vicino alle Pleiadi, nel cielo sereno, tra il giorno di Natale e l’Epifania. L'astro era velato, come la luna adombrata da una nube. In seguito, nel mese di febbraio, durante il giorno, la stella lasciò l’occidente e con un grande bagliore sparì ad oriente. Quindi, nel mese di marzo, il Vesuvio eruttò per alcuni giorni e tutta la vegetazione sulle falde del monte, a causa della polvere e della cenere lavica, fu incenerita”.

Qui si nota un collegamento tra l’apparizione della “stella” e l’eruzione del Vesuvio: non si può certo ricavarne un nesso di causa ed effetto, ma qualche ricercatore ha comunque constatato che attività sismiche e vulcaniche sono talora precedute o accompagnate da luci nel cielo, sebbene sia arduo stabilire se queste sfere di fuoco siano foriere delle calamità o le causino. Si potrebbe trattare solo di una combinazione. Paolo Diacono evidenzia la relazione cronologica tra fuochi celesti e flagelli, benché non si avventuri in affermazioni per istituire un legame causale.

William Bramley, nel saggio “Gods of Eden”, individua un rapporto tra ordigni volanti e la Morte Nera, la micidiale pestilenza che colpì l’Europa tra il 1346 ed il 1348. Scrive Bramley: “I testimoni dell'epoca accennano a ‘comete’, ma dalle descrizioni si comprende che non erano comete. Le persone riportano di oggetti volanti luminosi ed affermano che gli ordigni rilasciavano gas, da loro definiti foschie che causavano la Morte Nera. Questo fenomeno è descritto in molte città e regioni europee.

L'epidemia cominciò in Cina e colpì duramente l'Europa. Un fenomeno che reputo interessante fu la presenza di ‘men in black’ già in quel secolo. In un certo numero di villaggi e di centri urbani, le persone riferiscono di uomini vestiti di nero che sarebbero apparsi nelle periferie delle città con un lungo strumento che agitavano avanti ed indietro. Dopo queste apparizioni, si manifestavano le piaghe della peste.

I testimoni definivano questi strumenti ’falci’: le falci messorie diventarono simbolicamente l'immagine della morte, ma le persone non asseriscono che esse fossero usate da quei sinistri personaggi per mietere il grano. Perciò penso che essi brandissero degli strumenti per diffondere una nebbia piena di germi”.

L’analisi linguistica dei brani desunti dall’Historia Langobardorum, ci induce a pensare che, almeno nel caso del corpo roteante, il dotto abbia rappresentato un fenomeno straordinario di tipo ufologico, con i termini che avevano a disposizione gli uomini dell’antichità e del Medioevo. Questi vocaboli, tratti dal lessico astronomico di base ("cometa", "stella"…) sono, pur nella loro ambiguità, nel complesso adatti a delineare manifestazioni atmosferiche inconsuete. Come altri scrittori, le cui testimonianze sono studiate nell’ambito della Clipeologia (si pensi a Seneca, Lucano, Petronio, Plinio il Vecchio, Giulio Ossequente, Ammiano Marcellino….), Paolo Diacono si avvale anche del repertorio militare per dipingere forse velivoli extraterrestri: si noti il suo ricorso al termine “hastae” (aste, lance) che ben rende l’idea di un’astronave di forma allungata e tubolare. Gli scrittori classici sopra citati impiegano vocaboli come “clipei”, “scudi” o “trabes”, “travi”, sempre per tratteggiare presunti U.F.O., attingendo ad un inventario linguistico che è quanto mai efficace, nella sua valenza metaforica, per visualizzare quegli oggetti che noi contemporanei, sempre con mezzi figurati, definiamo “dischi”, “piatti”, “sigari” etc.

Ancora, sotto il profilo semantico, occorre soffermarsi sul “nec mora”, "senza indugio", ossia "subito dopo", del secondo excerptum preso in esame: lo storiografo medievale sembra qui voler evidenziare la stretta correlazione tra l’evento celeste e l’epidemia.

Nel terzo brano riportato, è notevole la rappresentazione della “stella” offuscata, come se fosse avvolta da un alone che ne smorza lo splendore. È poi icastica e dinamica l’immagine dell’oggetto radioso che, provenendo dall’occidente, sparisce ad oriente, discendendo (declinavit).

Con poche ma efficaci note, come si è visto, lo storico longobardo evoca anche la possibilità di sinistri influssi alieni.

[1] I sigari sono U.F.O. di forma oblunga simili a cilindri, fusi, siluri. In diversi casi, i sigari volanti presentano fonti di luce sui fianchi della fusoliera, sportelli ed oblò.

Fonti:

Autore non indicato, U.F.O., F.B.I. ed epidemie, 2010
W. Bramley, Gods of Eden, 1993
G. Casale, U.F.O. e terremoti, 2005
Enciclopedia del Medioevo, Milano, 2007, s.v. Paolo Diacono
A. Lissoni, Altri U.F.O., Diegaro di Cesena, 2001, passim
R. Malini, U.F.O. il dizionario enciclopedico, Milano, Firenze, 2003, s.v. sigaro volante



Wednesday, October 13, 2010

Il caso di Bob White: la prova definitiva circa l’esistenza di civiltà aliene?

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Il caso di Bob White: la prova definitiva circa l’esistenza di civiltà aliene?

L’avvistamento U.F.O. che vide coinvolto Robert Lee (Bob) White non è il solito (anche se sorprendente) resoconto relativo ad una luce misteriosa nella notte o ad un velivolo di presunta origine extraterrestre, poiché è un unicum nella storia dell’investigazione sui dischi volanti: la straordinarietà consiste nel reperimento, in seguito al passaggio di un misterioso aeromobile, di un oggetto che risulta, con ogni probabilità, di fabbricazione aliena.

Robert Lee White (1931- 2009) è un cantante ed attore statunitense. E’ apparso in alcune serie televisive ed in qualche pellicola, come “Butterlfly”, dove ha recitato a fianco di Stacy Keach e di Pia Zadora.

Nel 1985 la vita di White cambiò improvvisamente: mentre stava viaggiando, sulla sua automobile, da Denver a Las Vegas, Bob e la sua compagna furono protagonisti di un incontro ravvicinato del terzo tipo. I due, infatti, poterono osservare sbalorditi, al confine tra il Colorado e lo Utah, un ordigno non identificato che solcava il cielo. Lo stupore crebbe, quando Bob trovò un oggetto metallico che era caduto dall’U.F.O.: egli non rivelò mai alcunché dell’accaduto fino a quando andò in pensione, nel 1996.

In quell’anno Bob, su consiglio del M.U.F.O.N, cui si era rivolto, mandò un frammento dell’oggetto al N.I.D.S. (National Institute of Discovery Science).[1] L’istituto a sua volta consegnò il reperto ad un laboratorio del New Mexico affinché fosse compiuta un’analisi metallurgica. Altri esami furono condotti alla fine degli anni ‘90 del XX secolo, mentre vari programmi televisivi e radiofonici dedicarono spazio ad uno dei più significativi casi dell’Ufologia.

Bob White firmò una dichiarazione giurata circa il suo avvistamento. Nel 1998 superò l’esame con il poligrafo. Nel 2000 venne a sapere che l’oggetto da lui reperito era identico a quello descritto in un documento recentemente declassificato e riferito ad un episodio occorso nel 1940. L’oggetto era esaminato all’interno di un rapporto militare del Counter Intelligenge Corps. Il file era denominato “Flying saucer from Denmark”. Nello stesso anno Bob ed il suo socio, Larry Cekander, aprirono il Museo dell’inesplicabile a Reed Springs (Montana).

Furono in seguito condotti altri test del “manufatto”: risultò che irradiava energia elettromagnetica, raggi gamma e neutroni.

Le analisi più accurate dell’oggetto furono eseguite da David Lamb, esperto in fisica dei materiali. L’artefatto rivelò la struttura policristallina di un semiconduttore. Vi fu rintracciata una concentrazione di argento pari al 4,3 per cento: sulla Terra l’argento in questa concentrazione è usato come catalizzatore nelle reazioni chimiche. Lamb affermò che, associato all’alluminio, potrebbe essere usato per dissipare campi elettromagnetici. Lo scienziato ipotizzò che fosse un quasi-cristallo di struttura molto complessa. Quasi-cristalli di questo tipo sono stati creati solo negli ultimi anni nell’ambito della nanotecnologia.[2]

Secondo altri studiosi, che, però, non motivano le loro conclusioni, l’oggetto di White sarebbe sovrapponibile a prodotti terrestri.


[1] Il M.U.F.O.N., Mutual U.F.O. network è una delle più importanti associazioni ufologiche del mondo, nata negli Stati Uniti nel 1973, in seguito alla crisi di due gruppi storici, l’A.P.R.O. ed il N.I.C.A.P.

[2] I quasi-cristalli sono solidi di composti intermetallici che, pur presentando caratteristiche simile a quelle dei cristalli, ne differiscono per una posizione non periodica degli elementi costitutivi ed in quanto si discostano dalle leggi della cristallografia. I materiali quasi-cristallini sono per lo più rappresentati da leghe di alluminio con nichel, ferro e cobalto. I quasi-cristalli possiedono notevole leggerezza, resistenza alle deformazioni e buona conduttività. Fu un materiale quasi-cristallino quello reperito a Roswell nel 1947?


Fonti:

Enciclopedia delle scienze, Milano, 2005, s.v. quasi-cristalli
R. Malini, U.F.O., il dizionario enciclopedico, Milano- Firenze, 2002, s.v. M.U.F.O.N.
B. White, U.F.O. hard evidence, 2009



Tuesday, September 28, 2010

Johnny Saints ed i Siriani

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Johnny Saints ed i Siriani

Era il 1976. Johnny Saints, cantante country, stava viaggiando con la sua auto verso Las Vegas, quando vide nel cielo un raggio ed un oggetto a forma di sigaro. Di botto il motore della vettura si spense, mentre due figure (Saints nei suoi racconti li definì "alieni) si avvicinarono all’auto. Spaventato, l'uomo tentò di rimettere in moto la vettura per allontanarsi, ma invano. I due esseri, dagli occhi luminosi, la bocca rugosa, il naso grosso e con strane protuberanze ai lati del viso, comunicarono con Saints, ma senza muovere le labbra. Gli rivelarono di venire da lassù. Infine le creature sparirono in un bagliore.

Qualche giorno dopo, il testimone, in occasione di una conferenza al Sahara Hotel, ebbe l'opportunità di commissionare ad un artista il ritratto degli ufonauti scorti nel deserto attorno a Las Vegas: il disegnatore ritrasse, seguendo le indicazioni di Saints, un essere con il naso e le branchie. Il disegnatore chiese per quale motivo avesse dovuto fissare nella ricostruzione lo strano particolare delle branchie: in quella un individuo rispose che gli extraterrestri provenivano da un pianeta del sistema di Sirio. Su quel pianeta, infatti, vivevano essere "anfibi". Lo sconosciuto che aveva dato la spiegazione, in compagnia di un altro uomo vestito di nero come lui, era un tipo goffo nei movimenti, legnoso, con gli occhi strabici, il naso camuso ed il mento un po' sporgente. Era il classico man in black.

Il caso di Saints suscitò non poco scalpore: se ne occupò la stampa ed il testimone acconsentì a sottoporsi all'esame del poligrafo nonché all’analisi dello stress vocale. Entrambi i test dimostrarono che Saints era sincero.

L’incontro ravvicinato del terzo tipo, di cui fu protagonista Saints, manifesta molti aspetti notevoli: i cosmonauti dalle singolari sembianze, la visita dei Men in black che – affermò il cantante – continuarono a pedinarlo per molti anni dopo l’avvistamento. Il tratto più interessante riguarda la descrizione dei presunti alieni di Sirio, le cui caratteristiche anatomiche ricordano quelle riportate dai Dogon circa i Nommo.

I Dogon, popolazione africana del Mali, raccontano che i Nommo approdarono sulla Terra con un’arca accompagnata da un rumore di tuono. Dal veicolo uscirono strani esseri anfibi con tre occhi e chele da granchio.

I Dogon, riportando antiche tradizioni, asseriscono che i Nommo nel loro pianeta, ruotante attorno a Sirio, vivono nell’acqua. E’ inevitabile un collegamento con il mito precolombiano di Orejona, la creatura anfibia di origine celeste apparsa nel lago Titicaca e caratterizzata da mani palmate. Più recentemente in Giappone, nell’era Heian (IX –IX sec. d.C.) si manifestarono i misteriosi Kappa, gli “uomini dei canneti”: erano esseri anfibi usciti da mezzi “simili a grosse conchiglie, capaci di muoversi a grande velocità sia sulle acque sia in cielo.”

Forse non hanno torto gli studiosi di Paleoastronautica e quegli ufologi che individuano un legame tra Sirio e la Terra.

Fonti:

Investigazione condotta da Bill Birnes, Kevin Cook, Pat Uskert
R. Malini, U.F.O. il dizionario enciclopedico, Firenze, Milano, 2002, s.v. Men in black.
R. Temple, Il mistero di Sirio, Casale Monferrato, 2001



Friday, September 17, 2010

Quando gli extraterrestri sono benevoli

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Quando gli extraterrestri sono benevoli

Numerosi sono gli incidenti in cui presunti alieni sono considerati responsabili di ogni scelleratezza: dai rapimenti alle mutilazioni animali, dagli esperimenti genetici a forme di possessione, dall'innesto di impianti sino all'assassinio... Nondimeno, si possono riportare delle testimonianze che vedono gli extraterrestri (o esseri ritenuti tali) protagonisti di azioni generose. Forse non è in errore l'ufologo spagnolo Salvador Freixedo: infatti l'ex gesuita, esperto di "apparizioni mariane", reputa che, per lo più, le entità con cui vengono in contatto alcuni uomini siano ostili o indifferenti, benché certune siano, invece, evolute e magnanime.

Passiamo in rassegna qualche caso di interventi alieni positivi.

Deanna Dube fu sanata da una patologia cardiaca grave ed invalidante, dopo che una creatura le impose le mani sul petto. L'ufologo Alfredo Lissoni così ricostruisce la storia.

"La Dube era una tranquilla casalinga statunitense che sostiene di essere stata miracolata dagli extraterrestri. La donna era nata con un difetto al cuore, una malformazione del ventricolo destro, molto più grosso del sinistro. Questo le procurava acuti dolori. Già due suoi parenti, con lo stesso problema congenito, erano morti. Nel 1990 Deanna, ormai trentenne, raccontò durante un’intervista televisiva: 'A dodici anni mi trovavo in camera da letto quando, una notte, vidi qualcuno davanti a me, un essere alto e di sembiante androgino. Mi esortò a non aver paura e mi promise che avrebbe cercato di guarire il mio cuore. Adagiò la mano sul petto e sentii la pressione esercitata. Il giorno dopo, mi recai in ospedale per continuare la serie delle analisi ed i medici mi riferirono che il mio cuore era tornato di dimensioni regolari, in un modo che la scienza ufficiale non riusciva a spiegare...”. Deanna era guarita! Durante la trasmissione "Encounters of the fourth kind", la Medallion TV avrebbe mostrato due radiografie, del 'prima' e del 'dopo'. Nella seconda immagine il cuore della Dube era tornato normale”.

Un altro caso di “medicina aliena” è sempre ricostruito da Lissoni: "Il fisico Luis Lopez, ufologo, ebbe modo di rintracciare, nel Salvador, un uomo, un vagabondo che, date le proprie condizioni, certamente non aveva alcun interesse per gli U.F.O. Egli raccontò che un giorno era stato rapito e portato a bordo di un U.F.O., ove era stato sottoposto alla tradizionale visita medica a base di spilloni. Una volta tornato a terra, l'uomo si accorse di essere guarito da una cervicale cronica, che lo tormentava da parecchi anni".

Il colonnello Tomin, dell'allora esercito sovietico, espone il caso di un atterraggio miracoloso compiuto in una notte di nebbia da un cargo militare con un carico di sessanta tonnellate. Il velivolo riuscì a toccare terra senza problemi, nonostante le luci dello scalo fossero tutte spente a causa di un'avaria. I piloti dichiararono di essere stati guidati sulla pista da un proiettore che li seguiva da dietro.

Rinaldo Del Monte (un cantante e cantautore conosciuto anche come Rinaldo Ebasta) affermò che, in un periodo in cui la salute era molto precaria, un giorno, mentre era nella sua abitazione, notò che si era come aperta una parete. Del Monte si ritrovò all’improvviso in un’astronave dove tre "alieni spirituali" gli spiegarono che aveva una coronaria occlusa. Gli ufonauti eliminarono l’ostruzione con un bisturi. Tornato sulla Terra, gli specialisti diagnosticarono una totale remissione.

Sono piuttosto frequenti le occasioni in cui oggetti volanti non identificati sabotarono siti nucleari, bloccarono apparecchiature elettroniche, disinnescarono missili atomici, contennero fuoriuscite radioattive (come a Chernobyl nel 1986), neutralizzarono azioni di guerra condotte spesso da caccia. Qui, però, si potrebbero vedere interventi non disinteressati ma compiuti nel segno di Cicero pro domo sua, ossia civiltà del cosmo agirebbero nelle situazioni in cui la sicurezza dei loro velivoli o del loro habitat è messa a repentaglio dalle sconsiderate iniziative dei militari.

È logico chiedersi per quale motivo certi occupanti di U.F.O. si mostrerebbero solleciti nei confronti di pochi sventurati, per ignorare migliaia di altre persone in condizioni simili, se non peggiori. E’ una domanda legittima, ma che non trova risposta: succede d’altronde che donne ed uomini di fede, atei, agnostici non ricevono grazie da Dio, mentre altri, sia credenti sia miscredenti, sono beneficati da guarigioni portentose o sfiorati dal soprannaturale.

Da che cosa tragga origine questa “disparità di trattamento" è tema che esula dal presente campo d'indagine.

Fonti:

F. Lamendola, Due casi ufologici brasiliani di terrestri uccisi dal “raggio della morte” di creature aliene, 2010
A. Lissoni, Curato da un U.F.O.?, 2007. L’articolo esamina una casistica alquanto diversificata, considerando sia egli effetti nocivi sia le pur rare conseguenze benefiche degli incontri ravvicinati.
R. Malini, U. F. O., il dizionario enciclopedico, Milano, Firenze, 2003, s.v. Abduction e Chernobyl




2 commenti:

Fenice ha detto...

Ciao, questo quesito è molto interessante.
La motivazione potrebbe essere semplice, se il tempo fosse solo un' altro modo di trasportarsi, potrebbero aver bisogno di quelle persone o della loro linea di sangue in un futuro non troppo lontano. Perciò ecco la motivazione.
Altra motivazione potrebbe essere una insolita sintonia emotiva le quali lega i due soggetti, come facciamo noi con gli animali da compagnia. Ma per il nostro non con tutti.

Zret ha detto...

E' possibile, Fenice, che questi aiuti siano interessati, opportunistici. In fondo, per loro potremmo essere come animali da allevamento. Tuttavia voglio sperare che in qualche luogo nell'universo si manifesti la vera sollecitudine. In ogni caso, le tue ipotesi non sono da scartare, anzi.

Ciao e grazie.